EMILY IN PARIS


Sarà stata la pandemia in corso, ma fin dal suo arrivo Emily in Paris ha immediatamente catalizzato l'attenzione di tanti spettatori, generando non pochi dibattiti per un prodotto leggero e senza pretese. Tra polemiche e richieste di cancellazione, la nuova commedia romantica, che si è distinta da subito per il suo spiccato umorismo tagliente, ha suscitato un misto di interesse e di sdegno sia per la bella atmosfera francese che suscita ma soprattutto per la rappresentazione parodistica dei francesi. In un mix che richiama Sex and the City e Il diavolo veste Prada, la serie segue le vicende di Emily, una giovane ragazza di Chicago che riceve l'invitante e improvvisa proposta di trasferirsi per un anno a Parigi per sostituire la collega incinta in un'azienda di marketing. Il suo compito sarà quello di portare il "punto di vista americano" presso un'agenzia di comunicazione francese che opera nel campo del lusso e della moda e che ancora si affida a strategie di marketing ormai superate. Quello che poteva essere un interessante scontro generazionale tra due culture ben distinte, quella americana e quella europea, la serie decide di inserirsi in una lunga scia di prodotti frivoli ideati per un pubblico adolescente, adempiendo unicamente l'obiettivo di far divertire e svagare. E ci riesce molto bene per quanto mi riguarda.

Arrivata a Parigi, Emily non conosce nessuno, non viene accettata dai nuovi colleghi che la giudicano per i suoi modi di fare "americani", e non parla una parola di francese, cosa che la mette ancora in cattiva luce di fronte al nuovo capo, Sylvie. La ragazza dovrà, quindi, farsi strada con le sue forze in un ambiente totalmente diverso rispetto a quello a cui è sempre stata abituata, con abitudini diverse e altrettanto diversi modi di lavorare. A migliorare la situazione ci sono, però, l'esuberante Mindy, aspirante cantante cinese che si è trasferita a Parigi per scappare dalle pressioni dei genitori, il magnetico vicino di casa Gabriel, chef che viene dalla Normandia, con cui Emily avrà un flirt verso la fine della stagione, e la gentile Camille, fidanzata storica di Gabriel. La permanenza di Emily nella Ville Lumière non sarà certo delle migliori, ma il suo carattere solare e un po' impacciato le daranno una mano per integrarsi tra i francesi. L'interpretazione di Lily Collins è ben riuscita, sebbene i personaggi secondari che circondano il suo personaggio sono un po' spenti e privi di personalità, interpretando dei ruoli già preposti. 

