Ho iniziato
questa serie con nessuna aspettativa, mi ispirava il titolo e mi piaceva l'attrice.
Visto che il mondo seriale è
ormai completamente ingestibile in termini quantitativi, quasi ormai un anno fa si è
fatta strada questa miniserie thriller di Netflix di sette episodi e l'ho
messa in lista; un mesetto fa mi sono convinta di iniziare a vederla. Non mi
ispirava immediatamente, dopo il primo episodio la stavo abbandonando ma un
paio di settimane dopo l'ho ripresa e conclusa in una giornata. L'avrei potuta lasciare nel cassetto. A conti fatti non ho molta
voglia di recensirla, come mi è capitato tante altre volte. Ma siccome sono una
nerd metodica con qualche piccolo disturbo ossessivo compulsivo non
diagnosticato, eccomi qui a parlare dell'ennesima serie tv che non convince.
Come detto, la storia parte da
una sparizione, che però non resta tale per l'intera durata della serie, ma che
anzi viene risolta prima della metà. Una scelta che lì per lì appare strana,
perfino un po' goffa, ma che si spiega con il fatto che quella sparizione era
in realtà solo uno strumento con cui accendere la miccia della faida fra
gemelle, perché ovviamente Echoes si basa sul fatto che quello strano
accrocchio scambista era lo standard della vita di Leni e Gina, ma viene poi
ribaltato e messo in crisi da una serie di altri eventi e decisioni. Quando
Leni scompare senza lasciare tracce, Gina riceve una telefonata da parte del
cognato che la informa della sparizione di sua sorella e decide, così, di tornare
a Mount Echo per indagare sull'accaduto, ma siamo noi pubblico a scoprire una
verità ben più contorta alla base dello stesso mistero: Gina è Leni e ad essere
sparita è in realtà Gina. Così veniamo catapultate nel favoloso mondo
adolescenziale degli anni '90 delle gemelle Olsen. Quando "Leni" scompare, "Gina" ha la sensazione che la sorella abbia iniziato a deviare selvaggiamente
dal percorso che avevano concordato e che – forse – la sua misteriosa
sparizione sia stata una fuga pianificata. Fingendo un infortunio, decide
quindi di tornare a essere Leni (la sua identità originaria) per cercare di
capire perché il loro patto senza soluzione di continuità sia improvvisamente
andato in frantumi. Mentre tutti sono sollevati dal ritorno di Leni, lo
sceriffo locale inizia, tuttavia, ad avere dei sospetti sulle sorelle, che
ritiene possano essere state coinvolte in un grosso incendio con vittime in una
chiesa diversi anni prima. Dopo la rilevazione del loro passato, attraverso
vari flashback, e gli interrogatori della polizia, intuiamo che Gina voleva
fuggire con il suo amante, l'unico a conoscere la verità, e finalmente (dopo
anni!) si ribella alla sorella matta – sembra non accetti più di voler fare lo
scambio - così scappa in un bosco fino a giungere in un fiumiciattolo, unica
via di fuga (pardon??). Leni vuole uccidere la sorella con l'ascia e poi cerca
di farla affogare nel fiume, ma quando questa precipita dalla cascata, si
dispera in modo sincero! Una reazione, dunque, senza senso. La vuoi uccidere e
poi non sopporti che muoia? Finale banale, scontato e deludente; ho fatto
fatica a seguirla e finirla. La serie la reputo noiosa e contorta.
