È la vera storia di Sophia Amoruso, donna d'affari che ha costruito un business fruttuoso, partendo dal proprio negozio su eBay, per poi creare l'azienda Nasty Gal di capi d'abbigliamento vintage e, in seguito, la società #Girlboss. La serie Netflix porta come titolo lo stesso del libro della scrittrice (senza l'hashtag) e vanta come protagonista Britt Robertson e come produttrice Charlize Theron. La giovane attrice interpreta Sophia Marlowe che, come la stessa scrittrice racconta nella sua autobiografia, si inventa dal nulla un lavoro che le cambierà la vita. Sophia ha poco più di 20 anni e una grande passione per la moda vintage. Non è certo una persona facile con cui avere a che fare: indipendente e asociale, lunatica e spesso bipolare, determinata al punto che può fare affidamento solo su sé stessa e sulla sua migliore amica Annie.
Ormai si sa, siamo nella Golden Age delle serie tv. Alcuni prodotti, però, anche con buone basi, non riescono ad emergere e rientrare in quella posizione privilegiata. Sono rare ma esistono quelle serie tv che, belle o brutte, risultano un po' fastidiose. Viene da sé che l'aumento degli show prodotti porti a dover prendere spunto per avere idee e nuovo materiale da poter attingere. Questo nuovo prodotto, appunto, prende spunto dall'autobiografia di Sophia Amoruso, #Girlboss, pubblicata nel 2014, nella quale la donna americana racconta come ha costruito nel 2006, a soli 23 anni, il proprio impero da giovane ribelle a donna d'affari, diventando una delle più ricche del mondo.
Ragazza ribelle, dedita ad ogni tipo di sotterfugio per sbarcare il lunario, Sophia è molto giovane quando crea il proprio negozio su eBay con il nome di Nasty Gal Vintage, attraverso il quale vende abiti vintage, appunto, trovati a prezzo d'occasione in giro per negozietti. Siamo a San Francisco e Sophia è un'eterna Peter Pan: è sconclusionata, egoista, fuori di testa e molto spesso sfortunata. A causa del suo carattere ribelle Sophia continua a farsi licenziare dai vari datori di lavoro. Nel flusso della sua vita pazza e irregolare arriva il colpo di genio e la scoperta che, alla fine, anche lei è brava in qualcosa: abiti vintage. La serie racconta dall'inizio dell'ascesa di Sophia, dalla prima giacca in pelle anni '70 acquistata a 9 dollari, tirando sul prezzo e rivenduta a diverse centinaia, mettendo in scena la necessità di soldi della stessa per un intervento chirurgico per un'ernia. Assistiamo, quindi, alla scelta del nome da dare al proprio negozio online, al resoconto adrenalinico e divertente di una consegna per evitare una recensione negativa. Non mancano i contrasti con il padre (Dean Morris), con il quale il rapporto appare assai complicato e all'insegna dell'incapacità di dialogo, poiché lui vorrebbe qualcosa di diverso per la figlia. Purtroppo il padre è uno di quei personaggi poco approfonditi e dopo qualche puntata scompare lasciando quel vuoto interiore che accompagna da sempre Sophia. Da come si comporta la ragazza con suo padre, da subito, comprendiamo il suo lato sensibile, a volte quasi infantile. Dall'altra parte c'è una madre che l'ha abbandonata e che Sophia decide di andare a cercare per capire chi è la donna che ha lasciato la famiglia per seguire la carriera da attrice di teatro: una versione più vecchia e pazza di lei, a cui non recrimina nulla. Un lungo viaggio per fare pace con il passato e capire che non è una brutta persona come ha sempre temuto.
Tornata a casa, ormai estromessa da eBay, decide di fare un grande altro passo: creare un e-commerce tutto suo. Scaturiscono altre scene divertenti e paradossali con tante soddisfazioni, ma soprattutto capiamo sin da subito che il bisogno primario di Sophia è quello di unire lavoro e passione.
