Il racconto
de Le ragazze del centralino è una storia di resilienza sulla forza
delle donne di conquistare la propria libertà e indipendenza.
La serie targata Netflix,
creata da Ramón Campos e diretta Carlos Sedes, si muove in Spagna, ruota attorno
alla compagnia telefonica nella Madrid divisa fra gli anni venti e trenta e,
dopo un salto temporale, il regime franchista durante la Seconda Guerra
Mondiale per mostrare le difficoltà di un tempo dominato da un'ideologia
prettamente patriarcale, un tempo che sembra lontano ma il cui strascico ci
portiamo dietro ancora oggi. Las chicas del cable, ovvero la prima serie spagnola di Netflix, punta su
due elementi precisi: da un lato, la riunione tra gli attori protagonisti,
Yon González, Martiño Rivas e
Blanca Suárez (interpreti rispettivamente di Francisco, Carlos e Lidia), di
nuovo sul set insieme dopo dieci anni da El Internado, dall'altro gioca
sul trend delle soap in costume ben rodate da Atresmedia, oltre che alla
trama crime, qui un po' meno coraggiosa e dalle tinte noir.
La serie non ha avuto il seguito dei
successivi prodotti spagnoli come La casa di carta o Élite, ma ha comunque una cerchia ristretta di fedelissimi che garantisce il rinnovo ad ogni
fine stagione. Debuttata con otto episodi nel 2017 e tornata nei successivi
anni fino a raggiungere un totale di 5 stagioni, solo quest'anno sono riuscita
a recuperarla in poco più di una settimana.
La serie è
ambientata precisamente a Madrid nel 1928 e ha come protagoniste quattro donne
di diversa estrazione, ma tutte assunte come centraliniste nella Compagnia dei
Telefoni (la prima compagnia telefonica nazionale spagnola), tutte con un
passato famigliare difficile e disposte ad iniziare a lavorare per essere
indipendenti - in quegli anni le donne non lavoravano - : Lidia, Carlota, Ángeles
e María Inmaculada, detta Marga. Seguiamo le quattro ragazze nelle loro
difficoltà nelle questioni di famiglia ed nel proprio passato, accomunate dalla
voglia e dall'esigenza di avere una propria e solida indipendenza in una
società, come quella spagnola, dove i diritti delle donne non sono riconosciuti sia
dalle leggi che dal pensiero comune della maggior parte della popolazione.
Il filone principale, però, è
quello di una ragazza in particolare: Alba Roméro (interpretata da Blanca
Suarez), che nelle prime puntate crea una nuova identità, quella di Lidia
Aguilar – che è anche la voce narrante della storia - per poter partecipare al
colloquio presso la compagnia telefonica. Durante questo colloquio incontra
Francisco Gomez (Yon Gonzalez), il ragazzo con cui era arrivata a Madrid molti
anni prima e che non rivedeva da allora ed ora direttore della compagnia.
Dai pochi stralci del passato
della donna che vengono mostrati al pubblico nel primo episodio, si evince che
Alba Roméro deve svolgere un compito importante – non del tutto legale –
all'interno della Compagnia dei Telefoni, e che per farlo ha deciso di
indossare una nuova pelle, sottraendo l'identità ad un'ignara Lidia Aguilar,
quella vera. Ma siccome le cose non vanno subito come dovrebbero, la nuova
Lidia Aguilar si ritrova ad esistere più del previsto, mentre Alba Roméro
comincia a sbiadire fin quasi a sparire: perché se nessuno sa chi è Alba Roméro
(con l'eccezione di Francisco, unica persona del passato di Alba che è presente
e conserva il suo segreto), Alba Roméro esiste veramente? Ecco allora che questa doppia
identità acquisisce un significato ben preciso, ricalcando il dualismo
passato/presente. Diventando sempre più Lidia, la protagonista cerca di
tagliare i ponti con il proprio passato e vivere una nuova vita nel presente.
Nel
primo episodio, infatti, conosce anche Carlos, figlio del proprietario della
compagnia, nonché migliore amico e cognato di Francisco e con cui ci sarà da
subito una forte alchimia. Dopo un corteggiamento serrato, lei alla fine si
concederà a Carlos, a cui però sarà difficile confessare la verità sul suo
passato. Infatti, Francisco farà parte di questo triangolo amoroso, a cui Lidia cercherà di sottrarsi per allontanare il suo passato, ma anche a causa di un ricatto ricevuto. Eppure, non è
così facile cancellare le orme lasciate alle proprie spalle e dimenticare del
tutto chi si era nella vita precedente, soprattutto se vecchie conoscenze e
vecchi problemi tornano a galla all'improvviso. La battaglia della protagonista
è quella di capire quali parti di sé sono davvero la sua vera essenza, quali
vale la pena di tenere nella nuova vita, quali sarebbe meglio perdere.
