UNA MAMMA PER AMICA - GILMORE GIRLS



Gilmore Girls è una serie tv che ha accompagnato un'intera generazione di ragazze durante l'adolescenza e, anche se apprezzata per quell'epoca, non rientra più esattamente nel mio target. 
La serie è godibile e molto divertente, con personaggi simpatici che parlano a raffica e molto empatici dal momento che ci troviamo di fronte a due protagoniste che interpretano una mamma e una figlia con un rapporto speciale, ma non solo. Essendo molto vicine d'età, Lorelai e Rory crescendo diventano molto amiche e condividono film, libro e cibo. Si tratta di un telefilm tutto al femminile e con uno stile frizzante, ambientato nella città immaginaria di Stars Hollow (Connecticut), tra la fine degli anni '90 e gli inizi del 2000; inoltre è composto da sette stagioni più un revival del 2017 dal titolo Una mamma per amica: Di nuovo insieme di sole quattro puntate. 
La serie, i cui singoli episodi durano circa mezz'ora, narra le vicende di una giovane ragazza madre, Lorelai Gilmore (Lauren Graham), e di sua figlia Rory (Alexis Bledel), adolescente molto studiosa appassionata di letteratura. Il rapporto tra le due, che hanno solo 15 anni di differenza, è di natura più amicale e di grande complicità che strettamente parentale. Le vicende sentimentali delle due occupano un grande spazio nella narrazione. Nelle prime tre/quattro stagioni gli amori ruotano intorno a Jess (Milo Ventimiglia) e Dean (Jared Padalecki) per Rory, rispettivamente il ribelle ed il bravo ragazzo, per poi conoscere al college Logan, una personalità un po' una metà tra i due precedenti, mentre per Lorelai si profila all'orizzonte il feeling ritrovato col padre di Rory, il flirt con un professore della figlia, la relazione con un socio di suo padre ed infine Luke, il burbero proprietario della tavola calda dove madre e figlia passano gran parte del loro tempo e che si rivelerà la persona più adatta a dare stabilità alla donna. A fare da sfondo c'è anche la conflittualità con Emily, madre di Lorelai e donna alto borghese che non approva le scelte della figlia e vede nella nipote un motivo di riscatto sociale; nelle famose cene del giovedì vede un pretesto per riallacciare i rapporti con le due.
 
Ma come finisce la serie dopo ben sette stagioni? Rory si è laureata a Yale dopo aver rifiutato la proposta di matrimonio di Logan. Lei e Lorelai hanno in programma di fare un viaggio sulla East Coast, ma Rory riceve un'improvvisa offerta di lavoro: dovrà seguire la campagna elettorale di Barack Obama per un giornale online. Luke organizza segretamente la festa di laurea di Rory (che altrimenti sarebbe stata cancellata a causa della partenza della ragazza), a cui partecipano anche Emily e Richard. Non è una festa solo per Rory, ma anche dedicata a Lorelai. Quest'ultima vuole ringraziare Luke per la bellissima sorpresa e i due si riconciliano. Finalmente, dopo parecchie stagioni, sono riusciti a mettersi insieme nella quinta, nella quale hanno superato anche una bruttissima crisi. Quando Lorelai e Luke si sono lasciati, Lorelai è a pezzi e non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto, così Rory arriva dritta da Yale per starle vicino: tocca alla figlia - questa volta - prendersi cura della madre. Tra le due, però, c'è stato anche un momento di crisi: quando Rory è in crisi e vuole lasciare Yale, litiga con la mamma e si trasferisce nella dependance dei nonni. Dopo mesi di separazione le due fanno pace.


Ma torniamo all'ultimo episodio. Rory, prima di partire, calma un'agitatissima Lorelai dicendole: "Mamma, mi hai già dato tutto quello che mi serve" e questo secondo me è uno dei momenti più emozionanti della serie. Non ci sono parole più belle che una madre vorrebbe sentirsi dire dalla propria bambina diventata grande. Insieme ovviamente al discorso del diploma di Rory alla Chilton, avvenuto alla fine della terza stagione, che sembra concludere una parte importante della serie:

[...] Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri. Sono vissuta nel Faulkner Yoknapatawpha Country, ho dato la caccia alla balena bianca sul Pequod, ho combattuto con Napoleone, ho viaggiato in zattera con Huck e Jim, ho commesso cose assurde con Ignatius J. Reilly, ho viaggiato in treno con Anna Karenina, sono stata nella strada di Swann. È un mondo gratificante, ma il mio secondo mondo è più gratificante. È pieno di personaggi meno eccentrici però molto più veri, fatti di carne e di ossa, pieni di amore, e sono le vere ispirazioni per tutto il resto. Richard ed Emily Gilmore sono persone affidabili, brave e generose. Sono i miei due pilastri, senza di loro non potrei stare in piedi. Sono fiera di essere la loro nipote. Ma l'ispirazione maggiore arriva dalla mia migliore amica, la meravigliosa donna che mi ha dato il nome e il sangue nelle vene, Lorelai Gilmore.
Mia madre non mi ha mai fatto pensare che non avrei potuto fare quello che volevo o non diventare ciò che volevo essere. Ha riempito la casa di amore, divertimento, libri e musica, costantemente attenta a darmi dei modelli di vita, da Jane Austen a Eudora Welty a Patty Smith. E mi ha guidata attraverso questi incredibili diciotto anni, non so se si è mai accorta che la persona alla quale vorrei assomigliare è lei. 
Grazie, mamma. Sei il mio punto di riferimento per tutto.



Lorelai, fidanzata da anni con Luke, e sua figlia Rory tornano dopo quasi dieci anni con un revival di quattro puntate prodotto da Netflix. Alle prese con la sua locanda, Lorelai è ancora nel bel mezzo di un rapporto burrascoso con la madre Emily che, invece, si ritrova ad affrontare improvvisamente la morte del marito Richard (l'attore è deceduto realmente nel 2014). Rory, invece, è una splendida trentaduenne disoccupata e senza amore. 
Mentre le prime stagioni della serie erano super, dalla quarta e quindi dal passaggio al college per Rory, la qualità è decisamente peggiorata. Le sceneggiature della quarta e della quinta erano ancora di un certo stardard, ad eccezione di alcuni inciampi nella trama - soprattutto la quarta ricordava ancora quello stile iniziale di Gilmore Girls -  le ultime due stagioni, invece, sono state inguardabili. Ci si chiede, soprattutto per quanto riguarda il finale, come mai l'ideatrice-sceneggiatrice e regista Amy Sherman-Palladino non sia riuscita a cavarne fuori un testo che sia anche minimamente accettabile. La fine della settima stagione, nonostante si era capito che il destino di Rory non fosse l'amore ma il lavoro, era finita discretamente, puntando come sempre ad emozionare i fan della serie. Nel revival, in cui ci aspettavamo un degno finale, non abbiamo visto nulla di tutto ciò. Quattro puntate da novanta minuti sarebbero dovute essere sfruttate al massimo per riprendere i temi lasciati in sospeso. Lo svisceramento dei personaggi era l'elemento che rendeva speciale una serie tv cult come Gilmore Girls e le caratterizzazioni di Lorelai e di Rory erano brillanti. Inoltre la città di Stars Hallow rendeva i personaggi secondari, anche se parecchio oscurati dalle protagoniste, ben inquadrati. Nel revival abbiamo troppi minuti di ogni puntata dedicati al nulla narrativo (venti minuti di musical che ha per tema Stars Hallow e la sua storia) quando invece molti personaggi avrebbero potuto mostrarsi di più: Lane, Zack, Paris, Sookie sono solo ombre di passaggio.

Tutto ciò che ha reso Rory Gilmore la ragazza prodigio, quella piena di sogni, destinata ad una carriera formidabile, leale e fedele a se stessa, non la ritroviamo più. Troviamo una Rory persa, senza slanci e poche prospettive. Inoltre scopriamo che non ha una fissa dimora, si sposta continuamente tra la sua città natale e Londra, intrattiene una relazione nel ruolo d'amante con Logan. 
La stessa Lorelai la vediamo egoista, egocentrica, continua a far girare tutto intorno a sé, prende decisioni improvvise, sbagliate, che trovano risposta troppo tardi per il tempo che abbiamo a disposizione, e che stavolta non fa nulla per aiutare la figlia in panne. Sarà proprio attraverso una cura terapeutica che Lorelai si prenderà una pausa partendo per un viaggio alla Into The Wild: staccare per vedere quali prospettive ha il suo rapporto con Luke fatto di non detti, di aspettative, di desideri.
Il tanto viaggiare, le ambizioni professionali che si scontrano con l'amara realtà di un mondo superficiale, il rapporto con il fidanzato Paul, di cui nessuno si ricorda e che persino lei si dimentica di lasciare, rendono la vita di Rory un disastro. L'avevamo imparato dai tempi della Joey Potter di Dawson's Creek che le brave ragazze non esistono. Sicuramente il personaggio di Rory ha subito un'involuzione, anche piuttosto veritiera per il tempo: tanti giovani che dopo anni di studio oggi faticano a trovare la propria dimensione, a concretizzare le proprie attitudini e le proprie passioni. Non che Rory nella serie originale non avesse fatto storcere il naso agli spettatori più di una volta per le sue scelte di vita, ed apprezziamo lo sforzo di tale cambiamento, ma non riconosciamo più quella purezza iniziale di Rory. I nuovi episodi di Una mamma per amica hanno, dunque, messo in luce le qualità peggiori della ragazza: la sua impulsività, il suo egoismo, la sua gonfia autostima, la sua tendenza a scappare al primo segnale di un problema.

