Una
recensione di Lost è probabilmente una delle cose più complesse da
scrivere che si possa pensare. Sbarcata il 22 settembre 2004 sulla ABC e in
Italia su FOX nel 2005, Lost è stata tante cose. Non è solo un universo
parallelo da amare indipendentemente da tutto, non è solo una potente
infatuazione, poi trasformatasi in un terribile risveglio dal sogno. È anche
mitologia contemporanea, creazione di una realtà fittizia fatta di esperienze
collaterali che ne arricchiscono la veridicità. Lost è anche un nuovo
modo di fare televisione, uno spostare oltre il possibile fino al momento del
suo concepimento le possibilità della narrazione nel piccolo schermo. È una
rivoluzione del concetto di serialità: prima non si credeva possibile
estremizzare a questo livello la connessione verticale dal primo fino
all'ultimo episodio. Lost lo ha fatto. E ha vinto la scommessa. Lost è mystery, avventura, melodramma,
action, un po' fantasy e un po' fantascienza. Sempre stata incuriosita dal
mistero che ruota intorno a dei naufraghi sconosciuti sopravvissuti ad un aereo
precipitato su un'isola spaventosa, c'ho messo un po' a vedere questa perla nel
panorama delle serie tv, un po' per pregiudizi inutili sul genere, un po' per
la lunghezza del numero degli episodi. Le stagioni sono sei, dai 13 ai 24
episodi variabili in base all’andamento della storia e ovviamente
dall'audience creatosi intorno, sempre più in calo dalla quarta stagione in poi. Infatti è
proprio il finale della quarta stagione a sembrare il finale dell'intero Lost:
inizialmente gli autori non avevano idea dove voler arrivare, sprecando un
sacco di materiale, ma poi avevano capito di dover giungere ad una chiusura di
tutte le persecuzioni dei naufraghi più famosi della tv, così scrissero un
finale aperto, consci del fatto che non sarebbe finita lì, chiudendo la
stagione con meno episodi rispetto ai normali 24. Dopo sei stagioni la vicenda
dei naufraghi sull'isola dei misteri trovava la sua conclusione, eppure per
molti fan il finale di Lost ha rappresentato una cocente delusione,
quasi una presa in giro. Immagino che vivere quest'opera all'epoca dell'uscita sia
stato uno dei momenti che hanno forgiato la cultura pop: ancora ricordo quando
andavo a scuola e molti compagni ne parlavano, perfino gli insegnanti; il
viverla ora, da soli, è stato per me altrettanto intenso, anche se non è stata
la stessa cosa. Vedere gli episodi uno dopo l'altro sicuramente equivale a
godersi la serie in maniera diversa.
La genesi dello show è quanto di più avventuroso, funambolico e paradossale ci possa essere nel mondo: il produttore si presentò alla riunione decisiva con i suoi datori di lavoro con due chiodi fissi in testa: il film di Robert Zemeckis Cast Away, in cui Tom Hanks interpretava il ruolo di un uomo precipitato su un'isola deserta in cui doveva fare i conti con la difficile sopravvivenza e con la progettazione della fuga da quel carcere a cielo aperto, e il reality Survivor, ormai dimenticato dal pubblico, ma che aveva evidenziato le potenzialità esplosive del costringere un gruppo di sconosciuti a cooperare forzatamente in un ambiente delimitato. Ecco, la somma di queste due origini fu Lost. Una spiaggia, un'isola misteriosa, un incidente aereo, un gruppo di persone con delle storie alle spalle molto dure e la difficoltà del dover sopravvivere, convivendo. Chiamato dai vertici del network, come sceneggiatore arriva J.J. Abrams, già ideatore della fortunata serie Alias e giovane regista con il sogno di ripetere la carriera di Steven Spielberg. Prende in mano lo script dell'episodio pilota, lo infarcisce di tensione e di squarci noir, lo ripensa come un mastodontico film d'azione di due ore con venature horror. L'idea piace e i grandissimi costi della produzione ne hanno dato la conferma con l'ottimo successo. Quando successivamente la ABC, andando incontro ai finanziamenti di una nuova stagione, si rese conto di avere di fronte un'opera mastodontica da portare a termine, si dovette scegliere un secondo regista per accompagnare il team già formato e gestire la produzione.
L'incipit è il
seguente: 48 sopravvissuti allo schianto del volo Oceanic 815, che andava da
Sydney a Los Angeles, si ritrovano su un'isola apparentemente deserta e si
accampano in attesa di aiuti che però tardano ad arrivare; presto si accorgono
che l'isola ha qualcosa di strano e che vi sono cose ed eventi apparentemente inspiegabili.
Nel tentativo di fuggire dall'isola capiscono che altre persone in passato sono
arrivate in quel luogo e che probabilmente non se ne sono mai andate. La trama si
rivela già dai primi episodi e piano piano è in grado di schizzare
all'impazzata in tutte le direzioni, non concentrandosi mai nel singolo punto
di risoluzione (il ritorno a casa), ma evolvendosi continuamente e riuscendo a
intrattenere egregiamente lo spettatore.
L'innegabile coinvolgimento che Lost suscita nei suoi fans
è dovuto in buona parte alla voglia di scoprire qualcosa in più sulla storia
personale di queste persone. Chi sono? Cosa ci facevano sull'aereo? Dove
stavano andando? E come sopravviveranno sull'isola? Tutte domande a cui J.J.
Abrams, vero padre di Lost, risponde centellinando piccoli indizi sparsi
nelle diverse puntate, grazie a flashback e cliffhanger, creando così un senso
di attesa e di suspense unico nel suo genere, riuscendo a mescolare storie
comuni e problemi decisamente più "umani" con una trama ricca di mistero e di
enigmi che lasceranno senza fiato (e talvolta senza risposte). Ogni puntata ci
presenterà meglio un personaggio nuovo.
Mentre Boone si allontana dalla
sorellastra per ritrovare sé stesso, la viziata Shannon comincia ad avvicinarsi
a Sayid Jarrah, ex soldato iracheno e torturatore, ora ufficiale addetto alle
telecomunicazioni. Intanto Jack e Kate Austen (Evangeline Lilly), la bella
fuggitiva che lo ha aiutato a ricucirsi una ferita (curioso che la maggior
parte dei superstiti, appena precipitati, non abbiano neanche un graffio), sembrano
avvicinarsi, ma non appena conosciamo meglio James "Sawyer" Ford nasce subito
la ship tra quest'ultimo e Kate, inizialmente indecisa tra i due. Mentre Sawyer
immediatamente riesce a rubarle un bacio (i loro sguardi e battibecchi diventano una
chicca), Jack fa la parte del geloso. E aggiungerei noioso. Ma torniamo
indietro al vero cuore dell'isola: non è la disparità tra Jack e Locke, non è
il triangolo tra Kate, Jack e Sawyer, ma è Claire, la ragazza australiana incinta
che nel pilot viene salvata da Jack, che fa amicizia con Charlie Pace, il
bassista della band inglese Drive Shaft ed ex tossico, innamorato segretamente
di lei, ad essere il motore pulsante della prima stagione. Senza di lei non esisterebbe Lost. Claire è estranea ai misteri dell'isola, non fa parte del gruppo che spesso
va in missione (Jack, Locke, Sawyer, Kate, Sayid, Jin, Michael, Boone), pensa
di sopravvivere e di rassegnarsi all'idea di partorire sull'isola e crescere lì
il bambino. Se c'è una cosa che si imparerà ben presto di Lost, però, è
che nulla è come appare e la presenza fra i sopravvissuti di un uomo che non
era nella lista dei passeggeri è solo la prima dimostrazione del fatto che l'isola
non è affatto disabitata come sembra. Dopo pochi episodi piuttosto lenti – mi
sono svegliata proprio qui, a dire la verità - la svolta arriva proprio quando Claire
viene rapita e si scopre che uno di loro, Eric, è il nemico che si è intrufolato
tra loro con l'obiettivo di osservare il gruppo e portare informazioni a qualcuno.
