OLTRE LA SOGLIA


Un reparto di psichiatria popolato da ragazzi giovanissimi, con difficili storie familiari alle spalle e tanti disturbi diversi, dinanzi ai quali temono di aver perso la libertà e la possibilità di vivere una vita normale. Con ingredienti del genere non poteva che venir fuori un racconto duro, impossibile da alleggerire, ed infatti è proprio così che si presenta Oltre la soglia, fiction di Canale 5 con protagonista Gabriella Pession. 
Questa miniserie, uscita nel 2019, l'avevo persa ma mi ha sempre incuriosita molto, cosicché un paio di mesi fa l'ho divorata e adorata.

Tosca Navarro (Gabriella Pession) è il primario di un reparto all'avanguardia nella cura di adolescenti con disagi psichici. Carattere schietto e deciso, look più da punk rock che da dottoressa, Tosca non sempre agisce secondo le regole, ma riesce comunque a portare a casa il risultato, diventando un punto di riferimento per i suoi pazienti. Nel suo campo Tosca è la migliore, ma nasconde un segreto: un passato difficile e una diagnosi di schizofrenia, condizione che la porta ad avere ogni tanto delle allucinazioni, durante cui vede la versione di sè stessa quando aveva 15 anni, che le ricorda che deve sempre essere al massimo, ma anche i sacrifici che ha fatto per poter fare il suo lavoro. Una bomba a orologeria pronta a esplodere, che se da una parte le permette di leggere meglio di chiunque altro le menti fragili e le anime danneggiate dei suoi pazienti, dall'altra la consuma in fretta e la espone continuamente al rischio di far scoprire al mondo il suo segreto e di precipitare di nuovo nella malattia. In reparto, l'unico a conoscere il suo segreto è Alessandro Agosti (Paolo Briguglia), il suo braccio destro ma anche il suo terapista. Alessandro fa parte del team che Tosca ha scelto per aiutare i suoi pazienti a non superare quella soglia che impedisca loro di poter vivere una vita serena. Oltre a lui, Tosca è affiancata da Francesco Negri (Alessandro Tedeschi), che da tempo aspira a prendere il posto della protagonista, e Barbara Cappello (Nina Torresi), psicologa molto giovane che vede nella dottoressa Navarro la sua mentore. Purtroppo, avendo a che fare con i ragazzi, spesso Tosca deve fronteggiare l'intervento del Tribunale dei Minori e dei Servizi Sociali: Piergiorgio Di Muro (Giorgio Marchesi), uno dei PM della procura, attento e scrupoloso, dalle vedute per certi versi ben distanti dalle sue, si scontra subito con l'insofferenza di Tosca alle regole, in un conflitto che sembra insanabile e che invece sfocia in un'attrazione a cui entrambi cercano, invano, di resistere. A Tosca non resta che vivere questa passione senza rivelargli il suo segreto, anche se Giorgio nasconde un altro segreto che li rende più simili di quanto non sappiano. Per l'intero arco della serie la loro relazione oscilla tra verità e bugie, attaccamento e abbandono, coraggio e paura.


Tosca è una psichiatra fuori dagli schemi che adotta metodi poco convenzionali per curare i suoi pazienti ma che, allo stesso tempo, riesce a comprenderli meglio di tutti gli altri dottori. 
