THE WATCHER


Subito dopo il successo di Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, Ryan Murphy e Netflix tornano alla carica con una nuova miniserie, The Watcher. Basata su una storia realmente accaduta, la serie si presenta come un thriller dalle sfumature true crime e segue la vita della famiglia Brannock, che nel 2014 acquistò una casa nel New Jersey, e si trova alle prese con L'Osservatore, entità sconosciuta che spedisce loro insolite lettere e che sembra intenzionato a tutto pur di far sloggiare i nuovi inquilini dal villozzo di lusso in cui si sono appena trasferiti. Ma dal giorno uno strani segni iniziano a manifestarsi: vicini minacciosi, oscure presenze sulle scale, musica creepy dalla cantina. La cosa pazzesca – e quella che ti tiene ancora più saldamente ancorato al divano fino alla fine – è che questa storia di stalker e fantasmi è verissima. La serie è, infatti, ispirata a un articolo di Reeves Wiedeman uscito su The Cut nel 2018. Il che rende la visione ancora più "incredibile ma vera". Oltre ad avere Naomi Watts nel cast come protagonista, ci sono attrici famose, quali Jennifer Coolidge che interpreta l'agente immobiliare, poi le vicine di casa interpretate da Margo Martindale e Mia Farrow, che insieme a Terry Kinney dà vita a una coppia fratello-sorella incredibilmente fastidiosa. Bisogna dire che anche tecnicamente The Watcher è ottimo e che Ryan Murphy, almeno da questo punto di vista, è ormai una garanzia.

Dean (Bobby Cannavale) e Nora (Naomi Watts) Brannock si trasferiscono insieme ai figli nella mozzafiato zona residenziale di Westfield, nel New Jersey, a seguito di un investimento dell'uomo per l'acquisto di una suggestiva e antica casa: la 657 Boulevard. Sin dal loro arrivo nella cittadina, i coniugi sono oggetto di giudizio e osservazione da parte dei loro singolari vicini, i quali non apprezzano molto la loro presenza in quell'abitazione; alcuni vicini di casa che sembrano un po' troppo interessati alla preservazione dell'edificio così com'è, con tanto di richieste pressanti, appostamenti e uomini trovati direttamente in casa nel montavivande. A pochi giorni dal loro trasloco, mentre ancora procedono i lavori di ristrutturazione della cucina e del seminterrato e non appena la famiglia Brannock inizia a prendere confidenza con la casa, una terrificante lettera di benvenuto inizia ad arrivare nella cassetta della posta, infrangendo come un vaso di vetro la loro placida quotidianità. Il mittente è sconosciuto, uno stalker che si fa chiamare L'Osservatore e li informa che sta osservando la loro casa da molto tempo, molto prima che loro vi si trasferissero. Quello che inizialmente sembrava soltanto uno scherzo di cattivo gusto si trasforma ben presto nelle minacce costanti di un folle che riesce ad infiltrarsi in casa senza alcun problema, mentre l'amichevole quartiere tanto desiderato dai coniugi per crescere in pace i loro figli si rivela un luogo inospitale che li rigetta con rabbia. 
Come è facile immaginare, i Brannock non sono particolarmente felici di queste attenzioni, né vivono con gioia l'atteggiamento dei vicini, e da qui parte una serie in cui il tentativo di scoprire chi si nasconde dietro l'identità dell'Osservatore va di pari passo con un'ansia sempre crescente e un sempre più pressante senso di accerchiamento, al punto che i Brannock finiscono col non fidarsi più di nessuno, compresi loro stessi. Presto arrivano altre lettere, che sembrano ancora più minacciose. I Brannock, sempre più sconvolti dalle minacce contenute nelle lettere, ma anche decisi a non mollare la casa dei loro sogni acquistata con tanto entusiasmo, iniziano la caccia al mandante, ma nella loro indagine, ovviamente molto ristretta all'area geografica circostante l'abitazione, scoprono incredibili segreti sul quartiere e i suoi abitanti. I due iniziano a scoprire che il quartiere non è idilliaco come pensavano, tutt'altro. La disperata ricerca della sua identità inonderà di disperazione e paranoie la vita dei Brannock, rompendo anche il precario equilibrio che hanno con gli abitanti del loro vicinato. L'evoluzione del mistero segue questa discesa nel baratro coinvolgendo i proprietari passati, il fastidioso vicinato che non accetta i nuovi ospiti, una stazione di polizia per nulla abituata a crimini del genere, mentre i bianchi marmorei ed eleganti della fotografia diurna si alternano ai profondi neri dell'insicurezza notturna e creano un contesto sospettoso, a volte anche esageratamente inquieto, ma sempre plausibile nella sua assurdità. Il timore dell'Osservatore costringe i personaggi ad uno scontro.

