OUTER BANKS

La serie young adult di Netflix tra mistero e teen drama, ambientata nella costa del Carolina del Nord, ha avuto un grandissimo successo dalla sua prima messa in onda, ovvero nel 2020 quando è stata trasmessa la prima stagione in pieno Covid - inizialmente priva di doppiaggio italiano - che è arrivata come una ventata d'aria fresca. Una delle poche serie tv che si è salvata di poco dal blocco delle riprese ma che ne ha risentito nella stagione successiva. Soltanto pochi mesi fa, dopo diversi dubbi, ho deciso di iniziare questo show che mi attirava da tempo. 
La serie per adesso è composta da tre stagioni con 10 episodi ciascuna. Creata da Jonas Pate, Josh Pate e Shannon Burke, che ne sono anche i produttori esecutivi, Outer Banks, il cui nome deriva dalle isole comprendenti, per l'appunto, la zona costiera del sud della Carolina del Nord, richiama molto le produzioni televisive degli anni '80-'90 e inizio duemila, con elementi mystery e thriller, rievocando teen drama come Beverly Hills 90210, The O.C., Dawson's Creek e One Tree Hill. Sarà forse stato questo il motivo del suo grande successo.

La storia attorno a cui si sviluppano i dieci episodi della prima stagione vede protagonisti un gruppo affiatato di quattro adolescenti, che si fanno chiamare Pogues, classe operaia composta da persone che vivono di espedienti, spesso impiegati come manutentori nelle sfarzose ville della classe ricca. John B, JJ, Pope sono giovani di modeste origini e con vari problemi alle spalle, mentre Kiara - Pogue per scelta e non per nascita - rifugge la sua famiglia benestante per una scelta di vita alternativa assieme ai suoi amici. A questi si contrappongono i Kooks, ragazzi figli delle famiglie agiate e delle élite locali, tra di loro c'è anche Sarah, la quale legherà un rapporto con i Pogues, in particolare con John B. 
La casa di John B è spesso il punto di ritrovo per il gruppo, con le giornate che scorrono tra la spiaggia e le battute di pesca in barca. I ragazzi conducono una vita semplice e monotona, finché un giorno la loro esistenza verrà sconvolta quando, in seguito a un blackout causato da un uragano e il verificarsi di alcuni crimini nel posto, ritroveranno il relitto di una barca con all'interno una misteriosa bussola. Tutto sembra collegato a un tesoro, ma la caccia potrebbe rivelarsi più pericolosa e insidiosa del previsto. Alla base dello sviluppo della vicenda c'è la sparizione di alcuni mesi prima del padre di John B, ucciso probabilmente in mare aperto dall'uragano ma mai ritrovato. Il ragazzo, nonostante lo scorrere dei mesi, non si dà per vinto e continua a sperare che il padre sia in qualche modo sopravvissuto, cercando chiarimenti sulla sua scomparsa ed innescando una serie di avvenimenti a catena, tra atti illegali e avventure impreviste. John B, suggestionato dai racconti paterni, è infatti convinto che la leggenda sul tesoro perduto della Royal Merchant, il mercantile che trasportava un carico di lingotti inglesi, affondato 150 anni prima, abbia un fondo di verità e che esso si celi proprio nelle coste delle Outer Banks. 

Essere Pogue significa guardare le spalle del proprio compagno, e, allo stesso tempo, vivere diversamente dai Kooks. Proprio per questo, il gruppo, nel trovare il relitto, vede finalmente la possibilità di riscattarsi, con il ritrovamento di un indizio riguardo il tesoro nascosto, che già il padre di John B aveva cercato di scovare. La ricerca del padre, la caccia al tesoro legato alla nave affondata moltissimi anni prima, le storie d'amore proibite e il crescente conflitto tra i Pogues e i Kooks trasformano l'estate dei protagonisti in qualcosa che cambierà la loro vita e gli equilibri dell'isola.
 
Dopo un pilot estremamente introduttivo, la storia prende ufficialmente il via dal secondo episodio durante il quale la caccia al tesoro entra nel vivo regalando qualche batticuore, ma scadendo troppo spesso nella prevedibilità. 