La prima puntata si è aperta con l'immagine di una ragazzina che aveva volontariamente conficcato una penna nella propria gola, e che giocava a carte con la protagonista per decidere il proprio destino: o la cura farmacologica al suo disturbo, o la vita. E l'intera serata si è mossa sullo stesso binario, tra urla disperate di ragazzi altrettanto disperati, suoni ossessivi e un'angoscia crescente, che non poteva non arrivare allo spettatore. Dopo aver raccontato la storia di Jacopo (Ludovico Tersigni), un ragazzo di diciassette anni che nasconde un'intelligenza fuori dalla norma, si passa alla storia di Dora, una ragazzina di tredici anni che teme di essere tagliata in due e si tappa molto spesso le orecchie, come se sentisse strani rumori. Il primo caso non mi ha coinvolta moltissimo, devo dire la verità, ma il secondo è stato davvero una rivelazione. In primis per l'approccio di Tosca nei confronti di Dora e di tutti gli altri ragazzi ricoverati. Con la seconda puntata di Oltre la soglia si inizia a carburare veramente: lo spettatore conosce i personaggi e sa bene o male come è strutturata la puntata. Bellissimo, ancora una volta, l'atteggiamento di Tosca nei confronti dei pazienti: ho apprezzato moltissimo il momento in cui si è nascosta sotto le coperte con Silvia per cercare di empatizzare maggiormente con lei. La scena migliore della puntata è stata quella sul terrazzo con tutti i ragazzi: splendido l'impegno dei ragazzi, splendidi i loro sorrisi, la loro gioia contagiosa e meravigliosi gli sguardi di medici ed infermieri. 
Nella prima parte della terza puntata conosciamo Alice, una ragazza che buttandosi giù dal balcone atterra su un'altra ragazza, Anna, e sul suo cane Biscotto. Anna riferirà poi di essere in cura presso un'altra clinica, ma nessuno ha denunciato la sua scomparsa, quindi non può essere scappata. Nella seconda parte conosciamo Tommaso, che arriva ringhiando in ospedale e viene legato al letto affinché non possa farsi del male da solo. Il ragazzo inizierà poi a manifestare altri strani comportamenti e a rifiutare il cibo; la sua patologia ha a che fare con i lupi mannari e anche i suoi disegni ad inizio puntata ne erano stati la prova. 
Diego, ragazzo apparentemente sano e molto sportivo, collassa improvvisamente dopo un normale allenamento di wrestling, e toccherà come sempre a Tosca capire perché il ragazzo si sia sentito male. Adila, una ragazzina di 16 anni, ne aggredisce un'altra poiché crede che sia in possesso di una pistola e voglia compiere una strage. Ovviamente non è così e Adila viene portata al pronto soccorso e poi trasferita nel reparto della dottoressa Navarro, dove viene ricoverata. Anche la seconda parte della quarta puntata, così come la prima, è stata molto emozionante e coinvolgente ma ho due momenti preferiti. Il primo è il momento del bacio tra Bruno e Diego prima dell'effettivo ritorno a casa di quest'ultimo. Ho trovato geniale la scelta di far baciare i due ragazzi perché essere "una checca" non è una colpa e anche perché Diego aveva bisogno di liberarsi di questo peso che si portava dentro da troppo tempo. Mi è piaciuto molto anche il fatto che abbia scelto di baciare Bruno in un attimo importantissimo per entrambi: per  stesso ha rappresentato l'effettivo coming out davanti ai genitori e per Bruno probabilmente ha rappresentato il momento di svolta. Il secondo momento è quello del falò: è stato bellissimo vedere come un rito, che all'apparenza sembra stupido, si sia poi rivelato un collante incredibile per tutti i ragazzi. Ho apprezzato moltissimo anche la frase della mamma di Adila: "bisognerebbe avere le istruzioni per diventare grandi", l'ho trovata una frase quantomai veritiera perché noi tutti avremmo bisogno di un manuale che ci sostenga nel lunghissimo percorso che dobbiamo compiere dalla fanciullezza all'età adulta. Concedetemi di dire che è stato molto bello vedere Andrea che aiutava Adila grazie ai suggerimenti di Alessandro. 
