Call My Agent 2: questa volta ancora più risate


La seconda stagione di Call My Agent - Italia (qui la recensione della prima stagione) segna il ritorno degli intrighi e delle sfide all'interno della CMA, agenzia di rappresentanza di star che naviga tra le acque turbolente della produzione cinematografica e televisiva italiana. La stagione risulta sempre godibile grazie alla partecipazione di alcune guest star, ma soprattutto grazie a Luana Pericoli (Emanuela Fanelli) che, diciamolo, meriterebbe uno spin-off tutto per sé! Tra le guest star, in questa stagione, abbiamo anche: Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, amiche (per davvero) alle prese con una sceneggiatura "cieca" – che si rivela 'na merda - di Francesco Vedovati in cui entrambe cercano di placare le loro stranezze, un crudele Gabriele Muccino che fa la parodia di sé stesso urlando, un tenebroso e coatto Claudio Santamaria che gli sfugge di mano qualcosa perché troppo family man per poter ambire a un ruolo dark nel prossimo film di Christopher Nolan, Serena Rossi e Davide Devenuto che se ne dicono di ogni, una Elodie, vittima di un fan stalker, e una impacciatissima Sabrina Impacciatore, fake madrina di Venezia. E poi, ancora, Gianmarco Tognazzi, Massimiliano Caiazzo e, accanto alla già citata Fanelli nei panni dell'attrice mitomane, non poteva mancare Corrado Guzzanti che fa ciò che sa fare meglio, ovvero tutto, e che lei ha coinvolto suo malgrado nel girare un documentario sulla sua vita. 
Insomma, oggi Call My Agent assomiglia più all'italianissimo Boris che al papà francese. E non potrebbe funzionare meglio.

All'agenzia CMA sono tornati tutti gli agenti: la workaholic e rubacuori Lea, il freddo e cinico Vittorio, l'ingenuo Gabriele, la saggia e disincantata Elvira; e poi la receptionist aspirante attrice Sofia e gli assistenti: la brava Camilla con il suo grande segreto, la devota e innamorata del capo, Monica, l'eccentrico Pierpaolo. L'agenzia CMA non è in buon momento. Claudio se n'è andato e non si sa chi comprerà le sue quote, dopo che Vittorio (Michele Di Mauro) non ha potuto più acquistarle perché la moglie ha scoperto l'esistenza di Camilla (Paola Buratto), figlia avuta fuori dal matrimonio. I soldi li ha lei, quindi sfumato l'accordo. Nel frattempo Gabriele (Maurizio Lastrico) è convinto di aver scoperto i nuovi prodigi del cinema italiano, i cugini Pigna, pensando si tratti, secondo Rolling Stone, dei nuovi fratelli D'Innocenzo. Invece il loro "Bastianazzo", adattamento in chiave moderna de I Malavoglia, viene accolto dalla critica come un flop clamoroso. La storia, poi, delle due dive, le due Valerie, fa da contorno al primo episodio, prima di addentrarci al secondo, che amplia anche i personaggi alla CMA. Un nome ingombrante si fa avanti per prendere le quote della CMA. E non è un nome qualsiasi: si tratta di Gabriele Muccino. Il regista non si limita soltanto ad un cameo, ma sembra assumere addirittura un ruolo principale nel cast, il che da subito sembra una scelta preoccupante. Esattamente come Sorrentino, anche Muccino, in modo molto autoironico, si prende in giro da solo, giocando con tutti gli stereotipi e i luoghi comuni che accompagnano da sempre la sua persona e il suo modo di fare cinema. E, non esito a dirlo, anche stavolta sono i registi a rubare la scena: oltre a Sorrentino c'è anche un cameo di Dario Argento e sia lui che Muccino sono strepitosi. Basterebbero i primi due episodi con Muccino a rendere Call My Agent - 2 ottima, ma invece si continua, con altre guest star di pregio già citate. L'agenzia dovrà tenere a bada non solo Muccino, ma anche Gian Marco Tognazzi. Anche Camilla e (il padre) Vittorio si trovano ora nella condizione di dover decidere se dire a tutti quello che alla fine della prima stagione avevano scoperto la moglie e il figlio di Vittorio. E poi c'è sempre l'amore di Monica per "l'avvocato Baronciani". Nel terzo episodio Santamaria, che vorrebbe essere preso nel cast del prossimo film di Christopher Nolan su Giordano Bruno, personaggio di cui è da anni un fine conoscitore, è meno incisivo rispetto al resto delle altre guest star. Mentre nel quarto c'è Serena Rossi con il marito, dove lei lavora più di lui, ed in cui l'episodio si salva solo per la naturalezza della recitazione della coppia ma a livello di trama è piuttosto insignificante, nel quinto Elodie è alle prese con un fan che rischia di diventare stalker: episodio molto divertente che mette in luce la tematica delle molestie; infatti, anche un'altra protagonista ne sarà vittima. Mentre Gabriele deve gestire le conseguenze indesiderate della sua assistita Serena Rossi, la sua fidanzata Sofia, la receptionist della CMA, ha un importante provino procuratole da Elvira, diventata sua agente su richiesta del nuovo capo – provino che si rivela una esplicita richiesta sessuale. Poi arriviamo all'ultimo episodio, che ci porta al Festival di Venezia, e in cui si svelano le carte. Lea dovrà gestire non solo l'esuberante Sabrina Impacciatore, ma anche prendere la decisione di tenere come assistente Camilla, dopo la scoperta di essere la figlia di Vittorio, il quale provoca l'allontanamento di Monica, da sempre innamorata di lui. I due finalmente si dichiarano amore e sembra che decidano di lasciare la CMA insieme.

