Disponibile,
questa volta, su Paramount+, la serie sembra essere stata un buco
nell'acqua. Sarebbe
stato meglio se si fosse fermata al primo drammatico e catartico epilogo, un
processo simile accaduto a Big Little Lies. Miniserie che, considerato
il successo, si sono trasformate in serie, non apportando nulla di nuovo. Certe
volte non si sa proprio quando dire basta. L'ho iniziata poche settimane fa, dopo averla snobbada da tempo, e l'ho conclusa quindi da poco.
Showtime (che presto diventerà Showtime on Paramount+) ci ha
provato per cavalcare l'onda del successo della miniserie con protagonista
Bryan Cranston, nel suo primo ruolo drammatico in tv post-Breaking Bad (qui la recensione).
Una miniserie nata come tale, con un finale che chiudeva perfettamente il
cerchio e per questo poteva dividere i suoi spettatori, che potevano accettare
o meno la tragedia greca moderna messa in atto di fronte ai loro occhi. La conclusione della prima stagione di Your Honor poteva essere tramutarsi in un finale definitivo degno d'esser ricordato,
motivo per il quale questa seconda stagione necessitava di un cambio di rotta,
una nuova base su cui poggiare il suo secondo capitolo.
Dopo la
drammatica morte del figlio Adam, Desiato ha infatti confessato di aver
depistato le indagini per cercare di salvarlo dall'accusa di omicidio stradale
colposo e così ha rovinato la sua carriera ed è finito in prigione. La vita ai
suoi occhi ha perso di senso, rifiuta di alimentarsi e vorrebbe farla finita. L'escamotage
trovato per proseguire la storia di Michael Desiato – finito in prigione dopo
la morte del figlio - è stato introdurre un nipote, nato dall'amore tra Adam e
Fia, la figlia dei Baxter. Il piccolo Rocco, chiamato così in onore del
fratello di Fia, ucciso nell'incidente d'auto proprio da Adam (l'evento che
aveva dato il via a tutta la vicenda dello show, adattamento di un format
israeliano). Questo escamotage, ruffiano e un po' ricattatorio verso il cuore
degli spettatori, non ha retto per tutti e dieci gli episodi di questa seconda
stagione, che ha preferito concentrarsi successivamente nel raccontare alcuni
elementi rimasti oscuri nel ciclo inaugurale. Elementi che, però, a visione
postuma, non hanno contribuito a rendere più appetibili queste nuove puntate.
Ad esempio, la spiegazione
sulla morte di Robin, la moglie di Michael e madre di Adam, non aggiunge
davvero molto alla narrazione, se non un aspetto legato alla corruzione della
polizia che già ci era stata fatta intendere nel ciclo inaugurale e del fatto
che Charlie Figaro, ora sindaco, fosse stato in parte responsabile di quella
morte. Non era importante come fosse deceduta ai fini della morte di Adam e di
tutto quello che è accaduto dopo, a cosa il giudice Desiato è riuscito ad
arrivare pur di proteggere il figlio dai Baxter, nota famiglia criminale di New
Orleans. Una famiglia
che aveva degli attriti al proprio interno e che in queste nuove puntate
scopriamo venire dalla fortuna del padre di Gina, Carmine Conti, uno dei boss della vecchia guardia della
mafia locale, arrivato dall'Italia proprio per vigilare sul genero, ritenuto
troppo incline alla negoziazione e al compromesso, e che si è dimostrato una
new entry interessante ma anche particolarmente inutile nel sottolineare,
ancora una volta, il disequilibrio di potere presente tra Gina e Jimmy, che si
ripercuote sui figli e su tutte le loro attività. A proposito delle loro attività, tutta
la parte dedicata agli scambi di potere e droga tra famiglie e gang criminali
rivali, in questa seconda stagione, si è dimostrata altrettanto inutile,
ridondante, ripetitiva e addirittura noiosa. Per contendersi il controllo della
città, i coniugi Baxter non sono d'accordo sulla strategia da adottare: Jimmy, che sembra succube della moglie Gina, in realtà preferisce agire di testa e
non d'impulso, al contrario del figlio Carlo. La luce della famiglia è Fia, che non solo vuole allontanarsi il più possibile da loro, ma è anche
l'altra persona che amava Adam, pur non sapendo chi fosse in realtà, e che
vorrebbe sapere di più su di lui e sull'onestà del loro amore, ora che la verità
è venuta alla luce.
Non dimentichiamo la famiglia della gang Desire, capitanata
da Big Mo, che ora vorrebbe allargare e legittimare la propria attività di
fronte all'hotel dei Baxter, legata dall'ora sindaco di New Orleans ed ex
migliore amico di Michael, Charlie Figaro. Anche questa parte risulta inutile
perché, nonostante tutto porti ad un nuovo grande processo, con protagonista
Eugene Jones, detto Little Man, per l'assassinio di Adam, non abbiamo
rivelazioni così sconcertanti che ne giustifichino l'inserimento nella trama. Ogni
cosa è crollata quando Eugene – l'unico sopravvissuto della famiglia di Kofi – per
vendicare il fratello, dopo l'assoluzione di Carlo Baxter, irrompe alla festa dei
Baxter, mira a sparare a Carlo e finisce per prendere Adam, uccidendolo (nel
finale della prima stagione). Lo spettatore viene accompagnato nei flashback
che rivelano che Eugene è riuscito a sfuggire alla festa dopo aver sparato ad
Adam.
