FEDELTA'

 
Fedeltà è una miniserie in sei episodi tratta dall'omonimo romanzo di Marco Missiroli, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019. La serie, arrivata su Netflix proprio il giorno di San Valentino di quest'anno, è diretta da Stefano Cipani (Mio fratello rincorre i dinosauri) e Andrea Molaioli (La ragazza del lago, Il gioiellino), prodotta da Angelo Barbagallo di Bibi Film e scritta da Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella. Tra i protagonisti troviamo Michele Riondino (La ragazza del mondo, Un'avventura, Il giovane Montalbano) e Lucrezia Guidone (La ragazza nella nebbia, Qui rido io, Summertime). Non l'ho vista immediatamente al momento della sua uscita, ma mi sono convinta di iniziarla un paio di mesi dopo. 
La serie mostra le instabilità di una coppia e dell'affievolirsi del suo desiderio, dubbi e domande che ci si pone dopo cinque anni di matrimonio.

Carlo, scrittore e professore part-time di scrittura creativa, e Margherita, 
architetto diventata agente immobiliare per necessità economica, sono una coppia sposata da cinque anni e sono ritenuti da tutti una coppia modello, chiaro indizio che invece le crepe del loro rapporto son ben nascoste in piena vista. Le stesse crepe diventano distanze incolmabili quando avviene un malinteso, un presunto tradimento di Carlo con Sofia (Carolina Sala), una giovane studentessa del suo corso di scrittura creativa all'Università: Carlo è sorpreso nel bagno dell'università a sorreggere la ragazza, svenuta per un attacco di panico. Solo che per soccorrerla, diciamo che gli si fa un pelino troppo vicino e quella che era una caritatevole opera di soccorso viene fraintesa. Al rettore dell'Università i due diretti interessati spiegano che in realtà non è successo nulla, ma si è trattato di un malinteso. Sebbene Carlo chiarisca subito la situazione anche con la moglie, Margherita entra in una spirale di dubbi e insicurezze sulla fedeltà di suo marito che la portano ad avvicinarsi al suo fisioterapista, il misterioso Andrea. Praticamente lui comincia a guardare con occhi diversi questa sua alunna un po' bohemian, un po' particolare, un po' inquieta e, guarda caso, super talentuosa, e lei, prima impazzita di gelosia, decide di farsi lenire le pene del marito, ormai sicuramente traditore, dal fisioterapista bell'imbusto che la sera, per arrotondare, partecipa ad incontri di pugilato illegali. I due sapranno resistere alle tentazioni e restare fedeli? Con questo dubbio si apre la prima puntata di Fedeltà
Lo spettatore si chiede quanto Carlo e Margherita siano fedeli l'uno verso l'altro. La coppia, felicemente sposata da anni, ha dei progetti per l'immediato futuro, come l'acquisto di un appartamento, dopo aver vissuto per anni in affitto. Ma è chiaro ed evidente che mostra i segni di una crisi che potrebbe portare a un punto di rottura definitivo. Sofia Casadei rappresenta per Carlo un modo per evadere dalla routine quotidiana. Inoltre, l'uomo è bloccato nella stesura del suo secondo romanzo. Alla base di questo rapporto c'è la mancanza di sincerità ed è chiaro fin da subito che la fedeltà di cui si parla è messa in discussione dall'attrazione fisica che Carlo e Margherita nutrono verso Sofia e Andrea. 
All'ultima puntata improvvisamente si smette con le premesse infinite, tra le quali i due attori sembrano usciti dal film Ricordati di me – lui con gli occhi languidi a fissare la ragazzina facendo finta di non provare interesse e lei che fa la parte della pazza gelosa che alla fine si comporta da bambina facendo pure la ripicca - e si arriva ad un cambiamento, così che non solo i personaggi ma anche la storia prende qualche vita. "È più bella, ha tutta un'altra luce negli occhi" dice Carlo, riferendosi alla sua ex moglie, quando la rivede dopo un anno dalla rottura, come se quando stava con lui quella luce si fosse affievolita.

