BREAKING BAD


C'era una volta un uomo in mutande in mezzo al deserto...

Cosa vi ricorda? Ci sarà un motivo perché ancora oggi parliamo del fenomeno Breaking Bad dopo ben 12 anni dalla sua prima messa in onda. Sono sicura che è la serie migliore che abbia mai visto. E anche se sono passati più di 10 anni - in realtà l'ho recuperata solo diversi anni fa - non ho trovato alcuna serie simile che rispecchiasse lo stesso livello di scrittura, di regia, di fotografia e ovviamente anche di recitazione.
È composta da cinque stagioni, uno spin-off sulla figura dell'avvocato Saul Goodman (recensione qui), e un film sequel del 2019 (qui la recensione). Onestamente ci mette un po' ad ingranare e l'ho iniziata senza troppe pretese: all'epoca non vedevo molte serie tv e non avrei mai immaginato di potermi appassionare ad una serie di questo genere.
Capolavoro assoluto creato da Vince Gilligan, ha vinto numerosi premi e non a caso è considerata da molti la serie migliore di tutti i tempi. Non posso far altro che concordare. Breaking Bad è iconica, sorprendente ed emozionante, e ha approfondito un micromondo piuttosto ristretto come numero dei personaggi e location. Come dimenticare il famoso camion dove Walter White produce anfetamina nelle prime stagioni e da cui è partito tutto?


Walter White (Bryan Cranston) è un insoddisfatto professore di chimica di Albuquerque, ex candidato al Nobel che si ritrova ad insegnare ad un liceo. Vive con la moglie Skyler (Anna Gunn), casalinga e incinta della loro secondogenita, e il figlio Walter "Flynn" Junior (RJ Mitte), affetto da una paralisi cerebrale, un disturbo che gli causa problemi di linguaggio e lo costringe a muoversi su delle stampelle. Alla soglia dei suoi cinquant'anni, Walt è costretto a svolgere un secondo lavoro come dipendente di un autolavaggio per far fronte alle difficoltà economiche della famiglia. Inoltre deve sopportare le vessazioni del suo titolare, dei suoi amici e dei suoi familiari, che lo vedono come un uomo debole e remissivo. In particolare suo cognato Hank (Dean Norris), agente della DEA, con cui peraltro ha un buon rapporto, non perde occasione per mettere a confronto la sua vita avventurosa con quella di Walter, noiosa e totalmente priva di soddisfazioni. Quando a Walter viene diagnosticato un cancro ai polmoni, pur non avendo mai fumato in vita sua, i suoi problemi sembrano precipitare. Tuttavia, in seguito al casuale incontro con Jesse Pinkman (Aaron Paul), un suo ex studente diventato uno spacciatore di poco conto, Walter decide di cucinare cristalli di metamfetamina. Il prodotto di Walt si rivela essere di qualità nettamente superiore rispetto alla concorrenza, dimostrato dal fatto che ciò è derivante dalle sue conoscenze chimiche. L'uomo decide, quindi, di sfruttare le sue capacità per cercare di lasciare ai suoi familiari il necessario per andare avanti dopo la sua morte. All'insaputa di suo cognato, diventa il produttore e spacciatore più ricercato della migliore metamfetamina di tutto il New Mexico. Ad un certo punto della serie dice a Jesse che vuole costruire un impero. Ma, al contrario di ciò che lui fa credere, non saranno tanto i soldi in sé e per sé ad interessargli, ma più che altro la possibilità di fare ciò che non è riuscito a fare prima: diventare famoso e potente grazie alla sua mente.

L'iconica immagine dei primi minuti del pilot, ovvero di un Walter White in mutande in mezzo al deserto del New Mexico, è un flashforward del finale della prima stagione che vede l'uomo guidare all'impazzata sul suo camper con una maschera antigas sul viso, per scendere in mutande e impugnare una pistola contro la polizia. Ecco il primo incontro con quello che poi è diventato il nostro personaggio preferito di sempre. Ed è proprio grazie ad un grande protagonista che viene raccontata una storia lunga, ricca ed innovativa. Molte volte non si sa se è Walter White, o meglio Bryan Cranston, ad essere Breaking Bad o viceversa. Molto del suo peso, infatti, si deve all'attore protagonista che scava nella rabbia e frustrazione di quest'uomo forme di impassibilità, esplosioni di furore e profondi burroni di dolore, onnipotenza e solitudine. Insomma un incipit potente che conquista fin da subito l'attenzione dello spettatore. L'ambientazione nel deserto, tipica dei set di Vince Gilligan, ci ricorda molto C'era una volta il West di Sergio Leone, sua fonte d'ispirazione, nel quale assistiamo ai momenti di solitudine del protagonista. Ma è nell'intimità della famiglia, nell'universo domestico (chiuso in bagno, sulla sponda del letto, frugando tra i mille nascondigli dove conserva ingiustificabili quantità di droga e denaro) che il protagonista appare più indifeso, terrorizzato di essere scoperto e solo. Walt, nell'ultimo episodio della prima stagione, attende l'arrivo della polizia, apparentemente senza voler combattere, ma accettando il suo destino. È impossibile non rimanergli vicino e a perdonargli ogni suo errore, non perché sia particolarmente simpatico, ma perché non possiamo farne a meno, proprio come succede per lui. Non ha nulla di positivo, è l'antieroe per eccellenza e ci piace.


