Dopo il Montalbano di Zingaretti, sicuramente Rocco
Schiavone fa rima solo e solamente con Marco Giallini. Ed eccoci qui a
recensire la sesta stagione di questa fortunata serie con una trama interessantissima. Un vicequestore
trasferito ad Aosta per motivi disciplinari che vuole scoprire la verità sulla
morte della moglie, che gli appare ancora in sogno e in alcune visioni, e che
col suo fare burbero e anticonformista, sempre al limite della legge, si è
distinto nel panorama delle serie poliziesche italiane. La sesta stagione
potrebbe essere davvero quella della svolta per Rocco Schiavone (qui la recensione completa della serie). Lo
testimonia il finale, che per la prima volta porta la serie a variare location
addirittura cambiando continente, e simbolicamente tracciare un possibile nuovo
capitolo nella vita del protagonista.
Ritorna il protagonista nato nei romanzi di Antonio Manzini,
che firma ancora una volta la co-sceneggiatura delle quattro puntate, uscite
nel mese di febbraio, le quali si basano sui libri Riusciranno i nostri eroi
a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Sud America? e Le ossa
parlano, particolarmente cruento, e su un racconto inedito scritto
appositamente per la serie tv.
Il vicequestore è tornato ad Aosta, ma con un
peso sul cuore: ha scoperto che il suo amico Sebastiano è coinvolto nella morte
di Marina ed è parte della banda di Mastrodomenico, ora sotto processo a Roma.
Nonostante il dolore personale, Schiavone non ha potuto evitare il lavoro. Si è
trovato ad indagare sulla morte di un giovane in alta montagna, un caso che ha
coinvolto tre amici della vittima, apparentemente innocenti ma pieni di
segreti. Tra false piste e menzogne ben costruite, il vicequestore ha seguito
il suo infallibile intuito per arrivare alla verità. Ma il ritorno a Roma è
stato inevitabile fin da subito. Il doppio viaggio che compirà il personaggio
nel corso degli episodi è la novità interessante in questa stagione: prima a
Roma per testimoniare al citato processo che potrebbe fargli chiudere
definitivamente le questioni irrisolte col passato - ovvero la morte della
moglie Marina, ancora una volta interpretata da Miriam Dalmazio dopo il
precedente cambio di cast. Si tratta del processo contro Mastrodomenico, il
dirigente degli Interni implicato nella morte di Baiocchi, che riporta a galla
il doppio gioco dell'ispettrice Rispoli, di cui inizialmente Rocco si fidava.
Rivedrà molte persone dopo lungo tempo in quell'aula. Sta anche per vendere la
casa in cui ha abitato con la moglie nella capitale. La seconda indagine lo farà rivivere, dunque, quei climi e quelle atmosfere che quasi aveva dimenticato, facendolo riflettere
su quale sia la sua nuova casa. Il secondo viaggio, invece, è in Argentina. Il
vicequestore insieme agli amici di sempre, Brizio (Tullio Sorrentino) e Furio
(Mirko Frezza), volerà infatti oltreoceano, in America Latina, per ritrovare l'amico
fuggito Sebastiano (Francesco Acquaroli), ora che hanno scoperto che li ha
traditi causando la morte di Marina. Un'altra occasione per Rocco per
riflettere sulla propria maturità raggiunta, all'oscurità interiore che forse
si fa un po' più diradata. Insofferente, cinico, burbero, un atteggiamento che
Rocco ha assunto dopo la morte della moglie per sfuggire alla gioia
eventuale che la vita avrebbe potuto proporgli e che lui rifiuta. Senza
dimenticare i propri metodi al limite della legge, le canne, la lavagna con le
rotture di scatole, e la new entry nella sua vita, il cane Lupa a mantenere la
sua romanità verace.
I casi della stagione riguarderanno anche un bambino,
finendo per parlare di possibile pedofilia tra le tematiche affrontate. Durante
la seconda e terza puntata, infatti, siamo stati invasi completamente da una
sensazione di sofferenza e angoscia difficili da digerire. La trama verticale e
la trama orizzontale si sono qui unite compensandosi a vicenda. Non era
più soltanto il dolore di Rocco l'unico protagonista, ma anche il dolore di
altri. Addirittura, nel primo episodio, come già detto, Schiavone risolve i due casi, uno ad
Aosta e uno a Roma, senza battere ciglio. Le famose "rotture di c0gli0ni" per
Rocco rimangono, ma ora le affronta consapevole, appunto, di saperle risolvere
come solo lui può. Una profonda crescita interiore.
