Odio il Natale 2, una rom-com all'italiana. Meglio tardi che mai


A seguito del grande successo della sua prima stagione (qui la recensione), non sorprende il ritorno, su Netflix, di Odio il Natale 2. Le vicissitudini personali di Gianna (con una Pilar Fogliati perfetta per il ruolo) hanno appassionato numerosi utenti streaming durante il periodo natalizio scorso. Fin da subito proposto come un remake nostrano della serie televisiva norvegese Natale con uno sconosciuto, questo progetto per il piccolo schermo è riuscito a stregare il pubblico generalista grazie a un tocco personalissimo che ritorna anche nella seconda stagione. Lo schema è sempre lo stesso, quello di una millennial alle prese con relazioni sentimentali complicate, goffi tentativi di ricreare una stabilità e colpi di testa che rovinano tutto sul più bello. Non solo l'atmosfera natalizia, ma anche un cast corale hanno fatto la differenza, con una migliore coesione tra storie e personaggi.

Odio il Natale 2 riparte nel momento esatto in cui la stagione precedente si era chiusa, con quel fatidico 24 dicembre in cui la nostra Gianna era giunta a una conclusione strettamente legata a tutte le esperienze precedenti che l'avevano portata a quella cena insieme alla propria famiglia. Ogni cosa, però, cambia e si evolve quando qualcuno di inaspettato suona alla porta, e un messaggio d'amore irradia la sua esistenza alimentando le sicurezze personali verso la figura di Umberto (interpretato da Glen Blackhall), collega di lavoro da cui era attratta, e nuova fiamma con cui abbandonare per sempre la sfiancante e deprimente situazione da single precedente, ed evolversi verso qualcosa di nuovo. Anche se le iniziali premesse di Odio il Natale 2 sembrano suggerire una sorta di maturazione per il personaggio di Gianna, o un passo in avanti verso le responsabilità emotive dell'età adulta, così non è, dato che il rapporto con Umberto, e la prospettiva d'impegnarsi definitivamente con lui, diventa ben presto paranoia del tutto ingiustificata, ansia e soffocamento senza alcuna prova o indirizzamento in quella direzione, così da sabotare il rapporto con lui. In un viaggio sentimentale in cui proverà in tutti i modi di riconquistare Umberto, con un piano organizzato proprio per la cena di Natale – cena in cui mai come ora tutta la sua famiglia sembra sfasciata e i suoi sogni infranti, Gianna comincerà a farsi delle domande sul suo rapporto ma anche su quelli di altri. 
Ecco che, rispetto alla prima stagione che ruotava intorno alla ricerca di un uomo, il quesito cambia e ciò che cerca Gianna è il vero amore, quello con la A maiuscola, che potrebbe anche non durare per sempre, ma che porta a dire: "sì, è la persona giusta". Se nel primo capitolo Gianna sentiva di non piacere realmente a nessuno, adesso ha capito che è lei a non aver mai realmente amato qualcuno. 
A mettersi in gioco, quindi, non sarà solamente Gianna, ma anche i suoi cari e un vicino di casa che molto probabilmente non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi una vicina come lei.

Da una parte ci sono di nuovo gli intermezzi in cui l'attrice parla direttamente in macchina, rivolgendosi allo spettatore, dall'altra c'è un suo percorso che non rappresenta nessuna evoluzione, ma anzi si configura come un vero e proprio tornare indietro. Se nel primo caso viene meno l'intento di divertire con un atteggiamento brioso, nel secondo Gianna appare come un personaggio ingabbiato in sé stesso. Una donna che viene descritta come altruista e sempre pronta a "sacrificarsi" per gli altri, ma che in questa seconda stagione appare quasi come un'egoista che non sempre pensa alle conseguenze delle sue azioni. 
Visto che i miracoli di Natale non capitano senza il supporto di uno o più aiutanti, ecco ricomparire, accanto a Gianna, pure le sue amiche, ovvero Titti, una cinica Beatrice Arnera che non crede nell'amore solo perché è stata ferita ma sotto sotto desidera solo un abbraccio, e Margherita, sorella della protagonista, alle prese con una rottura. New entry del cast della seconda stagione sono Pierpaolo Spollon che interpreta Filippo, nuovo vicino di Gianna che una volta tanto porta sullo schermo un vedovo non lacerato dal dolore, padre di un'adolescente non problematica, non traumatizzata, non lagnosa ma addirittura felice. Il trionfo della leggerezza, insomma. Quella voglia di certezze e risposte in un mondo che sembra avere continue aspettative sentimentali nei tuoi confronti diventa sia una ricerca di sé stessi e della propria identità, che una voglia di affermazione personale oltre le dinamiche più materiali dell'esistenza e convivenza col prossimo. Con più personaggi in gioco, ovviamente, in Odio il Natale 2 aumentano anche i punti di vista e le problematiche da analizzare e superare. La separazione di una giovane coppia con figli e la conseguente terapia, il bullismo e la pressione in giovane età e la risposta successiva durante la crescita, la voglia di libertà personale durante l'anzianità e ovviamente l'amore in tante sfumature differenti. Sono questi i punti di forza della serie Netflix, coadiuvati a un'attenzione mirata alla semplicità d'azione e sviluppo da non sottovalutare affatto. E giusto per non farci mancare niente c'è pure la quota "fuck boy" di Nicolas Maupas, che torna nel ruolo di Davide, uno dei love interest della protagonista nella prima stagione, ma che, però, non sembra effettivamente ottenere un posto in questa seconda stagione. Non è un interesse sentimentale e non è un amico, non ha un futuro e non ha un presente. Forse uno che semplicemente e implicitamente l'aiuterà a farsi ulteriori domande?


L'interpretazione della Fogliati è quanto di più riuscito, insieme a una scrittura semplice ma mai banale e diventa impossibile non rivedersi nelle buffe traversie e contraddizioni di questa ragazza che cerca (di evitare) l'amore.
Un misto tra Fleabag e Love Actually, era da tempo che un titolo italiano non riusciva nell'impresa di intrattenere, far ridere e pure un po' sospirare senza risultare il solito accrocchio di telefonatissimi luoghi comuni. Nel corso dei sei episodi non è semplice intuire da che parte andranno tutte le (sotto)trame, anche per via del carattere imprevedibile della protagonista Gianna, una scheggia impazzita che gravita per Chioggia con la licenza, auto-concessa, di far danni. Una Bridget Jones all'italiana praticamente. 
Per chi vuole sorridere dei tormenti dell'amore regalandosi qualche momento di spensieratezza, pronto per essere divorato in modalità binge-watching. Niente di troppo cerebrale, niente di troppo serioso, si intende. Soprattutto durante le feste (anche se le mie recensioni arrivano sempre tardi!). 
Il Natale, alla fine della fiera, la protagonista non lo odia realmente, dice di odiarlo solo perché non le dà quello che cerca e, come tutte le commedie romantiche, il lieto fine è alla porta al termine della stagione. Dunque, per parafrasare Gianna, "la slitta di Babbo Natale passa una seconda volta, basta saperla aspettare". E questa seconda volta sì, è quella giusta, più matura come la protagonista. Del resto, la vera magia non è essere speciali, ma normali.