Il teen drama da atmosfere lynchiane, Riverdale (recensione qui),
approdato da poco su Netflix con la sua quarta stagione, apre con un
primo episodio, "In memoria" - dedicato alla commemorazione di Luke
Perry - che ci fa scordare tutto ciò che era rimasto in sospeso dalla
terza stagione: dalla fattoria di Edgar Evernever ai numerosi cliffhunger e ai
misteri lasciati in standby di Hiram Lodge, finito momentaneamente in prigione.
Decisamente l'episodio migliore di tutta la stagione, se non della serie, con un'apprezzata apparizione di Shannen Doherty, collega di Perry in Beverly Hill
90210.
Il dolore che attraversa Archie è ben approfondito. Le uniche cose
che ci fanno storcere il naso sono le numerose responsabilità che abitano in un
adolescente orfano come Archie, con a seguire, poi, una noiosa trama che ha deciso di
reggersi unicamente sulla faida con Dodger. Noia paragonabile quasi
all'insopportabile Veronica Lodge che va in giro per le strade di Riverdale
come se fosse una quarantenne in carriera alle prese con azioni, club e contratti.
Quando finalmente aveva deciso di dichiarare guerra al padre, questi scopre di essere malato e, manipolandola di nuovo a suo piacimento, Veronica si conferma essere
unicamente la figlia di un boss; dopo quattro stagioni la sottotrama risulta
essere trita e ritrita.
Archiviate le passate questioni, il primo a
trovarsi in situazioni complicate è proprio il narratore della storia, Jughead.
Ammesso alla prestigiosa Stonewall Prep, il ragazzo scoprirà che la scuola
nasconde degli oscuri segreti, e sono proprio i suoi compagni Bret e Donna che
sembrano coinvolti in una serie di sparizioni e di omicidi all'interno della
scuola. La sottotrama legata al mistero intorno alla Stonewall è decisamente la
più riuscita, anche se ci mette un po' ad ingranare, e gli ultimi episodi,
rivelatori della finta morte di Jughead, nata per creare l'omicidio perfetto, sono
senza dubbio i miglior scritti, seppur in maniera un po' banale e confusa, ma decisamente più chiari di tanti altri.
Intanto un altro importante mistero aleggia a Riverdale: la comparsa di video
cassette e snuff movies che spaventano gli abitanti della cittadina. Grazie
ancora all'aiuto del comune fratello di Betty e Jug, Charles, agente dell'FBI,
i giovani quattro amici faranno delle nuove scoperte, rimaste, però, molto sul
vago e, non convincendo del tutto sui 19 episodi decisamente gestiti male, viene confermata ancora una volta una narrativa troppo esagerata e sopra le righe.
Inizialmente, dopo i diversi dubbi che affliggevano la giovane Cooper, si era scoperto che Charles era in combutta con il suo amante, Chic. Sinceramente
speravo che Betty si dedicasse di più a questa storyline in merito al fratellastro, mentre invece ci hanno
nuovamente rifilato la storia della sua oscurità. Perché ancora evitare di
parlare veramente del disturbo mentale di Betty? E quello di Cheryl? Bei personaggi entrambe, ma poco approfonditi, a differenza di quello di Jug. Altro che gene del serial
killer o scenette soprannaturali buttate qua e là tanto per ricordare il forte legame
che la giovane Blossom aveva con il suo gemello Jason.
E dalla puntata precedente, che risultava
essere una delle migliori e rivelatrice di tutto il mistero intorno alla Stonewall, si chiude una sottotrama, per poi passare ad un episodio davvero inutile
che ruota intorno ad un musical e ad un ritorno di flirt tra Betty ed Archie, liquidato per fortuna in due episodi. Ma bastaaa. È stato qualcosa di imbarazzante da
vedere.
Arriviamo al finale di stagione. Una puntata che non rappresenta
assolutamente una chiusura, ma che - anzi - lascia ancora tutto in discussione
poiché apre addirittura nuovi scenari. Lato dark, non sense esagerato,
coralità: tutto ciò che amiamo di Riverdale racchiuso in un solo
episodio. Realtà e finzione si fondono dando una svolta a tutta la stagione.
Quello che sembra essere il nemico, il preside Honey, va fronteggiato, così
ecco l'aiuto dei genitori, insieme ai quali, i prossimi neo diplomati si uniranno per brindare alla fine
dell'anno.
Tutto nella norma, dunque, mettere nel calderone molte sottotrame da rendere confusa la stagione. Si tratta di una scelta che non condivido, ma si sa che Riverdale non si è mai distinta per una sua linearità. Con l'entrata in scena di Lucy Hale nei panni di Katy Keene come crossover, dopo che Veronica è andata a New York a trovarla per un colloquio universitario, si apre il nuovo spin-off della serie (Katy Keene), durato unicamente una sola stagione perché cancellato.
Insomma in questa stagione alcune
cose mi sono piaciute perché continuano a mantenere alta la tensione, distaccandosi quasi completamente dalle trame precedenti, ed è proprio quello stile un po' noir, un po' dark, fatto di ombre e luci al neon, a continuare a tenere ancora incollati gli spettatori. Molti
risvolti, dunque, li ho trovati interessanti, invece altri decisamente surreali. Più Riverdale
va avanti e più alcune cose non hanno senso. Cosa aspettarsi, dunque, nella prossima stagione (recensione qui)? Non era meglio fermarsi alla prima
stagione?