Un bel personaggio che sicuramente
rappresenta a pieno la battaglia femminista è sicuramente Carlota. Anticonformista
sì – non vuole un matrimonio combinato, esce e rientra a casa senza rispettare
orari ritenuti consoni per una ragazza (il padre è un colonnello), ha un
fidanzato che si è scelta da sola ma sembra trovarsi nel limbo di chi ha tante
idee importanti che però rimangono, appunto, solo idee. Non che la società in
cui si trova le fornisca tutti gli elementi di cui avrebbe bisogno per
trasformare i pensieri in realtà, questo è certo. Poco a poco, però, Carlota
comincia a capire che può impiegare le proprie forze per fare qualcosa di più e
la sua lotta entra nel fervore più grande quando la donna realizza che non
vuole tirar fuori le unghie solo per sé stessa, ma per tutte le persone che si
trovano nella sua situazione. Il viaggio di Carlota, quindi, non è più soltanto
un percorso individuale, ma diventa un viaggio di identità collettiva: persone
che, insieme, cercano di rincorrere un importante obiettivo comune. Il suo
personaggio ci dimostra come non si viva in solitudine e come anche il contesto
in cui ci si trova stabilisca la nostra identità. Ma Carlota non può trovare sé
stessa soltanto combattendo la battaglia femminista, perché c'è anche un'altra
questione che in qualche modo la lega e non le consente di esprimersi
totalmente: il suo amore per Sara – capo centralinista -, che poi sceglie di
essere Oscar.
Nella Spagna del tempo, dove già la condizione della donna era
problematica, non è difficile immaginare come la società reagisse a relazioni
omosessuali. È il motivo per cui Carlota farà molta fatica ad ammettere anche
solo a sé stessa di provare dei sentimenti per Sara e per cui, quando
finalmente deciderà di vivere l'amore che entrambe meritano, sarà costretta,
con il passare delle stagioni, a nascondersi o a subire violenza, sia fisica
che psicologica.
Sara
vive intrappolata in un corpo in cui non si riconosce. Lo sa, nel profondo. Lo
sa, anche se fa paura anche solo pensarlo: sa benissimo cosa succede alle
persone come lei. Sa quanto la società attorno a sé sia rigida, stretta, e di
certo anche impaurita dalla diversità. Ma Sara sa che non può continuare a
vivere così, fingendo che vada tutto bene, perché nei pochi attimi in cui si
concede di essere Oscar – la persona che realmente è – si sente meglio, perché
tutto diventa perfetto, al posto giusto. Col supporto di Carlota, si va
incontro a uno dei momenti più tragici de Le Ragazze del Centralino che, con una reale crudezza, mostra le atrocità che si presentavano al tempo alle
persone come Oscar. Oscar, nella seconda stagione, viene accolto in una
struttura ospedaliera che con tante belle parole propone di aiutarlo a sentirsi
meglio, ma di fatto verrà intrappolato in un vortice di torture e oscenità.
Sarà Carlota a salvare Oscar, poco prima che sia troppo tardi. Il senso di umiliazione mista a paura
che colpisce Oscar è un macigno che lo spinge a ritornare Sara per un po' di
tempo. Ma non funziona. Col supporto di Carlota e le altre ragazze del
centralino che danno un calcio al bigottismo del resto della società, Oscar
torna a vivere e continua, passo a passo, il suo percorso per affermare la
propria identità.