Ma passiamo a Jesse e al suo rapporto con il suo professore di chimica. Walter White, dopo aver scoperto di avere un cancro inoperabile, deciderà di mettersi sulle tracce di Jesse, affinché quest'ultimo possa farlo entrare nel giro della droga. Dopo un tentennamento iniziale, Jesse si vedrà costretto ad accettare la cosa poiché ricattato dal suo ex professore.
Nella prima stagione, durante diverse peripezie non proprio nella norma, la situazione inizia a peggiorare quando si immischiano in affari con un certo narcotrafficante messicano, Tuco Salamanca. Tuco è spietato, vuole a tutti i costi la meth di Walter White per i suoi scopi, ma allo stesso tempo ha un impero e pensa solo ad espandersi. Peccato che Tuco ha anche dei grossi seri problemi mentali che lo porteranno ad una brutta fine.
Già dalla prima, ma soprattutto nella seconda stagione, vediamo la riluttanza di Walt a raccontare perfino alla moglie del suo cancro e la dignità con cui affronta la stessa malattia, il suo successivo rifiuto delle terapie, l'opporsi di Skyler ad accettare lo strano comportamento di Walt. Molte cose già le avevamo viste nella prima stagione, ma sarà per la brevità del numero di episodi, per la trama ancora da inquadrare, che l'evoluzione dei personaggi e della storia avviene solo nella seconda stagione: Walt diventa Heisenberg, generando un alter ego geniale e cattivo a tutti gli effetti, i dettagli sulla sua famiglia e il suo impegno nel mantenere la sua doppia identità portano a nuovi misteri, nuovi sospetti e nuovi segreti; vediamo Jesse e i suoi silenziosi scontri continui con i suoi genitori; la sua famiglia sempre più preoccupata per lo stile di vita del figlio e dalla quale viene sfrattato e buttato fuori di casa.
I due alleati, in realtà, tornano a lavorare insieme per puro piacere e per pura noia: Walt vuole lasciare un'eredità alla sua famiglia, Jesse vuole sentirsi bene, ed entrambi vogliono un riscatto dalla propria vita. In particolare Walt piano piano scopre sé stesso e prova a prendersi tutte le rivincite possibili nei confronti di una vita che fino a quel momento era stata troppo vuota. Cucinare meth lo ha risvegliato da un sonno profondo.
Insieme a Jesse fa la conoscenza di un altro signore della droga: Gustavo Fring (Giancarlo Esposito). Impegnato nell'affare con Gus, Walt si perde la nascita della figlia Holly, e allo stesso tempo si renderà conto di essere da solo a portare avanti i suoi affari.

Alla sua prima consegna, verso la fine della stagione, vediamo un Walter spietato: l'avevamo già visto come una persona a volte irascibile, che perde il controllo e che commette delitti senza scrupoli per sfuggire a chi gli mette i bastoni tra le ruote, ma ad un certo punto anche il suo animo più umano e cosciente cederà per dare spazio all'egoismo e all'istinto di fare la cosa migliore per sé. Walter e Jesse sono ai ferri corti: il primo non vuole dare la parte di soldi che spetterebbe a Jesse e quest'ultimo va su tutte le furie. Preso dal senso paterno Walt si reca da Jesse per parlare, ma lo trova a letto addormentato e fatto insieme alla sua ragazza Jane (Krysten Ritter). L'immagine che vediamo è brutale: Jane in stato di overdose sta avendo le convulsioni proprio nel momento in cui arriva l'uomo. Walt la guarda lasciandola morire. La scena è stata difficile da girare da quanto dice l'attore, il quale ha affermato di aver pianto e sofferto moltissimo dopo le riprese.
Walt, prima di diventare Heisenberg, era un uomo debole con poca determinazione e personalità ma onesto; diventando Heisenberg avrà tutta la determinazione che gli mancava per portare a termine i suoi affari, preferendo lasciar morire una ragazza che avrebbe potuto essere sua figlia.
Dopo la morte di Jane, Jesse è sconvolto per un lungo periodo, esce ripulito nella stagione successiva ed instaura una nuova relazione con la madre single Andrea che ha un figlio chiamato Brock, a cui Jesse si legherà molto.