I fans schierati in teams diversi (Dean, Jess o Logan) non avranno modo di gioire per nessuno dei tre amori di Rory. Logan è sempre presente nella vita di Rory e sembrerebbe innamorato, e anche lei non sembra tanto indifferente; Dean, "il miglior fidanzato che abbia mai avuto", farà una breve apparizione nel finale di stagione in un incontro al supermercato dove si erano conosciuti la prima volta; mentre Jess, diventato uno scrittore di successo, conosce la giovane Gilmore come nessun altro al di fuori di sua madre, e sarà il suo salvatore, donandole lo slancio per riprendere in mano la sua vita. Jess è sempre l'uomo dei sogni di tutti: beh sì è sempre stato il bad boy della situazione, ma è anche sempre stato il suo più grande fan e, in un momento del genere, non poteva che essere lui a risollevarla. 
Infine Luke è come l'abbiamo lasciato: innamorato di Lorelai come sempre, definisce una volta per tutte che lei è tutto ciò che vuole dalla vita, regalandoci il miglior monologo non solo della stagione, ma dell'intera serie.
Forte e fragile allo stesso tempo, persa e risoluta, rigida e comprensiva, Emily ha un'evoluzione che non è stata riservata alle altre due protagoniste. La sua evoluzione è la più commovente, toccante, profonda, dettagliata, ben costruita. Lei sì che chiude quel cerchio.
Lo stile dei dialoghi rimane tale, ma non basta. E forse rimpiangiamo quel finale della settima stagione che ora, in confronto a questo, tanto aperto non sembra più. Se è vero che Amy Sherman-Palladino disse di avere già pronta da anni la scena finale, chissà se quelle famose ultime quattro parole sarebbero state, finalmente, perfette.

Il primo e l'ultimo episodio ("Inverno" ed "Autunno") sembrano i più equilibrati, ma sul piano emotivo anch'essi risultano contraddittori. Uno spirito indipendente, libero ed anticonformista come Lorelai decide di fare ciò che ha sempre evitato per non omologarsi: sposarsi per dare un senso, una meta al suo rapporto con Luke. Dopo interminabili chiacchiere, il finale in "Autunno" ci mostra Rory con il suo romanzo dal titolo "Gilmore Girls", così come ha fatto Dawson in Dawson's Creek che portò sullo schermo la propria infanzia ed adolescenza ed anche come Lucas di One Tree Hill scrisse e portò sul piccolo schermo le proprie vicende personali. Ma è sotto l'incantevole gazebo di Stars Hallow, dopo il matrimonio notturno e improvvisato di Luke e Lorelai, che vediamo pronunciare le famose ultime quattro parole: 
"Mamma?"
"?"
"Sono incinta!"
Secondo molti, però, queste ultime quattro parole più che chiudere un cerchio avrebbero aperto la strada a molte domande e questioni irrisolte. 
Insomma abbiamo tre generazioni a confronto e, nonostante le critiche, è difficile non emozionarsi. Ciò di cui siamo sicuri è che questo revival lascia in bocca un sapore strano e l'impressione è che si poteva fare di più.

Ma allora qual è il segreto delle Gilmore Girls? A parte la sigla deliziosa, Where you lead di Carole King, che rimane impressa nella testa. Sappiamo che i primi anni 2000 hanno dato sfogo a tanti teen drama, come Dawson's Creek, The O.C. e One Tree Hill, e forse è proprio quel senso di credibilità e realismo che mancava ai ben noti programmi per adolescenti, ma che invece troviamo in Una mamma per amica. In particolare Lorelai e Rory fanno scaturire empatia mediante storie ordinarie senza far ricorso a colpi di scena. Ciò non toglie che la scrittura, seppur con epici dialoghi, non sia sempre stata perfetta dall'inizio alla fine. Ma d'altronde quale teen drama non è mai caduto in piccole imperfezioni? Sempre se vogliamo considerare Gilmore Girls un teen drama.