GENERAZIONE 56K

 

Prodotta da Cattleya e ideata e co-sceneggiata da Francesco Ebbasta, uno dei fondatori dei The Jackal, Generazione 56K è la serie italiana dell'anno 2021 che ha portato leggerezza, freschezza e comicità. 
Gli otto episodi sono un viaggio nei ricordi di molti spettatori che hanno vissuto gli anni '90. Perché chi è nato tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90 non può non identificarsi nei protagonisti di questa comedy, cresciuti tra walkman e videocassette e ritrovatisi da adulti in un mondo iper tecnologico. Dalle prime voci sulla sua uscita il prodotto poteva ingannare, si parlava di una serie dei The Jackal, quindi ci si immaginava qualcosa in linea con il lavoro dell'intero gruppo, invece Generazione 56k, nata da un romanzo mai finito, è una serie solo con la collaborazione dei The Jackal. Quello che ci troviamo davanti, infatti, non è una comedy che porta su Netflix lo stile dei The Jackal che conosciamo, ma una commedia romantica che si distanzia notevolmente da quello a cui siamo abituati dal gruppo comico, nonché un prodotto con una sua identità molto precisa. L'ho vista un anno fa, subito poco dopo la sua uscita, ma non ho mai trovato il tempo per recensirla.

Ambientata tra Napoli e Procida, vent'anni dopo aver stretto un legame nell'era del modem a 56k, Matilda e Daniel si incontrano di nuovo per caso. Il primo incontro avviene con la mediazione di una dating app, anche se poi lui scoprirà che lei non aveva niente a che fare con la persona che Daniel avrebbe dovuto incontrare, e lo sguardo con cui Matilda saluta Daniel è a dir poco wow. Finiranno per vivere un legame, che nasce dal 1998, destinato a rivoluzionare il loro mondo e che li costringerà a fare i conti con il passato e con quella parte più pura e vera di sé stessi che, in modi opposti, hanno dimenticato. Ma il tempismo, si sa, in questi casi è sempre un pessimo alleato e il loro incontro sconvolge inevitabilmente le loro vite da adulti. Adulti di una generazione che grazie a internet ha così tante possibilità da avere paura di fare sempre la scelta sbagliata, nel lavoro, nelle relazioni personali e soprattutto in amore. 
Daniel è un po' uno di noi: si è ormai quasi convinto di non essere più in grado di innamorarsi, perso in un circolo vizioso di incontri con sconosciute, e dimostra un lato di sé ancora fedele ai toni e ai modi di interagire con il prossimo che al giorno d'oggi risultano quasi da "boomer", come diremmo oggi. Una sorta di prova del nove a cui vengono sottoposte le ragazze con cui esce, conosciute su Tinder, è l'unico modo per imporsi di relazionarsi con la gente e, in un modo o nell'altro, alquanto noioso, capire se dentro di lui scatta la scintilla che lo spinge a voler approfondire la conoscenza. Matilda è il personaggio più approfondito della serie: sin da bambina, bambina sempre imbronciata che tutti a scuola chiamavano Satana, a differenza degli altri protagonisti ha dovuto fare i conti con una realtà famigliare complicata - che mette al centro il suo rapporto con il padre - ed anche a scuola non veniva compresa da tutti, se non dalla sua amica Ines. Segretamente innamorata di Daniel, ma troppo insicura per rivelare quello che prova, soprattutto perché sa di non essere accettata dagli altri a causa della sua "stranezza". La ritroviamo, a distanza di due decenni, sempre un po' insicura e preoccupata del giudizio degli altri, ma finalmente pronta a prendere in mano la propria vita. Nel corso della serie è protagonista di una continua lotta tra testa e cuore, anche se si intuisce chi sceglierà tra Daniel ed Enea (omaggio a Massimo Troisi?), il ragazzo perfetto con cui stava per sposarsi. Alla fine non solo fa saltare il matrimonio per il suo amore di gioventù, ma in realtà parte anche per Parigi dove potrà seguire un corso che le servirà per la sua professione di restauratrice. Ciò che si denota è che Matilda non trova un nuovo capitolo della sua vita nella semplice sostituzione di un uomo con un altro, bensì nella comprensione di avere bisogno di tempo e progetti per sé. Questo dimostra come l'amore possa essere semplicemente la chiave per un arricchimento personale e per la felicità, ma non per questo l'unico obiettivo di una persona. Come ha detto la stessa attrice che la interpreta: "Matilda è una donna che da adulta sembra sappia bene chi è, cosa vuole e dove sta andando. In realtà, il suo è un meccanismo di difesa. La Matilda bambina, che lei ha sotterrato, è una persona, invece, molto coraggiosa e istintiva. L'incontro con Daniel risveglia qualcosa in lei".

