TROY - LA CADUTA DI UNA CITTA'


Dopo l'uscita del trailer, ho inserito nella mia lista da vedere questa serie tv di otto episodi, così dopo qualche mese dalla messa in onda su Netflix, mi sono fatta coraggio e, nonostante le diverse critiche, ho voluto dare una possibilità a questo prodotto televisivo che racconta un argomento storico, per me molto interessante.
Dopo quindici anni dal colossal Troy, le aspettative sono notevoli: un'idea affascinante e intrigante che ricalca le gesta della guerra di Troia, mischiando lo storico e il divino con il fantasy e la realtà. Così, però, non è stato. Già dal pilot sono emersi i problemi: incentrato interamente sul nascente amore tra Elena e Paride, frutto dell'accordo tra Afrodite e lo stesso Paride, in cambio del famoso pomo d'oro, l'episodio racconta i motivi che hanno portato allo scoppio della guerra che vede fronteggiarsi gli eroi troiani e i soldati delle città greche, guidati da Agamennone, fratello di Menelao. Il resto degli episodi, uno peggio dell'altro. Il punto di vista del racconto è quello di Paride, il vero protagonista della serie, a differenza di ciò che realmente racconta Omero. Tale scelta risulta originale dal momento che gli antichi consideravano più importante la figura di Elena.

Il giovane Paride è cresciuto credendosi un pastore e, di fronte ad una disputa tra gli dei, durante la quale gli viene chiesto di consegnare il pomo d'oro alla dea che ritiene più bella tra Afrodite, Atena ed Era, sceglie Afrodite, con la promessa da parte della dea di avere l'amore della donna più bella del mondo. Dopo la banale scenetta del pomo d'oro, a dir poco inguardabile, Paride passa da contadino a principe di Troia nel giro di pochi minuti. Prima partecipa ai giochi troiani sfidando i principi di Troia e, in una sfida contro Ettore, dopo averlo preso a morsi (???), sta per essere trucidato dall'eroe troiano, quando Priamo ferma la competizione. Viene riconosciuto dal padre e ricondotto a Troia come figlio legittimo. Tralasciando, però, questi dettagli, poiché mi rendo conto che in molte serie a sfondo storico ci possa essere la difficoltà nel raccontare con precisione tutti gli eventi in pochi episodi, il resto non mi ha comunque convinta. A nessuno interessa che la serie è tratta da uno dei poemi più famosi al mondo, ma penso che sia più importante capire com'è come prodotto. A livello di trama ci siamo: insomma, sono stati abbastanza fedeli ai poemi omerici. Dieci punti per i fatti cronologici, eventi precisi ed esattezze storiche. Zero punti per scelta del cast, recitazione degli attori e dialoghi mediocri e inverosimili. Omero si rivolterebbe nella tomba per come la storia è stata raccontata. Il problema non è essere fan di Omero o venire dal liceo classico, ma si vede già dalla sceneggiatura superficiale, dalla banalità dei dialoghi e dalla scelta dei personaggi, che qualcosina non va.

Prendiamo, ad esempio, il casting, fatto da attori mediocri con un'unica sola espressione sul volto. A cominciare da Elena, che dovrebbe essere la donna più bella del mondo, amata da Paride, principe di Troia: in fatto di bellezza non ho nulla da dire, ma sembra che l'attrice l'abbiano bastonata di prima mattina. E' pur vero che, a differenza di come si pensa, nella realtà Elena odiava Paride e voleva fuggire da Troia. In realtà non è stata manco questa l'interpretazione che le si voleva dare. Diciamo che l'attrice è decisamente scarsa nelle sue doti recitative, espressive e a volte anche estetiche. Forse l'unica interpretazione, non solo femminile, che ha colpito maggiormente è stata quella di Andromaca. Peccato per i venti secondi dedicati all'addio al marito, quando invece Omero ci dedica un canto intero.

In ogni scena rappresentata non c'è pathos, non c'è suspence e non ci sono motivazioni nel far agire i personaggi in un determinato modo. Tutto si svolge per il volere degli dei. Ma anche meno, direi. 
I dialoghi sono pessimi, scritti senza pensare che ci troviamo intorno al 1200-1100 a.C. Paride è rappresentato come un ninfomane. Per non parlare della scelta di alcuni attori che è stata fatta senza una reale convinzione. Menelao doveva essere un omone grosso e vecchio, invece osserviamo un aitante uomo non proprio sgradevole agli occhi del pubblico. Anzi, l'esagerata sembrerebbe proprio Elena che non lo sopporta e lo tradisce. Ma chi ha scritto questa oscenità l'ha letta l'Iliade? O hanno preso personaggi a caso? Perfino il film Troy è stato più coerente nella scelta del cast.

