Carnival Row 2 - il finale dopo una lunga attesa


Carnival Row 2 di René Echevarria e Travis Beacham è la stagione finale della serie tv fantasy neo-noir a tratti dark thriller che, nonostante qualche lacuna nel suo impianto narrativo, mette in scena uno spaccato di storia vera sconcertante e disturbante. Nuovamente una serie di genere, nuovamente recuperata dopo quattro anni, tanto che qualcuno poteva averla dimenticata o pensare che l'avesse fatto Amazon, e ora tornata come secondo e già ultimo capitolo. Carnival Row (qui la recensione) era stata presentata, quattro anni fa, come uno dei prodotti di punta del genere fantasy su cui puntava la piattaforma. E, in effetti, i nomi del cast (Orlando Bloom e Cara Delevingne su tutti) e l'alto budget messo in conto per realizzare una serie simile, lasciavano intuire che gli Amazon Studios stessero effettivamente scommettendo parecchio sul prodotto. Il debutto di Carnival Row non fu il grande successo sperato, ma la serie aveva comunque gettato le premesse per ulteriori capitoli di livello che potessero esprimere in toto il potenziale del prodotto. Tra le serie bloccate a causa del lockdown, sicuramente Carnival Row è una di quelle che ne ha molto risentito; solo l'anno scorso gli autori, dopo innumerevoli stati di emergenza, hanno potuto riprendere la storia da dove l'avevano lasciata, riportando gli spettatori nella capitale noir e cupa del Burgue, dove le tensioni tra umani e Fae sono sempre più gravi e una minaccia misteriosa semina il panico con terribili omicidi. Una prima stagione che ci aveva sorpreso, un po' particolare, con una tematica interessante e un finale aperto che ci ha lasciato in attesa per diverso tempo, giunge all'ultima stagione andata in onda a febbraio con il consueto appuntamento settimanale, ma che sono riuscita a recuperarla solo un mesetto fa tra i vari impegni. A dire la verità la prima stagione non mi aveva fatto impazzire e in questi quattro anni non ho di certo sentito la mancanza della serie. Un tempo che non è stato utilizzato per dar vita a qualcosa di imponente, ma anzi sembra aver inficiato negativamente sui nuovi episodi, caratterizzati da una certa disomogeneità e svogliatezza.

Dopo una sanguinosa guerra, il continente di Tiranoc è diventato una terra ostile per le creature fatate che originariamente lo abitavano, i Fae. Ondate di immigrazione hanno portato questi ultimi a vivere nel mondo degli uomini nella città del Burgue, ghettizzati nel quartiere di Carnival Row, dove la forte discriminazione razziale li ha costretti a vivere in situazioni di povertà, sfruttamento e subordinazione. La classe politica continua a prendersela con i Critch (termine dispregiativo per indicare i Fae), ma non mancano i desideri e i tentativi di portare la pace tra popolo fatato e uomini. È Jonah Breakspear, figlio del defunto presidente del Parlamento della città, che ha preso ora il posto di comando che prima era ricoperto dal padre. Jonah, purtroppo, non ha gli stessi pareri moderati del suo vecchio, così su pressione di Sophie Longerbane, sua amante-sorellasta, si schiera dalla parte dell'Opposizione e le due parti del Parlamento si alleano contro chiunque non sia umano. La sconfitta della minaccia della prima stagione non mette, tuttavia, in sicurezza il Burgue e Carnival Row, ancora attraversate dalle tensioni di sempre, sulle quali si apre la seconda stagione della serie.
Dopo gli eventi del finale della prima stagione, che avevano stabilito un nuovo ordine mondiale a Burgue, il secondo ciclo di episodi (dieci, due in più rispetto al primo) riprende qualche tempo dopo. La Row è una vera e propria prigione a cielo aperto dove sono state confinate tutte le creature fantastiche fino a nuovo ordine. Il nuovo ordine che il neo Cancelliere Jonah sta impartendo, tra mille dubbi, insieme alla determinata e sanguinolenta leader dell'Opposizione Sophie. 
