You 4: è forse il momento di fermarsi?


Serie ormai diventata così controversa, You è arrivata alla sua quarta stagione, questa volta divisa in due parti, di cui l'ultima uscita pochi mesi fa. Ho visto la stagione tutta insieme dopo poche settimane la conclusione della seconda parte. 
La tanto amata quanto odiata serie sembrava concludesse proprio con la quarta stagione, quando invece alla conclusione di questa sembrerebbe che avremo a che fare con ancora un'ultima stagione. 
Nata nel 2018, siamo andati avanti a vederla con un ritmo incalzante, un certo gusto per l'esagerazione che non finiva mai nel pacchiano, un'attenzione ai cliffhanger di fine episodio che, con maestria generalista applicata al binge watching, obbligavano a premere play sul prossimo episodio appena finito il precedente. Ma quindi Joe (col nuovo nome di Jonathan) è riuscito a superare i suoi robusti problemi psichiatrici? In realtà no, perché le vecchie pulsioni esistono ancora e minacciano semplicemente di cambiare oggetto di ossessione (come è sempre stato). Solo che Joe, inaspettatamente, si trova a essere preso di mira da un altro stalker assassino, che lo trasforma nell'oggetto di un'ossessione terza che lascia una scia di sangue sulla quale il protagonista deve indagare, anche e soprattutto per non venire accusato di omicidio e per vedere distrutta la sua copertura. La quarta stagione di You si era presentata al pubblico, già dai trailer, molto diversa dalle precedenti. Una nuova location, una formula che mescola giallo e thriller (almeno nella prima metà), scene di sesso ridotte all'osso (per volere dello stesso Penn Badgley).

Dopo aver mandato di nuovo in frantumi la propria vita e la propria relazione con Love, Joe Goldberg decide di lasciare la California per mettersi sulle tracce di Marienne, una responsabile bibliotecaria conosciuta nella passata stagione. Per farlo Joe finisce prima a Parigi e dopodiché a Londra, dove cambia identità e professione, e deve fare i conti con il genere britannico per eccellenza in ambito narrativo, ovvero il "whodunit", codificato e reso celebre dalla scrittrice Agatha Christie, non a caso più volte citata nel corso degli episodi. Arrivato, dunque, in Inghilterra per vestire i panni dello sconosciuto professore di letteratura, Joe/Jonathan inizia a frequentare i salotti dell'upper class londinese e finisce in un giro di ricchi figli di papà fra cui, molto probabilmente, si nasconde un assassino, il quale sembra a conoscenza del passato di Joe e che ha preso di mira diverse personalità ricche ed importanti di Londra, tra cui la sua nuova cerchia sociale formata da personaggi ricchi, viziati e pieni di problemi. È grazie a loro che Joe conosce Kate, una ragazza indipendente con la passione per l'arte. E per quanto possa essersi allontanato dalla sua vecchia vita, Joe non fa che rituffarsi nello stesso mondo che si è lasciato alle spalle innamorandosi, di nuovo, della stessa tipologia di donna che l'ha portato a dover abbandonare suo figlio e inscenare la sua morte e finendo nel bel mezzo di un ciclo di morti misteriose. La serie che sembrava fuggita dalle sue origini, per raccontare una storia potenzialmente meno problematica, ha trasformato il suo protagonista criminale in uno a cui finisci col volere ancora più bene; perché come fai a non schierarti dalla parte del poveraccio che deve salvarsi dagli stronzi pieni di soldi? Se è vero che il protagonista passa dall'essere stalker all'essere vittima di uno stalker, ciò non significa che smetterà di usare il proprio "superpotere", il saper osservare, a proprio vantaggio per la risoluzione del caso. L'assassino, però, comincia a mettere in dubbio l'illusione di stabilità che Joe si è creato, facendolo inizialmente dubitare della propria innocenza e instaurando con lui un legame pericoloso. Joe vede sgretolarsi in poco tempo tutti i progressi fatti per non commettere più omicidi. Nei panni di un novello Sherlock Holmes, il protagonista riesce finalmente a trovare un modo più costruttivo di mettere in pratica le proprie capacità di osservazione, di deduzione e di insabbiamento, riuscendo perfino a proteggere le nuove figure che entrano a far parte della sua vita. Joe, dopo essere sopravvisuto al tentativo di assassino del "Killer mangia ricchi" che si rivela essere Rhys Montrose, non è tranquillo e la sua follia si innesca sempre di più con Marienne. La scoperta dell'identità dell'assassino apre anche una serie di nuove problematiche, dalle quali Joe si deve districare per non dire per sempre addio alla propria nuova vita, in particolare se la deve vedere con il padre di Kate che sembra conoscere abbastanza sul suo passato. 
Guardando l'episodio finale di You 4, a un certo punto, sembra quasi che l'intera serie stia per giungere ad un epilogo definitivo. Come se gli autori avessero voluto preparare un finale di serie, in caso di cancellazione dell'ultimo minuto. Poi il cambio di programma repentino: come spesso accaduto in passato, prendono una strada paradossale e ovviamente impercorribile nella vita reale (e questo ci piace anche, non sta qui il problema) per portare avanti la storia. Ma quante volte può farla franca un pluriomicida come Joe Goldberg? Si arriva a fine visione francamente sfiniti e si vorrebbe soltanto scrivere una bella letterina a Netflix, dove chiedere che la prossima stagione sia l'ultima.