La ricerca dell'oro attira anche i pirati: avidi, opportunisti, senza scrupoli. E qui non potevano mancare. Tuttavia non sono sudici e rozzi come li vuole l'immaginario collettivo, ma amanti del lusso, dello sfarzo e delle grandi barche private: I Kooks. 
John B risulta essere il più carismatico del gruppo dei buoni, protagonista anche di alcune delle scene più intense, a differenza degli altri personaggi più stereotipati. Sorvolando il bacio dato a Kiara nel primo episodio, come da copione solo perché è la sua migliore amica, la sua storia con Sarah, figlia di un ricco uomo d'affari, risulta essere noiosa e poco reale. La ragazza sembra all'apparenza superficiale, ovviamente bionda e carina, ma poco a poco si rivelerà nelle stagioni successive una ribelle dal grande cuore e meno dipendente dal padre. Si innamorerà di John B e rinuncerà a tutto per lui. Il suo rapporto spesso incoerente con il padre, che cerca di mettere i bastoni tra le ruote ai Pogues, è il fulcro della narrazione. L'uomo, in lotta in passato con il padre di John B, nasconde un segreto. Rafe, il fratello maggiore della ragazza, è anch’egli dalla parte del padre, per il quale sembra fare di tutto per essere accettato; Topper, l'ex fidanzato di Sarah e uno dei rivali dei Pogues, mette in guardia la ragazza da John B con lo scopo di portarla nuovamente dalla sua parte. 
Anche JJ viene esplorato maggiormente rispetto al resto del gruppo, dando spazio ai problemi col padre violento che lo spingono spesso al limite. 
Pope, invece, è il classico strambo del gruppo, con un'intelligenza sopra la media, e, nonostante il poco spazio avuto nei primi episodi, col proseguo della storia viene approfondito, ed in particolare riemerge lo scontro tra ricchi e poveri, con il padre che lavora per le famiglie più ricche per assicurare un futuro al figlio. La figura di Pope si evolve soprattutto dal punto di vista emotivo, soprattutto grazie alla vicinanza con Kiara. 
Kiara è forse il personaggio che invece ne esce nel modo peggiore, senza dirci chi è veramente e senza presentare nulla di interessante che possa renderla meno banale; nemmeno nelle stagioni successive migliora la sua caratterizzazione. 
I quattro ragazzi, insieme a Sarah, sono costretti a lottare contro il tempo per riuscire ad arrivare primi e mettere le mani sul bottino di mezzo milione di dollari in lingotti d'oro, prima che lo trovino i Kooks, disposti a qualunque cosa pur di aggiudicarsi il tesoro, anche a uccidere. 
La prima stagione termina con un colpo di scena che ci dà un piccolo assaggio di quel che succederà nella seconda stagione, che inizia con John B e Sarah lontani dalle Outer Banks per scappare da Ward, il padre di Sarah. Intanto sull'isola gli altri componenti del gruppo dei Pogues si confrontano con le conseguenze degli avvenimenti del finale di stagione che li aveva visti perdere il loro migliore amico, o almeno, credono che sia così. Sulle note di Dream Of Little Dream Of Me cantata da Ella Fitzgerald e Louis Armstrong si chiude la prima stagione.

Dopo la loro fuga quasi mortale nella prima stagione, John B e Sarah sono ora in fuga alle Bahamas con l'obiettivo di recuperare l'oro trafugato, dove fantasticano di sposarsi. Convinti di essere stati salvati, i ragazzi scopriranno ben presto di essere finiti in mano a dei mercenari e contrabbandieri, che non avranno il benché minimo scrupolo all'idea di consegnarli alla giustizia in cambio della taglia sulle loro teste. I restanti Pogues, invece, nella disperazione provocata dalla presunta morte dei due fidanzati, tentano in qualsiasi modo di provare l'innocenza di John B e quindi la colpevolezza di Ward. 
