La serie ispirata al romanzo di Roberto Saviano arriva al
dunque con dieci puntate in crescendo. Gomorra ha portato sui nostri
schermi una produzione di livello internazionale, scritta e recitata benissimo,
mostrandoci non solo i meravigliosi scorci di una Napoli degradata. Ci sono
volute cinque stagioni e un film per raccontare la storia di Ciro e di Gennaro.
Orfano e miracolato il primo, tanto da meritarsi il soprannome che si porterà
dietro per tutta la vita, rampollo di un potente boss camorrista il secondo,
avviato sulle orme del padre attraverso conflitti continui, guerre, tradimenti
ed esperienze traumatiche. È stata tagliente e violenta Gomorra, sì. Lo
è stata perché raccontava cose taglienti e violente, e lo ha fatto bene,
portando sui nostri schermi tutta la fragilità di vite destinate a essere
spendibili, in nome di traffici e malaffare.
La stagione 4 aveva assottigliato
al minimo il suo cast di protagonisti, rendendo la storia meno corale e più
altalenante in termini di ritmo. L'Immortale faceva da ponte dalla
stagione precedente a quella attuale. In mezzo, c'era una storia ancora
tutta da scrivere, che a lungo ci ha lasciato col fiato sospeso per capire
quali sarebbero state le sorti finali dei suoi personaggi principali.
Sollima,
autore della serie, è uscito da questa dopo la seconda stagione e anche
Francesca Comencini si è a un certo punto defilata, mentre è rimasto dei
registi iniziali Claudio Cupellini, cui si è affiancato Marco D'Amore - che
aveva diretto anche il capitolo cinematografico L'Immortale. Sono loro
due a dividersi la direzione artistica di questo finale. Tutto parte proprio
dalla fine del film L'Immortale l'ultima stagione di Gomorra. Da
quando Genny e Ciro s'incontrano a Riga, travolti da quell'amore-odio che ha
sempre caratterizzato la loro amicizia.
La stagione finale non poteva che portare ad un confronto
sanguinario tra Ciro e Gennaro che si trovano questa volta (ancora una volta)
su posizioni inconciliabili. La cosa curiosa è che il sacrificio di Ciro,
quella notte sulla barca, aveva lasciato l'idea che i due fossero in qualche
maniera amici, ma è proprio Ciro a ricordarci che in fondo non è così, non è
mai stato così. Li avevamo lasciati in una zona industriale di Riga sul finale
de L'Immortale a guardarsi uno di fronte all'altro come nella
conclusione della terza stagione quando Genny era convinto di aver ucciso Ciro
su quella barca al largo di Napoli. Gomorra 5 inizia con Genny Savastano
braccato dalle forze dell'ordine, senza più Azzurra e Pietrino, abbandonati per
garantire loro una vita migliore, e costretto a vivere in un bunker in latitanza
grazie all'aiuto del boss O'Maestrale, un piccolo boss di Ponticelli che dopo
20 anni di carcere vede in Genny la possibilità di arrivare al potere che brama
come rivalsa insieme alla moglie Luciana, ancora più ambiziosa ma poco
fiduciosa nelle reali capacità di Savastano che tradirà pur di garantirsi un
futuro. Mentre è in cerca di alleati per la sua guerra contro il clan Levante
scopre che Ciro Di Marzio, l'Immortale, suo fraterno amico, mentore ed
eterno rivale che credeva di aver ucciso, è vivo e si trova a Riga per gestire
il traffico di stupefacenti con la Russia. Lo raggiunge e i due hanno un
confronto che termina con Genny che, carico di rancore per aver vissuto con il
peso di aver ucciso il suo miglior amico, fa rinchiudere Ciro in un gulag dopo
aver preso accordi con i trafficanti russi e torna a Napoli dove la mancanza di
un boss sta generando il caos nelle strade. Gennaro, sentitosi tradito e
abbandonato, ha preferito vendicarsi della fuga di Ciro piuttosto che
riabbracciarlo come un fratello e regnare con lui sul trono di Napoli;
l'Immortale, spiazzato e infuriato dal gesto del suo vecchio amico, inizia un
drammatico percorso di vendetta, tornando a Secondigliano per riunirsi a
Sangue Blu e guidare i clan rivali dei Savastano verso una vera e propria guerra
civile. Si torna, quindi, ai sotterfugi e ai tradimenti di Ciro,
all'inadeguatezza di Gennaro - riportandoli all'origine - si torna ad avere
l'impressione che quest'ultimo non riesce nemmeno nel suo ambiente a scegliere
il modo giusto di procedere, dimostrando nei fatti di non essere all'altezza
del ruolo a cui si sentiva destinato. Azzurra con il figlio Pietro vive con
fatica la situazione del marito e sogna di trovare tranquillità altrove, ma la
procura la rende presto parte delle indagini impedendole la fuga.