Ciò che funziona bene in The Watcher è l'atmosfera. All'inizio tutto sembra perfetto nel piccolo borgo, fino a quando la facciata si sgretola leggermente per poi cedere del tutto e rivelare davvero chi è chi. Lo scenario si adatta perfettamente alla colonna sonora e gli attori fanno del loro meglio per supportare l'atmosfera. Poco dopo l'inizio, la serie passa da un colpo di scena all'altro. Da un lato, ovviamente, questo assicura allo spettatore la voglia di guardare l'episodio successivo, dall'altro rende la trama stessa un po' fine a sé stessa. Ogni personaggio viene a turno sospettato, ma tutti i sospetti non portano da nessuna parte. Quando non ci sono più nuovi sospetti, si comincia con scoperte nella casa dei Brannock, come i vecchi tunnel, anch'essi parte immaginaria della storia che aggiunge mistero e dubbi. Ovviamente all'inizio è divertente, ma alimenta false speranze per un gran finale che purtroppo non si concretizza, provocando nello spettatore la inevitabile delusione. Ci sono anche alcune trame secondarie che sono completamente ridondanti, come ad esempio la storia tra Dean Brannock e sua figlia Ellie, che è un puro esercizio di stile e non aggiunge nulla all'intreccio principale. In particolare, Bobby Cannavale ha il compito di mettere in scena un uomo geloso della propria famiglia e del proprio successo professionale, che nella casa appena acquistata infila anche e soprattutto una necessità di affermazione e prestigio sociale. La progressiva caduta dei suoi sogni, unita agli angoli oscuri che la sua vita già prevedeva prima del rogito, consentono a Cannavale di costruire un personaggio sempre più frustrato e maniacale, ossessionato e umorale, che è forse il singolo elemento migliore di tutta la serie. I primi due episodi, essendo quelli introduttivi, sono quelli che più si avvicinano alla storia realmente accaduta e, per questo, non hanno bisogno di forzature. Gran parte del contenuto delle lettere è stato preso dalle originali ed è davvero inquietante, ma molte delle trame secondarie della serie sono interamente inventate. Ciò non sarebbe affatto un problema, ma il risultato è che a tratti lo show si trasforma in un vero poliziesco tradendo la definizione di "thriller ispirato a eventi reali". Tutto ciò che nello show viene estrapolato dalla realtà funziona benissimo, al contrario di ciò che è stato aggiunto appositamente per la serie. Difatti, con il passare degli episodi, e con l'aggiunta di situazioni estranee alla storia reale, The Watcher intraprende delle situazioni fini a sé stesse, dei giri improbabili alla ricerca del vero Osservatore che potevano essere evitati. Per questo possiamo dire che sette episodi sono troppi per lo show, il quale avrebbe giovato di qualche forzatura in meno. Discorso simile vale per la scrittura dei personaggi, che con l'avanzare delle puntate attuano scelte spesso irrazionali ed incoerenti rispetto al flusso della narrazione, nel disperato tentativo di spiazzare lo spettatore. Per quanto il caso reale non sia stato risolto (cosa a cui tengono a dire immediatamente a termine della stagione), tutto ciò che è stato aggiunto poteva invece essere chiuso, anche perché il senso del finale sarebbe stato percepito ugualmente. È una contorta spirale verso la pazzia quella che si consuma nei sette episodi della miniserie, una discesa nel dubbio, nella paura e nella sfiducia totale che agguanta i protagonisti e li costringe a lottare contro qualcuno che non riescono a vedere, nonostante l'Osservatore sembri sempre informato di ogni loro azione. 