Quando finalmente i protagonisti si ritrovano con il resto del gruppo, scopriranno che la Royal Merchant è solo un mezzo che li porterà a un altro mistero riguardante Pope: personaggio che nella prima stagione aveva avuto poco spazio, ma che nella seconda sembra diventare un protagonista al pari degli altri. Anche JJ e Kiara affronteranno i loro problemi personali, ma forse il personaggio secondario che si rivela maggiormente nel corso della stagione è Rafe alle prese coi suoi demoni interiori. Ward, che alla fine della prima stagione aveva finto di voler aiutare John B, era riuscito a rubare i lingotti e a spedirli in un deposito sicuro a Nassau, proprio dove sono diretti John B e Sarah. 
Mentre John B prova a fermare Ward - accusato, tra l'altro, dell'omicidio del padre di John B - con l'aiuto dello sceriffo Peterkin, interviene proprio Rafe e uccide lo sceriffo. Ward in maniera astuta riesce a far attribuire la colpa a John B, che è costretto a scappare. Sarah capisce che il padre è un criminale, e così scappa con lui in un rocambolesco inseguimento navale che li vede finire vittime della tempesta. Un bel passo avanti rispetto alla stagione precedente, in cui molti dei loro tratti sembravano appena abbozzati e di contorno rispetto alla presenza dominante di John B. 
Durante i nuovi episodi vediamo l'evoluzione delle vicende impostate precedentemente e l'ampliamento dell'universo della serie ad una nuova avventura, che vedrà i Pogues impegnati a smascherare i traffici illegali del padre di Sarah. Ora, in questa stagione, il focus si sposta interamente sulla caccia al tesoro. Ai lingotti del Royal Merchant, rubati da Ward Cameron, si aggiunge la Croce di Santo Domingo, una preziosa reliquia che contiene un misterioso manufatto: il Velo del Salvatore che, secondo la leggenda, possiede incredibili poteri curativi. Si scoprirà che la Croce ha un legame speciale con Pope e la sua famiglia. Infatti, si tratta di un manufatto che un suo antenato, Tanny, uno schiavo liberato, ha utilizzato per riscattare la libertà di altri afroamericani in catene. Questa volta, oltre a scontrarsi con Ward Cameron e la sua famiglia, i Pogues devono, dunque, affrontare anche Carla Limbrey, che in passato possedeva la famiglia di Tanny. Inizialmente quest'ultima sembra avere il necessario per aiutarli a risolvere i loro guai, ma si rivelerà essere non così diversa dai Cameron: lei e la sua famiglia sono sulle tracce della Croce, decisi a recuperarla a qualunque costo. I nostri Pogues, decisi a fermarli e consegnare l'eredità di Tanny e Pope a un museo, affronteranno numerosi pericoli. 
In diverse occasioni la storia prende svolte drammatiche, spesso i ragazzi rischiano la vita e il rapporto tra John B e Sarah è messo a dura prova. La morte del padre di Sarah ci spiazza e ci piace allo stesso tempo, perché rimescola le dinamiche della coppia e ci regala un colpo di scena. Tutto molto bello, se non fosse che in realtà Ward è ancora vivo. Gli sceneggiatori hanno, dunque, sentito l'esigenza di buttare altra carne al fuoco come la storia noiosa di Pope e la ricerca della croce, incomprensibile e forzatissima. 
Nuovi personaggi si aggiungono alla troupe: i primi che conosciamo sono i membri dell'equipaggio che scorta John B e Sarah, in fuga dalla polizia, a Nassau. In particolare, il capitano T e Cleo, una ragazza dal passato tormentato, torneranno spesso nel corso degli episodi, fino all'adrenalinico finale. Inoltre, dopo averlo intravisto nel primo episodio, il padre di John B, vivo e vegeto, fa la sua comparsa proprio nell'ultimo episodio. Nel finale di stagione i protagonisti lottano per la sopravvivenza lasciando il povero Topper con il cuore spezzato in attesa della sua Sarah (la coerenza di questa ragazza!) e ancora una volta si ritrovano lontani da casa, su un'isola deserta, in attesa di scoprire quale sarà la loro prossima avventura.

Con la terza stagione gli orizzonti si allargano ed è la volta di El Dorado. Ancor prima dell'uscita di Outer Banks 3, Netflix già aveva confermato la produzione della quarta stagione. 