Forse c'entra quel "Mostro" che sembra provocare tutto quel Fumo Nero e quei
misteri dettati dai bisbigli? In realtà scopriamo che tali misteri sono probabilmente
innescati da Danielle Rousseau (anche qui riferimento ad un altro filosofo),
donna di origine francese arrivata sull'isola con un team scientifico nel 1988,
quando era incinta di sette mesi, e alla quale "gli Altri" portarono via la
figlia appena nata; in un momento di pazzia uccide tutti gli uomini del suo
team, compreso il suo compagno. Da quel momento cerca di proteggere l'isola dal "Mostro", creando trappole e cercando di spaventare "gli Altri", in modo da attirarli ed ucciderli. Dopo sedici anni di isolamento incontra i
sopravvissuti del volo Oceanic 815 e avverte Claire di stare attenta agli "Altri", confidandole che arriveranno a portare via suo figlio.
Fra questa
miriade di personaggi, però, la protagonista di Lost è l'isola, non c'è
dubbio. Un'isola che ci fa porre tante domande dall'inizio della storia fino
alla sua conclusione. La
caccia ai tanti "perché" di Lost ha agganciato milioni di telespettatori:
domande sulla vera natura del Fumo Nero, sugli Altri, sulla Dharma, sulla
stessa natura dell'isola hanno imperversato per anni sul web e sui giornali, e
ancora lo faranno, perché il fascino di Lost è che, per quante risposte
vengono fornite, altrettante domande vengono create, come i tanti luoghi
segreti scoperti dai "losties" nel corso degli anni.
Cominciamo, allora, dai
primi ritrovamenti. Nel ritrovamento di un vecchio aereo ai piedi di una botola
scoperta, Boone muore, a causa delle ossessioni di Locke, in un episodio
straziante in cui Jack si ritrova a dover accettare il terribile destino di non
poter salvare tutti da quell'isola. Credo di non aver mai pianto per un
personaggio non di spicco né interessante; l'ho fatto più per il dolore subito
dal resto dei personaggi, per la consapevolezza che l'isola li avrebbe presi
tutti prima o poi, per la realtà che stavano vivendo e per la paura di ciò che non
sapevano ancora cosa li aspettasse.
Tra rumori inquietanti, apparizioni
inspiegabili, orsi polari (sì, avete letto bene: orsi polari) e botole
sigillate, l'isola è ricca di misteri che sembrano dover rimanere senza
risposta ma che lasciano intravedere un disegno più grande per i protagonisti:
è proprio Locke il primo a vedere qualcosa di mistico nella nuova situazione i
cui i dispersi si trovano e a supporre che non sia un caso l'essersi ritrovati
lì. Che sia davvero un luogo ricco di magia o una base sperimentale per
un'iniziativa scientifica, l'isola non mancherà di tormentare ogni singolo
personaggio, ponendolo davanti agli spettri del passato, alle proprie colpe e
ai propri sensi di colpa. Ed è proprio questo che Locke, manager di una
compagnia condannato in una sedia a rotelle e miracolosamente tornato a
camminare dopo lo schianto dell'aereo, arriva a pensare: che l'isola non sia
altro che un purgatorio spirituale in cui poter ricominciare una nuova vita,
per redimersi dalla precedente. D'altra parte, nel corso delle diverse puntate,
si verrà ben presto a scoprire che tutti hanno i loro scheletri nell'armadio. Un
altro indizio dello show che ci fa pensare che non sia una casualità che siano
finiti tutti lì è una sequenza di numeri: 4, 8, 15, 16, 23, 42. La prima volta
che questi appaiono sono in un biglietto vincente della lotteria. A mostrarcelo
è un flashback sulla vita di Hugo "Hurley" Reyes (un bravissimo Jorge Garcia), milionario vincitore alla lotteria, in cui si scopre anche che i numeri hanno portato sfortuna al povero ragazzo,
tanto da fargli credere che sia a causa loro che l'aereo è caduto. Ma i numeri
compariranno in ogni puntata, rendendo impossibile pensare ad una mera
casualità. E così si scoprirà che il volo dei sopravvissuti è l'Oceanic 815 (8,
15), che era il quarto volo (4) della giornata e che è partito alle 14:55
(1+4+5+5 = 15) dall'uscita 23. Inoltre le file dell'aereo erano 42, i
sopravvissuti della sezione centrale sono 48 (4, 8) ed i sopravvissuti della
sezione di coda erano 23.
Infine c'è Michael Dawson (Harold Perrineau jr.), un
costruttore di New York con aspirazioni d'architetto rimasto vedovo da poco; il
figlio di lui, Walt Lloyd (Malcolm David Kelley), che la madre aveva portato con
sé ad Amsterdam dopo la fine della storia con Dawson, non appena viene
affidato al padre, che di fatto l'aveva abbandonato, precipita insieme a lui
con un rapporto ancora da costruire. Insieme ai coreani Jin e Sun (che stavano
per lasciarsi al momento della partenza), anche Michael in un primo momento
sembra dirci poco; a parte il loro passato, una volta lì rimangono altre pedine
rapite dall'isola stessa. Sul finale, per i fan ormai dipendenti dello show, la
catastrofe. Il cliffhanger inaspettato e tanto odiato. "Esodo" non
finisce davvero, infatti. Ma, con la botola che finalmente salta in aria e si
apre, lancia solo l'amo per il nuovo fil rouge, quello della seconda
stagione, non svelando però al pubblico che cosa dentro quella trincea
meccanica si nasconde realmente. È però una costante di tutto il progetto: una
stagione per costruire, un episodio finale per demolire e ricominciare da capo.
Ma una volta aperta la botola
nell'ultimo episodio della prima stagione (e affondata la zattera di Michael,
Sawyer e Jin al largo dell'isola, con il rapimento di Walt da parte degli Altri),
ciò che era chiaro è che la narrazione si dovesse allargare. Non poteva più
limitarsi ad un Survivor aggiornato ai tempi della serializzazione
televisiva. Ecco allora i nuovi personaggi: l'introduzione del gruppo della
sezione di coda dell'aereo precipitato, che verranno ripresi in un unico lungo
flashback in tutti i 48 giorni che hanno passato, a modo loro sull'isola; ma
anche la sorpresa Desmond Hume, uomo solitario e pressoché impazzito chiuso
dentro la botola. Con
Desmond è subito amore. Non tanto per la comparsata in un flashback dedicato a
Jack, né appunto per il suo spuntare in versione gendarme del progetto Dharma (che
non si sa ancora cosa sia) dentro la stazione sotterranea denominata Cigno
(ovvero, la stessa botola, al cui interno i protagonisti scopriranno altri
misteri, tra cui apparecchiature, video, computer, tasti che vanno premuti).
No, Desmond entra a pieno titolo tra i più amati e influenti dei personaggi con
l'ultima puntata della seconda stagione, un doppio episodio interamente a lui
dedicato, in cui la sua propensione al romanticismo sfrenato, al coraggio
incosciente, al suo essere "oltre" e "diverso" dagli altri
risalta con un'efficacia disarmante.
I flashback delle prime due stagioni delineano il carattere
dei personaggi e il tormento che li collega, lasciando intuire nei frequenti
incontri pre-incidente una sorta di predestinazione, ma anche il primo scopo
dell'isola: concedere ai losties una seconda occasione. Non a caso i
flashback scattano in determinate scene che ricordano precise vicende
fallimentari. I losties hanno problemi di legami, parentali o sentimentali,
che li porta a vivere sconnessi dagli altri, ma il loro destino, l'isola, è
all'orizzonte. Anche i nuovi personaggi arrivati, dunque, vengono approfonditi.
Non sono più naufraghi quelli che vediamo messi in scena, sono ormai padroni
del territorio, cercano di prendere possesso della botola, di conoscersi
approfonditamente con i nuovi arrivati (Ana Lucia, Mr. Eko, Libby, Bernard, che
si ricongiunge a sua moglie Rose) e poi ci sono gli Altri, gli indigeni
misteriosi e pericolosissimi che hanno rapito il piccolo Walt alla fine della
prima stagione e che continuano a terrorizzare i protagonisti. A questo
proposito emerge una figura insolita: un uomo apparentemente indifeso e
spaesato, trovato imprigionato dentro una mongolfiera in mezzo alla foresta.