La discriminazione razziale, di cui ha sempre parlato lo show insieme al tema dell'immigrazione, si fa ancora più forte, cruda e senza freni, per come la polizia e il governo trattano e confinano le specie magiche, con l'obiettivo di eliminarle dalla faccia della Terra. È possibile l'inclusività in un mondo del genere o rimane una lontana e fantasiosa utopia? È questa la domanda principale che fa da fil rouge a questa seconda stagione, che inizia in modo lento come la prima e prosegue con qualche intoppo e una parte centrale un po' farraginosa, ma arriva ad una conclusione coraggiosa ed interessante. 
La prima stagione di Carnival Row aveva colpito per essere stata sostanzialmente un incrocio tra le atmosfere soprannatural-ottocentesche di una New York alternativa, prendendo spunto da serie dello stesso genere. Il risultato era, quindi, un mix riuscito di molti elementi fantasy già visti, eppure raccontati in modo nuovo. Se nella prima stagione l'inizio era lento ma via via intesseva una tela narrativa piena di colpi di scena che teneva incollati allo schermo, questo secondo ed ultimo capitolo prova ad ampliare e replicare quella formula, non riuscendoci totalmente ma continuando a intrattenere.

Una malattia dilaga nella riserva, mentre nella città degli umani si stanno compiendo efferati omicidi. C'è di nuovo un caso misterioso e raccapricciante su cui investigare, una serie di omicidi sui quali viene chiamato l'ex ispettore, ora ostracizzato in quanto mezzosangue, Rycroft Philostrate (Orlando Bloom), che passa il tempo facendo e vincendo in lotte clandestine tipo Fight Club. Omicidi che non aiutano a placare le tensioni sociali tra la Row e il Burgue. 
Nei nuovi episodi Philo non si trova solamente a mettere in discussione la propria identità, dopo aver scoperto di avere sangue Fae ma, ormai escluso dal proprio ruolo di ispettore, scopre che una nuova minaccia - un crudele assassino - sta peggiorando le sorti del suo mondo. Per la maggior parte di questa ultima stagione Philo rifiuta il suo essere fatato e questo mi è parso un enorme passo indietro visto che, alla fine della prima stagione, l'uomo aveva scelto di stare nella Row accettando quindi, apparentemente, il suo lato fatato. Philo è stato cresciuto tra gli umani e ha imparato da loro a disprezzare i fatati, tuttavia già anni prima l'uomo aveva cambiato idea su di loro, considerando che si era innamorato di una di loro. Parallelamente ritroviamo Vignette Stonemoss (Cara Delevingne), sempre più legata ad un gruppo terroristico fatato, i Black Raven - a rapinare treni e simili per portare medicine e beni di prima necessità ai reclusi della Row - che tramano vendetta per le ingiustizie subite e vorrebbero sferrare un attacco definitivo agli umani che li hanno confinati. La sua amica ed ex amante Tourmaline Larou si ritrova, invece, con poteri soprannaturali inaspettati che la legano a quanto accaduto nel primo ciclo – poteri dell'aruspice Tsigani morta per mano del Darkasher - e soprattutto a quanto accadrà nel secondo. Da un lato abbiamo, dunque, il Corvo Nero - a cui si associa la stessa Vignette - il gruppo di ribelli che lotta contro i soprusi degli umani attraverso attacchi mirati; dall'altro l'idea di rivoluzione portata avanti dalla misteriosa Leonora, fauno a capo del movimento della Nuova Alba. La città si ritrova nel bel mezzo della lotta tra il Patto e la Nuova Alba. Il Patto è lo stato che odia i fatati e li perseguita mentre, apparentemente, la Nuova Alba garantisce la coesistenza pacifica tra fatati e umani. La Nuova Alba appare come una sorta di stato comunista dove i compagni vivono in pace e umani e fatati sono liberi di amarsi. I ribelli vengono braccati, costantemente ricercati e fatti prigionieri. Per poco però. È in vigore la legge marziale ed è Jonah a dettarne i termini. Il nuovo esponente della maggioranza del Parlamento non ha riserve, sensi di colpa o tentennamenti. È convinto che il pugno duro sia l'unica soluzione possibile, l'unica risposta alla diversità. 
A Ragusa, intanto, i due amanti, Imogen ed Agreus, fuggiti da Burgue, incappano nelle trame machiavelliche dei compagni della Nuova Alba, il movimento di resistenza che si sta organizzando per portare la rivoluzione a Burgue. Qui queste morti sospette sembrano proprio opera di un fatato dotato di ali, chiamato Sparas. E dunque, cosa succede nel finale di questa serie? Non molto, in realtà. 
