Serie in costume di produzione britannica, canadese e
statunitense sulla vita e il regno di Enrico VIII, personaggio interpretato da Jonathan
Rhys Meyers; a dieci anni dall'ultima puntata recensisco questa serie per me
nuova. Il dramma storico trasporta lo spettatore nell'Inghilterra del
Cinquecento raccontando in chiave romanzata la vita di un sovrano ambizioso.
Come per I Medici (la recensione qui), questa serie tv ha avuto il merito di contribuire a
rilanciare l'interesse per la storia del Rinascimento e le sue più famose
dinastie.
Il re d'Inghilterra Enrico VIII, interpretato da un giovane e aitante Meyers (in
realtà re Enrico era molto più vecchio, brutto e obeso), viene ricordato nella
storia per due ragioni importanti: lo scisma della Chiesa Anglicana dalla
Chiesa Cattolica, sull'onda della Riforma Protestante, avvenuto sposando in
segreto Anna Bolena in contrasto con le idee del papa nell'annullare il suo
primo matrimonio con Caterina D’Aragona, e la sua tendenza a collezionare un
totale di sei mogli e ricorrendo, a volte, all'uccisione di alcune di esse.
La serie ha
vinto numerosi premi grazie alla sua sontuosa ricostruzione storica, amori,
complotti, duelli e tradimenti alla corte della famiglia Tudor. Non c'è da
stupirsi se all'epoca I Tudors suscitò un certo scalpore per le
numerose scene di sesso fra i vari personaggi e per i frequenti nudi dei suoi
interpreti; d'altra parte come farsi sfuggire l'opportunità di rappresentare le
passioni sfibranti di Enrico VIII soggiogato dal fascino di Anna Bolena.
A
soli 29 anni l'attore irlandese protagonista, già famoso per il film Match
Point di Woody Allen, ha dato prova della sua bravura, interpretando un
giovane sovrano impulsivo, arrogante e determinato, oltre che irrefrenabile
donnaiolo. Ma accanto a Meyers troviamo un cast variegato: Sam Neill nei panni
del Cardinale Wosley, eminenza del sovrano, Peter O'Toole in quelli di papa
Paolo III, e la cantante Joss Stone che ha interpretato Anna Clèves, la quarta moglie di
Enrico. Tra chi, invece, ha visto spiccare il proprio volo sono sicuramente stati
gli attori Henry Cavill nel ruolo di Charles Brandon, duca di Suffolk, grande
amico e consigliere di Enrico, Natalie Dormer che ha interpretato la famosa
Anna Bolena e, per finire, Annabelle Wallis interpretando la terza moglie di
Enrico, Jane Seymour, nonché quella più amata.
Sposato a Caterina d'Aragona, con la quale ha avuto una
figlia di nome Maria e, insoddisfatto dal matrimonio, il giovane Enrico, costretto
a stipulare patti e alleanze allo scopo di sviare guerre dispendiose, s'intrattiene
con le dame di corte (una delle sue amanti dà perfino alla luce un figlio). In
particolare la nuova dama di compagnia della regina colpisce la sua attenzione:
il suo nome è Anna Bolena e il suo scopo pare essere quello di far innamorare perdutamente
Enrico. Ossessionato dalla passione per Anna, Enrico decide di sposarla con
l'obiettivo di concepire un figlio maschio che non è riuscita a dargli la prima
moglie. Inizia quindi la battaglia del re contro la Chiesa Cattolica per poter
ottenere un divorzio che, però, non pare arrivare mai. Poi ci sono i nuovi
nobili che sperano di sostituirsi nella gestione dei beni del re al cardinale
Wolsey, caduto in disgrazia perché arrestato non essendo riuscito nell'intento
di far divorziare Enrico da Caterina, la quale lotta strenuamente per non
essere spodestata dalla giovane Bolena, e la stessa Anna, che in alcuni momenti
appare realmente innamorata del re, mentre in altri sembra semplicemente una
donna ambiziosa che mira al potere e basta.