In questa terza stagione la consueta caccia al tesoro è resa più avvincente soprattutto nelle ultime puntate che rendono la serie molto più vicina alle ambientazioni di Indiana Jones, L'isola del tesoro e di Lost. Pochi colpi di scena avevano alimentato il finale della seconda stagione. 
Dopo essere fuggiti dal padre di Sarah saltando dalla sua nave, i sei protagonisti, John B, Sarah, JJ, Pope, Kiara e la new entry Cleo, si rifugiano su un'isola deserta da loro denominata Poguelandia, dove trascorrono per alcune settimane la vita da naufraghi, appena scampati dalla furia di Ward. Sopravvivono pescando pesci con i bastoni, mangiando bacche e costruendo rifugi di palme. Ecco che gli amici intravedono una via di fuga quando appare in loro soccorso un aereo che si rivelerà ben presto una trappola e che porterà il gruppo ad avere una delle prime separazioni: mentre sono in volo, infatti, si accorgeranno che il pilota fa parte dei loro nemici e lo aggrediranno proprio mentre sta pilotando l'aereo sopra l'oceano (molto intelligente), aggressione che finirà con un improbabilissimo atterraggio proprio vicino al porto e che sarà seguito da, ovviamente, una sparatoria alla quale riusciranno miracolosamente a scappare. "Non ha senso!", come dice Pope. 
Nel frattempo Ward e suo figlio Rafe, sempre più incontrollabile e meno riflessivo e impulsivo del padre e per questo potenzialmente più crudele e imprevedibile, poiché vuole vendere a tutti i costi la croce d'oro rubata mentre il padre è in coma, dichiarano guerra aperta ai Pogues, ma soprattutto a Sarah, loro grande traditrice. Kiara, infatti, viene immediatamente rapita e portata alle Barbados da un cacciatore di tesori, Carlos Singh, una vecchia conoscenza di Big John, che riveste i panni del nuovo villain e che cerca dalla ragazza il diario di Tanny, indispensabile risorsa per scoprire El Dorado. Singh è un uomo molto potente con il quale nessuno vuole avere a che fare. Possiede un esercito di mercenari a sua disposizione ed è anche lui alla ricerca di El Dorado e cercherà in tutti i modi di impedire che i protagonisti raggiungano l'obiettivo. Il viaggio per la città perduta, però, ovviamente non è costellato di buoni propositi perché tutti i personaggi vogliono raggiungere il tesoro e questo non farà che gettare ancora più acrimonia tra i Pogues e i Kooks. Lo vediamo con il padre di John B che arriva ad uccidere a sangue freddo sotto lo sguardo del figlio, inerme. 
Pope, aiutato da Cleo, trova proprio il tassello mancante che cercava Singh per raggiungere El Dorado, ma proprio sul finale una serie di eventi diluiscono la trama. Da qui prende avvio una sorta di "Febbre dell'oro", una piaga che affligge tutti personaggi coinvolti nella terza stagione. Ognuno di loro (i Pogues, Singh, Big John e Ward) sono offuscati dalla ricchezza e dal desiderio di conquista e, avendo tutti uno stesso obiettivo, saranno costretti o a unire le proprie forze o a scontrarsi. In particolare, sorgono problemi tra John B e il resto del gruppo, per colpa del padre di lui, fino ad arrivare in Venezuela, l'uno contro l'altro. 
Ma passiamo alle morti. Ward Cameron ci lascia come un eroe (finalmente!), questo è quello che potremmo pensare se solo lui non fosse uno psicopatico in fissa per la figlia, per la quale farebbe di tutto, anche morire! Big John, che muore nelle mani del figlio dopo aver riportato gravi ferite in seguito all'esplosione della caverna che nascondeva El Dorado, è riuscito a scappare giusto in tempo prima del botto, uccidendo definitivamente Carlos Singh, morto soffocato sotto le macerie di essa.


