Gomorra è una serie tv italiana nata nel 2014, diretta da Stefano Sollima, prodotta da Cattleya e andata in onda per la prima volta su Sky. Grazie a Sky la televisione ha potuto svecchiarsi della sua concezione di fiction statiche che Rai e Mediaset hanno prodotto in questi ultimi decenni. Gomorra non ha nulla a che vedere con le fiction poliziesche, ma ricalca il genere gangster che, dopo Romanzo Criminale del 2008 (recensione qui), ha dato il via ad un'era nuova conquistando un vasto pubblico, soprattutto di giovani. Certo del libro di Roberto Saviano (2006) e dell'omonimo film di Matteo Garrone (2008) ha poco da spartire. Restano gli stessi paesaggi partenopei, le Vele di Scampia, ma l'approccio è diverso, votato soprattutto allo spettacolo puro con sparatorie, esplosioni, amori traditi e uccisioni selvagge e con una colonna sonora difficilmente da dimenticare. Come per Romanzo Criminale, che vedeva gli eventi svilupparsi nel Lazio, qui l'asse si sposta in Campania e vede una camorra fatta di personaggi fuori dal comune nella loro scalata al potere, rischiando di far apparire i boss come antieroi. Come per Romanzo Criminale, quando Gomorra è iniziato non era composto da nomi conosciuti del cinema italiano, ma da attori che solo con gli anni sono diventati noti al grande pubblico, come Marco D'Amore, Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito.
Marco D'Amore interpreta Ciro Di Marzio, chiamato "l'Immortale", braccio destro del clan dei Savastano, Fortunato Cerlino interpreta il boss Pietro Savastano, mentre il figlio inizialmente debole e impacciato Gennaro, detto "Genny", Savastano è interpretato da uno ancora sconosciuto Salvatore Esposito, che diventerà il nuovo boss spietato della malavita napoletana. A completare la famiglia Savastano c'è la madre di Genny, Imma, interpretata da Maria Pia Calzone.
Il clan dei Savastano è in guerra col clan guidato dal religioso Salvatore Conte per possedere il controllo sulle attività illecite dell'area periferica napoletana. Al fine di intimidire e far comprendere al rivale la propria forza, Don Pietro ordina ad uno dei suoi uomini migliori, Ciro, di incendiare la casa della madre del rivale. Infuriato per l'accaduto, Conte manda i suoi scagnozzi alla ricerca del responsabile dell'incendio: durante un attentato Ciro riesce a salvarsi. A questo punto Don Pietro ordina che il clan rivale vada sterminato. Ma qualcosa non va secondo i piani: viene arrestato secondo le regole del regime carceriere 41-bis e, mentre la moglie prende il posto del marito oscurando Ciro, quest'ultimo, sentendosi tradito, si allea con Conte e uccide Imma.
Se la lotta senza quartiere tra i due clan napoletani forse non ci racconta nulla di nuovo, nulla che Saviano non avesse già fittamente battuto e documentato, la novità è nell'adozione di un punto di vista di inaudita innovazione rispetto alla tradizionale fiction italiana.
All'inizio della seconda stagione Genny si trova in Sudamerica: non è la storia di anni prima in cui un Genny ancora vergine e alieno dalla criminalità veniva mandato in Sudamerica da Donna Imma per temprare il carattere e per imparare ad uccidere senza tentare il suicidio subito dopo. Ora Genny ha terminato la sua metamorfosi, ha attraversato l'inferno ed è tornato più crudele che mai.