The Watcher
a primo impatto può sembrare una serie tv ibrida: un thriller che si modella con l'aggiunta di componenti horror. Seppur la trama abbia dettagli simili al genere, l'orrore non si riscontra nella presenza di elementi sovrannaturali, bensì nell'avidità e nell'ossessione insita nei personaggi. Sono queste caratteristiche a costituire la cifra dominante della trama, e a muovere i protagonisti all'interno della scacchiera nell'incessante tentativo di farli cadere. Di fargli compiere quella mossa sbagliata che decreterà la conclusione di ogni cosa. Quello che l'Osservatore sottolinea spesso, sin dalla prima lettera, è proprio l'avidità, una costante di tutti i proprietari della 657 Boulevard. E questa avidità è madre dell'ossessione di tenere a tutti i costi una casa problematica, ma talmente bella e costosa da non potervi rinunciare.
Partendo dall'Osservatore, ci si addentra in una profondità molto più oscura, il vero abisso, che è quello della finzione. Colui che guarda la famiglia Brannock è un occhio che diventa lo sguardo di una società improntata sull'apparenza della ricchezza, nonostante questa non sia supportata da un'economia familiare stabile. Non sappiamo mai fino in fondo (almeno negli episodi iniziali) se la minaccia che i Brannock subiscono è tanto concreta o piuttosto frutto delle loro insicurezze e paranoie. Tanto che viene da pensare che la cosa più spaventosa, in tutta la vicenda, sia che i due si siano scavati la fossa da soli indebitandosi senza senso e non potendo rivenderla senza perderci decine di migliaia di dollari, cosa che li manderebbe ancora più in crisi. In questo senso la casa diventa metafora potentissima di un certo tipo di sogno americano che si rivolta contro le persone costringendoli in gabbie asfissianti e senza scampo. Dean Brannock è la rappresentazione massima di un uomo che vuole essere ciò che non può, e che sprofonda nella dissennatezza non appena cerca di farlo. Eccole lì, quindi, avidità e ossessione. Due facce della stessa medaglia che portano su un piatto il fulcro di The Watcher: la doppiezza del genere umano. L'intenzione di The Watcher, confermata da un finale che può piacere o meno, è chiara: tutti noi siamo L'Osservatore. Il tema principale della serie, che viene palesato fin dall'inizio proprio dalle lettere del misterioso scrittore, è l'avidità dell'uomo.


L'arrivo delle lettere aggancia immediatamente lo spettatore, sia in termini di emotività che di razionalità. Subito si chiede: cosa farà ora la famiglia Brannock? Un espediente narrativo costruito in maniera semplice ma efficace, che provoca una scissione in chi osserva: vuole sapere, ma ha l'ansia di saperlo. Però è tutto molto meccanico, anche abbastanza scontato, e si ha spesso l'impressione che nuovi indizi e svolte arrivino "perché sì", perché servono e ce n'è bisogno, senza però trovare una grande organicità. È Dean il primo a venire inghiottito dai misteri della casa e dalle inquietanti lettere che ogni giorno trova nella cassetta della posta, quindi è intorno a lui che ruota tutto il mistero.
Quasi quanto Dean, anche Nora comincia a brancolare nel buio e nella disperata ricerca di stanare il colpevole. I figli rimangono presenze marginali nell'evolversi della trama, privi di personalità ma anche di parti cruciali nella sceneggiatura. Un elemento di troppo, ma di cui alla fine non ci si accorge neppure se non per quelle poche volte che il padre mostra una morbosa gelosia nei confronti della figlia. I primi episodi sono, in termini narrativi, strutturalmente furbi, e riescono a far progredire la storia con un ritmo incalzante e veloce. La tensione è palpabile. Murphy la scatena facendo credere allo spettatore di aver risolto lui stesso il caso, deve solo aspettare di vederlo. Ma quando i titoli di coda compaiono, e si riavvolge il nastro per ripercorrere tutta la trama, quello che resta è il vuoto totale. La "chiusura" di The Watcher è indecifrabile. Ciò che disturba è aver dato troppi elementi inutili e pochi indispensabili per poter davvero apprenderne l'intreccio. I protagonisti sono stati trascinati con forza all'episodio conclusivo, e sono stati sgonfiati di qualsiasi loro caratteristica e motivazione.

Nel complesso la storia è abbastanza affascinante, la si guarda fino alla fine solo per essere sorpresi (o delusi?) da un finale molto aperto. Resta comunque una miniserie che fa il suo e che si può guardare con buon divertimento, a patto di non aspettarsi una rivoluzione che sicuramente non c'è. Il racconto principale avrebbe sicuramente potuto essere ridotto ad un film di 90 minuti, dal momento che sono state costruite molte trame secondarie. Una serie sicuramente da guardare ma senza aspettative troppo alte. Nonostante fosse stata inizialmente concepita come miniserie, è stata rinnovata per una seconda stagione.