La terza stagione di You (qui la recensione) si era conclusa con diverse perplessità legate sia al futuro della serie che del personaggio, il quale ancora una volta era deciso nel non mostrare segni di crescita (o decrescita). Il timore era quindi che You 4 potesse essere solo l'ennesima stagione in cui il loop malsano di Joe avrebbe preso vita, designando un'altra povera ragazza, ma restando negli schemi visti nelle passate stagioni. Questa stagione non ha rispettato questa aspettativa, soprattutto nella prima parte. Difatti, dopo aver terminato You 4 abbiamo compreso il perché di dividere la stagione in due: più che un motivo prettamente commerciale, ce n'è uno narrativo tutto da discutere: durante la prima parte sembra di star guardando una serie completamente diversa, mentre durante la seconda si torna ai canoni delle passate stagioni. Il problema della rivelazione del killer è, oltre ad essere una soluzione estremamente banale nella sua concezione, non preparata a dovere, dando vita ad un risultato per lo spettatore non di sorpresa, ma di perplessità. Una montagna russa che ci ha confuso e che ci ha destabilizzato, perché se da un lato siamo stati felici di vedere un cambiamento, dall'altro abbiamo compreso quanto questo fosse solamente fittizio. Anche perché, questo cambiamento avvertito nella prima parte ha reso la serie così noiosa da non riconoscere il nostro protagonista. Per questo motivo era meglio concluderla là la storia. 
Durante la prima parte Joe sembra esser diventato un uomo nuovo, un paladino della giustizia, talmente tanto nuovo non solo da non avere più alcun problema con l'ossessione, se così vogliamo chiamarla, ma addirittura da sacrificare ciò che gli interessa in nome della giustizia. È chiaro che, messa in questo modo, uno non può far altro che pensare una di queste due cose: o io sto guardando una serie diversa, oppure la stava guardando chi ha scritto questa stagione. Inspiegabile un cambiamento così radicale del personaggio dopo tre stagioni di evoluzione inesistente. Il personaggio di Joe, in questa stagione, è in realtà in bilico tra chi è e chi vuole essere, come ci ricordano i suoi pensieri. Il plot twist è infatti dietro l'angolo, esattamente dopo un mese, con l'uscita della seconda parte. Qui capiamo che, in realtà, niente è cambiato e che stiamo effettivamente guardando YouI personaggi che circondano Joe sono degli stereotipi fatti e rifatti dell'alta società, tutti un po' cringe. Ma il caos, alla fine, prende il sopravvento: tra personaggi più di tutti inutili sono Lady Phoebe e Adam, con annesse improbabili alleanze, tanto che gli ultimi episodi risultano addirittura difficili da seguire. Gli unici a salvarsi sono, appunto, Joe, sia per la performance di Badgley che in mezzo a questa caciara è il meno peggio, ma anche il personaggio di Kate, che forse è anche meglio del protagonista. La mancanza di chimica tra i due, però, è palese. 
Nella seconda parte il personaggio di Joe mostra tutta la sua malattia e diventa a tratti spaventoso, mostrando la vera natura di quello che non è un eroe, bensì un assassino che non va compreso o ammirato. Questo ha permesso, anche se per una piccola porzione di racconto, di non romanticizzare il personaggio di Joe, il che è decisamente un passo in avanti per lo show e per le sue controversie. 
You 4 cambia, dunque, nuovamente identità proprio come la cambia il suo protagonista, passando dal thriller psicologico con elementi splatter ad un giallo da risolvere prima che sia troppo tardi. Come d'altronde ha fatto lo show, Joe non ha avuto la maturità di fermarsi quando doveva. Il succo è che non ho mai capito come mai nessuno abbia cercato di far chiudere You. Insomma, inspiegabilmente la seconda parte di You funziona, l'episodio finale è un groviglio di niente ma perfetto nel suo insieme in quanto vedere Joe riuscire, di nuovo, a uscire fuori dalla rete di caos che ha seminato è quasi una gioia ed ormai vogliamo solo sapere fino a che punto potrà spingersi.

Le diverse stagioni di You hanno dimostrato una qualità altalenante, tra scelte interessanti, dinamiche ripetitive, un po' di noia e qualche svolta poco credibile. Con la quarta abbiamo assistito a un risollevamento interessante, dato da un'adeguata qualità tecnica, da una regia capace di intrattenere e un buon livello di recitazione, capaci talvolta di distogliere l'attenzione da alcune incongruenze e da situazioni poco credibili. Ci ritroviamo immersi in una storia che sarà pure molto diversa dal passato, ma allo stesso tempo conserva proprio quella capacità di intrattenere.