Roma torna a
fare da sfondo alle storie di potere ed equilibri stravolti di Suburræterna,
sequel targato Netflix della serie liberamente ispirata all'opera
letteraria di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini – che curano anche lo story
editing – e al film del 2015 diretto da Stefano Sollima. Ma a non cambiare mai
è anche un'altra cosa: il bisogno di prendere un titolo di successo e spremerlo
fino all'osso. Se già la terza stagione di Suburra aveva mostrato delle
crepe narrative e registiche, con Suburræterna il quadro generale non
cambia. E dimostra che non sempre è un bene riprendere in mano storie e
personaggi popolari. Siccome le ultime serie che ho recensito risalgono al
periodo autunnale, nel quale ho avuto poco da pensare alle serie tv, in questo
nuovo anno sto recuperando e Suburraeterna è la prima serie nuova di
zecca e interessante da vedere, uscita nell'ultimo periodo.
Lo spin-off è ambientato qualche anno
dopo la notte della resa dei conti durante la quale Aureliano sacrificava la
sua vita per Spadino, per poi lasciarsi dire addio al largo delle acque di
Ostia tra le braccia di un devastato Alberto. Grazie alla perdita, Alberto
finalmente trovava la forza di lasciarsi indietro la famiglia e il crimine e
rifarsi una vita altrove.
La seconda stagione non è ancora ufficialmente confermata, ma tutto lascia pensare che lo sarà. La storia è chiaramente stata pensata per dipanarsi su più stagioni, e quello a cui siamo arrivati non è un vero finale, perché tutto rimane aperto. Sarà anche una serie da binge watching per tanti motivi, ma dopo tutto ci troviamo all'ennesimo spin-off di una serie ormai dichiarata chiusa da tre anni; mentre l'Italia ha deciso di affermarsi nel panorama delle serie tv e di rinnovarsi sempre di più negli ultimi anni, ancora non ha capito quando, però, è il momento di dire basta e di cambiare rotta. Tutto questo quando sono già stati confermati i prequel di Romanzo Criminale e di Gomorra. Ci affezioniamo a dei personaggi, gli eroi delle storie (in questo caso Spadino, Cinaglia) e difficilmente riusciamo a dire addio alle serie. Legato a questo discorso c'è anche quello dei personaggi femminili in Suburræterna. La nuova serie, spin-off di Suburra, era stata presentata come aperta al mondo femminile, con due donne, Nadia e Angelica, tra i quattro protagonisti, e due nuove entrate, Giulia Luciani (Yamina Brirmi) e Miriana Murtas (Giorgia Spinelli). Ma poi si è scelto di non valorizzare le donne di Suburra come avrebbero potuto: rimangono un po' in disparte, spesso hanno scelte e comportamenti da uomini, mentre le donne, anche quando ricoprono un ruolo maschile, spesso sanno essere diverse. In particolare sorprende che, nell'ultimo episodio, non si veda per niente Miriana, pur arrivata ad un punto chiave della storia. Forse si avvicina ad un'idea di action fino a quel momento sfiorata in certi momenti dell'ultimo episodio, come nell'inseguimento tra l'auto in cui è prigioniero Spadino e quella lanciata al suo salvataggio guidata da Cinaglia. Probabilmente non è un caso: Filippo Nigro e Giacomo Ferrara sono in effetti quelli che reggono meglio lo strano passo della serie, che vorrebbe essere quasi shakesperiana, decadente, disillusa, ma che in realtà rimane sempre sulla superficie delle cose. E allora Nigro e Ferrara sembrano quasi volersi rifugiare in una qualche zona sicura, provare a trarre il meglio da uno spazio che fatica sempre più a respirare. L'assenza dell'Adami aleggia come un fantasma che tutti, meno l'amata, hanno dimenticato. Di lui resta solo il manifesto gigante che campeggia nella palestra di Nadia. L'amicizia di questa con Angelica non è inossidabile come quella tra il suo partner e Spadino. Per i primi due l'amicizia era più forte dell'amore, per Angelica - che ha provato finalmente l'amore ricambiato - vale il contrario. In Suburraeterna è Nadia il personaggio più tragico e solitario. La sua esistenza è rivolta al passato, il suo dolore è paralizzato nel lutto, cristallizzato nella sofferenza di non aver potuto neanche salutare Aureliano: "Te lo sei portato via e hai pensato solo al tuo, di dolore" dirà durante il suo primo confronto con Alberto.
Suburræterna riesce, quindi, a riportare lo
spettatore nel vortice delle vicende romane, ma non porta la serie ad un
sostanziale miglioramento. Il cast, sebbene si espanda con nuove entrate, non
riesce a raggiungere i picchi della serie originale. Lo spin-off riesce a
riaccendere le fiamme delle intricate vicende romane, mantenendo il fascino
criminale della serie originale. Sebbene non raggiunga le vette di Suburra -
La serie, il sequel offre un ritorno coinvolgente nei bassifondi di Roma,
sottolineando che, anche se il potere può cambiare, le oscure alleanze e le
minacce imminenti rendono l'equilibrio in questa città eterna sempre instabile.
Crimine, politica e Chiesa a
Roma si fondono come in nessun altro luogo. Ed è per questo che il mondo di Suburra
è qualcosa di unico. Se
è vero che la storia procede tra complotti, alleanze, sparatorie e minacce che
toccano anche personaggi insospettabili, è altrettanto vero che complotti,
alleanze, sparatorie e minacce si erano già visti in Suburra. E allora,
ci chiediamo: perché realizzare una nuova serie se, in fondo, non si fa altro
che ribadire quanto già detto in tre stagioni? Suburræterna rappresenta così l'indole di quelle
produzioni revival che puntano tutto sull'effetto nostalgia per poi fare un
copia-incolla di quanto già visto e suscitare perplessità.