La vera storia dei Peaky Blinders










Il period drama BBC (la recensione qui) è una delle migliori serie televisive britanniche degli ultimi anni, ma non tutti sanno che i Peaky Blinders sono esistiti davvero.
Proprio a Birmingham, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, è stata attiva una banda criminale che si faceva chiamare esattamente Peaky Blinders. Il nome Peaky Blinders compare per la prima volta in un documento del 1890 in riferimento ad una rissa violenta scoppiata in un pub. In quell'occasione, i Peaky Blinders del quartiere di Small Heath ridussero in fin di vita un uomo. Tra di loro c'erano uomini maturi, ma anche ragazzi appena ventenni, abituati alla vita di strada e cresciuti in bande violente (anche i Birmingham Boys, per l'appunto, in quel periodo erano realmente esistiti). Ladri, borseggiatori e frequentatori assidui del locale ippodromo. A questa storia Steven Knight si è ispirato, trasportandola a qualche anno dopo. 

Questi gruppi di teppisti di strada erano nati inizialmente come risposta alla polizia cittadina che, dietro l'insistente richiesta delle classi più altolocate, aveva proibito gli sport violenti e le scommesse clandestine ad essi legate.
I veri Peaky Blinders furono i più famosi criminali di Birmingham fino agli anni '10 del Novecento, finché i Birmingham Boys non li eliminarono. Ma la loro fama era diventata tale che, ancora negli anni '30, quando degli originali Peaky Blinders non era rimasta più traccia, con quel termine veniva indicata qualsiasi banda di strada. Dopo quella che passò alla storia come la Epson Road Battle e il conflitto tra Alfie Solomon e Sabini, il potere di Billy Kimber andò via via disgregandosi e molti membri delle gang vennero arrestati, come testimoniano le foto segnaletiche divulgate nel 2013 dalla West Midlands Police. Kimber sbarcò in America nel '27 ed entrò in contatto con un membro della cerchia di Al Capone, tale Murray Humphreys, che si offrì di nasconderlo. Tornò in Inghilterra nel 1929 e riprese ad operare nell'ambito delle corse ippiche nel sud-ovest dell'Inghilterra. Ben presto si accorse che le attività illegali legate agli ippodromi erano sorvegliate dalle autorità, così cercò altri modi per far soldi in maniera illecita.


In un'intervista il Professor Carl Chinn, autore dei saggi The Real Peaky Blinders (2014) e Peaky Blinders: The Real Story (2019), ha fatto luce su alcuni dettagli di questa banda ripresa nella serie tv. Tra i segni distintivi dei veri Peaky Blinders c'era una particolare cura per l'outfit. Si tratta di un dettaglio che è stato ampiamente ripreso anche nella serie tv. Oltre ai cappelli con visiera, i membri della banda erano soliti indossare pantaloni larghi, che oggi definiremmo a zampa d'elefante, e portavano fazzoletti al collo. Le donne dei membri dei Peaky Blinders si distinguevano per via di una specie di uniforme su cui spiccavano perle, frange e un fazzoletto di seta che copriva la gola. 

Ecco altre particolarità a cui Steven Knight si è ispirato: nei ringraziamenti del romanzo storico La vera storia dei Peaky Blinders scopriamo subito che il bisnonno materno dello scrittore, Edward Derrick, era uno dei Peaky Blinders e che lo stesso nonno paterno, Richard Chinn, era un bookmaker illegale la cui attività fu legalizzata solo dal padre dell'autore nel lontano 1961.
A metà libro sono presenti delle testimonianze fotografiche che ritraggono, tra gli altri, la sindacalista Jessie Eden, Thomas Street, il negozio di scommesse illegali della famiglia Chinn, la Garrison Tavern e la gang dei Sabini. Mentre sul finale racconta la storia di Billy Kimber, Darby Sabini, Alfie Solomon e la famiglia Changretta. Tutti loro esistettero davvero come anche il fascista Oswald Mosley. 
Inoltre viene confermato che il creatore Steven Knight ha deciso di scrivere Peaky Blinders perché gli zii di suo padre, gli Sheldon, erano dei bookmakers e facevano parte del giro della gang. Quando parla dei racconti di suo padre, Steven dice: "Suo padre (il nonno di Steven Knight ndr) gli ha dato un messaggio e gli ha detto: ‘Vai e consegnalo a tuo zio’…Mio padre bussò alla porta e dentro la stanza c'era un tavolo con circa otto uomini…vestiti in modo impeccabile, con berretti e pistole in tasca. Il tavolo era coperto di soldi…Solo quell'immagine – fumo, alcol e questi uomini vestiti in modo impeccabile in questa baraccopoli di Birmingham – mi ha fatto pensare che quella era la mitologia, è la storia, ed è la prima immagine su cui ho iniziato a lavorare".


Dunque ecco riassunte le maggiori differenze tra la realtà e la finzione:

  • I Peaky Blinders non nacquero dopo la Prima Guerra Mondiale, come invece la serie vuol far credere mostrando una famiglia Shelby distrutta dalla guerra e volenterosa di emergere nella società, bensì prima della Grande Guerra (addirittura quando scoppiò la guerra i Peaky Blinders compirono meno azioni criminali rispetto a prima dello scoppio).
  • La gang criminale non era composta da un unico gruppo familiare, ma da tanti piccoli agglomerati di criminali tutt'altro che eleganti e rispettati. La maggior parte dei loro membri erano giovani.
  • I Peaky Blinders svolgevano già dei lavori e non si arricchirono mai a tal punto da usare l'illegalità come unico mezzo di guadagno.
  • Si dice che il loro nome derivi dalle lamette di rasoio posizionate nelle visiere dei loro cappelli, ma molto probabilmente è solo un mito. Le lame di rasoio iniziarono a essere utilizzate solo alla fine dell' '800 e quindi all'epoca erano economicamente proibitive. È molto più probabile che il loro nome derivi dalle punte dei loro cappelli e dal fatto che "blinders" (che letteralmente significa "che acceca") fosse un gergo per il loro aspetto curato e i loro abiti impeccabili.
  • Thomas Shelby e famiglia, purtroppo o per fortuna, non sono esistiti davvero. Tuttavia, il personaggio interpretato da Cillian Murphy ricalca quello che ad oggi è ricordato come il più grande boss del crimine organizzato in Gran Bretagna: il leader dei Birmingham Boys, Billy Kimber.