Intanto Don Pietro, da un anno latitante e lontano dalla realtà napoletana, si nasconde in Germania. L'incontro tra padre e figlio è reso suggestivo dall'aggressività di Pietro pronto a sancire il suo comando. Il conflitto padre-figlio è reso noto dall'incompetenza di un giovane ragazzo che vuole affermare solo sé stesso e da un padre che l'ha lasciato solo in momenti difficili. Mentre Genny cerca di imporsi come unico Savastano, i due si trovano coinvolti in una faida esterna ai Savastano, innescata da Ciro, in cui Genny si prende cura del padre dopo averlo salvato. Pietro vorrebbe che Genny uccida Ciro per vendicare la morte della moglie, ma Genny non si sente pronto o non vuole, così ripudia il figlio ricordandogli la sua inadeguatezza. Genny non esplode. È così Gennaro: colpito dal suo tradimento, aspetta che Ciro agisca, ma nessuno dei due premerà quel grilletto. Due amici e due nemici in una scena sapientemente costruita. È il momento delle confessioni e l'ammissione di Ciro di essere n'omm e merd. Vi è un rapporto empatico e controverso tra i due nei loro sguardi e nella loro spontaneità. Nonostante questo Ciro è il vero perdente di questa stagione, ancora più spietata della precedente: ha ucciso Conte, ha stretto troppo le mani intorno alla gola della moglie e si è risvegliato in un incubo con l'omicidio della figlia, il cui mandante è stato Pietro Savastano. Infatti Pietro ha un'informatrice, Patrizia (nipote del suo sottoposto Malammore), che lavora per conto di Donna Scianel. In maniera inverosimile Ciro riesce a stringere un accordo con Genny in cui è lui a dettare le condizioni e a vincere. L'alleanza prevede anche Scianel, intenta anche lei ad uccidere Pietro Savastano. Mentre Patrizia guadagna il rispetto di un boss come Genny nel condurlo dal padre, quest'ultimo sarà ucciso proprio per mano di Ciro. E proprio quando Don Pietro esala l'ultimo respiro, suo nipote, il nuovo Pietro Savastano, viene alla luce.
La seconda stagione si è chiusa con il matrimonio di Gennaro e Azzurra e la nascita del piccolo Pietro. Mentre Genny è pronto a diventare il nuovo Re, Ciro crolla sotto il peso delle sue colpe e perdite. Proprio grazie alle contraddizioni, ai rimorsi, alla complessità caratteriale che Ciro può essere definito il vero protagonista di questa stagione: gli abiti neri evidenziano esteriormente il suo declino. Dopo aver perso tutto, dopo aver contribuito alla distruzione della sua famiglia, neanche la vendetta eseguita su Pietro e Malammore è motivo di conforto. A Ciro non è mai piaciuto prendere ordini dai Savastano e da Conte e così Gomorra parte proprio da questo sentimento di rivalsa.
Solo alla fine del primo episodio della terza stagione, Genny, dopo l'alleanza con Ciro, confesserà ad Azzurra la sua responsabilità nella morte del padre. Dalle sue parole non si evince nessun rimorso, nessuna incertezza, ma solo la sicurezza che tale gesto era necessario per non essere più l'eterno secondo. Ma sappiamo che Genny dall'ingenuità adolescenziale alla violenza sanguinaria gratuita ha imprigionato il suo personaggio in una sete di potere. Tra i due non si sa chi è il peggiore. Con un salto temporale di un anno ora siamo pronti ad aprirci ad una nuova faida famigliare, che opporrà, ancora una volta, padri e figli. In seguito all'incontro dei ragazzi di Forcella, che lo invitano a ritornare a Napoli, Ciro uccide i boss di Sofia e, prima di far ritorno in patria, compie un gesto di solidarietà, salvando la ragazza albanese presa in ostaggio dalla faida.
Da quel momento Ciro cambia e abbandona quello stato di inespressività cronica. Scianel, dopo che la nuora Marinella ha ritrattato la sua testimonianza, ritorna nel sistema del potere in grande stile e con una caratterizzazione così solida e carismatica, pronta per stipulare una nuova collaborazione con Patrizia.