Sophia è creativa e capace ma vedremo che è anche molto sola. Con lo scorrere della storia la personalità della protagonista si approfondisce, si umanizza, ma rimane sempre uguale alla base.
Il personaggio di Sophia sembra crescere, senza diventare una noiosa adulta - ciò che lei teme - e la osserviamo mentre matura sogni e ambizioni. La sua determinazione diventa sempre più evidente.
La serie copre due anni della vita di Sophia che, grazie alla sua migliore amica Annie (forse la cosa più riuscita della serie), cercherà di non perdere il rapporto con la realtà e grazie a lei comprenderà la sua incapacità di capire quanto i suoi comportamenti, piuttosto superficiali e istintivi, possano ferire chi è intorno a lei. Notiamo la presenza anche del suo fidanzato, troppo bravo per i suoi gusti: lei, pur affascinata, all'inizio si comporta in modo incostante, piombando nella sua vita inaspettatamente. Le cose cambiano dopo aver passato due giorni insieme in vacanza, gli equilibri si pareggiano e lei si appoggia al bravo ragazzo. Della serie "anche le stronze si innamorano".
Da subito notiamo il tono da commedia tra brio e lieve ritmo della serie Netflix, dando alla biografia quel tono vivace e leggero per raccontare le disavventure e riflessioni di una ragazza che diventerà il boss di sé stesso. L'attrice riesce a portare sullo schermo un personaggio fresco e credibile e a renderlo da ribelle a tagliente, da duro a calcolatrice, ma anche emozionante e vivo. Le fanno da cornice una serie di personaggi strampalati come lei ma che però sono solo abbozzati superficialmente. La colonna sonora calza a pennello il carattere della protagonista e anche altri brani danno una marcia in più alla storia. Buona regia e buona fotografia che inquadra al meglio la location viva della città di San Francisco. Se, però, Netflix cerca di raccontare personaggi sempre meno stereotipati, dobbiamo dire che Sophia ha dei problemi nel controllo della propria rabbia e la vorresti quasi prendere a schiaffi fin dai primi minuti. In breve Sophia è insopportabile: è arrogante, maleducata e fortemente individualista, convinta che il mondo giri intorno a lei e di poter seguire, o non seguire, regole del tutto personali. La sua risata è davvero fastidiosa, ma non puoi non innamorarti del suo modo di fare euforico di affrontare la vita.
In sintesi Girlboss aveva delle ottime possibilità: tematiche interessanti come la creazione di un business senza alcuna conoscenza imprenditoriale e un'ambientazione di fascino come quella del mondo della moda, ma il risultato è stato, purtroppo, piuttosto deludente a causa della scelta di non seguire una narrazione lineare, coprendo il periodo lungo di vita di Sophia con diversi aneddoti poco utili prima di fondare il sito che le porterà successo. Il problema principale è, però, la mancanza di una vera evoluzione della protagonista nel corso delle tredici puntate. Sophia riconosce momentaneamente i propri errori, ma poi la volta dopo ripete i medesimi sbagli; quindi sembra incapace di imparare dai suoi errori, alternando fasi di incredibile sicurezza a momenti di forte fragilità. Nonostante la comprensione dei suoi errori, si limita solo ad osservare ma non a cambiare realmente.
Diventa, dunque, difficile apprezzare realmente un personaggio che non appare nemmeno un'anti-eroina, ma semplicemente come qualcuno che non sa attribuire il giusto valore all'amicizia, al lavoro e alla famiglia, rendendosi conto solo di fronte alla possibilità di rimanere sola quello che potrebbe perdere. A differenza di altri show proposti da Netflix, questa comedy a tinte quasi ciniche appare tra le meno riuscite e curate e, pur essendoci degli spunti interessanti, ci si trova di fronte a uno dei pochi casi in cui non si sente un particolare bisogno di assistere a una continuazione della storia. Ed in effetti non la vedremo.