Philo ha ucciso lo Sparas, che appunto era il maggiore Vir, l'ambasciatore del Patto, che operava segretamente per la Nuova Alba per fomentare la rivoluzione a Burgue. La sconfitta in trasferta è pesante per Phaedra, vigilante fatata dei Corvi Neri, che viene scovata da Agreus, ma si suicida prima di essere catturata dalla polizia. Philo fa per godersi il trionfo, ma quell'infame dell'agente di polizia Thatch esce da un angolo e gli spara, colpendolo alla schiena ma venendo per fortuna ucciso dal sergente Dombey prima che dia il colpo di grazia al nostro eroe. Ed eccoci all'epilogo, con Philo che finalmente si palesa come figlio dell'ex Cancelliere Breakspear ma, invece di accettare il ruolo di Cancelliere in eredità, fa un discorso al Parlamento sulla necessità di aprirlo ai fatati. Un lieto fine chiaro c'è per Imogen e Agreus che, grazie alla nuova politica di Burgue che ha liberato i fatati, mettono su una qualche azienda di lampadine o elettricità. E anche per Vignette e Tourmaline, che sono tornate a Tirnanoc, dove coronano il loro amore con un matrimonio al tramonto. E Philo? La serie si chiude con Millworthy, tornato a fare il teatrante di strada con le sue creature, che chiede a Philo cosa intende fare. E lui che dice qualcosa tipo "lo scopriremo solo vivendo".


In questa nuova stagione c'è una maggiore intesa sentimentale tra Vignette e Philo rispetto alla stagione precedente, ma sempre messa in disparte, evitando, però, di dare spazio all'altrettanta disputa tra umani e fatati. Vignette e Philo passano dall'essere una coppia affiatata ad allontanarsi sempre più e il tutto avviene troppo rapidamente: un attimo prima i due convivono e quello dopo sembra che a Vignette non importi nemmeno più della sorte dell'uomo. Quando Philo viene catturato, dopo essersi precipitato a salvarla dall'esecuzione, la ragazza sembra non preoccuparsi della sua incolumità. Cara Delevingne, pur avendo a cuore le cause sociali del progetto e calata bene nella parte di una fata, non riesce a rendere giustizia del tutto a Vignette, che ben più di una volta risulta come l'eterna indecisa che complica solamente le cose. Altro che Philo. Perché il popolo fatato dovrebbe seguire Vignette se non dimostra nessun carisma? Lui tenterà la via della destabilizzazione politica, mentre lei quella della guerriglia. Costava tanto dare a questi due un bel finale? 
Tourmaline, che sembrava essersi avvicinata a Darius (poverino!), si rivela ancora innamorata di Vignette e quest'ultima comprende di amare ancora l'ex compagna, dimenticando qualsiasi sentimento la legasse a Philo davvero troppo velocemente. Non dico che non abbia senso come finale e, se il tutto si fosse sviluppato più lentamente, magari lo avrei anche apprezzato, ma non così. 
Anche uno script più articolato in una produzione ad alto budget come questa avrebbe enfatizzato ancora di più le differenze e le analogie tra le due compagini, gli umani e i fatati. Questo è dovuto sicuramente ad un taglio drastico delle stagioni, pensate inizialmente come quattro e poi concentrate in un'unica finale; la conseguenza è stata dover sfruttare un maggior budget in una sola stagione, per una serie di eventi non proprio sfortunati, tra il cambiamento di showrunner e soprattutto il Covid che tra 2020 e 2021 ha fermato ripetutamente le riprese, finendo con lo sforare ampiamente il budget e portando, quindi, alla decisione di chiudere tutto anzitempo, con due stagioni d'anticipo. Il risultato è che si vede benissimo che questa stagione è raffazzonata, fatta con il girato che c'era e cercando di appiccicargli un finale. E non è neanche il finale l'unico problema, che anzi assume quasi un maggior controllo della narrazione, risultando apprezzabile più di tutto il resto. Innanzitutto manca il mistero: dei personaggi non si scopre praticamente più nulla, e l'unica suspense di tutta la stagione è quella legata all'identità dello Sparas. Allo stesso modo, però, con tutti i filoni che si vogliono narrare, anche quest'inquietante creatura, nuovo nemico dei protagonisti, diventa così quasi una macchietta, una sorta di versione del Demogorgone di Stranger Things. Manca la tensione, in tutti i sensi: perché non fai in tempo a "temere" per la sorte di un personaggio che quello muore, alla prima occasione. In compenso c'è un'abbondanza di scene cruente che in nessun modo compensa le mancanze di una trama esile, anzi di varie sottotrame esili che giungono all'epilogo senza sussulti, senza colpi di scena, senza carica. Un'altra coppia molto amata è quella formata da Imogen Spurnrose (Tamzin Merchant), che ha costanti incubi sul vendicativo fratello Ezra, e Agreus Astrayon (David Gyasi), il fauno che le ha rapito il cuore per fuggire insieme su una nave nella notte da un mondo che non accetta la loro relazione interraziale e dal controllo del fratello di lei che li ha scoperti e per poter vivere sereni e lontani delle disuguaglianze della città di Burgue. Sono gli unici ad essere riusciti ad allontanarsi dal Burgue: riusciranno a sopravvivere e a vivere il proprio amore tra specie diverse alla luce del sole? 