Per quanto Ciro si limiti ad eseguire i piani di Genny, la sua astuzia strategica affascina tanto Enzo Sangue Blu che lo nomina suo mentore. Enzo e i suoi ragazzi Forcella diventano ottimi catalizzatori della movida giovanile a Napoli e, spostando la narrazione centrale da Secondigliano a Napoli, la serie cresce. Ciro tratta con o' Stregone per chiedere un armistizio con i Confederati, i vecchi boss della malavita nel cuore di Napoli. L'omicidio della sorella di Enzo ci lascia un po' perplessi perché Carmela è morta non a causa dei Confederati, né per un'azione punitiva o per inviare un messaggio, ma per un'urgenza di Gennaro di velocizzare le dinamiche tra il clan di Sangue Blu e i Confederati. Anche il tradimento di Scianel non segue nessun principio logico, non è ben motivato, né giustificato da un torto subito. Infine il rapimento del piccolo Pietro nelle mani della camorra più efferata è, infatti, l'unico evento che può sottomettere Gennaro alle richieste dei Confederati, ma non si è evidenziato nessun accenno di tensione. Scianel, chiusa nello stereotipo della strega cattiva, pone le basi per un rapporto ossessivo e asfissiante con Patrizia. Una volta tolti di mezzo i Confederati, Patrizia, sempre fedele ai Savastano, può prendersi ora una vendetta a lungo meditata e attesa contro Scianel.
Genny vuole di più, vuole arrivare laddove suo padre non è mai arrivato, ed è lo stesso per Sangue Blu; mentre in mezzo Ciro, ancora tormentato dai suoi fantasmi, sa che il suo percorso è finito.
Con un season finale straziante Genny e Ciro si ritrovano con le spalle al muro, con un Enzo più vendicativo che mai, conscio che dietro l'omicidio di sua sorella Carmela poteva esserci soltanto un manipolatore come Genny, che ha abilmente mosso le fila della guerra tra i ragazzi di Forcella e i Confederati per giocare il tutto a proprio favore. Gli ultimi minuti sono un concentrato di tristezza, ma anche consapevolezza che l'Immortale è giunto alla fine del suo tortuoso e complicato percorso; inoltre danno prova recitativa i due attori che si guardano intensamente negli occhi, mentre Genny, costretto da Sangue Blu, preme il grilletto contro il petto dell'amico. Così finisce la terza stagione: Ciro dopo tre anni non è più l'Immortale. Si chiude sicuramente una parte della serie che chiude un ciclo. Un'unica speranza di redenzione rimane per Genny, esortato dall'amico, poco prima di morire, di proteggere suo figlio e la sua famiglia.
La quarta stagione di Gomorra, per certi versi più sottotono rispetto alle precedenti, riprende dai minuti conclusivi della morte di Ciro, dopo la quale Genny è devastato. I protagonisti assoluti di questa stagione si sono ormai ridotti a tre: Patrizia, Sangue Blu e Gennaro. La prima si è ritrovata suo malgrado all'interno del sistema fino a ottenere il trono di Secondigliano da un Genny che, ormai stanco di una vita criminale, decide di seguire il consiglio del suo defunto amico Ciro di cambiare vita, mentre Sangue Blu continua a comandare il quartiere di Forcella e il clan Capaccio. Nonostante ci aspettassimo una vendetta spietata da parte di Genny nei confronti di Sangue Blu, il Savastano è cambiato e non vuole altro spargimento di sangue. Fin qui sembrerebbe esserci un po' di timore per una stagione molto piatta, se non quando, per lo meno, nel secondo episodio vediamo affrontare il tema della terra dei fuochi, la zona tra Napoli e Caserta dove, nel corso degli anni, sono stati sotterrati quintali di rifiuti tossici e in cui Genny s'imbatte quando trova un padre di famiglia con una moglie malata di cancro che non vuole vendergli il suo terreno.