Il remake del francese Dix pour cent! si conferma la serie più divertente del panorama italiano ma alla seconda stagione sembra prendere una strada più sua, lontana dalle linee narrative e dal tono dell'originale. Confesso di non aver visto il format francese, quindi non posso fare un paragone che non vada oltre lo stile sicuramente diverso. La scrittura di Lisa Nur Sultan, insieme a Federico Baccomo e Dario D'Amato, puntualissima e raffinata, prende in prestito suggestioni e situazioni, applicandole ad un corollario di personaggi e di strabilianti guest star. La vera forza di Call My Agent non è solo la scrittura, una meta-narrazione che racconta il lato più segreto e cattivo del mondo dello spettacolo italiano (Lisa Nur Sultan è l'artefice della sceneggiatura della prima e della seconda stagione, ma non ci sarà per la terza, già confermata, come il regista Luca Ribuoli), e neanche il cast, che nel 2023 ha perso un elemento fondamentale come Marzia Ubaldi (Elvira). Sono soprattutto le storie dei personaggi principali che reggono la serie. Questa è soprattutto la stagione di Sara Drago e Michele Di Mauro: lei deve aprirsi ai rischi e alla bruciature (sentimentali) di una vita di relazione seria; lui deve fare i conti con le proprie scelte, anche se queste possono spezzare l'unità familiare. Tra le new entry funziona benissimo Pietro De Nova nei panni di Evaristo, giovane assistente "smart" di Muccino, che si ritaglia un ruolo centrale episodio dopo episodio, e si rivelerà essere il vero nuovo socio delle quote dell'agenzia. De Nova ha la faccia giusta per un ruolo che incarna molti stereotipi e ideosincrasie dell'imprenditore fattosi da solo dell'era digitale, lasciandoci sempre in forse se ci è o ci fa, se lavora per il bene della CMA o è solo un grande s…, come lo etichettano all'inizio i suoi nuovi dipendenti. Vincono soprattutto le guest star che hanno accettato di diventare parte di un affresco in cui, sostanzialmente, devono prendersi in giro esasperando tratti del loro carattere o delle loro carriere senza troppe remore.
Alcuni episodi brillano per originalità e approfondimento, in particolare quello che vede la partecipazione di Elodie e Dario Argento che – oltre a scrivere un film per la cantante - si diverte solo a far paura alla gente. Peccato la trama dia loro davvero pochissimo da fare, sciupando una grande occasione. Nel complesso vengono approfondite tante altre cose. Se nella prima stagione, infatti, c'erano poco più che sporadici accenni alle storie di Vittorio e Camilla, di Gabriele e Sofia, di Lea e l'ispettrice della Finanza e all'amore inconfessato di Monica per l'avvocato, quest'anno certi fili narrativi sono funzionalmente integrati nell'evoluzione della serie. Si dà ovviamente più spazio anche all'instabilità societaria della CMA e alla coppia Fanelli-Guzzanti.

Il mondo dello spettacolo è esattamente così: tutti, artisti, agenti, giornalisti, addetti ai lavori pensano di aver a che fare ogni volta con il più grande problema del mondo, anche se poi non maneggiano né bisturi né segreti di Stato. La forza della serie è proprio questa: esattamente come faceva anche Boris, analizzando un microcosmo lavorativo con le sue regole interne, si riesce a parlare in modo ironico, ma neanche troppo, del nostro paese.
Questa serie di Sky continua a far ridere di gusto, puntata dopo puntata, vip dopo vip, citazione dopo citazione (una chicca quando viene citato LOL di Prime Video, anche perché in LOL 4 abbiamo trovato sia Maurizio Lastrico che Claudio Santamaria). 
La chimica tra i personaggi fissi e tra loro e gli ospiti è sempre perfetta, e anche questa è una conferma del successo di questa serie. E a volte le seconde stagioni possono essere migliori delle prime.