Quello che ci viene offerto è un lavoro che sa di già visto per molti aspetti, ma che tuttavia riesce ad avere un suo trasporto e una sua dimensione: la partenza della serie è in sordina e il tutto stenta ad ingranare fin dai primi episodi, la storia si riprende per poi giungere a rilento con una seconda stagione con un nuovo impatto iniziale ma molto simile alla prima; con la terza stagione si arriva a seguire a rilento le dinamiche, dovuto soprattutto forse ad un genere ormai fin troppo teen e non più interessante come un tempo. Come già accennato, intorno alla metà della prima stagione lo show si incanala sul binario giusto e tutto sommato il meccanismo narrativo scorre, riuscendo a coinvolgere e a creare anche una certa tensione in alcuni passaggi. Gli episodi iniziano a scorrere quando la trama acquisisce spessore e la sottotrama mystery si affianca al teen drama. Sicuramente non mancano le banalità e gli stereotipi, quali certi dialoghi melensi e stucchevoli e l'estetica da baywatch dei protagonisti, tutti bellocci con capelli sempre a posto e fisici scultorei, pronti a sfoggiare addominali e forme da modelli. Va, inoltre, fatto un notevole sforzo per portare al massimo livello la sospensione dell'incredulità, viste le molteplici situazioni quanto mai improbabili in cui ci si imbatte e il fatto che i sedicenni al centro della storia sembrino decisamente parecchio più adulti della loro reale età. Questo perché i personaggi, se pur adolescenti, affrontano problematiche adulte: dall'abbandono all'abuso di alcol per arrivare alla violenza domestica e alla necessità di lavorare fin dalla tenera età pur di mantenersi. Un aspetto che ha sempre caratterizzato Outer Banks è anche l'assenza totale o quasi di adulti come figure di riferimento per John B, JJ, Kiara, Pope e Sarah, figure che anche quando ci sono non sono utili oppure non sono di vero supporto. 
A questi aspetti si aggiunge il tanto sottolineato tema della lotta di classe: pur non dandogli uno spessore completo, si costruisce comunque un discorso sulla contrapposizione tra classi sociali, cercando di affrontarne la complessità attraverso le interazioni giovanili. Il confronto generazionale e di status sociale tra Pogues e Kooks alimenta la trama principale della serie: vige, infatti, la convinzione che un Pogue non può per nascita essere amico con un Kooks e viceversa. Tuttavia, all'interno delle varie consuetudini troviamo Sarah e Jonh B che, senza averlo programmato, finiscono per affezionarsi l'uno all'altro, pur essendo una Kook e un Pogue. Sarah, però, non è la classica Kook: lei non disprezza i Pogues, né li evita, ma socializza con loro. I due si innamorano in tempo record senza nemmeno conoscersi; peccato che la relazione non sarà fin da subito accettata né dalla famiglia di lei né dagli amici di lui.

Purtroppo queste serie tv così da teenagers faticano molto a strutturare stagioni convincenti, infatti la seconda stagione a livello di trama perde un po' in tutto, dalla curiosità, alla credibilità della situazione, esagerando in molti aspetti e scene. Nonostante i problemi legati alla scrittura, la seconda stagione di Outer Banks risulta un passo avanti nelle dinamiche della serie, in cui si riscontrano alcuni problemi. Lo sviluppo delle vicende di questi episodi risulta molto lento e ho fatto fatica a empatizzare o emozionarmi insieme ai protagonisti. Anche i personaggi risultano essere più noiosi e, in particolare, la storia tra John B e Sarah è fatta di continui tira e molla. Viene approfondito il rapporto tra Kiara e Pope che, dopo un accenno amoroso, torna sui binari dell'amicizia, dimostrandoci come possano esistere varie forme di amore. Tuttavia, a eccezione fatta per quella tra Sarah e John B, le altre relazioni risultano più abbozzate e trattate (forse) con troppa fretta. Si ripresenta, qui, il problema principale della prima stagione, ossia la scrittura non all'altezza delle aspettative di partenza dello show, che punta a essere corale, ma rischia di perdersi nella cacofonia. Ad esempio, la fuga del padre di JJ non apporta nulla di nuovo ed utile alla trama, se non far arrivare in ritardo i soccorsi da John B che nel frattempo combatte con un alligatore (???). L'evoluzione dei personaggi, in particolare il ruolo di Rafe, è strutturata molto bene. Il ragazzo è fin da subito evidentemente problematico, ma il vero delirio ha inizio con la "morte" del padre, l'unico in grado di tenerlo a bada. Kiara, invece, contrasta tutte le richieste materne e viola tutte le regole familiari pur di supportare e sostenere i suoi amici Pogues. L'atteggiamento della ragazza è la causa principale delle liti famigliari che finiranno per giungere ad un punto di non ritorno. Pope, il personaggio più trascurato della prima stagione, è sicuramente il protagonista della seconda: la scoperta delle sue origini familiari e la volontà di rivendicarle saranno una delle trame principali. 