Merito degli sceneggiatori e della bravura dell'attrice, Patrizia ha compiuto un grande cambiamento e deve fare questa volta i conti con la famiglia Levante, il cui secondogenito Michelangelo si innamora di lei e se la sposa. I due danno vita ad un rapporto intenso, profondo, che mette a nudo tutta l'umanità di Patrizia, che verrà tradita dallo stesso clan di suo marito. È lei la vera protagonista della stagione. Patrizia è la reincarnazione a tutto tondo dell'ascesa del potere femminile, l'emancipazione di quella donna che un tempo non si doveva occupare degli affari di famiglia, e ci piace per questo. Patrizia è moderna, a differenza di Azzurra che, anche se non si occupa direttamente degli affari di famiglia, ha sempre qualcosa di concreto da dire assumendo quell'aria di boss sotto mentite spoglie, ma non agisce in prima linea rimanendo sempre insopportabile agli occhi di chi la guarda. Ma se all'inizio della stagione abbiamo visto un giovane Savastano, ormai padre di famiglia, nel tentativo di ricostruirsi una nuova immagine e condurre una vita onesta, partendo dall'acquisizione di un terreno per costruire il secondo grande polo aeroportuale della Campania, col tempo ci si è reso conto dell'esatto opposto. Temendo che Patrizia abbia fatto il suo nome alle autorità, Genny si sente tradito e riaffiora in lui il passato. Abbiamo visto un Genny ferito, statico, cambiato, la cui sua parte più crudele riaffiora solo alla fine della stagione. Speravamo in quella redenzione, ma ci mancava anche il vecchio Gennaro Savastano. Ricordandole di averle detto di non fidarsi mai di nessuno, e quindi neanche di lui stesso, il rinato boss di Secondigliano preme il grilletto contro colei che, appena un anno prima, aveva contribuito a salvare la sua famiglia in seguito all'uccisione dei Confederati e al sacrificio di Ciro.
Finale sconvolgente a cui siamo arrivati grazie ad una scrittura lenta ma sempre coerente. La quarta stagione si salva ancora, nonostante la poca presenza di Gennaro Savastano, ma butta qualche nuovo personaggio nel mix e fallisce nel dare ai nuovi coprotagonisti un qualsiasi senso di profondità. Dopo questa stagione speriamo di concludere la serie con un ultimo capitolo (qui la recensione) e una degna sorpresa che tutti si aspettano grazie ad alcune verità annunciate nel film L'Immortale, uscito nel 2019 (qui la recensione).
Ritmi cadenzati, dialoghi cult, scrittura di qualità, ottima fotografia che inquadra effetti chiaroscuri quando ci si sposta verso scene più cruente o introspettive ed azione allo stato puro. Tutto questo è Gomorra. La serie non è molto leggera, a volte le scene sono molto dure, anche più di quello che ci possiamo aspettare normalmente. Si vede sangue in ogni puntata e c'è violenza gratuita per ogni cosa. Per questo non è adatta a tutti: non solo deve piacere il genere ma bisogna anche saper apprezzare alcuni ritmi lenti, con contrasti noir, che arrivano a brutali uccisioni finali senza cuore né rimorso dei personaggi principali. E purtroppo questa è una realtà. L'Italia è un paese pieno di storie che aspettano solo di essere raccontate. Gomorra ha fatto questo e altro, narrando una realtà scomoda senza alcuna interazione, alterazione o esagerazione, concentrandosi anche sulla psicologia dei personaggi. Personaggi che hanno già un destino scritto, fatto di potere, solitudine, angoscia, rancore e smacco che non contempla vie d'uscita. Personaggi con volti che ritraggono sia un patriarcato disturbato e meditabondo (Ciro, Don Pietro, Genny, Sangue Blu), sia un matriarcato in grado di competergli (Donna Imma, Scianel, Patrizia).
Qualcuno dice che Gomorra propone dei modelli sbagliati. Gomorra non propone: racconta e basta. Racconta la camorra, la vita di boss malavitosi e un grande rapporto fraterno fatto di amore e odio tra Ciro e Genny. Ma ciò che ci andiamo ad interrogare in Gomorra è: è giusto che non ci sia il bene? È giusto che la ragionevolezza non venga contemplata?
Il male, un mondo abitato da boss spietati assatanati di sangue, è rappresentato nei minimi dettagli: nessun margine di redenzione ma rendendo giustizia ai quartieri di Napoli.