La miniserie
distribuita e prodotta da Sky Serie con Colorado Film, scritta e
diretta da Alessandro Genovesi, è composta da due episodi con protagonista
Fabio De Luigi, al suo esordio in una serie targata Sky. Nel cast troviamo anche Anita
Caprioli, Diego Abatantuono e Carla Signoris.
Questa commedia romantica dolceamara, con risvolti malinconici e
drammatici, è l'adattamento della sitcom inglese, targata BBC Studios e
distribuita a livello internazionale, I Want My Wife Back (2016). Della
sitcom di partenza non mantiene moltissimo – togliendo i tempi e la comicità anglosassone
-, finendo così per essere un prodotto originale più che un adattamento.
Appena
è uscita lo scorso anno, a fine settembre, l'ho recuperata dopo poche
settimane, ma non è una di quelle serie che non vedi l'ora di recensire e che pensavo di aver mai recensito.
Una coppia,
sposata da cinque anni e in balia della routine quotidiana, rischia una rottura senza via
di ritorno. La storia racconta, tra passato e presente, la nascita del loro
rapporto fino alla crisi che stanno affrontando. Non c'è un evento devastante
nella crisi della coppia ma un logorio che dura da un po'. Giovanni e sua
moglie Chiara sono una di quelle coppie che apparentemente sembrano perfette e
consolidate. Per lui il matrimonio è idilliaco ed è forse questo il suo più
grande errore, mentre per lei non è così: ormai logoro e giunto al termine. Chiara
è l'unica a rendersene conto, ad accusare il peso di una relazione che non riesce
più a sostenere. Di tutto questo, Giovanni sembra non
accorgersene, e pensa a organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di
Chiara. Lei, però, ha deciso di lasciarlo, e di trasferirsi da un'amica. Gli parla
in una lettera, che
scrive e riscrive, ma che poi getta nel cestino. Decide, così, di fare le
valigie e si allontana da casa. Giovanni, ignaro di tutto, le sta preparando
la festa a sorpresa per il suo quarantesimo compleanno. Proprio quando tutto è
pronto per la festa e gli invitati attendono la festeggiata, Giovanni trova la
lettera. In preda ai sensi di colpa, Chiara torna a casa e si trova a dover
dare spiegazioni al marito. Giovanni apprende, così, le intenzioni della moglie
e viene lasciato da Chiara proprio nel giorno del quarantesimo compleanno della
donna. Sentendosi solo e abbandonato, comincia a pensare a cosa sia andato
storto nella sua vita, ma soprattutto a come fare per poter tornare con lei,
cercando di riconquistarla tra mille escamotage e tra altre persone che si
mettono di mezzo nel tentativo di conquistare il cuore infranto dei due partner,
ma non sarà affatto facile come pensa. Chiara è una donna determinata,
passionale e intelligente, ritratta in un momento di forte indecisione sul suo
futuro sentimentale, ma Giovanni non demorde. Il suo amico e collega fedifrago e
bugiardo, Antonio, lo incoraggia a mollare per non perdere la propria dignità. Tuttavia
Giovanni elude costantemente le avances della sua collega ed è pronto a tutto
pur di salvare il rapporto con la moglie in nome della sua felicità.
Parallelamente
a prodotti come Gomorra e 1992, per canali come Sky Serie,
Sky sta lavorando a una serie di prodotti più leggeri. Lo chiamano
"easy watching": serie destinate a tutti, che tutti possono guardare senza
una eccessiva complessità delle trame.
Un altro aspetto interessante di Ridatemi mia moglie è
il taglio e la lunghezza: due puntate da 80 minuti, un'ora e venti, più lunghe
di una normale puntata televisiva, ma più corte - anche se di poco - di un
normale film. Insomma, più un film in due parti che una vera e propria
miniserie, un prodotto in grado di impegnarci per un paio di serate. Nonostante
ciò, i tempi troppo stretti non consentono la possibilità di concedere maggiori
approfondimenti. Stesso discorso per i personaggi, che hanno tutte le carte in
regola per funzionare, ma non hanno sufficiente spazio di manovra. Non si
riesce a conoscerli a fondo, ad affezionarsi alle loro storie o al loro modo di
essere. Resta ovviamente l’ilarità data dalle continue gag, che si susseguono
l’una dopo l’altra con ritmo vivace e la piacevole assenza di volgarità. L’impressione
è che non si sia sfruttato il tempo ampliato rispetto a un film per
approfondire il background dei personaggi ma per aumentare le scene e le
possibilità di far ridere. Quello che più conta, a questo proposito, è l'aspetto
artistico. Il sodalizio decennale De Luigi-Genovese ormai genera commedie, di
stampo quasi teatrale, generando un affiatamento sotto ogni aspetto. Fabio De
Luigi, ormai a suo agio nei panni dell'uomo benestante, in carriera e un po'
noioso, insieme ad Anita Caprioli ha un'evidente chimica e i due personaggi
risultano reali e tangibili, come la loro storia. Quel suo volto pulito, quei suoi modi
affabili rendono il personaggio di Chiara adorabile nel suo essere nevrotica,
tanto da rendere perfettamente plausibile che Giovanni voglia riconquistarla.
È evidente anche l'affiatamento
tra De Luigi e Diego Abatantuono, che veste i panni di Renato, il padre di Chiara. Di per sé
l’idea del personaggio sembra essere intrigante e poteva portare a interessanti
risvolti, ma non si riesce ad avere una piena comprensione delle sue azioni e
dei suoi cambiamenti, con il rischio di essere ridotto a macchietta come anche
Antonio. Un personaggio burbero, ma con una certa fragilità, che ha un bisogno
di amicizia virile e offre, insieme a Carla Signoris, una coppia divertente: Renato,
legatissimo al genero Giovanni, per il quale nutre quasi una vera ossessione,
definita dalla moglie "una tendenza omosessuale
platonica", e Rossana, una donna dolce, spiritosa, svampita, che sa sempre
dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, e a volte cinica, che sopporta con
grazia e senso pratico i subbugli emotivi del marito. E poi c'è Diana Del Bufalo, che è la
sorella di Chiara, Lucia, una pasticciera, al solito espansiva e solare. Tutto questo
si inserisce in una sceneggiatura tra eventi tragicomici e alcuni cliffhanger che
sa raccontare una storia leggera. Una storia che però è raccontata in modo particolare, con
sensibilità, senza drammi o scene madri, che non si chiude con un classico
lieto fine.
Ridatemi
mia moglie non è
forse una serie che resterà nella storia, di quelle di cui si parlerà per mesi,
ma si vede con piacere. Complice
il dietro le quinte pandemico che ha costretto a mitigare la scelta delle
location, vi è un'assenza di spazi. Attraverso le buone interpretazioni degli attori e una solida
sceneggiatura, la commedia riesce pur mancando di originalità a coinvolgere lo
spettatore attraverso un prodotto interessante. Alcuni problemi evidenti ci sono stati, però, nel
montaggio: durante i flashback si passa da una scena ad un'altra senza un reale
senso. La musica non aiuta e troviamo anche alcuni momenti cliché (l'equivoco del
test di gravidanza) che smorzano la narrazione. Anche se è una commedia, non ci
viene molto da ridere come in altri prodotti visti con De Luigi. Pur non
essendo nulla di rivoluzionario, Ridatemi mia moglie è un modo diverso
di fare serialità oggi in Italia.