L'intera storia è proprio una riflessione mai scontata sull'ingrediente principale di ogni coppia, quella fedeltà del titolo, che però non solo è collante fondamentale delle convenzioni borghesi ma spesso diventa una gabbia nella quale confliggono gli istinti quotidiani, le insicurezze più intime e soprattutto quella necessità di sopravvivere a sé stessi senza tradirsi. La vita di coppia diventa un coagulo di attrazioni e repulsioni, di condivisione e di segreti personalissimi, di esistenza a due e di universi che bastano in sé stessi. Si può amare e detestarsi, si può tradire e voler ritornare dal proprio partner, si può amare un giorno col corpo e l'altro con la testa. Raramente, in una serie italiana soprattutto, si rinuncia ai facili romanticismi, ai dialoghi strazianti e sdolcinati, alle svolte da soap, per abbracciare quello che è un discorso compiutamente contemporaneo e filosofico sul sentimento. Un sentimento che si mette a nudo, fragile e indifeso, si fa demolire dai desideri e ricostruire dai progetti. 
Gli sceneggiatori si concentrano sui dubbi e sulle incertezze di Carlo e Margherita, ma dando poco risalto ad alcuni personaggi, soprattutto ai due più giovani: Sofia ha un trattamento nervoso, quasi caricaturale della solita ragazzina dolce ma travagliata, tutta presa dal sacro fuoco autoriale; Andrea, invece, è quasi ridotto a una comparsa funzionale. Evidentemente il materiale narrativo a disposizione era abbastanza vasto per ampliarlo in soli sei episodi dalla durata di trenta minuti. Inoltre, c'è anche poco spazio per il personaggio di Anna, la madre di Margherita. C'è un momento, in Fedeltà, infatti, in cui Margherita, dopo la rivelazione del malinteso da parte di Carlo, va dalla madre e poi si scoccia quando questi s'impiccia su cosa sia successo tra i due coniugi; lei sbuffa alla madre: "ma tu e papà non litigavate mai?" E a quel punto, se come me siete delle vecchie pazze che parlano col televisore, vi ascolterete dire a voce altissima: certo, ma tuo padre se l'era almeno scopata la biondina per cui litigava con tua madre, mica stava settimane a languire senza motivo. Le interpretazioni di Riondino e Guidone sono, invece, riflessi di una maturità incompiuta, di desideri mai del tutto confessati e di una corporeità istintiva e indomabile.
Lo scrittore, non coinvolto nella scrittura della serie ma in cui compare in un cameo simpatico e ribaltato, nei panni di uno scrittorone pieno di sé, tutto il contrario del suo essere schivo e ritirato, aveva pensato la storia di Carlo e Margherita lontana anni luce dai soliti stereotipi. Tutti gli stereotipi che era possibile che si prendessero sono stati presi. Non ne abbiamo saltato uno, neppure per sbaglio. Lo scrittore con il famigerato blocco a metà del suo grande romanzo, l'uomo in preda ad una sorta di crisi di mezza età che si perde per la bella ventenne un po' maledetta e talentuosa; l'alunna silenziosa e tormentata che cerca nel professore la sua grande realizzazione oltre a prendersi, per il suddetto, che poi sarebbe anche lo scrittore bloccato, una cotta di notevoli dimensioni; il padre influente che non apprezza il figlio scrittore; la moglie tradita che tradisce il marito con il fisioterapista - peggio c'era solo l'idraulico. L'unica rappresentazione riuscita bene è quella della gelosia. Quando Carlo viene visto con la studentessa nei bagni, la scena è solo evocata tramite i racconti dei due. Noi immaginiamo solamente, siamo noi che scegliamo di credere una cosa, piuttosto che un'altra. Potenzialmente siamo resi parte attiva della serie, diventiamo un personaggio. Come personaggio, quindi, scegliamo la nostra strada: a seconda delle scelte che faremo, le parole dei personaggi e i diversi accadimenti verranno visti sotto una luce diversa. Nulla è chiaro, evidente: tutto dipende da come i nostri occhi guardano. Viviamo il dramma di lui o di lei, a seconda del nostro sentire. Messi in queste condizioni, siamo persino in grado di sentire instaurarsi il meccanismo che un geloso prova all'insorgere del suo dubbio: così ci appare sorprendentemente coerente quando Margherita precipita nel vortice ossessivo del controllo, quasi riusciamo a…sentirla. 

