Divisa in tre stagioni e un prequel (Netflix ne considera quattro), Spartacus è una serie prodotta dal canale Starz di Apple+, in un lontano 2010. Sebbene arrivo dieci anni in ritardo, complice il mio interesse per la storia romana e buoni consigli, termino la visione pochi giorni fa. È una serie veramente bella, nonostante si perda un po' nelle ultime due stagioni. Il serial racconta le gesta del trace Spartaco, ridotto in schiavitù dai romani e venduto a Capua ad un lanista di nome Lentulo Batiato. Costretto a combattere nell'arena di Capua con la promessa di abbracciare un giorno la moglie Sura, Spartaco diventerà uno dei più grandi gladiatori all'interno del ludus di Batiato, per poi ribellarsi al proprio padrone e alle condizioni di schiavitù.
La rivolta degli schiavi (nota anche come "rivolta di Spartaco") ha piegato la Repubblica di Roma dal 73 a.C. al 71 a.C., chiamata anche Terza guerra servile, l'unica che ha portato delle vere e proprie conseguenze. La rivolta iniziò a Capua e rapidamente si diffuse in tutto il Meridione con un numero enorme di schiavi al seguito di Spartaco.
I personaggi principali sono caratterizzati abbastanza bene, grazie anche alle loro interpretazioni.
Spartacus è interpretato nella prima stagione da Andy Whitfield che funziona alla grande nel suo ruolo da rude gladiatore: fisicaccio e sguardo al momento giusto. Era bravissimo, però purtroppo è stato sostituito per necessità da un altro attore nelle ultime due stagioni, in quanto è morto di un tumore prima delle riprese della seconda. Quando ho scoperto che era scomparso, è stato un trauma e non è stato facile riabituarsi al nuovo attore che, per quanto mi riguarda, non è stato pienamente all'altezza del precedente. A tratti la somiglianza l'ho trovata, però è stato comunque inevitabile fare confronti. Sarà complice lo sguardo da agnellino e il fisico scolpito da modello, ma sono riuscita a rivalutarlo solo a metà della terza stagione. Bisogna ringraziare anche il doppiaggio che ha aiutato a digerire la pillola.
Altro protagonista molto ben azzeccato è Manu Bennet nel ruolo di Crisso, "l'indomito gallo", campione dell'arena di Capua, prima che Spartacus gli soffiasse il posto. Quindi prima il suo più temibile avversario nell'arena, poi suo braccio destro dopo la rivolta. Devo dire che Crisso non è un personaggio coerente dall'inizio alla fine e l'ho dovuto rivalutare per i molteplici alterchi con Spartacus. Inizialmente ho provato a vedere il lato buono in lui, ma poi fa emergere una personalità troppo esaltata. In ogni caso ho apprezzato il rapporto di rispetto che c'è tra i due e che è cambiato notevolmente rispetto alla prima stagione.
Ricordiamo che il produttore di questa interessante serie tv è lo stesso di Hercules e di Xena. Non a caso ritroviamo una fantastica Lucy Lawless che ha un ruolo principale da antagonista. Un po' avanti con l'età rispetto a Xena, ma molto credibile nell'interpretazione della moglie del lanista Batiato. D'altro canto Batiato è il personaggio cattivo più umano e meglio rappresentato nella serie.
Di critiche riguardo inesattezze storiche alla serie ce ne sono a bizzeffe in rete, come è normale che sia per una serie storica. Ovviamente non mi interessa scavare a fondo nei meandri della storia per criticare la serie in sé perché, a parte le inesattezze storiche sempre presenti, è fatta abbastanza bene. In ogni caso, per quanto mi riguarda, non è un problema che sia assai romanzata. La serie, comunque, non è perfetta, anzi ci sono cadute di tono tra una stagione e un'altra e la scrittura, a volte, lascia a desiderare. Da numerose scene eccessivamente erotiche, che ricalcano le usanze dell'epoca, passiamo a scene di cruda violenza, fino ad arrivare ad esagerate scene splatter, caratterizzanti più i primi episodi.
La seconda stagione cade di tono sia per il cambiamento dell'attore principale, sia per l'assenza di Batiato che, seppur cattivo, teneva alla vita di Spartaco in quanto gladiatore che fomentava il suo ludus. Il ruolo di villain viene sostituito dal pretore Glabro che lo aveva reso schiavo. Sinceramente molto anonimo e un po' noioso. Spartaco, in fuga con i suoi seguaci per tutta la stagione, si vanta di mirabolanti vittorie sui romani, fino a sconfiggere finalmente Glabro ai monti del Vesuvio ed attuare la sua vendetta.
Nella terza stagione, nonostante diverse perdite subite, i ribelli guidati da Spartaco, Crisso, Gannicus ed Enomao, aumentano i loro seguaci, saccheggiano e combattono ancora le truppe romane, fino a scontrarsi con le legioni di Marco Licinio Crasso, mandato per contrastare la rivolta. In questo frangente non comprendo la presenza di Giulio Cesare - tra l'altro poco calzante la scelta recitativa - che nella realtà non ha mai partecipato direttamente alla rivolta. Ma per tenere alta la tensione si fa tutto.