Emma è una ragazzina di 15 anni che ha perso entrambi i genitori e ad oggi vive in una casa famiglia. È intelligente e sveglia ma, improvvisamente, smette di parlare e di rispondere a qualunque domanda e/o saluto. Marika (Aurora Giovinazzo), recentemente dimessa tra la gioia, ha una crisi perché non prende più le sue pastiglie e viene condotta in ospedale. Qui incontra Tommaso, un ragazzo che era già stato in cura nel reparto di Tosca, che si trova al Riccardo Cervi per un controllo. Tra il caos generale creato da Tommaso a seguito di un delirio di Marika, i due decidono di fuggire assieme. La seconda parte della 1×5 è stata nettamente superiore rispetto alla prima. Il momento migliore è stato il dialogo tra Tosca e Marika sul terrazzo: ottima l'interpretazione di entrambe, ottima la tensione che si è creata e che ha reso possibile la mia immedesimazione dal divano di casa. In realtà mi è piaciuto molto anche il momento in auto tra Piergiorgio e Tosca subito dopo la scoperta, da parte del PM, che anche Tosca ha qualcosa che non va, qualcosa che lui aveva già intuito quando aveva trovato le pillole della Navarro nella sua auto. Ancora una volta è Alessandro a salvare la situazione. 
Lea, una ragazza di 17 anni, viene condotta al Riccardo Cervi perché nel giorno del funerale di sua nonna sembra felice e quasi estranea ai fatti. Tosca, con l'aiuto di Alessandro, scoprirà che la giovane salta lezioni a scuola da quasi un anno e che i suoi genitori si sono rifiutati di farle fare una visita psicologica. Oltre alla storia di Lea, in questa parte dell'ultima puntata viene approfondita di più la vicenda di Caterina, la ragazza-bullo, che aveva preso di mira Silvia a scuola e che è ora in valutazione psichiatrica per ordine della procura. Purtroppo, così come si inizia ad approfondirla, si conclude anche, dal momento che la ragazza non è cambiata di una virgola e viene condotta fuori dall'ospedale. Sono rimasta un po' stupita in merito a questa scelta compiuta dagli sceneggiatori perché, se da un lato è vero che non tutti i ragazzi possono essere salvati, è anche vero che Caterina non è mai stata trattata a fondo e, durante il corso delle puntate in cui è apparsa, la sua storia è rimasta sempre nel limbo. La parte migliore è stata sicuramente la diagnosi di Lea e il mettersi a nudo di Tosca: in quella scena ho avuto davvero i brividi perché è stata bella in un modo terribilmente umano e coinvolgente. 
Valerio, un ragazzo apparentemente dipendente dal computer, viene condotto in ospedale da due poliziotti dopo aver quasi ucciso la madre. 
L'ispettore, nell’ultima puntata, non poteva mancare, ma Tosca fa quasi sempre come se non ci fosse perché Tosca è così, va avanti senza curarsi troppo dell'estraneo. Bello il colloquio di Piergiorgio e Alessandro sul terrazzo anche se, di fatto, Di Muro non ha detto nulla e il dottore del Riccardo Cervi si è limitato ad esporre i fatti così come stanno. Ad ogni modo mi è piaciuto perché è stato il primo vero confronto tra due persone che, palesemente, tengono entrambe molto alla dottoressa Navarro. Molto denso, invece, è stato il momento in cui Tosca si è recata nella stanza di Valerio dopo essersi disegnata sul braccio il segno della setta perché si è presa un gran bel rischio e ha deciso di sfidare anche sé stessa, quasi rimettendoci la vita. La conclusione mi ha lasciata a bocca aperta perché tutto è sospeso e non è possibile che non abbiano fatto una seconda stagione.

Se le singole storie emozionano e stimolano empatia, il difetto principale di
Oltre la soglia è quello di non trovare una precisa identità: un po' medical, un po' teen, molto sentimentalismo, l'architettura complessiva si sfarina in troppe direzioni, ciascuna priva di caratterizzazioni specifiche. Gli stessi personaggi scontano una certa approssimazione di scrittura; il team che coadiuva la dottoressa è un insieme di comprimari che scivola in secondo piano davanti al carisma della protagonista, eroina moderna, che regge gran parte del peso della trama. Lì dove cerchi di capire sin da subito chi è davvero l'alter ego di Tosca, la sua allucinazione visiva che un po' la ricorda e un po' no, anche lo spettatore vede nella malattia di Tosca tutti i suoi fantasmi. 