Anche Marga lotta per trovare la sua indipendenza tra la
scoperta della sua identità nel rapporto con Pablo – timido e impacciato, che lavora
alla compagnia come contabile e si sta per sposare con Marisol che sarà
costretta ad arrendersi all'amore tra i due - e con sé stessa. Una diversa battaglia è quella
combattuta da Ángeles, la più esperta tra le telefoniste, colei che sembra
subito dover meritare tanto amore, ma che in realtà riceve solo pugni in faccia
– purtroppo letteralmente. Ángeles è uno dei personaggi che più portano sullo
schermo la complicata vita che conducono le donne del tempo. Intrappolata in un
matrimonio di certo costruitole dalla famiglia e dalle convenzioni sociali, Ángeles è una donna che vede il suo talento
perennemente soffocato dall'imponente e crudele ombra di un marito violento che
vuole – e si sente perfettamente legittimato a farlo – controllare ogni suo
singolo movimento, ogni suo vestito, ogni suo trucco. Dopo la morte – o meglio, l'omicidio
– del marito nella seconda stagione, la quale ruota intorno al mascherare
lo stesso da parte delle donne, Ángeles si sentirà libera. Fa quasi ghiacciare il sangue riconoscere che
altrimenti Ángeles non sarebbe mai riuscita a essere sé stessa. Ed è
paradigmatico il cambiamento anche visivo che lo spettatore coglie subito dopo
la morte di Mario: Ángeles inizia ad indossare rossetti dalle tinte forti che
prima non avrebbe mai messo. Un cambiamento estetico che riflette un
cambiamento molto più grande, un'acquisizione di sicurezza sempre più
determinante il cui apice arriva quando Ángeles assumerà un'identità segreta,
di cui all'inizio, oltre noi, nemmeno le sue amiche sapranno qualcosa, ossia
quella del Mirlo. E sarà dietro questo nome che la donna comincerà a gestire
traffici illeciti. Una trasformazione che a parte del pubblico è parsa – anche
giustamente – un po' esagerata, però di sicuro paradigmatica. Soprattutto per
la scelta del nome: mirlo, in spagnolo, significa merlo. E finalmente Ángeles ha potuto aprire le ali e volare via.
La terza
stagione riparte da quel cliffhanger dolorosissimo che aveva spaventato i fan
della serie, da quell'incidente in cui Lidia precipita dal balcone della
clinica dove era stata portata per abortire. Le cose però non sono andate come
si poteva immaginare: Lidia è viva e ha portato a termine la gravidanza, dando
alla luce Eva, e si sta per sposare con Carlos. Nella terza stagione assistiamo
al loro matrimonio che, purtroppo, verrà fermato da un incendio nella chiesa
provocato probabilmente da Dona Carmen che, nella confusione, farà rapire Eva,
ed escogita un piano facendo credere che anche sua figlia, Elisa, sia morta,
quando in realtà manipolata dalla madre si sta occupando della bambina.
Lidia è
spinta non dal desiderio di giustizia ma da quello di vendetta e si arma
assieme alle sue amiche – che all'inizio non le credono – per ritrovare la
figlia. Anche Carlos non riuscirà mai a prendere una posizione come la sorella e,
Lidia, in un momento di poca lucidità, alla ricerca della figlia che tutti
credono morta, provocherà un incidente a Carmen, portando il suo rapporto con
Carlos alla conclusione. I due torneranno insieme durante la rivolta alla
compagnia al termine della stagione, la rivoluzione femminile e politica che si
concretizza nel sequestro della stessa per la presenza del Re e in cui Carmen
confesserà finalmente dove è nascosta Eva.
Nel frattempo Marga ha coronato il
suo sogno d'amore con Pablo ma avrà problemi nel rapporto di coppia e, nel parlare con il marito, che forse non capisce ciò che lei gli vuole dire
perché a quei tempi il piacere della donna era in secondo piano rispetto a
quello dell'uomo, è turbata all'arrivo del fratello gemello di lui, Julio.
Ángeles,
in fuga dalla polizia, è tornata a casa per rivedere le sue amiche e l'incontro
con l'ispettore Cuevas le porta alcuni problemi/trascorsi. La donna è messa a
dura prova dal rapporto con Cristobal – i due non riescono a stare lontani ma
non possono stare neppure assieme. Lei e l'uomo lavorano insieme, si uniscono e
si scontrano più e più volte, fingono di essere marito e moglie per poter incastrare
Guzmàn, un criminale vecchio amico di Lidia.
Continua la crociata di Carlota
che, con l'eredità del padre, promuove la causa delle violette, movimento
femminista creato da Sara, e dà inizio ad un programma radiofonico, grazie
all'aiuto di Carlos, rischiando però la propria vita.