Un cast che (ri)vive grazie anche alla new entry e ai ritorni inaspettati, come l'amico e compagno in guerra di Philo, Darius Sykes, e all'artista di strada, Runyon Millworthy. 
Carnival Row 2 non divide necessariamente i personaggi in buoni e cattivi. Esalta le loro paure, le trasforma in vulnerabilità e le radicalizza fino a renderle armi potenzialmente distruttrici. I Corvi Neri combattono per la libertà delle creature magiche, ma è giusto perseguire quella libertà ad ogni costo? La Nuova Alba immagina un ordine nuovo del mondo, ma è anche quello più giusto? Gli interrogativi si susseguono un episodio dopo l'altro, rendendo impossibile empatizzare del tutto con la causa dell'uno o dell'altro schieramento. Troppo "umano" per stare in mezzo alle fate, troppo "fatato" per il mondo degli umani, il personaggio interpretato da Orlando Bloom è un vagabondo errante, che mette in discussione sé stesso e non sa dove collocarsi. Il suo travaglio interiore è, forse, quello più interessante e anche quello concepito in maniera più coerente e organica. 
Ancora una volta man mano i nodi verranno al pettine e tutte le trame, alquanto dispersive fino ad ora, verranno spiegate, forse con meno appeal rispetto al ciclo inaugurale, fosse anche solo per una mera assenza dell'effetto novità e per il tentativo di replicare malamente quanto fatto con il primo capitolo. Il tutto si conclude con un mah. Come rovinare una serie già di per sé partita maluccio.

Nonostante ciò, la seconda stagione non delude chi ha amato le tinte noir e le atmosfere cupe dei primi episodi, ambientati in quella che è - a tutti gli effetti - una città fantasy di ispirazione neo-vittoriana. Di fronte a una regia non particolarmente degna di nota, è la fotografia a creare la gran parte del fascino, giocando con le tonalità scure dei vicoli di Bourgue, dove i tentativi di rivalsa degli abitanti di Carnival Row sembrano aver portato a tensioni sempre più forti. Va nuovamente riconosciuto il buon lavoro svolto dal reparto trucco, capace di incorporare in modo naturale i tratti fisici più evidenti dei Fae, come corna, orecchie a punta e zoccoli, nonché di creare degli ottimi costumi di ispirazione vittoriana. Anche la colonna sonora - composta da Nathan Barr - contribuisce a creare l'atmosfera, immergendo lo spettatore in un mondo fantasy variegato e accattivante.
Le indagini condotte da Philo, per quanto ricalchino talvolta troppo quelle svolte nella prima stagione, vantano quel certo fascino proprio del genere giallo, mentre alcuni eventi di carattere politico risultano avere un'effettiva importanza a livello narrativo e sono portati in scena attraverso scelte di regia più attente e accattivanti. 

Carnival Row 2 è la lotta di classe sulla diversità umiliata e maltrattata contro gli intrighi del potere e la politica corrotta, affidata a un gruppo di ribelli, il Corvo Nero, che combatte contro i soprusi in nome del suo popolo per la condivisione pacifica con l'altro. Buona recitazione, ambientazioni interessanti con colori cupi e dark. Peccato per lo script che non si riprende affatto. In generale, Carnival Row ha per le mani del buon materiale, che cozza però contro una trama dispersiva e un po' ripetitiva.