Nonostante la prevedibilità di certi momenti, lo show Netflix riesce così a intrattenere e andare più a fondo nelle dinamiche tra personaggi, migliorando anche nella rappresentazione di quelli femminili. Se la prima stagione a tratti appariva lenta, la seconda stagione è più vivace, dinamica e "adulta", nonostante non coinvolga del tutto.

Uno dei punti focali di Outer Banks 3 è il ricongiungimento tra John B e suo padre Big John; si inizia così a crepare l'equilibrio nella famiglia che John B aveva creato con i suoi amici. Manca un pezzo centrale del puzzle che componevano i Pogues e il loro microcosmo di amicizia e amore sembra sgretolarsi. John B segue e asseconda il padre fino all'estremo, arrivando a nascondere le nuove scoperte agli amici e finendo per litigare con Sarah. Quello che viene, infatti, messo a dura prova in Outer Banks 3 sono le relazioni: Ward e Rafe si portano dietro le loro angosce di padre e figlio, e lo stesso Big John e John B. Infatti, una delle note negative di Outer Banks 3 è sicuramente la figura ingombrante e a tratti oscura di Big John che agisce solo per scopi puramente personali ed egoistici, occupando troppo spazio e rendendo noiosa una sceneggiatura che non si può dire impeccabile. Questo ambiguo rapporto padre-figlio restituisce a John B una certa dose di complessità, e lo fanno uscire dal pericolo di diventare il classico capogruppo retto e infallibile. La chimica tra i personaggi principali rimane innegabile - confermata la ship JJ-Kiara da quando JJ ha conquistato subito il cuore dei fan per la sua storia e il pubblico è stato il primo ad aver notato le dolci e premurose interazioni tra i due (Pope non resterà certo solo, sarà Clio a tenergli compagnia anche se non è mai al centro dell'attenzione) - ed è per questo che vederli separati per quasi tutta la stagione è un mistero, più complicato della strada per El Dorado. John B si fa trasportare dal padre e da leader del gruppo si trasforma nel primo traditore di Poguelandia. 
La caccia al tesoro nascosto porterà, infatti, a dividere i protagonisti. 

La trama non è sempre lineare e il nuovo villain, il personaggio di Singh, non può competere con Ward Cameron che, anche in questa stagione dimostra di essere il vero villain della serie, anche se sempre più ingombrante. Dal punto di vista narrativo, la scelta di portare alla luce certe sottotrame, talvolta di divisione, lascia nello spettatore un certo senso di incompletezza, anche perché i sentimenti di unione ed amicizia nei Pogues hanno in un certo senso caratterizzato il successo di Outer Banks nelle due precedenti stagioni. 
La regia della maggior parte degli episodi è di media\bassa qualità e molto confusionaria. I personaggi svolgono azioni che non corrispondono alla natura degli stessi. Tanti cliché tipici dei teen drama, troppi colpi di fortuna ed escamotage nonsense per liberarsi di alcuni personaggi come Limbrey, ci turbano un po'. 
L'ultimo episodio dura un'ora e venti e vede i protagonisti approdare in Venezuela, ma gli amici di nuovo sono separati. È anche la disgregazione del gruppo uno degli anelli deboli della terza stagione di una serie che ci ha insegnato l'importanza dell'unione e il binomio amicizia-famiglia. 