L'inizio è
sorprendente e inaspettato. Forse pretestuoso, ma serve a mettere i due
protagonisti in rotta di collisione. Un Ciro comprensibilmente voglioso di
rivalsa e una nuova antagonista - donna Nunzia, moglie vedova di O'Galantommo,
boss di Salerno, desiderosa di vendetta contro il clan Savastano, che ambisce a
una terribile vendetta - riescono laddove Gennaro fallisce. Ecco che l'impero
di Gennaro comincia a crollare: Maestrale e Munnaciello, alleati di Genny ma
accomunati dalla propria viscida e infedele ambizione, mentre Azzurra e il
piccolo Pietro, vittime di un'esistenza che la figlia del defunto boss
Avitabile non vuole più condurre. Da sempre parte di un mondo criminale, la
donna con il tempo ha cercato di affrancarsene per amore del figlio Pietro.
Questa stagione la vedremo scontrarsi apertamente con Genny, l'unica in grado
di tenergli testa. Mentre Sangue Blu, ormai fantasma di sé stesso per i sensi
di colpa di tutti i compagni morti a causa sua, ritroverà una scintilla negli
occhi proprio nel ritorno dell'Immortale. È così che Genny si trova costretto
con le spalle al muro, spinto in un angolo dal suo stesso delirio di
onnipotenza, che gli fa credere che basti il suo nome che porta per renderlo
intoccabile. Differenza tra chi, rampollo, crede che la corona sia un suo
diritto acquisito e chi, ragazzo di strada, quella corona sa che deve
conquistarsela.
Tra i nemici dei Savastano c'è anche lo stato, qui
rappresentato da Ruggeri: ci proverà, il magistrato, a incastrare l'avversario,
con tutti i mezzi a sua disposizione. Dall'altra parte un uomo ormai consumato
dalla vendetta, desideroso solo di vedere il suo rivale della stirpe "regale" dei Savastano umiliato.
Il ritorno dalla morte di Ciro di Marzio, alcune
situazioni "fortunate" che vanno a costruire la sua fama di immortalità,
tolgono credibilità ad un prodotto che punta tutto sull'opposto, ovvero la
sensazione che le storie raccontate siano quelle che leggiamo nella cronaca
nera dei quotidiani. Per quanto il film L'Immortale sia stato godibile,
per quanto alcune scelte della quinta stagione siano state apprezzabili, quella
scelta di voler salvare Ciro a tutti i costi aleggiava sempre sui personaggi.
Anche perché la quarta stagione ha mostrato che la serie poteva funzionare
anche senza Ciro. A questo va aggiunto che dei vari nuovi personaggi
sinceramente non interessava nulla a nessuno. Personaggi inseriti in modo funzionale
alla trama ma senza alcuna empatia ed emozione. Anche perché arrivati alla
quinta stagione di conoscere altri personaggi nemmeno avevamo voglia.