Arriviamo all'episodio finale, forse il migliore di tutta la stagione, e alla sconfitta graduale di ogni personaggio principale. Prima è il turno di Crisso (prima ancora muore il maestro Enomao alla fine della seconda stagione). Consapevole dell'avvenimento imminente, mi ha comunque turbata perché, nonostante tutto, è il personaggio che è stato presente in tutti gli episodi.
Poi è il turno di altri personaggi secondari fino alla caduta di Spartaco, contemporaneamente a quella di Gannicus. Praticamente passi venti minuti con il fiato sospeso, seguendo gli scontri di una battaglia infinita, che arriva al culmine con un faccia a faccia tra Crasso e Spartacus il quale viene sconfitto. Vediamo una morte straziante e commovente di un protagonista che era considerato invincibile e che mano a mano si spegne.
La frase finale di Crasso, "faremo un triumvirato" negli ultimi due minuti di episodio chiarisce i radi strafalcioni di scrittura. Frase che vorrebbe guardare al futuro. Peccato che Crasso, Giulio Cesare e Pompeo aspetteranno almeno un altro decennio per fare pace e decidere di costituire il primo triumvirato.
Di critiche riguardo inesattezze storiche alla serie ce ne sono a bizzeffe in rete, come è normale che sia per una serie storica. Ovviamente non mi interessa scavare a fondo nei meandri della storia per criticare la serie in sé perché, a parte le inesattezze storiche sempre presenti, è fatta abbastanza bene. In ogni caso, per quanto mi riguarda, non è un problema che sia assai romanzata. La serie, comunque, non è perfetta, anzi ci sono cadute di tono tra una stagione e un'altra e la scrittura, a volte, lascia a desiderare. Da numerose scene eccessivamente erotiche, che ricalcano le usanze dell'epoca, passiamo a scene di cruda violenza, fino ad arrivare ad esagerate scene splatter, caratterizzanti più i primi episodi.
Nella terza stagione, nonostante diverse perdite subite, i ribelli guidati da Spartaco, Crisso, Gannicus ed Enomao, aumentano i loro seguaci, saccheggiano e combattono ancora le truppe romane, fino a scontrarsi con le legioni di Marco Licinio Crasso, mandato per contrastare la rivolta. In questo frangente non comprendo la presenza di Giulio Cesare - tra l'altro poco calzante la scelta recitativa - che nella realtà non ha mai partecipato direttamente alla rivolta. Ma per tenere alta la tensione si fa tutto.
Arriviamo all'episodio finale, forse il migliore di tutta la stagione, e alla sconfitta graduale di ogni personaggio principale. Prima è il turno di Crisso (prima ancora muore il maestro Enomao alla fine della seconda stagione). Consapevole dell'avvenimento imminente, mi ha comunque turbata perché, nonostante tutto, è il personaggio che è stato presente in tutti gli episodi.
Poi è il turno di altri personaggi secondari fino alla caduta di Spartaco, contemporaneamente a quella di Gannicus. Praticamente passi venti minuti con il fiato sospeso, seguendo gli scontri di una battaglia infinita, che arriva al culmine con un faccia a faccia tra Crasso e Spartacus il quale viene sconfitto. Vediamo una morte straziante e commovente di un protagonista che era considerato invincibile e che mano a mano si spegne.
Gli Dei dell'arena è un prequel ambientato qualche anno prima dell'arrivo di Spartacus a Capua. È inserito tra la prima e la seconda stagione. Il protagonista della serie è Gannicus, l'unico schiavo, campione dell'arena, ad aver ottenuto la libertà. La stagione narra non solo le imprese di Gannicus, ma anche la storia di Batiato e la nascita della sua scuola di gladiatori. Da quel momento Gannicus è subentrato nelle ultime due stagioni della serie, dando una vera svolta e, accanto al nuovo attore interprete di Spartacus, ha aiutato lo spettatore ad abituarsi al cambiamento. Infatti la serie è nata non solo per introdurre il personaggio di Gannicus, di cui non si era minimamente parlato nella prima stagione, ma anche in attesa di un probabile re-casting.
Per quanto abbia amato Spartacus nella prima stagione, Gannicus, sfrontato e impertinente, amante delle donne e del vino, con la sua entrata in scena, a mio parere, diventa uno dei migliori personaggi. Certo sguardo e sorriso giocano a suo favore e l'attore che lo interpreta, fascino a parte, è riuscito ad entrare abbastanza bene nei panni del personaggio.
Per questo motivo, penso che sia uno dei personaggi meglio caratterizzati: ha una bella storyline nel prequel e penso che abbia avuto una brutta fine nell'ultimo episodio. Fine atroce e straziante, crocifisso per aver combattuto una guerra da uomo già libero, ma credendo alla causa di Spartacus.
Superando lo scoglio splatter e sessuale, Spartacus è un bel prodotto che vale la pena vedere. La perdita e il conseguente cambiamento dell'attore è stato uno dei tanti problemi inevitabili che ha messo a rischio la serie, subendo un duro colpo ma, nonostante ciò, ricordiamo sempre che il personaggio di Spartaco rimane nella storia come uno dei gladiatori che affrontò Roma, dal suo interno, con un manipolo di guerrieri fino a conquistare rispetto e fiducia di oltre cento mila ex schiavi che l'hanno seguito nella sua causa. Tutto questo per un ideale di libertà, preferendo la morte ad una vita in schiavitù.