Uno degli
aspetti che Echoes fa fatica a gestire è proprio la presenza
contemporanea delle due gemelle, e la necessità di distinguerle l'una
dall'altra. Se la loro intercambiabilità dovrebbe essere un problema per i
personaggi, non dovrebbe esserlo per gli spettatori, i quali invece sono spesso
messi in crisi non tanto dall'aspetto delle protagoniste (in cui giocano un
ruolo importante piccole differenze nel trucco e nella pettinatura di Michelle
Monaghan), quanto dall'associazione fra personaggio e nome. Gli scambi di ruolo
tra le due gemelle sono tanto frequenti che gli spettatori non sempre riescono
a capire chi si trova in scena. Se da una parte ciò contribuisce a creare un
clima misterioso, dall'altra non rende chiari alcuni passaggi fondamentali
della storia e di conseguenza difficilmente ci si appassiona alla trama. Per
dirla semplice, Echoes è una serie in cui, specie nella prima metà, si
continuano a sentire a rullo i nomi di Leni e Gina, faticando a ricordare quali
dovrebbero essere le caratteristiche principali di ognuna, chi sta
interpretando quella che stiamo vedendo in quel momento, e chi invece è
davvero. Una volta che
pensiamo di riconoscere distintamente Leni e Gina dai loro atteggiamenti, ci
rendiamo conto che sbagliamo. L'interpretazione sottile e caratterizzante di
Michelle Monaghan contribuisce in gran parte alla riuscita dei due personaggi.
La
loro vita privata viene quotidianamente raccontata in un diario virtuale
condiviso fino al giorno in cui Leni scompare dopo un furto sospetto. La caratteristica
migliore della serie, probabilmente, è proprio l'idea di base, questo grumo
morboso di gemellanza in cui, partendo dalla peccaminosa condivisione di un
fidanzato durante l'adolescenza (adesso attuale marito di Leni), si arriva a
una vita assurda in cui ci si scambiano mariti e prole. Il tema del doppio è indubbiamente il
perno della miniserie, già anticipato dal titolo Echoes ("Echi"), tema
in auge fin dalla mitologia.
Verso fine stagione, con il racconto del passato delle due, un po' di
pezzi vanno al loro posto e si riesce a districarsi meglio nella matassa, ma la
confusione provata all'inizio, palesemente, non è un espediente narrativo, ma
semplice incapacità di dare abbastanza informazioni nel modo corretto. Scoprire
il passato delle due ci permette di avere un quadro più chiaro dell'intensità
del loro rapporto, e rende quindi meno inverosimile l'insorgenza di qualcosa di
davvero strano per tutti noi. Per esempio, il fatto che Leni (per quello che
sappiamo di lei) ogni anno rinunci per dodici mesi a guardare la figlia
crescere, mah, lascia francamente un po' interdetti. Sarò dura, ma lo reputo
molto difficile non sentire così a lungo la mancanza della propria figlia. Alla
madre mancava l'istinto materno e non vedeva l'ora di fuggire dal ruolo di
madre, moglie e brava figlia, ok. Capita molto più spesso di quanto non si
creda. Quando, però, hai un figlio, nonostante non ti senta adeguata come
madre, solo il pensiero di sentirselo strappare ti dilania – almeno credo. La donna
è palesemente mentalmente instabile. Ma a pesare molto più di questo è la
totale ingenuità degli altri personaggi. Io capisco che alla base di questa
storia ci sia l'incapacità di padri, mariti e figli di accorgersi che la
persona che hanno accanto è cambiata dalla sera alla mattina, però questa è
un'idea così tosta, che va costruita e venduta nel miglior modo possibile.
Questo non succede come dovrebbe, e in troppe occasioni ci si trova a chiedersi
come sia plausibile che un marito, un padre, una figlia, non riconosca uno
scambio in cui sì, i geni sono gli stessi, ma la persona che è arrivata non può
aver assorbito l'esperienza dell'anno precedente con un aggiornamento di
un'oretta in una camera d'albergo o poco più. Non può essere credibile uno
scambio in un diario di un intero anno, per quanto due persone possano essere identiche per
tutto e in tutto. L'unico ad accorgersi di tale scambio è il marito psicologo
di Gina, come anche l'amante della stessa con cui aveva avuto una storia nel
suo passato da adolescente. Tutto appare tortuoso e ripetitivo, tentando una
commistione di generi mal riuscita e donando la sensazione di una miniserie
nata inizialmente come film per la tv e trasformata poi in serial. Facile prevedere,
dunque, che i molti twist che punteggiano la trama suonino forzati, casuali, e
soprattutto non adeguatamente emozionanti, perché non riusciamo a essere "dentro" la storia come dovremmo. Stiamo sempre dietro ad un thrillerino e non
a livelli alti della serialità.