Nel frattempo, Dona Carmen, uscita di prigione e saputo
del risveglio di Francisco, approfitta della sua perdita di memoria per
manipolarlo, come fa con Elisa, ed avvicinarsi ad Eva che le serve per salvarsi
la vita da una malattia terminale. Lidia prenderà una decisione molto
importante per il bene di sua figlia, partendo con Francisco in America e
portandosi via Eva, lontana da Carlos.
C'è anche un altro tema fondamentale,
l'accusa di omicidio, ai danni di Carlota, dell'avversario politico di lei che,
in seguito ai ricatti dell'uomo con delle foto sue e di Oscar – materiale che
non avrebbe giovato la sua corsa politica, risulta l'unica indagata. Le ragazze non si tirano indietro, si
fanno in quattro per aiutare Carlota ed è sicuramente questo uno degli elementi
forti di questa serie: cercano prove, nuove alleanze, intessono rapporti per la
loro amica ma anche in nome di tutte le altre donne. E qui proprio una delle quattro
ragazze perde la vita proprio per salvare quella di Carlota.
Ma è con l'arrivo della guerra civile spagnola che le amiche
si ritrovano dopo tanti anni sempre con gli stessi ideali, pronte a combattere
per la libertà. La quinta stagione è divisa in due parti e, rispetto
alle altre, ha un totale di dieci episodi.
Lidia ha vissuto a New York insieme
a Eva, Francisco e Sofía, la figlia di Ángeles. La Compagnia dei Telefoni, dopo
lo scoppio della guerra, è stata chiusa e trasformata nell'Ufficio di stampa e
censura, dove lavorano Marga e Pablo; Carlota e Oscar scrivono reportage di
guerra sotto lo pseudonimo di Faraday. Carmen sembra essere morta e di Carlos
non si sa più nulla.
Qualcosa, però, accade e inevitabilmente le protagoniste si
riuniscono in Spagna: Lidia ritorna a Madrid per una lettera lasciata da Sofía
che è tornata per arruolarsi nell'esercito dei repubblicani. Tutta la prima
metà di stagione s'incentra proprio sulla ricerca della ragazza da parte di
Lidia, Carlota, Marga e Oscar. Per Sofía sono disposte a qualsiasi cosa per
convincerla a tornare a New York, e la guerra civile appare come uno sfondo
stemperato e sfumato. La guerra e le sue conseguenze turbano soprattutto Lidia
che arriva da lontano e che non conosce corse ai rifugi antiaerei, non si è
ancora "abituata" ai corpi sotterrati e agli edifici crollati sotto le bombe.
Come
spesso capita in questa serie, l'unica persona che può aiutare Lidia e le altre
è anche una di quelle che serba del rancore nei confronti della donna e questa
è Carlos, diventato generale dell'esercito repubblicano. Sono i legami, le
relazioni a dimostrare quanto l'amore, tema che fa rientrare la serie nel
genere soap, sia più forte e nel caso di Lidia e Carlos è proprio il
sentimento, in senso lato, a far sì che si mettano in viaggio per ritrovare
Sofía, e così i due si riavvicinano, per poi riperdersi definitivamente.
Quest'ultima stagione,
ambientata interamente durante la guerra, è quella dove meglio si può notare
l'evoluzione dei personaggi, in particolare: Carlos, che prima si rifiuta di
aiutare Lidia, in quanto ha scelto Francisco, alla fine morirà per lei (e per
il pentimento di non essere stato il padre di sua figlia); Dona Carmen,
cattivissima, potentissima ed odiata da tutti, fino a praticamente la fine della
serie, dopo che Elisa ha perso la vita per salvarla, è completamente cambiata
ed il suo aiuto è stato fondamentale per aiutare le ragazze a salvare le
prigioniere del campo. Si è sempre nascosta dietro una corazza, ma viveva per i
suoi figli. Marga, da donna timida e spaventata, diventa forte e indipendente.
Ma
è la crudeltà del finale che fa riflettere: le quattro protagoniste perderanno
la vita per i loro ideali. Avrebbero potuto salvarsi e tornare dalle loro
famiglie, ma hanno deciso di sacrificarsi per salvare le prigioniere dalla
morte e farle arrivare in America. L'ultimo episodio prende un tono quasi epico,
raccontando e mostrando il sacrificio di tutte le donne che, in diverse epoche, in una condizione di sottomissione, subalternità hanno
compiuto una vera e propria rivoluzione, e tutto sta nella camminata di Lidia e
le altre verso il loro "patibolo". Sono loro che, ricercate dalla polizia, si
prendono le "colpe" dell'evasione, salvando le altre, i loro figli, i loro
compagni. Un gesto d'amore, di rivoluzione, di eroismo.
