TUTTA COLPA DI FREUD - LA SERIE

Diretta da Rolando Ravello, Tutta Colpa Di Freud – La Serie vede nel proprio cast Claudio Bisio, Caterina Shulha, Marta Gastini, Demetra Bellina, Luca Bizzarri, Luca Angeletti, con la partecipazione di Claudia Pandolfi, Stefania Rocca e Max Tortora. Una serie tutta italiana, la seconda prodotta da Amazon Prime Video, dopo Made in Italy
Il film del 2014 di Paolo Genovese, il cui protagonista era Marco Giallini, è diventato una serie che qualche mese fa ha debuttato sulla nota piattaforma grazie alla collaborazione tra Mediaset e Amazon Prime Video. Il successo del film al botteghino è stato enorme e anche qui si sente la mano del famoso regista.

Stavolta in ambientazione milanese, rispetto a quella romana del film, il protagonista che interpreta lo psicanalista è proprio Claudio Bisio che si barcamena tra famiglia e lavoro. Francesco Taramelli, abbandonato dalla moglie, persa nelle sue battaglie ambientaliste in giro per il mondo, si ritrova a crescere da solo le sue tre figlie, Marta, Sara e Emma. Ormai grandi, realizzate e felici, le prime due vivono per conto loro, mentre l'unica a vivere ancora con il padre è Emma. Appena diciottenne, è in cerca della sua strada che, dopo l'abbandono della casa natale per andare in Inghilterra per un anno di studio, a Londra fa la conoscenza di un creativo agente di influencer (Luca Bizzarri), l'uomo giusto che potrebbe aiutarla a realizzare il sogno della sua vita. 
Turbato dal fatto che tutte le figlie abbiano lasciato casa, tanto da avere un attacco di panico che gli farà comprendere di dover andare in terapia, Francesco si ritrova all'improvviso la situazione ribaltata con le tre che tornano per vari motivi tutte da lui: Emma rinuncia al viaggio a Londra per tentare di sfondare come influencer e di far colpo sul manager conosciuto, Sara (Caterina Shulha) in procinto di sposarsi sente attrazione, come già le era successo in adolescenza, per una donna, mentre Marta (Marta Gastini) fa l'assistente universitaria e fatica a chiudere una storia d'amore con il Preside di facoltà (Luca Angeletti), sposato e con figli. Francesco si accorge, così, che le sue figlie, pur se adulte, hanno ancora bisogno di lui. Lui, che di professione aiuta gli altri ma di base è un insicuro cronico, non riesce a smettere di preoccuparsi del destino delle figlie, tanto da finire a sua volta in psicanalisi dalla dottoressa Anna Cafini (Claudia Pandolfi). Motivato dall'amico romano di sempre Matteo (Max Tortora) e dal percorso di terapia intrapreso, si accorge che anche lui ha bisogno di donare maggiore attenzione a sé stesso.

L'incomunicabilità presente tra tutti i personaggi è reale e ci si può riconoscere in ognuno di loro: Emma non confesserà mai cosa prova per l'abbandono della madre, Sara non ci farà mai capire nulla della sua confusione, Marta non saprà niente da parte del padre che il suo nuovo fidanzato è in cura da lui, e lo stesso Francesco farà fatica ad accettare i suoi sentimenti per Anna. Proprio lui che è uno psicanalista ma dimentica di esserlo quando si tratta delle sue figlie. Ognuno di loro in un modo o nell'altro sa supportare l'altro, ma si sente perso quando deve fare i conti con sé stesso.

Di certo privi di contenuto i momenti dedicati alla psicanalisi che sembrano improvvisati e pieni di cliché, come quelli dedicati all'amore fra donne, a differenza di quelli invece dedicati al mondo influencer marketing, confezionandoci quasi un mondo molto facile a cui poter arrivare; la trama, che si rifà molto alla pellicola originale, è interessante anche se i dialoghi sembrano a volte un po' superficiali. Alla fine degli otto episodi ci si chiede ancora se le tre figlie abbiano capito finalmente cosa vogliano. La sensazione che si ha alla prima visione della serie è quella familiarità con i prodotti di Paolo Genovese: il suo stile si focalizza sui personaggi, sulle loro relazioni e sui loro sentimenti. 
Le ambientazioni e inquadrature di ogni luogo di Milano fanno pensare ad una buona regia dietro che condensa tutto in otto episodi. La bravura degli attori, poi, corona la riuscita della serie; nessuno di loro è sconosciuto: la psicanalista premurosa e innamorata del suo lavoro, interpretata dalla Pandolfi, l'amico romano che non si adatterà mai ai ritmi e alla mentalità milanese, il cinquantenne giovane e creativo dal fascino nascosto. In particolare Matteo, interpretato da Max Tortora, mostra una profonda empatia nei confronti del protagonista e delle sue figlie, facendo un po' da spalla allo sfortunato Francesco, non perdendo però mai d'identità propria. È uno dei personaggi più riusciti della serie, concreto e mai banale: un autista che finisce per lavorare per una donna d'affari austera ma affascinante in una Milano che gli riserverà molte sorprese. 
Il potenziale dell'intera serie era enorme, anche se sfruttato poco, come anche le molte tematiche da trattare, ma si è scelto di affidare la recitazione a pianti e urla casuali delle tre figlie che, seppur hanno ricreato una scoppiettante sorellanza sul piccolo schermo, hanno fatto da contrasto con quelle ottimali di Bisio e Tortora. 
Tutta colpa di Freud è frizzante e divertente, con tutte le qualità per far scattare il binge watching, ha preso il meglio dalla vecchia commedia all'italiana puntando tutto su una narrazione tra il comico e il drammatico.


Per concludere, la piattaforma ha voluto trasmettere in anteprima un prodotto che alla fine dei conti si distingue poco dalle solite produzioni italiane, anche se ci prova con l'aiuto del regista cinematografico Paolo Genovese. Questa è una serie sostanzialmente pensata per andare in onda su Canale 5, quindi rivolta a un pubblico generalista, sostanzialmente più maturo, e la vedremo infatti sulle reti nazionali quanto prima. Il coraggio di essere più dirompente con scene omosessuali è sicuramente un passetto in più e ho apprezzato molto la leggerezza della serie accompagnata ad un pizzico di empatia; ciò non toglie che per poter avere la conferma di una seconda stagione ci toccherà attendere la messa in onda su Mediaset.