Quel che si evince fin dalla prima puntata è quanto i rapporti sentimentali possono mutare da un momento all'altro, causando, prima o poi, dei punti di rottura insanabili oppure un ricongiungimento. Chiaro, a guardar bene né Sofia e né Andrea sono gli artefici della crisi tra i due protagonisti. Del resto, come spesso accade, c'è qualche altra cosa sedimentata (e sottovalutata) che inconsciamente li perseguita, ammaccando poco a poco un rapporto che appare inossidabile. Appare, appunto: perché la fedeltà non esiste se non siamo fedeli, prima di tutto, con noi stessi.
Sembra quasi che la convinzione dell'adulterio sia solamente un pretesto per concretizzare il bisogno di abbandonare il tetto matrimoniale, un modo per divincolarsi da parte di Margherita da quell'unione così soffocante e ormai quasi per nulla appagante. 
Il bisogno di abbandono e la perdita della sicurezza degli affetti rendono tutt'altro che monotone le esistenze dei due protagonisti.
Milano e Rimini sono le due città che fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti. Entrambe si rivelano dei luoghi perfetti per descrivere le loro inquietudini, insieme agli interni degli ambienti e alle professioni dei personaggi. 
Michele Riondino e Lucrezia Guidone sono bravissimi ad interpretare due personaggi così diversi e dalle mille sfaccettature, creando la giusta alchimia che permette allo spettatore di empatizzare con loro. Assistiamo alle continue esitazioni tra due persone che non hanno il coraggio di dichiarare la reciproca infedeltà. Margherita sembra incolpare Carlo di averla tradita, ma lei fa lo stesso con Andrea, finendo con omettere alcuni particolari necessari per risanare il loro rapporto o magari chiuderlo. Convince meno, invece, l'epilogo che immagina un futuro diverso per i personaggi e che da una parte aiuta comprensibilmente a movimentare le dinamiche tra i due protagonisti e lasciare indefinito il loro destino, ma dall'altra parte probabilmente tradisce il senso ultimo del romanzo: non è una finta fedeltà che ci spinge a lasciarci, bensì l'infedeltà che ci aiuta a ritrovarci, a restare.


Fedeltà si concentra prevalentemente sulla crisi matrimoniale, finendo con mettere in ombra alcuni personaggi che avrebbero meritato maggiore visibilità. La serie Netflix si rivela un prodotto interessante, grazie ad un ottimo cast di attori e a una solida sceneggiatura, ma che avrebbe potuto osare di più, soffermandosi su ulteriori aspetti della relazione di coppia e mettendo in maggior risalto alcuni personaggi. Con Fedeltà, Netflix vuole mostrare al pubblico cosa c'è dietro il fallimento di un amore, dietro l'interrelazione tra un carattere orgoglioso e uno remissivo, dietro il totale abbandono all'altro o l'egoismo, dietro il sesso e dietro l'affetto per far vedere cos'è che spinge un uomo o una donna a mandare all'aria il proprio rapporto costruito, con pazienza, negli anni. 
Fedeltà è una serie strana, per alcuni versi infastidisce, per altri spaventa, per altri ancora diventa una fonte d'ispirazione per cercare di non fare gli stessi errori dei protagonisti. Fedeltà è un tentativo piuttosto coraggioso di dare una nuova direzione al racconto romantico italiano. Tentativo che, ancora una volta, è possibile solo tradendo tutto ciò che si credeva fondamentale in precedenza.