Passiamo ai personaggi che girano in questa stagione intorno a Rocco Schiavone. Italo Pierron è interpretato da Paolo Bernardini e non più da Ernesto D'Argenio per impegni di set di quest'ultimo, ma sarà anche l'ultima volta che vedremo l'agente valdostano. Del resto, la dipendenza sempre più crescente dal gioco d'azzardo, che lo fa trascurare sempre più il lavoro (così inizia la stagione) ed essere irascibile ed intrattabile coi propri colleghi, lo porterà in un baratro da cui sarà difficile uscire, trasformandosi da vittima a carnefice. Purtroppo, a parte lui, continuano a vivere tutti all'ombra di Rocco, diventando quasi macchiettistici, compresi alcuni personaggi femminili, come quello interpretato da Valeria Solarino, e nonostante il ritorno in auge della viceispettrice interpretata da Claudia Vismara.
La squadra di Rocco è, difatti, composta da veri e propri archetipi della commedia all'italiana. Oltre
all'ombroso già citato Italo, c'è il "tonto" D'Intino (Christian Ginepro), lo
sveglio e "sciupafemmine" Scipioni (Fabio La Fata), l'eccentrico medico legale
Fumagalli (Massimo Reale) e il dolce e riflessivo Casella (Gino Nardella) –
tutti personaggi dei quali sarebbe un esercizio facile trovare il
corrispondente in altre serie italiane similari. Divertente, sicuramente, è
stato il personaggio interpretato da Lorenza Indovina, Michela, commissario della scientifica, introdotto dalla seconda stagione.
La quarta ed ultima
puntata mette al centro i protagonisti romani della storia, alternando un
flashback di quando erano ragazzi, tra le vie della capitale, al tempo
presente, quando si ritrovano in un paese straniero, senza contatti né indizi.
O quasi del tutto. Brizio, infatti, non solo conosce la lingua ma sa anche
cavarsela nel tirare fuori qualche informazione in più per raggiungere Furio o
Sebastiano. Queste capacità unite a quelle investigative di Rocco li portano su
tre Stati diversi attraverso l'America del Sud e svariati jet-lag. Rocco e
Brizio scoprono che Furio è fuggito in Argentina perchè voleva comprare una
pistola da alcuni malviventi italiani che trafficano lì, e che ha perso il
passaporto dovendo fare richiesta per uno nuovo all'Ambasciata. Un piano non
infallibile, insomma, quello dell'amico, nello spirito del suo personaggio. Da
lì i due arrivano a Città del Messico dove si è effettivamente nascosto
l'amico, con una ragazza più giovane, Violeta, e una nuova vita temporanea per
sfuggire ai malviventi di prima a cui doveva i soldi per l'arma mai ricevuta.
Risolta la questione, all'improbabile trio - tra una battuta e una
recriminazione - rimane l'ultima tappa di quel viaggio catartico. I tre volano
infine in Costa Rica, dopo aver risolto l'enigma presente su un biglietto
lasciato appositamente dall'amico Sebastiano, affinché lo trovassero. Come a dire "ora
sapete dove sono, decidete voi cosa fare". Sebastiano si è rivelato il
responsabile della morte di Marina, la moglie di Schiavone, oltre ad aver
tradito tutta la combriccola perché accecato dall'odio per l'uccisione di Adele
da parte di Enzo Baiocchi. Rocco, Brizio e Furio scoprono che l'amico fraterno
si è rifatto una famiglia da 15 anni in quel posto paradisiaco, con una casa
sulla spiaggia e due figli, oltre ad un cane chiamato Lupa, proprio come quello
salvato da Schiavone. La villa è piena di telecamere e dispositivi di sicurezza
e quindi preferiscono non compiere mosse avventate. Attraverso un montaggio
alternato efficace, ci vengono mostrati Schiavone e Sebastiano: quest'ultimo
tramite una sigaretta sulla spiaggia capisce che alla fine gli amici sono stati
lì, mentre Rocco Schiavone comprende che è davvero tempo di andare avanti,
perché qualsiasi altra azione non gli riporterebbe indietro Marina o tutto ciò
che ha perso. Sembra stia per fare marcia indietro col fuoristrada, ma alla
fine prosegue diritto. Metaforicamente e fisicamente.
Attendiamo, quindi, una nuova rotta per Rocco Schiavone?