E così, dopo cinque anni, che Gomorra ci porta al
capolinea, mostrandosi le sfaccettature di questi due protagonisti. Un viaggio
di sangue, ma anche di affetti, di sentimenti forti. Ci accompagna a un climax
che, negli ultimi momenti, cambia faccia più volte, ma in fondo non sorprende
più di tanto. Perché ormai certi sguardi abbiamo imparato a conoscerli, e lo
svolgimento di certe scene è oggi un po' più prevedibile rispetto alle prime
stagioni. La stagione esplode con violenza solo nelle ultime puntate, raccontando
tassello dopo tassello l'ascesa di un criminale rinato dall'odio e il declino
di un boss apparentemente intoccabile. E gli ultimi dieci minuti, in
particolare, sono di enorme impatto: quello di Gomorra La Serie, alla
fin fine, è un finale giusto nel senso più puro del termine. Ciro Di Marzio ha
chiamato a raccolta gli uomini per quella che ormai è una vera e propria
crociata che potrà concludersi solo con l'eliminazione di uno e dell'altro
contendente. Sin dai primi episodi era chiaro che l'epilogo di questa storia di
amore e odio non sarebbe potuta terminare diversamente se non con un crescendo
di tensione fra i due protagonisti e i lori affiliati. Una storia fatta di
tradimenti, di doppi giochi e di anticipi sulle mosse dell'avversario. Genny, ormai svuotato da questa vita e con la voglia di abbandonare tutto e
ricominciare dalla parte opposta del mondo insieme al figlioletto Pietro e alla
moglie Azzurra, personaggio che ha saputo interpretare sia emotivamente che
fisicamente le sofferenze di una vita costantemente a rischio e non voluta e
perennemente preoccupata per l'incolumità del figlio.
Il finale mi è piaciuto,
nonostante gli innumerevoli voltafaccia che, alternandosi tra quello che sembra
inevitabile e quello che vorremmo in realtà succedesse, arriviamo alla
decisione finale di Ciro che deve scegliere tra il suo desiderio di rivalsa e l'affetto
verso un fratello, così che cerca di dimostrare da uomo, ormai a un passo dal
traguardo ma completamente distrutto e svuotato, di essere ancora - appunto -
un uomo, nonostante tutto.
Amici, nemici, fratelli, rivali. Genny e Ciro sono
il cuore e l'anima di Gomorra, l'uno lo specchio dell'altro. Sarà per questo
che guardarsi negli occhi è così doloroso per quei due ragazzi diventati
insieme uomini all'ombra delle Vele di Scampia e Secondigliano. Dentro i
rispettivi occhi si riconoscono e portano il peso di una vita passata uno al
fianco dell'altro e uno contro l'altro. Dalle Vele dove Genny ha premuto per la
prima volta il grilletto e da dove Ciro, da uomo di fiducia di Pietro
Savastano, è diventato lui stesso un capo.
La regia tanto solida quanto cupa di Cupellini, veterano
dietro la macchina da presa sin dalla primissima stagione, si affianca ad una
bellissima conferma, quella di un Marco D'Amore, che ci regala alcune delle
inquadrature e degli scorci visivi più affascinanti di tutta l'opera. La stagione
è meno ambiziosa della precedente, più incentrata sulla lotta mentale e
strategica tra i due protagonisti, ma non per questo meno raffinato o coerente
nei meccanismi di scrittura. Il ritmo è sempre molto lento, vittima di una
sceneggiatura un po' frettolosa, quasi ansiogena nel voler chiudere tutte le
parentesi narrative rimaste in sospeso. Probabilmente era il momento più giusto
per chiudere, e la sua chiusura Gomorra l'ha trovata, calando il sipario
in modo più che soddisfacente. Pur con i suoi alti e bassi, Gomorra - La Serie
ha cambiato drasticamente il modo di fare serie TV in Italia. Gomorra è
una serie tv che merita di essere vista e che riesce ad appassionare
invogliandovi alla fine di ogni puntata a vederne un'altra e facendovi
appassionare alle storie di personaggi palesemente negativi, e che non vengono
né mitizzati né mai presentati in una luce di positività proprio grazie al
realismo di cui ci ha abituati.