Con loro gli amici di una vita di Daniel, Luca e Sandro (Gianluca Fru e Fabio Balsamo dei The Jackal), catapultati dalla generazione degli anni '90 e che insieme a lui oggi sviluppano app, un lavoro che sembra quasi la naturale evoluzione di quello che facevano da bambini, quando procuravano ai loro compagni floppy disk con foto osé scaricate grazie alla lentissima connessione con il modem 56K. 
Il punto forte della serie è che gioca sul presente e sul passato facendoci rivivere quegli anni indimenticabili per ciascuno di noi. Generazione 56K è un piacevole ritratto di una generazione che ha vissuto a cavallo di una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche del mondo.


La serie sorprende ma questo non vuol dire che è eccezionale. Le intenzioni sono ottime e gli attori piacevoli, anche se ho preferito le interpretazioni dei più giovani che ci ricordano ciò che abbiamo vissuto anche noi, tra l'arrivo di internet, l'inconfondibile suono del modem 56K, le corse per scappare dai rimproveri dei genitori e dalle bollette telefoniche, i primi patemi d'animo e la nascita di splendide amicizie che, per i più fortunati, restano una delle poche costanti della vita, anche a distanza di anni. Dopo una buona regia e scenografia, quindi anche i personaggi, sia da adulti che da bambini, sono ben caratterizzati, nonostante qualche cliché ereditato dalle commedie romantiche americane. Probabilmente gli autori avrebbero potuto approfondire ulteriormente gli altri rapporti umani presenti nella serie che, episodio dopo episodio, diventano sempre più marginali. Già dopo i primi due episodi, infatti, il pubblico capisce bene come finirà la storia e forse qualche colpo di scena in più sarebbe servito per rendere più accattivante la visione della serie. 
La storia, alla fine, scorre veloce e si fa guardare facendo scendere pure qualche lacrimuccia. Come non piangere davanti alle canzoni degli 883? Nell'insieme ci sono dei problemi di ritmo, di scrittura e di struttura. La durata degli episodi riesce a tenere botta a quello che è il prodotto in sé, ma nonostante tutto Generazione 56K ha dei cali di ritmo e delle puntate nettamente più sottotono di altre che rischiano un po' di appesantire la visione. Quando ci si vuole, giustamente e intelligentemente, staccare dalla leggerezza dei momenti topici della serie, Generazione 56K non riesce a dare il giusto tono e il giusto peso ai quei momenti, appesantendo il ritmo. Nonostante tutto, non emozionarsi davanti a questa serie risulta estremamente difficile. Chi ha vissuto internet come un bene di lusso e fuggiva a gambe levate quando arrivavano le bollette, chi tornava a casa e faceva partire un trillo su MSN, chi si lamentava per la lentezza della connessione, sicuramente guarderà Generazione 56K con gli occhi di un nostalgico trentenne ancora alla ricerca della propria strada nel mondo. Così gli autori ci vogliono ricordare che a un certo punto della vita bisogna avere il coraggio di chiederci cosa ci rende davvero felici e buttarsi. Magari rompendo quel bottiglione dei ricordi.

Generazione 56K è una serie semplicissima e non sembra proprio niente di straordinario. Però dopo la prima visione è facile fare breccia nello spettatore, farlo divertire e anche emozionare. Nella sua semplicità, nel suo sapere perennemente di già visto, la serie ideata da Francesco Ebbasta diventa una piacevole parentesi che tocca delle corde superficiali che probabilmente non venivano toccate da un po'. Quello che sorprende, quindi, è la genuinità con cui la storia di Daniel e Matilda vuole farci emozionare, la semplicità della vita di questi ragazzi che affrontano problemi sentimentali nel disperato tentativo di trovare quel posto che per tanti sembra sperduto. È una storia di sentimenti semplice che ci fa ricordare come sia semplice l'amore anche nelle sue difficoltà e di come sia semplice l'amicizia nonostante i litigi e le incomprensioni. Si tratta di un prodotto piacevole da vedere soprattutto durante le serate estive.