Come già detto, la serie non aggiunge nulla di nuovo e, rinnovata per una seconda stagione, riprende proprio da dove si era interrotta. Emily è andata a letto con Gabriel e, quindi, ha tradito la sua amica Camille. La stagione si apre con i mille dubbi di Emily, il caro Gabriel allontanato dalla ragazza per i sensi di colpa e un triangolo amoroso alle porte. Purtroppo, però, la nuova stagione non è così travolgente come la prima. Forse proprio perché si basa molto sulla vita amorosa di Emily. Moda, marketing e vita parigina restano le grandi protagoniste di Emily in Paris, un agglomerato di stereotipi francesi non sempre affrontati nel modo giusto. Alcune battute ripetute più e più volte durante le stagioni risultano ridondanti ed eccessive, del tutto fuori luogo. Nella seconda stagione Emily è più a suo agio negli uffici di Savoir, la società di marketing per cui lavora e anche con Parigi, nonostante la ragazza ancora non conosce la lingua che si deciderà ad imparare grazie ad un corso di francese. La battaglia sentimentale tra amicizia ed amore, seguire il proprio istinto o il senso del dovere affiancano Emily per l'intera durata della nuova stagione, anche quando un nuovo uomo, Alfie, si interfaccia con la giovane. La prima parte, dunque, è piuttosto ripetitiva, se non quando si arriva alla scoperta del tradimento da parte di Camille, la rottura dell'amicizia con Emily che si ricongiungerà con l'amica solo verso la fine, quando Emily decide di fare sul serio con Alfie, lasciando Camille e Gabriel ad un chiarimento. Sinceramente non preferisco né Gabriel né Alfie accanto ad un'Emily divenuta quasi detestabile per la sua vita amorosa che incasina da sola, seppur quest'ultimo è perlomeno simpatico. Ma poi tutti che la vogliono, 'mo basta. Conclusione: Gabriel, bellamente allontanato da Emily, giustamente si rifà una vita, ma accanto a chi? A Camille. E meno male che diceva di amare Emily. Troppo tardi, dunque, per la ragazza per dichiarare il suo amore. Perfetto cliffhunger, anche qui. Insomma Emily non fa altro che struggersi per amore, struggersi per lavoro, struggersi per tutte le sue sfortune a cui riesce però ogni volta a rimediare uscendone positiva e vincente a dispetto dei vari inciampi. La sua solarità è forse l'unico incentivo che riesce a far continuare la serie allo spettatore. 
In tutto ciò vengono approfondite le vite di Mindy e Sylvie. Entrambe le donne, forti ed indipendenti, avranno nuove e travolgenti relazioni sentimentali in grado di scavare a fondo nel loro passato, nelle loro insicurezze e fragilità. In mezzo a viaggi a Saint-Tropez, sfilate pacchianissime nei saloni pieni di specchi di Versailles e i classici intrallazzi amorosi che in una comedy non guastano mai, Emily in Paris 2 riesce anche a dirci qualcosa in più della crescita di Emily, che capisce finalmente di doversi adeguare alla sua nuova vita iscrivendosi a un corso di francese (non si capisce, infatti, perché i francesi debbano parlare inglese apposta per lei e lei non si sia mai sforzata di parlare francese con loro), pur non riuscendo a gestire in maniera lucida e matura la sua vita privata. Non a caso i dialoghi in francese sono più presenti rispetto alla prima stagione. Questa nuova stagione è caratterizzata da più switch linguistici: abbiamo l'inglese, lingua che permette ad Emily di non fare figuracce, un po' di francese, ma anche un pizzico di italiano e cinese (Mindy, amica di Emily, è di Shanghai).


Emily in Paris è una favola mondana fatta di vestiti firmati, nuovi amori ad ogni angolo della strada e un lavoro da sogno che tutti vorrebbero avere ma che quasi nessuno può ottenere, se non dopo anni di dura esperienza. E proprio qui che nasce l'indignazione: alla protagonista Lily Collins viene offerto tutto su un piatto d'argento, in una maniera tanto insolita quanto fortemente lontana dalla realtà che le persone comuni vivono quotidianamente. Scavare le vette del successo nel campo della comunicazione non è mai sembrato così facile, tantomeno diventare un'influencer di successo. Basta postare una foto della splendida Parigi per diventare novelle regine di Instagram e raggiungere i tanto agognati milioni di follower. Nella vita artefatta di Emily non esistono incertezze, dubbi e paure al punto che non appena si presenta una qualche difficoltà si risolve tutto per il meglio. È una serie che non aggiunge nulla di nuovo alla trama, piena di clichè e stereotipi sui parigini e molte situazioni rispecchiano la classica commedia amorosa americana (come la presenza del vicino di casa attraente, quindi il triangolo amoroso con Camille, e il capo Sylvie che sembra uscito da Il diavolo veste Prada). Eppure non possiamo che rimanere affascinati da questa serie.

Il creatore della serie, Darren Star, già noto per il cult anni '90 Sex and the City, cerca di simulare una Carrie Bradshaw catapultata a Parigi ai tempi dei social media. Nonostante la mancanza di originalità, Lily Collins rende la sua Emily divertente e mai noiosa, impossibile da non amare, a differenza di una Carrie a tratti insopportabile. Emily, però, non vuole essere la Carrie degli anni 2000. Se non fosse tutto già visto nella trama, ci si potrebbe anche innamorare della simpatia di Emily, dei suoi abiti sfavillanti, del suo attraente lavoro e della Parigi lussureggiante, una delle città più belle del mondo. Dunque la serie è estremamente godibile anche per i suoi pochi episodi di breve durata, con la sua fotografia che sprigiona colori sfavillanti, peccando giusto per una trama misera e già vista. Se la si considera dal punto di vista di mero svago, la serie centra perfettamente il suo obiettivo. Il finale lascia con il fiato sospeso perché si prospetta che ci sia una terza stagione (qui).