Dice di chiamarsi Henry Gale, di essere precipitato sull'isola, di aver perso
sua moglie e di essere un "lost" esattamente come tutti gli altri.
Ecco come entra in scena il gigantesco Michael Emerson e il suo Benjamin Linus,
capo degli Altri e sull'isola fin da quando era ragazzino. C'è una storia
interessante che merita di essere raccontata a tal proposito e che svela
l'incredibile follia del progetto "Lost" nel suo procedere per
tentativi, per invenzioni estemporanee. Non era previsto un leader degli Altri e di conseguenza la
terza stagione, tutta giocata sul conflitto tra i due gruppi, prese forma
soltanto all'indomani della scoperta del successo clamoroso che il personaggio
aveva riscosso al momento della sua comparsa. La seconda stagione, con un crescendo di tensione
complessivo fino a un completo ribaltamento dei ruoli, esalta il
confronto/contrasto tra i due uomini preminenti: Jack, la guida dei naufraghi,
un uomo razionale che non crede al destino né tantomeno agli interventi
superiori che decidono le sorti umane; e John Locke, un uomo di mezza età, con
un passato tra il vero dramma e la tragedia, rimasto paralizzato, dilaniato dal
dolore di essere stato usato da suo padre per loschi fini, e convinto che
l'isola sia un miracolo. Ed è proprio la Fede che fa andare avanti Locke nella
vita. Senza una donna accanto, senza nessuno a cui appigliarsi a parte il suo
Credo, finirà per commettere dei veri e propri sacrifici umani, "voluti
dall'isola", per rimanere in quel luogo di cui non poteva più fare a meno. Il
suo personaggio sarà forse quello con la crescita e i cambiamenti più coerenti
nel corso delle stagioni. Se non fosse stato per il simpatico Locke,
l'incarnazione della Fede, e la sua insistenza a considerare l'Isola come
entità con una sua volontà, se non fossero saltate fuori le botole nascoste e
quella strana tastiera dove inserire ogni 108 minuti sempre gli stessi numeri, Lost
non sarebbe stato niente e avrebbe perso milioni di spettatori dopo pochi episodi; invece
la prima stagione si è ribaltata con non pochi misteri, fino ad aumentare e far
impazzire gli spettatori nella seconda. Quando gli autori scrissero il (bellissimo) finale
della seconda stagione, "Si vive insieme, si muore soli", sapevano di
giocare un nuovo tiro mancino al proprio pubblico: ancora una volta, una
sospensione della vicenda rischiava di far arrabbiare molti, correndo il
pericolo di perdere una fetta di telespettatori esausti ed esasperati da queste
continue promesse tradite. Michael, perso il figlio sulla zattera e sparito per
andare alla sua ricerca per gran parte della stagione, decide di allearsi segretamente
con gli Altri per farselo restituire, quindi fa il doppiogioco, uccidendo sul
finale Ana Lucia e Libby sotto il loro ordine e consegnando loro Jack, Kate e
Sawyer, in cambio del figlio e della salvezza di entrambi. Scopriremo, poi, nella stagione
successiva, che i tre si trovano prigionieri sull'isola Idra. Nel frattempo, in un delirio mistico tra Mr. Eko e Locke, gli
unici rimasti ancora a premere i tasti, i due faranno esplodere la botola.
La terza
stagione è l'eccezione che conferma la regola. I primi due episodi, ricchi di
pathos, ci raccontano la prigionia dei tre protagonisti, l'amore nascente ma
sempre titubante tra Kate e Sawyer (con scene anche piuttosto cringe), l'idea
di pericolo che si comincia ad affacciarsi davanti a loro sempre più prepotente
e l'approfondimento di alcuni nuovi dettagli delle vite dei personaggi
(bisognava pur arricchire i 24 episodi in qualche modo). La stagione è, quindi,
rigidamente divisa in due fasi: la prima parte è quasi interamente dedicata
alle disavventure del terzetto composto da Jack, Kate e Sawyer, che, catturati
dagli Altri, si ritrovano confinati in un'altra piccola isola, vicina a quella
"madre" in attesa di conoscere il proprio destino. Questo incipit
permette di introdurre alcuni personaggi che si riveleranno molto importanti
nel prosieguo di stagione (in particolare una scienziata della Dharma, Juliet
Burke, interpretata da Elizabeth Mitchell) e fa luce su alcuni dei misteri che
riguardano l'attività della Dharma e di Ben Linus, il capo riconosciuto di
questa fazione. Scopriamo il passato di Linus che, ancora ragazzo, subisce i soprusi di un padre ubriaco e dipendente della Dharma, in cui lavora; qualcuno consiglierà a Linus di sbarazzarsi di tutti gli scienziati della Dharma, compreso il padre, facendo scoppiare una bomba. Sull'isola, invece, si sviluppano le storie degli altri
protagonisti, Desmond e Charlie in particolare, che instaurano un rapporto
decisamente atipico, visto che, dopo l'esplosione della botola, il primo si
rende conto di avere acquisito la capacità di prevedere il futuro, futuro che
si preannuncia invece alquanto spiacevole per il giovane cantante. Aiutati da
Alex, la figlia adottiva di Ben (che si intuisce immediatamente essere la
figlia rapita della Rousseau), e poi da Juliet, ex compagna di Ben, Kate e
Sawyer riescono a scappare, mentre Jack è costretto ad operare Ben per un
tumore (lasciamo stare!). In pieno caos creativo, in grossa difficoltà per la
fatica di architettare gli snodi narrativi, Cuse e Lindelof avviano una
faticosa trattativa con la ABC arrivando a minacciare l'abbandono della serie
se dai piani alti del canale televisivo non arriverà un via libera per una data
certa di conclusione dello show. A quel punto, dopo aver realizzato l'episodio
con il flashback in cui Jack è in Thailandia con Bai Ling e decide di farsi un
tatuaggio, "Straniero in terra straniera", i produttori capirono che era
arrivato il momento di studiare un finale per la serie. Così, nel momento di
scrittura di un ipotetico finale tanto atteso (quello della quarta), la terza stagione
nonostante un inizio rocambolesco fu rinnovata. E proprio mentre pare che la
storia stia ormai giocando per accumulo, sbandando fra quesiti irrisolti e
nuovi interrogativi lanciati nella mischia, Lost, dopo un avvio molto
complicato (con tanto di esordio dei personaggi più detestati dal pubblico, i
brasiliani Nikki e Paulo, cui viene addirittura dedicato un incomprensibile episodio),
si rialza verso vette impensabili. La stagione si gioca tutto sulla lotta
contro gli Altri, sull'esplorazione di un mondo capovolto, guidato da Ben e
dalla sua (non più) fidata dottoressa Juliet Burke, sull'elaborazione
straziante del concetto di destino, che comincia a prendere il sopravvento in
modo predominante nelle vicende individuali. Il destino, quello che Desmond tenta di combattere
prevedendo eventi futuri, quello che Jack crede di ignorare perché "ognuno
è artefice del proprio", quello che John, pur non capendo, prova a
inseguire per dare finalmente un peso rilevante alla sua vita terrena, è ciò
che ruota intorno ai personaggi, fatto di un'entità superiore, buona o cattiva
ancora non si capisce, che li ha costretti sull'isola per qualcosa.
Jack
ritorna con Juliet al suo fianco, nonostante gli altri siano sospettosi nei
suoi confronti e Kate gelosa (e basta, deciditi); Juliet è conoscenza di tutte
le loro storie e decidono di potersi fidare.