Oltre la soglia sembra portare "oltre" chi la guarda, anche dal punto di vista "clinico". Cerca di interrogare lo spettatore sul significato della malattia. Cerca di fargli vedere che la terapia non è più il lettino freudiano dove si strizzano i cervelli: nel caso di Dora, che quasi sembra ispirato dal vero Caso di Dora di Freud, Tosca fa distruggere la telecamera "spia" alla ragazza, in qualche modo aiutandola a sbarazzarsi dei suoi sintomi anche sul piano simbolico – mentale. Quella stessa terapia, che però a volte Tosca rifiuta. La sua malattia esiste ancora, non passa. Tanto meno, in Oltre la soglia, le pillole vengono descritte come bacchetta magica risolutiva di un problema. La sua malattia è, dunque, anche l'opportunità del brillare lavorativo della protagonista, che continua a dire: "ci convivo", invece che "mi curo" o "sono guarita". Questo stesso elemento lo si ritrova quando, chiuso il caso di turno, Tosca sottolinea sempre che il percorso non è finito, che mancano sedute faticose da fare, magari con la famiglia. Come a dire che non bastano due chiacchiere tv per risolvere un problema serio e radicato. Insomma, siamo forse di fronte ad una rappresentazione televisiva più realistica della malattia mentale.


Tosca è una donna terribilmente fragile ma non accetta mai di esserlo e preferisce trincerarsi dietro la voglia di guarire i suoi pazienti. La testardaggine che la anima è la sua vera forza, è la molla che la spinge ad andare avanti contro tutto e tutti per salvare i suoi ragazzi. Anche la dottoressa ha le sue visioni, le sue allucinazioni, problemi con i quali convive in maniera fin troppo spericolata. Uno dei primi limiti della fiction è la sicurezza senza freni della Navarro che procede con i suoi metodi, spesso anticonvenzionali nella certezza di aiutare i piccoli pazienti. La dottoressa Navarro da giovane appare sovente alla sé stessa più grande, spesso per metterla ancora più in crisi. La credibilità della Navarro è spesso messa in dubbio dalle situazioni in cui si trova che scorrono secondo i dettati di una sceneggiatura finalizzata, spesso, a rincorrere la permanenza del pubblico. Marchesi caratterizza bene Di Muro e riesce anche a dare allo spettatore il senso di incertezza che pervade il suo personaggio quando si trova a fronteggiare Tosca. Tutto sommato ho apprezzato la sua interpretazione anche se appare in scena poche volte. Barbara è il personaggio più fragile di
Oltre la soglia, si fida poco di sé stessa e dei suoi sentimenti ma, se appoggiata - da Tosca o da Alessandro -, diventa un'ottima professionista. Alessandro, in particolare, sostiene Tosca praticamente sempre e condivide con lei l'amore per il suo lavoro, l'amore per i ragazzi che sono in cura al Riccardo Cervi. Briguglia è convincente, mentre la Torresi non è male anche se alle volte risulta statica e con la voce un po' piatta e monocorde. Il dottor Negri è sicuramente il personaggio meno utile e meno interessante ai fini della narrazione: da sempre opposto a Tosca, punta a diventare primario fin dalla prima puntata e non lo nasconde. Ha sicuramente poco a cuore la salute dei pazienti che vorrebbe quasi sacrificare a favore di ricoveri rapidi o semplici pastiglie consegnate al ragazzo/alla ragazza di turno, senza andare a fondo. Poi ci sono i ragazzi e chi mi ha sicuramente colpito è il personaggio di Marika. Avevo già visto Aurora Giovinazzo sul piccolo schermo ma non era mai riuscita a catturarmi più di tanto. Qui, invece, brilla davvero di luce propria e rende Marika vera e terribilmente fragile ma anche determinata. Ho apprezzato moltissimo il modo di recitare della ragazza soprattutto per la difficoltà interpretativa rappresentata dal personaggio e da tutto il contesto. C'è anche da dire che i ruoli che venivano affidati ai ragazzi di volta in volta erano tutt'altro che semplici e che, per degli attori così giovani, rendere allo spettatore delle malattie complesse è estremamente complicato. 