Sarà nuovamente coinvolta l'avvocatessa interpretata da Carmen Ejogo
(Lee) e lo stesso Michael Desiato, questa volta al banco dei testimoni, per
riproporre quanto accaduto nel ciclo inaugurale sotto una nuova veste. Ciò che
viene fuori al processo è una serie di pezzi del puzzle aggiuntivi, che danno
una chiusura maggiore al racconto. Senza inutili dettagli sono sempre presenti la detective
Nancy Costello che scopre quanto commesso dal giudice Desiato, Margo
Martindale, senatrice e suocera di Michael, e ci sono new entry come la
fastidiosa assistente del procuratore interpretata da Rosie Perez che intende
utilizzare il rapporto tra il giudice e la famiglia mafiosa dei Baxter per
incastrare Jimmy Baxter e smantellare la sua organizzazione criminale.
Desiato
viene, quindi, liberato dalla prigione, durante i primi episodi, e costretto,
per proteggere l'amico Charlie, neosindaco della città, da rivelazioni che
potrebbero rovinargli la carriera politica, a spiare i Baxter e a trasmettere
informazioni utili ad incastrarli. Un gioco pericoloso in cui il giudice
troverà, però, nuovi stimoli per andare avanti, in particolare nell'affetto di Fia
e del suo nipotino. Certo questo aspetto appare un po' una forzatura necessaria
per far ripartire una serie conclusa e che rischiava di incartarsi
nell'elaborazione del lutto. Al tempo stesso la serie allarga la prospettiva
collegando la storia di Michael Desiato a quella delle dinamiche criminali di
una città come New Orleans tra intrecci con la politica e aspetti religiosi e
culturali.
In questa seconda ed ultima stagione troviamo da
un lato Michael rimasto solo, allontanato da tutto e tutti, dall'altro i Baxter
che vogliono consolidare il proprio controllo della città. L'aspetto criminale, in questa seconda
stagione, diviene quasi secondario e pretestuoso per analizzare l'evoluzione (o
involuzione) dei rapporti umani tra le parti coinvolte. Alla lotta per il
controllo del monopolio criminale abbiamo già assistito in molte altre gangster
story. C'è un contrasto
di sentimenti incredibile che viene messo in scena nelle nuove puntate: negli
sguardi, nei silenzi, nelle pause sofferte, nei respiri, di tutti i personaggi,
nessuno escluso. Tra gli altri personaggi di spessore citiamo il neo sindaco
Charlie Figaro, peraltro grande amico di Desiato, che sembra propenso a
riaprire le offerte per un remunerativo lotto di terreno su cui Baxter vorrebbe
realizzare una speculazione immobiliare. A fronte di questi attacchi, la
personalità di Jimmy esce lentamente allo scoperto, mettendo da parte i modi
gentili e gli atteggiamenti pacati da businessman, per lasciar affiorare il suo
istinto violento, la sua crudeltà psicologica (ad esempio verso Michael) e
fisica (verso il collaboratore Frankie), il suo essere pronto a tutto pur di
ottenere quello che vuole. Un cambio di tonalità che contrasta con i modi, che
mantiene, del padre affettuoso, del marito incompreso, ma pur sempre devoto,
del capofamiglia che vuole tutelare anche la comunità, ad esempio limitando la
circolazione di droga. Sono di alto livello anche le performance femminili,
esempi di donne risolute,
personaggi capaci di coinvolgere lo spettatore e di catturare la sua
attenzione. Ma, come già detto, la
differenza la fa il protagonista: Bryan Cranston dona un'interpretazione
meravigliosa ancora una volta al suo Michael Desiato, che ora deve gestire
tutto da solo. Solo una
persona sembra entrare nel cuore del giudice reo confesso anche attraverso le
sbarre della prigione, perché sono gli unici due ad aver amato Adam, ovvero
l'interprete di Fia, che fa un bel salto in questi nuovi episodi, dimostrando
di poter trasmettere uno spettro di emozioni diverse e contrastanti e mostrando
empatia e chimica con Cranston.
Proprio come
accaduto in Big Little Lies - Piccole grandi bugie, anch'essa nata come
miniserie (tanto da concorrere e vincere in quella categoria agli Emmy) per poi
diventare serie vera e propria e tornare con un secondo ciclo di episodi che
voleva spiegare meglio alcune dinamiche, misteri e personaggi, eppure anche in
quel caso l'epilogo aperto aveva molta più ragion d'essere.