Dopo l'esplosione della stazione Cigno, nel frattempo Locke, ormai nel
gruppo degli Altri alla ricerca di una verità ormai troppo lontana, ottiene da
Richard Alpert, un alleato di Ben, un fascicolo sulla vita di Sawyer, ne legge
tutta la storia e scopre il motivo del suo soprannome: capisce, allora, che era
stato il proprio padre Anthony Cooper ad aver truffato i genitori di
James/Sawyer. Dacché Ben aveva ordinato a Locke di uccidere suo padre, che era
stato portato sull'isola come condizione per far parte degli Altri, non avendo
il coraggio di ucciderlo John incarica Sawyer di farlo. Lo va a cercare e lo
conduce alla Roccia Nera, lo chiude in un ambiente con lui ed è costretto a
parlare con l'uomo fino a quando scopre che "Sawyer" è stato uno dei tanti soprannomi
che usava come truffatore; avendo capito di chi si tratta, James compie
finalmente la sua vendetta. Locke lo ringrazia e gli consegna una registrazione
in cui si intuisce che Juliet è una spia ma, quando Sawyer la fa ascoltare al
gruppo, la donna per difendersi fa ascoltare l'altro lato della cassetta in cui
è rivelato il piano di Ben, spiegando che Jack sapeva tutto e per questo hanno
deciso di giocare d'anticipo. Jack propone di usare la dinamite della Roccia
Nera contro gli Altri, così vengono disposte alcune cariche all'interno delle
tende contrassegnate da Juliet e vengono decisi i tre tiratori: Sayid, Jin e
Bernard. Nel frattempo gli altri superstiti si spostano alla torre radio, dalla
quale anni prima la Rousseau ha mandato volutamente il segnale in ripetizione.
Sawyer e Juliet, però, decidono di raggiungere i tre tiratori al campo e,
insieme a Hurley, riescono ad uccidere alcuni degli Altri.
Se le prime puntate
sono lo specchio di un blocco creativo abbastanza desolante, la parte centrale
e finale della terza stagione è il momento più alto di Lost, la
sommatoria di tutti gli elementi che ne hanno fatto un'opera capitale nella
storia: azione allo stato puro, tensione insostenibile, colpi
di scena inattesi eppure plausibili, venature melodrammatiche di straziante
intensità. Si sale di livello fino agli ultimi incredibili flashback, alla
storia di Ben, a quella di Juliet e a come è stata reclutata come scienziata e studiosa dell'infertilità nell'isola, alle puntate dedicate a Desmond, per cui
vale, anche in un'ottica di struttura dell'episodio ciò che vale nella finzione
per il personaggio stesso, ovvero le regole sono diverse. Desmond e la sua romantica e
travagliata storia con Penny è un intreccio a ciò che succederà nel corso delle
stagioni seguenti: il padre di lei, Charles Widmore, rifiutò di dare il permesso
alla loro relazione nel 1994, in seguito Desmond si rende conto di non riuscire
a prendersi cura di lei economicamente e decide di lasciarla, i due si perdono
di vista ma continueranno ad amarsi. Lui le chiede insistentemente il suo nuovo numero perché
le dice che avrà bisogno di chiamarla proprio nel 2004. Dopo aver naufragato
sull'isola, a seguito di una regata organizzata dal padre di lei e a cui Desmond
ha voluto partecipare per guadagnare il rispetto dell'uomo, Penny inizia a
cercarlo. Tre anni dopo un elicottero precipita sull'isola e Desmond è convinto
che al suo interno ci sia Penelope, invece c'è Naomi Dorrit, che gli dice che
era stata ingaggiata proprio dalla signorina Widmore per ritrovarlo e che i
soccorsi stanno per arrivare. Tutto porta allo scontro finale, al poderoso epilogo raddoppiato nella
durata di "Attraverso lo specchio", titolo quanto mai ondivago,
perché oltre a essere la stazione sottomarina che Charlie dovrà allagare per
permettere ai suoi di contattare la nave al largo, è anche una sommessa
spiegazione di ciò che accade: si attraversa un riflesso e tutto si capovolge.
Inutile rammentare qui nei dettagli il colpo di scena dei colpi di scena, il
senso di quel Jack a Los Angeles in versione barbuto e strafatto. Resta, però, clamorosa l'intuizione di fondo: con un ribaltamento dei punti di vista, Lost
è pronto a giocarsi la partita fino alla fine, l'isola non sarà più il luogo
principale della narrazione ma diventerà essa stessa flashback di
qualcos'altro.
Quando la
quarta stagione è al via, tutti i presupposti lasciano presagire
l'inizio di una nuova età dorata per Lost. Si sa che il serial durerà
altri tre anni, si sa che è pace fatta tra gli autori e i produttori e inoltre
il colpo di coda sul finale della terza stagione, con il flashforward di Jack
che lascia intuire il ritorno a casa, dava nuova linfa per materiale del tutto
inedito cui dare forma. Sembrava
tutto giusto al posto giusto, se non fosse che proprio in quella stagione
televisiva, nel 2006, lo sciopero degli sceneggiatori ha travolto tutte le
produzioni americane, la quarta stagione, alla fine, ha avuto una durata
ridotta a soltanto tredici episodi. Alla fine della terza stagione Jack ha
lanciato l'SOS alla nave di Naomi, incurante dell'avvertimento di Ben che lo
aveva avvisato che così facendo sarebbero morti tutti – poiché chi sta
arrivando è arrivato proprio per lui e per distruggere l'isola, ovvero i
mercenari mandati da Charles Widmore, ex leader degli Altri e rivale di Linus. Dopo
l'eroica morte di Charlie, che ha comunicato attraverso un vetro prima della
sua morte ciò che ha scoperto dal collegamento con Penny, ovvero che il cargo
che stava arrivando sull'isola non era la nave di Penny, la stagione parte alla stessa velocità.
La vigilia di Natale
del 2004 Desmond chiama Penelope come le aveva promesso otto anni prima (grazie
ai flash mentali causati dalla distruzione della stazione) dalla nave dei
soccorsi. Penny gli promette che lo troverà. L'universo lostiano si allarga e, come sempre, tutta
la stagione, almeno relativamente agli eventi sull'isola, si fonda su un fil
rouge primario: in questo caso è la novità della nave, forse venuta a
ripescare i naufraghi, forse a sfruttare l'isola. Daniel Faraday (non a caso cognome preso
da uno scienziato), insieme a Miles e Charlotte, fa parte del cargo arrivato
sull'isola per salvare i dispersi del volo 815; dopo Naomi è il primo ad
incontrare i dispersi lanciandosi con un paracadute dall'elicottero pilotato da
Lapidus. Il gruppo dei
sopravvissuti, insieme alla Rousseau, che ormai ha preso in ostaggio Ben, è
diviso tra chi crede a Faraday (Kate, Jack, Sayid, Hugo, Jin e Sun) e chi a
Locke preferendo vivere sull'isola (Sawyer, Claire, Ben, Rousseau, Alex e il
fidanzato Karl). Durante la loro fuga, Karl e la Rousseau vengono uccisi dal
gruppo di mercenari sbarcati dalla nave in cerca di Ben; Alex alza le mani
urlando di essere la figlia di Ben e viene presa in ostaggio, venendo portata di fronte alla baracca in cui si trova Ben con gli altri e, puntandole
una pistola alla testa, il mercenario impone all'uomo di consegnarsi a lui, ma rifiuta, impassibile
di fronte alla morte della figlia. Sawyer, nel frattempo, riesce a salvare
Aaron dopo il rapimento di Claire da parte di qualcuno e, nel momento in cui
porta il bambino a Kate, decidono di andare a trovare gli altri che sono rimasti
bloccati sulla nave dei soccorsi dei mercenari (Desmond – che ha cercato di
mettersi in contatto con Penny -, Jin e Michael – il quale scopriamo che, dopo
il tradimento e il voltafaccia del figlio una volta saputa tutta la verità dei
suoi comportamenti, ora lavora per Charles Widmore, ma decide di aiutare gli ex
amici per poterli salvare -). Sulla nave Desmond e Jin cercano di disarmare
l'esplosivo mentre Michael, raffreddando la batteria che l'alimenta, consente
loro di prendere tempo. Nel frattempo Locke, mettendo alle strette Ben, riesce
a parlare con Jason, il capo dell'isola che ha sempre dettato ordini a Ben;
Jason non si fa però vedere ma indica loro di raggiungere la stazione Orchidea,
sede dei viaggi del tempo, in modo da spostare l'isola. Quando Jack conferma di avere tutte
le intenzioni di lasciare l'isola, Locke gli chiede di mentire, di non
raccontare la verità sul volo 815. L'elicottero guidato da Lapidus atterra
sulla nave, il tempo di rifornirsi del carburante necessario per tornare
sull'isola prima che tutto esploda. Sarà lo stesso Ben a far esplodere il cargo
provocando la morte dei mercenari, pur di vendicare la figlia. La nave esplode
ed affonda e per Michael e Jin (forse) non ci sono speranze. Sull'elicottero
c'è anche Sawyer ma, dopo aver baciato un'ultima volta Kate, si butta
dall'aereo per far tornare gli altri a casa, poiché il peso non regge tutti
quanti. Sawyer riesce a nuotare fin verso l'isola dove con Juliet vede il fumo
dalla nave distrutta. Sarà Ben a "muovere l'isola" deliberatamente e
non John, perché chi la muove non può tornare su di essa, e John ha adesso il
compito di guidare gli Altri sull'isola. Sul finale l'elicottero precipita in
mare e Jack, Kate, Hurley, Sayid, Sun riescono a salvarsi grazie al gommone di
Penny in lontananza. Nonostante ciò che l'attende sulla terraferma (l'arresto e
un processo), Kate fa di tutto per poter tornare a casa e ci riesce, decidendo
di prendersi cura di Aaron.