Allo stesso tempo, però, proprio la natura
particolare della trama di Echoes, con due personaggi identici,
interpretati da una sola attrice, poteva fornire lo spunto per qualche
soluzione creativa, qualche transizione che riuscisse a sorprendere. Da questo
punto di vista, invece, c'è poco o nulla, con Michelle Monaghan che ogni tot
cambia pettinatura, cercando di fregare tutti.
Un punto a favore, forse, va per
lo meno ai personaggi secondari. In generale, questi ultimi appaiono ben
costruiti e aiutano a delineare meglio le figure delle due gemelle.
Innanzitutto, i mariti di Leni e Gina evidenziano le personalità apparentemente
diverse delle protagoniste, oltre a mettere in evidenza la loro incapacità di
non condividere anche l'aspetto sentimentale delle loro vite. Jack – il marito
di Leni – si presenta come un uomo di campagna dal carattere tenace e deciso,
mentre Charlie è uno psicologo letterato ed è l'unico con il sospetto che
quella con cui convive sia la cognata ma poi, quando ne ha la certezza, lo accetta
comunque per aiutare la vera moglie nella sua guarigione psicologica. Inoltre,
la sorella maggiore delle due gemelle, Claudia, si mostra come un personaggio
inizialmente defilato; in realtà la sua storia nasconde un segreto cupo
essenziale nella trama: da piccole, in un momento di litigio tra le due, le
gemelle hanno contribuito ad un incidente che l'ha resa paralizzata. Infine,
Dylan James, l'amante di Gina, risulta un personaggio fortemente misterioso,
sviluppato in modo convincente e adatto a creare suspence. Questi verrà ucciso
da Leni quando scoprirà la voglia della sorella di voler fuggire da quello
scambio malsano.
Fin
dalle scene iniziali, l'atmosfera di Echoes si mostra abbastanza cupa e
ricca di suspence. Prime
tra tutti sono senza dubbio le ambientazioni rurali: la fattoria di Leni e Jack,
in questo senso, risulta uno scenario davvero azzeccato, così come la chiesa
del paese, ambientazioni però poco sfruttate. Sembra, infatti, non esserci particolare cura per
l'editing e la fotografia, che vive di superficialità priva di virtuosismi di
sorta. La suspence ed il mistero si
affermano come gli elementi protagonisti della serie, anche se talvolta per
raggiungerli vengono presentate scene poco credibili. Infatti – oltre ai casi
della polizia irrisolti e ai dettagli cupi sul passato delle protagoniste – a
volte l'effetto di mistero si ottiene con snodi narrativi non verosimili.
Alcuni passaggi risultano
ovviamente più riusciti di altri, come la puntata "rivelatrice" - la
quinta - o il doppio interrogatorio che vede le gemelle a confronto.
Echoes è insomma una serie che parte da un
materiale narrativo stuzzicante ma che, come spesso accade con le serie di
questo livello medio-basso, semplicemente non lo sa gestire. I presupposti
c'erano ma non sono bastati facendo l'errore
di non curare la sceneggiatura (sottolineo quel primo episodio talmente mal
strutturato che si rischia di voler abbandonare fin da subito il tutto). Il risultato
è che tutta la struttura vacilla visibilmente, e la sospensione di incredulità
che dovrebbe servire agli spettatori per farsi coinvolgere dalla narrazione, è
continuamente spezzata da momenti che fanno scuotere la testa. Echoes appartiene a quel genere di prodotti
mediocri che Netflix ormai produce a ciclo continuo e che ti fanno
riflettere che si tratta di una miniserie di cui
potevamo fare a meno e che quelle dieci ore potevano davvero essere spese per qualcosa di meglio.