Prima di Romanzo Criminale - La Serie (la recensione qui), è approdata la miniserie Quo vadis, Baby? che ha rappresentato il debutto di Sky nel campo delle produzioni televisive; una serie evento (poi trasmessa anche da Italia1) che trasportava sul piccolo schermo il film di Gabriele Salvatores, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Grazia Verasani. La produzione, quasi interamente cinematografica, ha visto lo stesso Salvatores coinvolto nella direzione artistica al fine di impreziosire una serie fuori dagli schemi e differenziarsi dall'immensa produzione televisiva italiana. Si tratta di una serie tv poliziesca creata da Marco Videtta e Fabio Scamoni con Angela Baraldi e Thomas Trabacchi, trasmessa, appunto, da Sky nel 2008 dopo il brillante successo del film del 2005, e che vede parte dello stesso cast ma si distingue per alcuni particolari. L'investigatrice privata senza peli sulla lingua, Giorgia Cantini, ha 40 anni e all'apparenza è una donna scontrosa e ribelle che, però, nasconde ferite che il tempo non ha cancellato. Giorgia vive a Bologna e nei suoi casi deve confrontarsi ogni giorno con persone disposte a tutto, ma può contare su amici fidati. Al suo fianco ci sono Johnny Riva, sessantenne proprietario di un locale ed ex attore porno; Lucio Spasimo (Alessandro Tiberi), il suo assistente gay, attento a far rimanere il suo capo con i piedi per terra e a tenere in ordine il loro studio in maniera maniacale; e infine c'è il commissario Luca Bruni, ex compagno di scuola e suo eterno pretendente.
Per vivere appieno la sua vita, però, è necessario risolvere un caso irrisolto della sua vita privata: la morte improvvisa e inspiegabile di sua sorella Sara. Nel tempo libero Giorgia tira di boxe e si esibisce con un gruppo rock nel locale del suo amico. Giorgia è una donna forte, senza scrupoli e spesso dura, ma questa corazza le ha permesso di vivere la vita come vuole lei. La guardiamo con ammirazione e la critichiamo: infatti la si ama per la vita che fa, ma al tempo stesso la si odia per il carattere che ha.
Ogni episodio della serie è un giallo autoconclusivo, ma la storia personale della Cantini, il suo rapporto con l'ispettore Bruni e l'ossessione riguardo la morte della sorella, fanno da sfondo e filo conduttore all'intera serie. Personalmente non tutti gli episodi mi sono piaciuti e la serie ci mette un po' di tempo prima di sorprenderti con qualche colpo di scena. Forse solo gli ultimi tre o quattro episodi prendono un po' di più (l'ultimo chiarificatore sulla morte della sorella Sara), per il resto purtroppo mi è sembrato di vedere diversi film con battute rozze che non sempre servivano. Sei film che non ti lasciano minimamente con il fiato sospeso, ma nonostante questo godibili e sicuramente con una marcia in più rispetto alla tv italiana di dieci anni fa.
Il risultato è un noir intenso dai toni profondi sullo sfondo di una Bologna livida; un giallo articolato in sei episodi da 90 minuti con protagonista una detective un po' particolare e fuori dagli schemi con la passione per la musica rock ed il pugilato. A parte un'espressiva ma non sempre convincente recitazione della protagonista, che sembra calarsi nei panni piuttosto bene, la regia è di ottima qualità, riproducendo con cura una fotografia molto ricercata fatta di chiaroscuri, a partire dalla città di Bologna agli ambienti chiusi.