L'elemento più interessante della stagione è
probabilmente il capovolgimento del punto di vista fra le due ambientazioni
cardine. L'isola non rappresenta più, necessariamente, il tempo presente del
racconto, potrebbe a sua volta essere fatta dai flashback di chi è fuggito e
ora fa i conti con i suoi demoni. Se non fosse che la stagione, per abbandonare
alcuni protagonisti a un destino da comprimari, decide di alternare flash nel
futuro (per coloro che sono riusciti a lasciare l'isola) a flash nel passato
per chi invece non ce l'ha fatta, non avrebbe avuto senso tutto il resto.
Infatti, nella terza e
quarta stagione la linea temporale s'inverte rispetto alle prime due e i
flashforward ci spiegano che i losties hanno lasciato l'isola troppo presto.
Il tono dei flashforward è simmetrico a quello dei flashback, solo che stavolta
i losties subiscono i propri errori. Il loro percorso non è affatto compiuto
e ciò è causa degli affanni e del permanere della sensazione di sconnessione
che li costringerà a tornare sull'isola nella quinta stagione. Questa
alternanza, che pure regala momenti sorprendenti come nell'episodio dedicato a
Jin e Sun (con flashback e flashforward che si incontrano e si intervallano fra
loro), è però un campanello d'allarme: scarseggia la materia nuova da
utilizzare per i sopravvissuti. Il soprannaturale, le coincidenze, i paradossi, tutto resta
nell'ombra, sacrificato sull'altare dell'accelerazione del ritmo. Soltanto sul
finale, quando Ben "sposterà" l'isola, dopo i suggerimenti ricevuti
da John da un misterioso uomo nella capanna con le sembianze del padre defunto
di Jack, la potenza evocativa del mistero che aleggia sull'isola tornerà a
farsi sentire.
Nella quinta
stagione la struttura tipica degli episodi scompare quasi completamente. A
parte sporadiche eccezioni (gli episodi dedicati a Daniel e a Miles), tutto è
messo in scena in modo più corale. Certo, resta un faro centrale nella
narrazione di ogni puntata, ma i flashback e i flashforward sono cose passate.
Ora i flash sono tra chi è tornato e per qualche ragione vuole tornare
indietro (Jack, Kate, Hugo, Sayid, Sun), e chi è rimasto intrappolato
sull'isola con le sue anomalie spazio-temporali (Sawyer, Juliet, John, Daniel, Charlotte, Miles, Jin). I
due gruppi si muovono separatamente per tutta la stagione. Gli incontrollati salti nel tempo che
sballottano i losties rimasti nel passato della Dharma, collegando i diversi
punti oscuri dell'organizzazione, ci permettono di scoprire l'origine del
progetto e gli intrecci tra ieri e oggi, ovvero gli anni '70 e il 2007 (sono
passati tre anni da quando "I Sei dell'Oceanic" hanno lasciato l'isola). Rivediamo
quando la Rousseau uccide il suo compagno ed ha un breve incontro con Jin (anni '80), vediamo un giovane Widmore al comando degli Altri che cattura Sawyer,
Juliet e Locke (anni '50), vediamo una giovane Eloise Widmore incinta (madre di
Daniel) che incontra e uccide il suo stesso figlio (anni '70). Faraday, prima
di morire, alla ricerca del dottor Chang (il tizio che faceva i video poi
depositati all'interno delle stazioni) incontra per caso una Charlotte bambina
negli anni '70 e la esorta ad andarsene via dall'isola con il sottomarino e di non tornarci più, a seguito della morte della donna poco prima.
Sawyer, Juliet, Miles e Jin non prendono l'ultimo sottomarino perché a casa non
c'è nessuno che li aspetta. Intanto Locke attraversa parallelamente una sua
sottotrama: dopo il flash, Locke vede che Richard e gli Altri sono scomparsi, è
testimone dello schianto del Beechcraft Nigeriano sull'isola e corre verso il
punto dello schianto (vedasi prima stagione in cui lo scopre insieme a Boone).
Quando arriva cerca di arrampicarsi nel punto dove si è impigliato l'aereo, ma
viene fermato da un proiettile che gli si conficca in una gamba. Stordito,
Locke cade a terra. Il tiratore si rivela essere nient'altri che Ethan. Locke
cerca di spiegargli che lo conosce e che Ben ha designato Locke come leader
degli Altri, ma Ethan non gli crede e si prepara a sparargli. Però, avviene un
altro flash, causando uno spostamento temporale. Locke vede che è notte, e il
Beechcraft è a terra. Locke si è spostato nel 2007, e sente qualcuno
avvicinarsi. Spaventato, rimane in silenzio, ma presto si accorge che si tratta
di una faccia amica: Richard Alpert. Richard rimuove il proiettile dalla gamba
di Locke e gli consegna una bussola e gli raccomanda di riconsegnargliela al
loro prossimo incontro, in un differente arco temporale. Dice anche a Locke che
l'unico modo per salvare l'isola è di riportare indietro chi se n'è andato.
Per farlo, viene detto a Locke che sarebbe dovuto morire. Una volta incontrati Sawyer e gli
altri dice loro che l'unico modo per fermare i salti temporali è riportare "I Sei della Oceanic" di nuovo sull'isola, quindi propone di andare all'Orchidea, così da poter trovare
una via d'uscita dall'isola. Più tardi riconosce il getto di luce proveniente
dalla botola, capendo che sono tornati alla notte nella quale morì Boone, e
suggerisce di evitare la luce. Quando Sawyer gli chiede il perché abbia evitato
la luce e scelto di non avvertire il sé stesso del passato di tutte le
sofferenze successive, lui risponde che aveva bisogno di quel dolore per
arrivare dov'è ora. Raggiungono l'Orchidea e trovano un pozzo da cui Locke
decide di iniziare la discesa ma avviene un altro flash e rimane bloccato,
procurandosi una frattura composta alla tibia, che lo lesiona gravemente. Nella
galleria di fronte a lui, Christian Shephard gli si avvicina e gli dice che si
trova lì per aiutarlo nel suo compito. Christian spiega che doveva essere
Locke, e non Ben, la persona destinata a girare la ruota, poi aggiunge che
una volta che avrà convinto
tutti a tornare indietro, dovrà contattare una donna di nome Eloise Hawking di
Los Angeles. Locke gira
la ruota e, prima di essere teletrasportato fuori dall'isola, Christian gli
chiede di salutare suo figlio, ma prima che Locke possa chiedergli chi sia suo
figlio, scompare.
È questa la parte più fantascientifica della serie e pare
continuare anche nella sesta stagione, con i flash sideways, frammenti di vita
dei losties in quella che appare una realtà alternativa, nata sul finale
della quinta stagione (eh sì, andava in qualche modo allungato il brodo). Una
decisione stravagante, inspiegabile e molto avversata dagli spettatori. Ciò che si crea è una gran confusione. Il problema
è che andando avanti le domande aumentano, i personaggi non hanno più nulla da
dire e si muovono per inerzia (chi sta sull'isola) o per sensi di colpa (chi se
n'è andato).