Limitato dalla legge e dalla religione, nella seconda stagione Enrico trova comunque modo per ottenere quanto desidera riuscendo prima a far allontanare la regina dalla corte e poi incoronare la sua amante. Enrico diventa capo della Chiesa Anglicana e il paese è sottomesso: si aspetta che il popolo accetti quella riforma perché è lui che detta legge. Arriva a fingere di accettare le loro richieste, salvo tradirli e giustiziarli per impiccagione davanti a mogli, figlie e madri disperate, mentre da lontano il suo amico Charles osserva la scena inorridito. Il problema si complica quando Anna mette al mondo una bambina di nome Elisabetta e con i successivi aborti emergerà la difficoltà nel concepire il figlio maschio. Il re si stanca presto della nuova moglie, arrivando ad accusarla di tradimento, a causa di complotti politici stesi in corte e, come la storia sa, decapitarla. Prima ancora che Anna muoia, Enrico incontra Jane Seymour che, per un colpo di fulmine e successivamente per suggellare il grande amore, decide di portarla a corte e sposarla due giorni dopo la morte di Anna.
Siamo
arrivati alla terza stagione per poi finire con la quarta: Jane ha tutti i requisiti per essere una
brava moglie e una buona regina, possiede con innocenza tutto il cuore di
Enrico e promette grande felicità al regno, a differenza di Anna, ma – siccome
il re non ha speranza di redenzione per i peccati commessi - la giovane regina
muore dando alla luce il tanto agognato figlio maschio di nome Edoardo. Anche i
successivi matrimoni sono destinati a fallire: il quarto per motivi unicamente
politici, senza mai consumarlo, con Anna di Clèves, di cui si stanca molto
presto (Enrico si lamenta espressamente del suo aspetto fisico); poi il quinto con la giovane e frivola
Catherine Howard - avevano quasi 30 anni di differenza - interpretata da una
giovanissima Tamzin Merchant (Salem e Carnival Row), che ha condannato allo stesso modo della sua
seconda moglie; in ultima la sesta moglie Catherine Parr, accusata di
essere eretica ma lasciata libera per volere del re, lo accompagnerà fino alla
sua morte.
Con una sceneggiatura che cerca di rispondere alle diverse
esigenze, molta cura viene data ai dialoghi, così come
gli avvenimenti storici sono adattati ai tempi televisivi. Apprezzata molto dal
pubblico, pur non convincendo la critica in quanto viene raccontata troppo in stile fiction, ha avuto un enorme successo. Pur essendo abbastanza fedele alla realtà storica dei fatti, verranno comunque notate molte inesattezze storiche da parte dei professionisti del mestiere, che non sto qui a citare. D'altronde non stiamo vedendo un documentario. Le prime stagioni mi hanno trascinata in un vortice
di intrighi e di passioni, poi la terza stagione ha subito un calo e anche la
quarta non è stata delle migliori seppur molto più intrigante rispetto alla
precedente.
Uno dei punti di forza della
serie è indubbiamente il cast, in particolare sia Enrico che Anna sono
interpretati veramente bene. Nonostante non ci siano alcune somiglianze
fisiche, hanno saputo dare un'interpretazione eccellente ai loro personaggi. Meyers
si cala perfettamente nella parte del re pazzo e viziato. La Dormer interpreta
un'Anna seducente ma con grazia, affascinante ma non sfrontata, astuta ma
cauta, fino a diventare nella seconda stagione paranoica, suscettibile e
irascibile. Commoventi le ultime scene nella Torre di Londra poco prima della sua morte, dove interpreta una donna disperata che attraversa momenti di isteria,
sconforto e rassegnazione. Niente a che vedere con l'interpretazione di Natalie
Portman ne L'altra donna del re. Senza dubbio molti contenuti sono forti
come la morte del Cancelliere Thomas More che, per non tradire la sua fede
verso la Chiesa Cattolica, è stato decapitato da Enrico, il quale ne soffrirà
amaramente.
Alla luce dei fatti concludo col dire che Enrico non ama
nessuno, neanche quando si lacera per la morte di Jane Seymour, perché
l'ama solo dal momento in cui rimane incinta e partorirà un maschio. L'avrebbe amata ugualmente, se
fosse morta dando alla luce l'ennesima femmina? Probabilmente no. Enrico
non sa amare né come marito, né come padre, né come amico: la stessa figlia
Maria, che allontana dalla madre e la fa vivere lontano da corte, si è trovata
costretta ad accettare le condizioni del padre sulla nuova riforma per essere
riammessa a corte e nel diritto di successione, ed è stato solo grazie a Jane
che è riuscita a ricostruire un rapporto con il padre. Charles, da lui definito
un amico fedele, in realtà, è sempre stato costretto alle decisioni di Enrico,
non approvando fino in fondo la Riforma Anglicana e diventando complice del complotto per far fuori Anna Bolena. A questo punto Enrico non è
neanche un buon re: il suo potere è unicamente basato sul timore che incute.