Le ragazze del
centralino diedero la vita per creare un mondo migliore.
Sono solo un esempio
dei sacrifici fatti da milioni di donne nel corso della storia.
Donne coraggiose,
altruiste, orgogliose.
Donne che lottarono e
ancora lottano per la parità dei diritti e per la libertà dell'essere umano.
Questo è il nostro
omaggio.
La trama, a livello storico, è
vuota, dovuta
soprattutto a una sceneggiatura molto debole perché basata soprattutto su degli
stereotipi. Se le premesse erano quelle di vedere queste giovani donne in un
contesto storico ben chiaro, è proprio quest'ultimo che alla fine viene
penalizzato. Gli anni venti rimangono sullo sfondo e la vita e i sentimenti
personali delle ragazze hanno, al contrario, un ruolo centrale.
Si parla, però,
di tecnologia e di lavoro e per questo si finisce col riflettere sul rapporto
tra i due: l'evoluzione dei macchinari può aumentare il lavoro ma allo stesso
tempo togliere l'esigenza di manodopera. La tecnologia, anche negli anni venti,
può influenzare sia sul progresso e che sull'occupazione.
Nel corso delle
stagioni assistiamo alla prima chiamata intercontinentale tra Spagna e Stati
Uniti e vediamo il forte interesse che ha la corona spagnola nei riguardi della
compagnia stessa, certamente questi sono fatti storici ma sono trattati così
blandamente che quasi ci scordiamo di averli visti nello schermo.
Interessante
in Las chicas del cable è il plot spionistico, che però non viene
affrontato con serietà e chiarezza.
Innanzitutto, siamo nel 1928, sotto la
dittatura militare di Primo de Rivera, ma nei primi otto episodi non viene mai
fatto il nome del dittatore, mentre interviene pure come personaggio il re
Alfonso XIII, curioso. Un altro aspetto che trovo poco chiaro e ambiguo è il
fatto che la nuova compagnia di telecomunicazioni lavori per il governo
spagnolo spiando, per conto del re e non del dittatore, le telefonate degli
abbonati tra cui si nasconderebbero anche alcuni personaggi che stanno
pianificando un colpo di stato – e nel gennaio del 1929 c'è stato davvero un
tentativo di colpo di stato per abbattere la dittatura di Primo de Rivera.
Una svolta positiva nella
narrazione arriva con la terza stagione, seppur i maggiori intrecci risultano
più confusi. Dalla trama spionistica si passa al puro feuilleton ottocentesco
con un matrimonio impedito proprio sull'altare con tanto di incendio in chiesa,
morte di personaggi chiave e sequestro della figlia appena nata della
protagonista. Lidia, come nelle scorse stagioni,
corre avanti e indietro, ma non da un amore all'altro, passando dalle braccia
di Carlos ai baci di Francisco, ma da appostamenti alla suocera per scoprirne i
segreti alle indagini in convento per trovare tracce di sua figlia. La sua
storia diventa così predominante rispetto alle altre vicende, come
l'emancipazione lesbica di Carlota e Sara che dovranno vedersela anche con il
machismo di un gruppo di politici conservatori, o come la storia d'amore di
Marga con Pablo alla quale si aggiunge, come terzo incomodo, il di lui fratello
gemello. La traiettoria di Lidia invece
affonda nel più oscuro melodramma. Non solo morti e sparizioni, ma anche la
rivalità con la madre del suo compagno Carlos, Concha Velasco,
decana delle attrici spagnole che si destreggia sapientemente in una spregevole
interpretazione. Se
Lidia appare come una madre coraggiosa che non si lascia abbattere, Dona Carmen
viene dipinta come una madre bugiarda, cattiva e maligna che non sa di essere
tale. È convinta di fare tutto questo per il bene dei propri figli, è convinta
che Lidia sia un cancro da estirpare per la sua famiglia. Tale gioco di
contrapposizione tra le due figure femminili all'inizio può sembrare utile alla
narrazione e interessante per rappresentare la donna alla fine degli anni '20, ma risulta alla fine trito e ritrito.