Sappiamo
che la spedizione del cargo Kahana fallì nell'impresa di Charles Widmore di
tornare in possesso dell'isola. Per ragioni sconosciute, Ben non può uccidere
Widmore nemmeno quando gliene viene data l'opportunità, quindi nel presente Ben
minaccia l'uomo di uccidere sua figlia Penelope, ormai sposata con Desmond, con
cui ha un figlio. Quando inspiegabilmente Locke riesce a bloccare la ciclicità
del tempo, Sawyer e gli altri si ritrovano negli anni '70 dove, invece di prendere il sottomarino per tornare a casa, si rifanno una
vita: Sawyer è a capo del progetto Dharma e sta insieme a Juliet, Benjamin
Linus è un bambino e nel progetto lavorano anche Miles e Jin. Nel 2007, invece,
nella sua vita post-isola, Locke prende lo pseudonimo di Jeremy Bentham e
visita diversi membri dell'Oceanic Six per cercare di convincerli a tornare
sull'isola. Purtroppo non riesce e convincere nessuno di loro e fallisce. Quando
si rintana nella sua stanza d'albergo con l'intenzione di uccidersi, Ben Linus
gli fa visita e lo convince a non farlo...prima di strangolarlo e farlo
sembrare un suicidio, dopo aver sentito il nome di Eloise. Mentre Jack
chiude la bara di Locke, Ben ricorda che se Jack vuole tornare sull'isola
avrebbe dovuto portare tutti, incluso il corpo di Locke. Jack imbarca la bara
sul volo Ajira 316, affermando di essere un amico. La bara e la salma sono a bordo
dell'aereo quando questo si schianta sull'isola. Sì, la storia si ripete, ma
questa volta Locke inspiegabilmente sembra resuscitare. Ormai, rispondere ai
quesiti è impresa ardua. Lo diventa ancora di più quando i sopravvissuti che
decidono di tornare si ritrovano catapultati indietro di trent'anni, su
un'isola degli anni '70, con il progetto Dharma ancora operativo e la botola
ancora da costruire. Persino
l'immancabile colpo di scena che chiude l'ultima puntata,
"L'incidente", è stavolta farraginoso, non immediato, agevolato
soltanto da un breve flashback a inizio episodio sulla sfida fra Jacob e l'Uomo
Nero. Nel XIX secolo i due uomini, uno vestito di bianco e uno di nero, stanno discutendo sulle persone viste su una nave in avvicinamento: secondo
l'Uomo Nero tutte le persone sono malvagie e corruttibili e non vede l'ora di
uccidere un giorno Jacob. Jacob viene menzionato più volte nel corso della
seconda e della terza stagione, soprattutto da Ben, e qui si intuisce che ha il
compito di proteggere l'isola e ha la caratteristica di non invecchiare mai. L'Uomo
Nero vediamo che è apparso qui, sempre attraverso un flashback, a Richard
Alpert, la cui storia risale all' '800 nelle isole Canarie, in cui dopo la
morte dell'amata moglie la sua nave perde la rotta e finisce sull'isola; dopo
essere stato perseguitato dall'Uomo Nero, Jacob gli offre di lavorare per lui
(per questo motivo, grazie al suo tocco, Alpert non invecchia mai). In seguito si vede
come Jacob sia apparso, prima e dopo lo schianto del volo 815, a molti dei
personaggi: salva Kate bambina dopo un piccolo furto, dà a James bambino una
penna per scrivere la sua lettera al vero Sawyer dopo la morte dei suoi
genitori, distrae Sayid chiedendogli informazioni prima che la sua compagna
ritrovata Nadia attraversi la strada venendo investita a morte, sembra che
faccia resuscitare John dopo la caduta che lo costringerà sulla sedia a rotelle,
si presenta al matrimonio di Jin e Sun dicendo loro di non dare mai per
scontato il loro amore, incontra Jack poco dopo una difficile operazione ed
infine dice a Hurley come tornare sull'isola lasciandogli la chitarra che poi
porterà con sé sul volo Ajira. Come suggerito da Eloise, tale volo
permetterà a Jack, Kate, Sayid, Hurley e Sun di tornare sull'isola,
precipitando di nuovo. Il destino che si ripete come ogni volta tra tutti i
personaggi. Nel presente (o meglio nel 1977) Jack è l'unico del gruppo che è
intenzionato a lanciare la bomba a idrogeno nel pozzo per evitare la
costruzione della botola e cambiare il futuro, facendo sì che l'Oceanic 815 non
si schianti mai nel 2004. Questo porta alla morte di Juliet.
L'Uomo Nero ha,
dunque, preso le sembianze di Locke (e precedentemente di Christian Shephard) e
conduce Ben al Tempio, dove si trova Jacob e gli ordina di ucciderlo.
Lost
appare in questa quinta stagione come una specie di linea nel tempo che ha
perso la sua direzione, esattamente come i suoi protagonisti, spersi per motivi
non chiarissimi trent'anni indietro. Una linea che ha proseguito dritta e
sicura per tre anni, che ha poi preso qualche sbandata al quarto anno e che
pare ora completamente deviata verso altri lidi. Gli esempi si sprecano, ma ne scelgo uno "di
nicchia": il bellissimo personaggio di Daniel Faraday, cui gli autori
sembravano aver assegnato un destino cruciale negli equilibri della storia,
scompare di scena nell'episodio a lui dedicato con una svolta narrativa assurda
all'inizio della stagione. Da scienziato geniale e criptico, Daniel diventa
uomo d'azione istintivo e irragionevole, fino alle estreme conseguenze.
Risultato: la puntata risulta essere molto meno fondamentale di quanto aveva
promesso. Lo stesso destino hanno gli episodi dedicati a Desmond, a Ben, a
Miles.
Una sopravvissuta al volo, in combutta con Widmore,
ordina all'Uomo Nero di restituire Desmond a Widmore e gli dà un ultimatum
di un giorno prima che li bombardino con dei missili, dopodiché se ne va
lasciando all'Uomo Nero una radio per contattarli. In seguito l'Uomo Nero
ordina a Sayid di uccidere Desmond e tra i due c'è un momento di tensione
quando l'iracheno obbietta al suo ordine. Mentre si muove con tutto il suo
gruppo, tuttavia, i candidati di Jacob lo tradiscono ed insieme rubano la sua barca e raggiungono
l'Idra, tutti a parte Jack, che torna indietro poiché convinto che l'isola non
abbia ancora finito con lui. Quando il dottore torna a cospetto dell'Uomo Nero e di Sayid il gruppo viene bombardato dai missili di Widmore, tuttavia
l'Uomo Nero salva il candidato e lo convince a unirsi a lui per aiutare gli
altri a liberarsi di Widmore. Sayid, l'Uomo in Nero e Jack riescono a liberare
i restanti candidati dalla prigionia di Widmore ed insieme progettano di rubare
il suo sottomarino; giunto sul posto l'Uomo Nero viene nuovamente tradito e
i candidati rubano il sottomarino lasciando lui e Claire sul molo. In realtà fa
tutto parte del piano dell'Uomo Nero, che per andarsene dall'isola non deve
farlo assieme ai candidati, ma dopo che essi siano tutti morti. Per farlo ha
messo una bomba ad orologeria nello zaino di Jack collegata ad un timer, in
realtà la bomba non potrebbe ucciderli, poiché essendo stata programmata
dall'Uomo Nero non è in potere di togliere la vita ai candidati, tuttavia
dopo che essi provano a disinnescarla essa esplode veramente poiché azionata
dalle loro mani e provoca la morte di Sun, Jin e Sayid. L'Uomo Nero, manipolando ancora Ben, trova Widmore
e dice che è bello parlare faccia a faccia senza quella barriera
elettromagnetica in mezzo. Taglia la gola alla sua complice e minaccia di
uccidere Penny una volta aver lasciato l'isola se Widmore non gli avesse detto
il motivo per cui aveva riportato indietro Desmond sull'isola. Widmore gli
risponde sussurrandoglielo all'orecchio e poi Ben gli spara tre volte,
uccidendolo. Raggiungono il pozzo dove Desmond era stato inizialmente buttato e
l'Uomo Nero realizza che Sayid non l'aveva ucciso. L'Uomo Nero spiega a Ben che Desmond è l'ultima chance per Jacob se alla
fine tutti i suoi candidati venissero uccisi. Vedendo le orme del cane Vincent
intorno al pozzo, l'Uomo in Nero le segue capendo che avrebbe trovato Desmond.