Non si è mai visto un greco, o peggio un semidio, con la pelle nera. All'epoca manco li avevano mai visti o immaginati eroi o dei neri. Non sono chiusa alle scelte moderne eh, ma rappresentare di colore Achille, Patroclo e Zeus, che certamente non lo erano, mi ha un po' delusa. Ho capito che, a differenza del film, il vero protagonista non è Achille; Omero ci aveva fatto capire bene come l'eroe greco "dalla bionda capigliatura che splende al sole" spiccasse per bellezza, quindi, senza nulla togliere all'attore di colore, che d'ira funesta c'ha fatto vedere ben poco, rimpiango decisamente la bellezza dell'Achille, interpretato da Brad Pitt, seppur poco convincente nell'interpretazione.

Dopo le scene iniziali, Paride viene mandato a Sparta in missione diplomatica, per sanare i rapporti tra greci e troiani, e qui incontra finalmente Elena, moglie di Menelao che, capita la furbizia di Paride nei confronti della moglie, gli offre in sposa la figlia sfigata. In occasione della morte del padre, Menelao va via lasciando lì Paride in modo che possa conoscere meglio la ragazza. Aspetta, aspetta, ma quale ragazza?? È inutile dire che da lì a poco consumano. Il famoso rapimento è rappresentato come una scelta e non come un'imposizione: Elena sceglie di nascondersi in una cassa e si fa imbarcare sulla nave di Paride, inconsapevole di tutto. Questo per far passare Paride da innocente? Però, senza trovare il senso di questo libero arbitrio, Paride viene più volte accusato di averla rapita e nessuno dichiarerà mai il contrario. Vabbè, ma questa è una grande imprecisione!
Agamennone, fratello di Menelao, parte per Troia alla ricerca della cognata, situazione che precipiterà nell'assedio sanguinoso che conosciamo. Agamennone è visto come il solito bruto che tutti noi immaginiamo, a volte anche troppo (si è voluto esagerare dopo il sacrificio della figlia Ifigenia), mentre il fratello mi sembra più un bambinetto viziato. Rispetto ai troiani, sembra che 'sti greci sono gli unici cattivi. Non che i troiani siano meglio rappresentati. In realtà non risulta credibile nessuno, e, a parte l'interpretazione di Priamo e a volte quella di Odisseo, il resto dei personaggi è più adatto a trovare un metodo per la sonnolenza. Paride, che dovrebbe essere il protagonista, episodio dopo episodio, ci rendiamo conto della sua debolezza, e le scenette con Elena diventano noiose.
Gli episodi successivi si concentrano molto più sulla storia tra i due amanti, che amoreggiano in continuazione, rispetto alla guerra in sé, a cui si dà importanza nell'originale. Scontri epici ridotti a venti secondi, per dire. Arriviamo alla conclusione degli episodi con ritmo lento e dialoghi soporiferi. In ogni caso le ultime scene dell'episodio finale sono raccontate con molta accuratezza, senza perdersi alcun dettaglio dalla morte di Ettore alla partenza di Odisseo.

Rispetto all'originale, si ha l'impressione di guardare qualcosa di veramente mediocre e sottotono, che manca decisamente di quell'epicità, anche se a tratti risulta anche storicamente più fedele rispetto al noto colossal Troy. Si ha, inoltre, l'impressione che non sia mai stato aperto un libro sull'Iliade. La difficoltà sta nel riportare sullo schermo un poema del genere, ma non mi spiego tante scelte e ritengo che sia meglio non toccarli questi capolavori della letteratura. Soprattutto perché sembra che, con la scusa di scrivere sulla guerra di Troia, ci si trova a guardare bizze amorose, scene erotiche e di nudo tanto per. Altro che "caduta di una città", mi sembra proprio la "caduta di un mito".
Un punto a favore va ai costumi, ai paesaggi, al clima e all'atmosfera generale che hanno ricreato per rendere le ambientazioni dell'Iliade.