La caccia al tesoro è ancora più sentita, la scoperta dello stesso giunge troppo tardi, mentre per il resto delle puntate ci si arrovella su questioni di poco spessore che non convincono troppo anche a causa di diversi buchi di trama, e nell'ultimo episodio, seppur ricco di suspence, si ha l'impressione che sembri tutto uguale; un'avventura che porta alla noia e che difficilmente si fa fatica a seguire. Ma non dovremmo stupirci di quanto accade nella serie che fin dalla prima stagione vive di assurde situazioni alle quali è davvero difficile credere. In compenso le ambientazioni di questa terza stagione sono più sbalorditive e il peso dell'avventura si fa comunque sentire: grazie al fatto che il gruppo protagonista si è ufficialmente allontanato da Outer Banks, le location si fanno ancora più afrodisiache e suggestive lungo i Caraibi, tra isole, ville abbandonate nel verde e soprattutto antichi luoghi nella giungla, pieni di trappole, meccanismi e prove da risolvere per arrivare al tanto agognato tesoro. Purtroppo il target a cui punta Netflix per questa serie, ovvero quello giovanile, si fa sentire molto.


Come già accennato, Outer Banks altro non è che un gran minestrone preparato con diversi elementi presi da film e serie teen del passato: la serie porta, infatti, di nuovo su schermo la guerra di classe di The O.C., le atmosfere di Dawson's Creek, unite ad una spruzzata di mystery donata da una caccia al tesoro alla Goonies e Hook Capitan Uncino ma senza la carica emotiva universale dei film. Se di per sé i Kooks sono una rappresentazione piuttosto superficiale della classe ricca americana, i nostri ragazzi Pogues non sono da meno e ognuno di loro ha un ruolo determinato e ben preciso dal quale non può liberarsi: abbiamo il giovane carismatico, carino ma dall'animo sensibile, la ragazza vivace e socialmente impegnata, il cervellone, la testa calda e così via. Ciò nonostante la serie riesce ad unire in una maniera tutto sommato godibile mystery e racconto di formazione giovanile, riuscendo ad intrattenere. La regia e la fotografia seppiata esaltano il paesaggio naturale della costa con luci e ombre, tratto distintivo della serie, adattandosi bene alla storia, e in molti casi predomina una certa atmosfera patinata contraddistinta da colori caldi che segnano i momenti di svago del gruppo. 
I Pogues, pur essendo figli di questa epoca, non sono interessati ai social, a internet, hanno a malapena qualche soldo in tasca. Questa è la più grande piccola rivoluzione di una serie che – nella sua imperfezione – riesce a far sognare grandi e piccoli con storie di antichi tesori perduti. 
L'insieme della serie risulta essere un mix di azione e ricerca della realizzazione personale di John B e degli altri ragazzi al centro del racconto, ma soprattutto nella seconda parte dello sviluppo narrativo della prima stagione avvengono un'immersione nella vicenda e un trasporto effettivo, facendo scaturire un interesse per le sorti dei protagonisti. È d'altro canto evidente che la serie sia pensata, come conferma anche il finale aperto della prima ma anche delle altre due stagioni, per un'espansione su più stagioni. Non sappiamo come andrà a finire, non sappiamo neanche se riusciremo a guardarla una quarta stagione. Quello che è sicuro è che la serie Outer Banks non ha assolutamente idea della direzione che sta prendendo.

Outer Banks è un prodotto altalenante, con del potenziale evidente – soprattutto se pensato nei confronti del target di riferimento – ma che può essere meglio gestito e modulato: una serie la cui visione non convince pienamente ma che funziona in vari passaggi e complessivamente appaga nelle sue parti thriller e action, meno in quelle sentimentali e legate alla sfera relazionale, ancora acerbe. Questa serie è diretta quasi esclusivamente ad un pubblico adolescente, ma consigliata anche ai più nostalgici anche se troveranno numerose pecche.
Ci sono parecchi difetti che rendono la serie un prodotto non di alta qualità, con una recitazione non di altissimo livello e nel complesso una serie non molto curata. Già è in programma una prossima stagione (qui la recensione).