Infatti poco dopo arriva alla capanna di Rose e Bernard dove trova Desmond che
lo costringe a seguirlo dopo aver minacciato di morte i due coniugi se non
l'avesse seguito. Desmond si fa dare la sua parola che non li avrebbe mai
toccati, l'Uomo Nero accetta e recluta Desmond. Accompagnato da Ben e
Desmond, l'Uomo Nero trova Jack, Kate, Hurley e Sawyer nello stesso luogo
dove era anche lui, e chiede a Jack se fosse il nuovo Jacob, Jack gli risponde
di sì. Sotto l'ordine dell'Uomo Nero, che conduce Desmond e Jack in una
grotta al Cuore dell'Isola, Desmond toglie la pietra dal buco di luce al centro
del Cuore dell'Isola, la luce bianca sparisce facendo posto ad una più scura e
rossa che segnava la rapida caduta dell'Isola nell'Oceano. Dopo che Desmond disattiva la sorgente, l'Uomo Nero ritorna mortale. Durante la lotta contro Jack alla scogliera, Kate sopraggiunge
sparandogli alle spalle. Jack spinge l'Uomo Nero ferito e allibito oltre il
precipizio, uccidendolo.
Jack
e Kate si salutano baciandosi e professando l'amore che hanno l'uno per
l'altro. Poi Jack saluta per sempre anche Sawyer. Successivamente Jack torna
alla sorgente con Hurley e Ben, nomina Hurley come suo successore a
proteggere l'isola, scende giù alla sorgente, dove rimette la pietra al suo
posto, salvando così l'isola dall'imminente distruzione. Dopo aver lasciato la
sorgente, Jack ritorna al campo di bamboo, da dove riesce a vedere i suoi amici
scappare con l'aereo dell'Ajira. Poi muore con Vincent al suo fianco che si
assicura che non muoia da solo. La scena della morte ricorda il suo risveglio
sull'isola subito dopo l'incidente.
Ora, però, tiriamo le somme. D'accordo, non bisogna rispondere a
tutte le domande. Però, è anche vero che il finale di Lost ha lasciato
moltissimi rompicapi ancora aperti, sui quali i fan più sfegatati si sono
spremuti le meningi per stagioni e stagioni. Che cosa significano, per esempio,
4-8-15-16-23-42, i numeri che ricorrono ossessivamente in vari ambiti della
storia? Perché il piccolo Walt aveva poteri così speciali da essere agognato
dagli Altri, ma poi se ne perdono le tracce del tutto? Come mai Desmond è
immune al potere elettromagnetico dell'isola e dimostra una coscienza che
sembra valicare i limiti del tempo e dello spazio in cui si trova? Quali sono,
di preciso, le famose regole dell'isola così tanto citate? Ancora, a voler
essere pignoli: in che modo Ben, nella quarta stagione, riesce a controllare la
creatura di fumo per vendicarsi dei mercenari che gli avevano ucciso la figlia,
quando in realtà non ha nessun potere sull'Uomo Nero? E perché Jacob,
attraverso Richard che manipola Ben, consente il massacro dell'iniziativa
Dharma? Qual è stato l'effetto della bomba detonata alla fine della quinta
stagione se non ha – come si ipotizzava all'inizio – creato una linea temporale
parallela? Tutte domande che non avranno mai risposta... ma, in fondo, è anche
per questo che ricordiamo Lost.
Particolarmente
significativa, in tutta la serie, è la puntata, già citata, dedicata a Jacob e al suo fratello
malvagio. Un lungo e continuo flashback, ambientato millenni addietro:
un'occasione unica per rinforzare quell'apparato mitologico attorno all'isola,
così prodigiosamente creato nei primi tre anni e successivamente andato in
larga parte perduto. E invece, l'episodio si rivela essere una sorta di tacito
incontro sotto mentite spoglie degli autori con il pubblico: "Ora vi mettete
l'anima in pace, guardate come sono andate veramente le cose, senza farvi
troppe domande". Una sorta di contentino. L'ultimo episodio, laconicamente intitolato "La
fine", risente del peso di tutti i problemi strutturali dell'ultima
stagione: sul versante action sull'isola, la vicenda manca di tensione, persino
la scenografia hawaiana risulta stranamente fasulla, plastificata. Sul versante
flashsideways alcune belle trovate di queste vite apparentemente piacevoli e
romantiche si alternano a un vuoto di senso generale, a una specie di spin-off
improvvisato. Eppure 13 mini-episodi della durata di circa 3 minuti sono stati realizzati per raccontare dei pezzi mancanti in Lost, senza alcuna ombra di successo (Lost: Missing Pieces). Lo spin-off si trova su YouTube, sia in lingua originale che sottotitolata.
Definito
il tracciato di base, gli autori si sono divertiti a disseminare indizi di ogni
tipo, dai già citati e famigerati numeri 4, 8, 15, 16, 23, 42 che riapparivano in varie
combinazioni dovunque, ai nomi e cognomi dei personaggi, attingendo a filosofi
(Hume, Locke) e scienziati (Faraday – elettromagnetismo, Minkowsky – spazio
tempo), fino a Shepard, "pastore" in lingua inglese, cognome, guarda un po', di
un personaggio a cui, in un flashback delle prime stagioni, una tatuatrice
orientale aveva predetto essere un leader nato. Infine il nome del padre di
Jack, Christian Shepard, ossia "pastore cristiano" (o dei cristiani). Ma non va
dimenticato il nome di Jacob, preso da un altro gemello della Bibbia, Giacobbe
(che litigò con Esaù), o lo stesso nome "Dharma", letteralmente "destino
cosmico", e la ruota che Ben e Locke girano per spostare l'isola, casualmente una ruota come quella del destino. Non è passata sotto silenzio la ingente
presenza di un religioso come Mr. Eko che effettuava battesimi e voleva addirittura
costruire una chiesa sull'isola, o le statuette della Madonna in cui era
nascosta la droga (che aveva tentato Charlie), per non parlare delle guarigioni
miracolose di Locke e Rose. Quel misticismo sempre in sottofondo nelle prime cinque stagioni,
stabilisce così la sua sede nella sesta stagione di Lost, con il Tempio,
la resurrezione di Sayid, la tentazione di Richard, le conversioni di Jack e di
Desmond.
Facendo da cavia, Lost ha permesso ai
format di alto livello arrivati dopo di imparare una lezione importante: come
ci hanno insegnato quelle a cavallo tra la fine degli anni '90 e i primi anni
2000, non esiste serie tv di cui è giusto pianificare il finale. Gli show vanno
"spremuti" fintanto che fanno ascolto. E per Lost fu così: la
ABC per tre anni si rifiutò di concedere agli autori una data per programmare
il finale. Per intere stagioni Carlton Cuse e Damon Lindelof sono andati avanti
senza sapere quando avrebbero smesso di andare in onda. Questa incertezza, per
un serial che fa della concatenazione degli eventi messi in scena l'essenza
stessa della sua esistenza, è decisiva. Non a caso negli anni successivi abbiamo ritrovato lo stesso
meccanismo narrativo (l'esplorazione di un luogo misterioso e i flashback dei
personaggi), in altre serie, quali per esempio il fantasy Once Upon a Time –
C'era una volta (qui la recensione), o lo stesso meccanismo di viaggi nel tempo, come in Dark.
A livello
tecnico Lost è riuscita a fornire una regia estremamente ambiziosa e
capace di invecchiare benissimo nonostante non fosse trasmessa dalla HBO, ma
dalla ABC. Alcune riprese sono e restano nell'immaginario, a partire da quella
conclusiva e quella finale, ma anche i giochi di luce e i chiari/oscuri. Senza
escludere quello che per me è il punto di maggior positività: aver trasformato
un pezzetto di terra in un'isola gigantesca. Se si guarda la mappa dell'isola di Lost
si può vedere che è gigantesca, ci vogliono due-tre giorni per attraversarla.