Nella terza stagione nuove minacce incombono per Walter White e, mentre il tumore sta regredendo, lui non ne vuole sapere di ritirarsi dalla sua vita da criminale. La moglie l'ha lasciato a causa delle sue bugie che mano a mano sono salite a galla e Walt diventa sempre più spietato con la vita. Intanto Jesse - principale sospettato - è pedinato da Hank, così Walter decide di sbarazzarsi del camper e imbrogliare il cognato, dopo avergli fatto arrivare in forma anonima la notizia di un incidente dove è presente sua moglie; Hank si reca a casa di Jesse e lo picchia violentemente, pensando sia stato lui a mandare la falsa notizia.
Walter e Jesse sono di nuovo ai ferri corti ma ben presto ricominceranno a produrre metamfetamina: infatti, in questa stagione, vengono obbligati a lavorare per Gus Fring e sono costretti ad uccidere Gale, il socio del laboratorio di Gus, per rendersi indispensabili e continuare unicamente loro a cucinare metamfetamina. È lo stesso Jesse, costretto da Walt, ad ucciderlo con un colpo di pistola alla testa. Un altro dei momenti più strazianti per Jesse, sempre più manipolato da Walt e da Gus.

Nella quarta stagione Walt e Skyler sono ormai separati da diverso tempo, Hank sta cercando a tutti i costi di incastrare Jesse, che segue da un po', ma sospetta che il ragazzo non agisce da solo. Per giunta sta ancora indagando sulla morte di Gale che lo riportano ad un personaggio misterioso.
Il cancro torna come a punire Walt per tutte le sue misfatte. Il rapporto tra Walter e Gus è ormai ai ferri corti, tanto che Walter stesso vorrebbe uscire dalla banda, ma la contemporanea indagine di Hank su Gus e le minacce di quest'ultimo lo pongono nelle condizioni di non poterlo fare. In tutto questo anche i rapporti con Jesse si stanno incrinando; Walt non si arrende e decide di far fuori Gus con una sigaretta di ricino, ma Jesse, consapevole che è diventato ormai sempre più una pedina nelle mani di Fring e Walter, rifiuta di assolvere anche questo compito.

Intanto viene a sapere che Brock è in ospedale per un avvelenamento, così Pinkman va nuovamente nel pallone nello scoprire che la sigaretta contenente la ricina è scomparsa, sospettando quindi di Walter. Qui emerge tutto lo spaesamento del ragazzo, incapace ormai di credere a qualcuno, consapevole forse solo ora di non potersi fidare di nessuno, anche se il suo istinto gli dice di credere a Walt.
Walter riuscirà comunque ad uccidere Gus, grazie all'aiuto di Hector Salamanca, e riallacciare i rapporti con il ragazzo.

Nella quinta stagione Walter è più spietato che mai: non gli è bastato far fuori Gus e diventare il re della droga, ma continua a manipolare Jesse che, dopo aver capito che Walt aveva avvelenato il figlio di Andrea, decide di aiutare Hank (che intanto ha scoperto chi sia Heinsenberg in una scena epica), uscendo definitivamente dalla nuova attività in cui lo stava coinvolgendo Walt. È proprio in questo decisivo loro scontro che Walter, senza scrupoli e - direi anche - senza nemmeno più un cuore, confessa a Jesse di aver causato la morte di Jane, di averla vista soffocare e di non aver fatto niente per salvarla. Forse lo fa per marcare il suo territorio e fargli capire il disprezzo nei suoi confronti oppure lo fa per chiedergli una sorta di scusante prima di una possibile sua morte. In ogni caso vediamo un Walter White violento e un Pinkman di nuovo senza via di uscita. Ovviamente amara è la loro separazione ma, dal momento che tutte le cose volgono al termine, la delusione di Jesse da parte di Walt è troppa, così lo tradisce; in conclusione il suo ex professore non si dimentica di fargli capire che l'ha sempre manipolato fin dall'inizio.