Per una serie con numerosi giovani, la musica non poteva non avere un ruolo di rilievo. Trap ed indie rock sono al centro delle scelte musicali nel corso degli episodi, che proporranno brani di Coez, Gemitaiz, Gazzelle ed Achille Lauro. Ma anche Tiziano Ferro. 
Anche nelle storie più cupe arriva, di solito, il momento in cui riprendere fiato, ma in Oltre la soglia questo non accade quasi mai, perché, proprio come può accadere in un reparto psichiatrico, il caos e la rabbia possono scoppiare in qualunque momento, anche mentre due ragazzine stanno allegramente facendosi la manicure. Dunque la visione è accompagnata da una tensione continua, che si placa nel lieto fine degli episodi, ma poi riprende puntuale. Gli attori sono bravi, la scrittura funziona, ma il prodotto resta ostico, duro, anche a causa delle tante e "faticose" emozioni che scatena. 
Se c'è una cosa che contraddistingue questa fiction è sicuramente il coraggio di superare le barriere e di far vedere che avere una malattia mentale non equivale all'essere pazzi. Purtroppo, però, tutto questo coraggio non è stato premiato, poiché, come al solito, la tv generalista, a causa dei bassi ascolti che hanno fatto spostare più di una volta la messa in onda, non coglie la qualità, preferendo la mediocrità. Perché raccontare casi psichiatrici come fossero dei misteri da risolvere, affidandoli ad adolescenti problematici non era una sfida facile da cogliere per una rete commerciale che ogni giorno deve fare i conti con lo share. Personalmente sono molto rammaricata da questa decisione poiché è stata sprecata una buonissima occasione di portare in televisione le vite semplici di chi lotta giorno dopo giorno contro demoni più grandi e più forti di lui/lei. 
Qui sta il gioco ad incastro che Laura Ippoliti è riuscita ad attivare: Oltre la soglia è sì una serie ambientata in un reparto di Psichiatria, ma va oltre la diagnosi e la cura per raccontare il disagio che c'è dietro il malessere psichico. Che sia l'incomprensione nata da un quoziente intellettivo sopra la media alla paura di deludere uno dei due genitori separati, l'aggancio sta tutto nell'emotività. 
Nata proprio dall'esperienza personale dell'autrice, "una depressione esplosa intorno ai vent'anni, subdola, incongrua in un momento della mia vita in cui ero piena di energie e proiettata verso il futuro. Il primo nemico? Non sapere cosa mi stava succedendo. Il secondo? Vergognarmi di chiedere aiuto. Il terzo? La mancanza di informazione e di punti di riferimento. Ne sono uscita, e ho sempre detto a me stessa che avrei voluto, un giorno, poter dire a più gente possibile che il disturbo psichico è una malattia come un'altra, che non è colpa tua, né diventi uno strano mostro, se ti ammali. E che si può curare."

Una protagonista fuori dal coro, ribelle e apparentemente inadatta al ruolo di responsabile del reparto di neuropsichiatria infantile ma con un intuito fuori dal comune e con una spiccata empatia verso i pazienti. Questa è Tosca, ironica, diretta, provocatoria e che ama la vita, nonostante il suo animo sofferto. Un racconto che mette assieme un inedito e carismatico personaggio femminile assieme a storie di adolescenti toccanti e molto particolari. Sono indubbi i riferimenti ad un'altra serie di successo: Braccialetti rossi di Rai1. Lì il male si annidava nel corpo dei piccoli pazienti. Qui, invece, nella mente e nella psiche. In questa storia non ci sono il bene e il male, l'uno contro l'altro, ma è un'esplorazione degli abissi della mente umana, dai più gravi a quelli basici, ed ha più il sapore di una serie straniera che italiana.