Ma i luoghi di ripresa non erano così sconfinati, la regia è stata abilissima a
non dare mai l'impressione di essere più o meno nello stesso punto. Ricostruire
il mondo intero nelle sole Hawaii, pochissime scene dei vari flash sono state
realizzate al di fuori, è un lavoro enorme. Le scene d'azione non sono
moltissime all'interno dello show, ma sono state tutte fatte a meraviglia. La
mia preferita è lo scontro in spiaggia nel finale della terza stagione, gestito
magistralmente e girato in maniera superba. A parte qualche critica agli
effetti speciali, a livello tecnico Lost è un gran serie. Passiamo ai
personaggi. La Kate della prima stagione era quella donna forte, coraggiosa e
bella che mi piacque all'istante. Più la serie è avanzata più Kate è finita
invischiata in un fastidioso triangolo divenuto poi quadrangolo, che ha
trasformato un forte personaggio in una gatta morta, relegando Evangeline Lilly a
usare solo il bel faccino e non l'indubbia capacità. Nella sesta stagione
ritorna ad essere la Kate che abbiamo conosciuto. John Locke incarna la
malvagità umana che arriva, corrompe e distrugge tutto. Il fatto d'aver intuito
che "ogni cosa accade per una ragione" non giustifica molte scelte. Onestamente rimane il più bel personaggio costruito e la rivelazione che dopo la sua morte non risorge una vera e
propria sorpresa. Nonostante questo Terry O'Quinn lo rende un personaggio
amabile.
Jack Shephard è, invece, l'incarnazione dell'eroe moderno. Fa parte di quegli
eroi che, però, non sempre conquistano gli show; in questo caso un po' per il
triangolo amoroso, un po' per il suo viso non sempre sorridente, un po' per il
modo di prendere decisioni. Jack ha un carisma da vendere in un'armatura
fragile. Matthew Fox, tanto vessato, è un ottimo interprete di Jack, perfetto
nell'incarnare la testardaggine, le debolezze e la forza del dottore.
Josh
Holloway è un adorabile bastardo nelle prime stagioni, ma il modo in cui
cambia, con cui diventa umano e infine si accolla la sorte dei personaggi, è un percorso sublime, interessante e che Holloway interpreta con
grande capacità. La quinta stagione, che di fatto è la sua, è sorretta
soprattutto dalle sue innati dote attoriali. Sawyer è il classico bello e
dannato, di cui tutte si innamorano, e la sua chimica con Evangeline Lilly è
visibile dai primi minuti; di sicuro Halloway ha dovuto ringraziare questo
personaggio un po' stronzo ma nel profondo anche buono.
Sayid è un personaggio
ondivago, anche ben interpretato da Naveen Andrews, ma di fatto correlato solo
alla maledizione dell'essere un torturatore. Molto bello all'inizio, stancante
alla terza stagione. Il flashforward come Oceanic Six rimane una scelta
azzeccata e il ruolo nella stagione finale forse troppo contenuto. Ma la sua
morte rimane devastante.
Tra la coppia di coreani quello che ho sempre
apprezzato di più è stato Jin. Più vivo, toccante e doloroso il suo percorso.
Sun, prima apparentemente sottomessa, l'ho vista sempre troppo ad attendere il momento e quasi una sabotatrice
nei confronti del matrimonio con Jin, che invece ha cercato di tenere i pezzi
uniti fino all'ultimo. E per ultimo intendo la straziante scena nel
sottomarino. A me Jin e Sun non hanno mai fatto impazzire, ma il modo in cui
vengono uccisi, tra l'altro cinque minuti dopo la morte di Sayid, è un momento
straziante in cui si esalta Jin che, pur essendo libero, decide di andare
comunque a fondo con l'amata moglie. Riguardo agli attori hanno il difetto di
tutti gli attori asiatici: poco espressivi e quindi poco carismatici.
Jorge
Garcia è la simpatia fatta persona, deve essere un uomo eternamente ottimista,
sorridente e solare. Senza escludere che la sua forma fisica fa proprio venire
voglia di abbracciarlo e coccolarlo. Detto questo il personaggio di Hurley non
si può non amare. Ma io personalmente ho apprezzato molto di più che siano
riusciti negli anni a farlo uscire dal ruolo di spalla comica per un
personaggio che a modo suo è diventato un leader. La scelta finale di dargli il
ruolo di protettore dell'isola l'ho sempre adorata perché è il giusto merito per un
personaggio che ha saputo dire la sua, uscendo dalla dimensione di mera spalla
comica.
Potremmo stare a discutere millenni su quello che Michael fa alla fine
della seconda stagione. A me interessa solo dire che Harold Perrineau ha svolto
egregiamente il suo ruolo incarnando un altro fiero rappresentante delle teorie
del Man in Black sull'uomo. Come Michael funziona, come padre disperato è
perfetto. Bella e dolce la Claire della prima stagione rimane la miglior Claire
di tutta Lost. Il suo essere incinta di fatto la rendeva un'interessante
variante nel quadro dei personaggi e il suo rapimento il primo grande
cliffhanger della serie. Era inevitabile che Claire partorisse, ma ha tolto al
personaggio quasi tutto e Claire è rimasta con pochissimi guizzi e molto
anonimato, a tal punto che ho sempre pensato che il renderla sorella di Jack
sia stato più un tentativo di recuperare Claire. La De Ravin è un'attrice anche
carina e dolce, ma nulla di più. Il reinserirla come Rousseau 2.0 fu un'idea
intrigante, ma la De Ravin non è la stessa cosa.
Charlie, interpretato da
Dominic Monaghan, è un personaggio impossibile da odiare, anche nel momento più
cupo in cui viene tentato nuovamente dalla droga. Venne ucciso perché
l'alternativa era una nuova ricaduta nella tossicodipendenza. Ho preferito una
morte eroica. Dolorosa, straziante e montata divinamente con Aaron che piange
subito dopo, ma giustissima nell'esaltare un personaggio amatissimo. Boone è il
personaggio che ha l'aurea mitologica soprattutto per essere il primo regular a
lasciarci, ma devo dire che come personaggio a me è sempre piaciuto tanto.
Somerhalder è bravo ad incarnare un personaggio energico, infiammato, deciso e
determinato, talvolta pure troppo. Il classico giovane dal cuore d'oro ma
dall'irruenza tipica dei ventenni. Il farlo morire lungo tutta la meravigliosa
ultima puntata della prima stagione ne aumenta l'empatia per la sua sorte.
A me
non piacciano i luoghi comuni sulle bionde, ma Maggie Grace pare ricercarseli
col lanternino. Oltre a questo è un personaggio monoespressivo, noioso e
fastidioso in svariati punti della breve partecipazione. Il personaggio di
Shannon, poi, forse è stato scritto maluccio, come la classica ventenne della Upper Class americana viziata e superficiale. Senza Boone non aveva alcun senso
dentro quel gruppo di eccelsi personaggi. La scelta di ucciderla all'inizio
della season due, di fatto, la si può solo condividere.
Qualcuno si sarà ritrovato
nello spirito buono di Hugo, altri nella fede di John Locke, altri ancora nella
caparbietà di Kate, altri nella dannazione di Sawyer, alcuni nella
determinazione perduta di Jack, altri nella malvagità umanissima di Benjamin
Linus e via discorrendo. Sono iconici i personaggi tanto quanto alcune frasi
diventate storia, alcuni momenti indelebili.
Insomma, che dire? Lost è tante cose. filosofia, mistero, scienza, amicizia, fede e tanto altro. Il gran successo che ha ottenuto, nonostante la scrittura confusionaria, ha aperto ad un nuovo modo di fare tv e, anche se non l'ho vista a suo tempo, rimane una delle serie più belle mai realizzate. Adesso capisco i tanti rewatch. Secondo molti la televisione non potrà più essere la stessa. Nonostante il finale - che non è stato dei migliori ma ho apprezzato - la rivedrei ancora per capire tanti meccanismi che mi sono sfuggiti. Forse non otterrò ancora risposta ma non importa. Può piacere o non piacere, ma Lost ha fatto la storia. Si dà il caso che ci troviamo quasi al ventesimo anniversario e a breve uscirà un documentario a tal proposito.