Al momento dell'arresto del chimico da parte di Hank e Gomez, la banda di Jack irrompe e uccide i due agenti della DEA, rubano a Walt i soldi e rapiscono Jesse, costretto a produrre meth per Todd, Jack e Lydia, vivendo in uno stato di schiavitù per mesi. Un giorno tenta di scappare ma verrà bloccato e Todd per vendetta uccide Andrea.
Alla fine Walt, ormai divorato dal cancro e probabilmente spinto da quell'unico briciolo di umanità che gli è rimasto, riesce ad uccidere Jack e i suoi uomini e liberare Jesse. In fondo non l'avrebbe mai lasciato morire. Ma gli chiede una cosa: vuole che sia il ragazzo ad ucciderlo, ma ormai Pinkman non si lascia più manipolare, non vuole più prendere ordini da nessuno. Ora è libero.
Successivamente vediamo Jesse fuggire e Walt morire dissanguato nel laboratorio chimico di Jack. Le ipotesi su questa morte sono a libera interpretazione. Gli è rimasta una ferita provocata dallo scontro con Jack o si è ucciso da solo? Quella scena in cui vediamo Walt spegnersi è forse l'unico momento in cui Gilligan lascia lo spettatore con il dubbio. Adesso Walt è veramente solo.

Quando Walt muore, muore anche il suo cancro, ma lui rinasce per essere riuscito a vendicare il suo nome. La battuta "Say my name" è il momento più alto della stagione e ovviamente dell'ascesa di Walter White. Walt ha finalmente la forza di guardare in faccia l'altro senza il timore di esserne sopraffatto ed ha pure la sfrontatezza di chiedergli di pronunciare il suo nome. Sa di essere ormai una leggenda. Ha sfidato suo cognato con timore e lo continua a sfidare senza alcun timore. Non è più quell'uomo che veniva deriso al suo compleanno e che non è arrivato al successo come i suoi colleghi. Non ha più paura di nessuno ora. Ha il potere.

Oltre ad un'ottima sceneggiatura, il punto forte di Breaking Bad è la recitazione. Sono presenti personaggi talmente complessi che vengono interpretati in maniera grandiosa dagli attori: Walter, Pinkman, Skyler, Guss, Hank. Intorno alla vita di Walt ruota non solo Jesse, oggetto delle sue bugie e manipolazioni, ma anche Anna Gunn nella parte della moglie che eguaglia il marito in destrezza e audacia, ma che non gli perdona la doppiezza; Dean Norris, il cognato, un piedipiatti tosto e tenace, che non sa di frequentare colui che sta cercando; Giancarlo Esposito, un boss di acume e rancore shakesperiani che mette paura solo a guardarlo ma sarà fregato proprio dall'uomo di cui si serve. Memorabile la scena della sua morte. La prova della loro abilità sta nell'aver dato vita a stereotipi (l'uomo in cerca di rivalsa, il perdente, la mogliettina rompiscatole, lo spietato criminale, l'agente che vuole fare giustizia) sfruttando tutti i loro lati per poter avere una caratterizzazione a tutto tondo, che ha portato ad una vera e propria costante nella loro evoluzione episodio dopo episodio; senza nulla togliere a personaggi che non ho citato per mancanza di spazio ma che anche loro necessitano di un posto importante nella storia di Breaking Bad, quali Saul Goodman (Bob Odenkirk) e Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), presenti entrambi nello spin-off Better Call Saul.
Tutti noi sappiamo quanto sia facile ad un certo punto snaturare un personaggio o trasformarlo in una macchietta. In Breaking Bad questo non avviene mai con nessun personaggio, nonostante la trama stessa la renda rischiosa più di molte altre serie. Senza forzare la mano, Breaking Bad ha voluto partire da un'unica grande geniale idea per poi lasciarla crescere in modo naturale. 
La sigla d'apertura, la più bella di tutta la storia delle serie tv, è cupa, ansiogena, un mix di acidi che vedi negli atomi rappresentati per far assaporare l'effetto "chimica" ed è di Gnarls Barkley (Who's gonna save my soul).


La metamfetamina non è semplicemente la storia raccontata, ma fa da sfondo al percorso psicologico dei due protagonisti: Walter ha sempre vissuto un'esistenza morale che non l'ha portato da nessuna parte, se non ad avere una vita noiosa, così metterà spesso da parte il concetto di morale giustificando con sé stesso e con gli altri che tutto quello che sta facendo lo fa per una giusta causa, la famiglia; al contrario Jesse all'inizio della serie di morale ha ben poco e l'incontro con White lo farà cambiare e desiderare quella libertà mai avuta. 
Solo sul finale il protagonista ammetterà alla moglie, e dunque anche a sé stesso, che tutto ciò che ha fatto l'ha fatto per lui, perché lo faceva sentire bene.


Si può dire che Breaking Bad è davvero un'opera compiuta quanto un film o un romanzo, un qualcosa di molto lontano da qualsiasi altra serie mai vista sul piccolo schermo. Perché nessuna serie mai è riuscita a mantenere qualità, coerenza e soprattutto lo stesso cast artistico e tecnico per così tanto tempo. E soprattutto riuscire a chiudere anche il cerchio in modo compiuto e assolutamente soddisfacente.