Interessante è, nella quarta stagione – a
parte ancora i contrasti tra le due donne – come continua il solito triangolo
amoroso tra i protagonisti, nonostante il coma di Francisco (che solo nella
stagione precedente si era messo da parte): Lidia continua a sperare, a parlare
con il corpo addormentato del suo grande amore, corpo che diventa
simbolicamente uno dei nodi più importanti della stagione: la vita di Francisco
diventa peso doloroso, faticoso fardello da sopportare, merce di scambio
addirittura per ottenere ciò che si desidera. Francisco, anche se in coma,
riesce a tenere legata a sé Lidia, mentre Carlos, consapevole di essere
perdente, si dibatte come un animale ferito per non soccombere. C'è meno
tensione rispetto alle precedenti stagioni, complice la crisi tra Lidia e
Carlos, l'assenza nella prima parte di Francisco e una trama troppo spionistica
che ruota intorno a Carlota: ci sono dei vuoti (personaggi che compaiono e poi
spariscono, rapporti che si riallacciano senza troppe spiegazioni né parole –
quello tra Marga e Pablo o quello tra Ángeles e l'Ispettore Cueva), delle
situazioni che ritornano stancamente e si perdono molte questioni dell'epoca.
Si assiste alla fine della
monarchia e all'avvento della repubblica e dal punto di vista sociale crescono
le lotte per l'uguaglianza, i diritti e la libertà delle donne – ma tutto
questo si perde annacquandosi in tutto il resto.
La sceneggiatura dei primi
cinque episodi dell'ultima stagione non convince, la sensazione è quella di
trovarsi di fronte ad una trama con dei buchi e senza troppo approfondimento
dei personaggi nuovi, Sofía ad esempio. Come già accennato per le stagioni
precedenti, anche dopo con il passare degli anni, se si decide di ambientare
una trama in un periodo storico che ha visto al potere una dittatura, si sono
saltati parecchi anni all'inizio della quinta stagione, allora si dovrebbe
cavalcare questo periodo storico, approfondendo il registro drammatico con più
accuratezza e la repressione del dissenso durante il regime di Franco. L'ultimo
saluto è un colpo potente che gioca sulle emozioni, dimostrandosi comunque un
addio coerente con la serie. La storia proprio nell'ultimo episodio tenta di
mettere insieme i pezzi: le corse a perdifiato – quella della giovane Lidia,
che Lidia ancora non era, quella di Francisco per salvarsi, e infine quella di
Lidia di nuovo - gli sguardi persi verso un treno che ormai è lontano, la
malinconia per qualcosa che sarebbe potuto essere ma non è.
Buona interpretazione
degli attori, in particolare quella di Blanca Suarez, ma anche quella della
malefica Dona Carmen: un personaggio di cui non ci siamo mai veramente liberati
e che ci portavamo dietro dalle prime stagioni, ancora quando, in maniera
sinistra e subdola, Carmen era una semplice che non riusciva a sopportare che il
figlio Carlos si fosse innamorato di una semplice centralinista. Con il tempo
la sua cattiveria e i suoi piani terribili si sono fatti sempre meglio
costruiti, creando di fatto un personaggio temuto e che sarà difficile da
dimenticare, soprattutto per il suo finale dolce-amaro. Insieme a loro, un po' nel dimenticatoio ci finisce anche Francisco: ce l'ha messa tutta ma
nel corso delle stagioni risulta essere messo sempre in secondo piano.
Un'ultima
curiosità è la scelta della colonna sonora. Invece di inserire nella diegesi
musiche attinenti all'epoca, come il jazz o lo swing, la produzione ha optato
con coraggio per Lana del Rey e altri artisti moderni.
Al centro di
tutto c'è l'emancipazione femminile: le donne raccontate dalla serie cercano di
ribellarsi agli uomini, alla società, al mondo che spesso le guardano e le
etichettano con sguardo e con idee paternalistiche, sessiste, maschiliste. Nonostante
alcune perplessità elencate, la serie mi è piaciuta molto. A livello tecnico a Le
ragazze del centralino non gli si può dire proprio nulla. Ambienti e
costumi d'epoca sono ben realizzati e grazie ad essi sentiamo di essere stati
catapultati negli anni venti. Se volete qualcosa di poco impegnativo e da binge watching, qualcosa per
staccare un attimo la mente, allora è l'ideale. Le ragazze del centralino, è innegabile, ha sempre puntato
sulle grandi emozioni, amore, amicizia, dolore, e quindi le conseguenti
lacrime; può questo bastare per creare qualcosa di interessante?