Outer Banks 4, finalmente quasi alla fine


La prima parte della quarta stagione di Outer Banks (qui la recensione completa) è uscita su Netflix ad ottobre dello scorso anno con le prime cinque puntate in piattaforma, mentre la seconda parte è stata resa disponibile poco dopo: la serie si presenta come un coinvolgente mix di coming of age, mistery ed action, che conferma quanto di buono fatto nelle prime tre stagioni, con alcune piccole ma fondamentali differenze che mostrano un' altalenante confusione. Confermatissimo il cast di giovani protagonisti: Chase Stokes (John B), Madelyn Cline (Sarah), Madison Bailey (Kiara), Rudy Pankow che è JJ, Jonathan Pierce Daviss (Pope) e Carlacia Grant (Cleo).

Il gruppo di adolescenti torna, dopo l'incredibile avventura vissuta sull'Orinoco e la scoperta di El Dorado, nella loro Kildare e, grazie alle pepite trovate si costruiscono, finalmente, la vita che desiderano, anche se molto è cambiato nel frattempo. I ragazzi investono in un negozio di pesca, Pope si prepara ad affrontare il percorso di studi che desidera, JJ ricompra (a un prezzo folle) a un'asta la sua casa allo Sprofondo. L'amore, poi, va a gonfie vele, soprattutto quello tra John B. e Sarah che, ancora una volta, è quella costretta a fare il bilancio più duro per la scelta di passare dai Kooks ai Pogues e per la scoperta di essere incinta. I due, nonostante i soldi accumulati, sono alle prese con la decisione se tenere il bambino o abortire, essendo giovani e non pronti a causa della loro imminente ricerca di tesori. Il ritorno a casa, infatti, non cancella il passato e i ragazzi si trovano di nuovo a doversi difendere da chi nutre rancori verso di loro, a iniziare dal fratello e dall'ex di Sarah. Poi, certo, ci mettono del loro per complicarsi la vita e, dopo una folle scommessa, l'intervallo dorato è già finito e i Pogues si ritrovano, di nuovo, a dover cercare un modo per sopravvivere. 
Nel frattempo, però, la notizia che sei adolescenti sono riusciti nell'incredibile impresa di trovare El Dorado si diffonde, e i ragazzi vengono avvicinati da un misterioso uomo che vuole loro affidare la ricerca di un altro tesoro: quello del pirata Barbanera. Ed è da questo momento che la macchina perfetta di Outer Banks si rimette in moto, seguendo i Pogues in una nuova, appassionante avventura. La new entry principale della stagione è Wes Genrette, visto appunto nello scorso finale durante l'inaugurazione del museo dedicato alla Royal Merchant, a Denmark Tanny. L'uomo, insieme al genero Chandler, recluta i Pogues per ritrovare un prezioso amuleto appartenuto alla moglie di Edward Teach alias il mitico Barbanera, attraverso un diario di bordo del 1718 direttamente dalla sua nave, che è rimasta sott'acqua proprio in quelle coste. A quanto pare c'è una maledizione sul tesoro che colpisce la sua famiglia da oltre 300 anni (compresa la figlia Larissa, moglie di Chandler) e in questo caso si tratta di un bottino dal valore inestimabile. Pur se riluttanti soprattutto per l'aspetto apparentemente soprannaturale della faccenda, i nostri antieroi adolescenti non possono non cogliere un'occasione economica del genere, sempre facendo gruppo in nome dell'amicizia più pura nonostante gli screzi interni a causa di quella testa calda di JJ, che non ragiona mai prima di agire. Anche perché devono fare fronte comune contro chi vuole portargli via la loro nuova casa, Poguelandia 4.0, costruita con le loro forze in omaggio a quella sull'isola. Sembra tutto apparentemente semplice, ma mentre la ricerca dell'amuleto è partita, i Pogues si trovano d'avanti a degli antagonisti che sembrano apparentemente essere dei fuorilegge che cercano la stessa cosa. Il gruppo ha la meglio ma le sfide non sono terminate. Per i Pogues la situazione non è delle migliori, Wes Genrette è morto, l'amuleto che è stato rinvenuto viene confiscato dai fuorilegge e le circostanze per la maggior parte del gruppo non sono delle migliori nell'episodio finale. Il gruppo va a Charleston, piccolo paesino dove, attraverso frasi arabe contenute nell'amuleto, veniamo a conoscenza della possibilità che il posto in questione possa essere quello in cui Barbanera avrebbe nascosto il suo tesoro, una corona blu. I Pogues, quindi, si incamminano verso il luogo indicato il più in fretta possibile, per cercare di arrivare prima dei fuorilegge. Nelle ultime scene veniamo a scoprire di come Chandler sia in combutta con Hollis Robbinson, vera antagonista della serie, che oltre a voler prendere tutto il terreno che circonda anche la casa dei Pogues, vuole impossessarsi del tesoro di Barbanera. Il colpo di scena più importante, però, ci viene dato quando scopriamo che il vero padre di JJ è proprio Chandler, che ritrova quindi suo figlio, dopo che lo avevano dato per morto insieme alla madre. Groff aveva fatto sparire il bambino insieme alla moglie per essere sicuro di diventare l'unico erede della fortuna di famiglia. Una scelta veramente discutibile quella della produzione, inoltre si può annusare questa cosa sin da subito. JJ, forse il rappresentante più genuino dei Pogues, la classe più povera della Carolina del Nord, è in realtà un Kooks di sangue nonostante sia stato cresciuto al livello più basso della catena alimentare, imparando a vivere alla giornata. Per quanto riguarda il resto della banda, quelli che ci fanno rimanere più con il fiato sospeso sono Sarah e Pope: quest'ultimi sono rimasti intrappolati nella cripta della chiesa di Charleston, alla fine dell'ultima puntata della prima parte, mentre cercavano il tesoro. I fuorilegge, che a questo punto possiamo definire scagnozzi di Hollis Robbinson, trovano per primi il tesoro, che si rivelerà essere una mappa. 
La seconda parte, invece, partendo da qui sembra gettare per aria quel poco di buono fatto nella prima parte. C'è un cambio di location importante nelle nuove cinque puntate, che coincide con la caccia al tesoro che si fa decisamente "calda" come da tradizione, citando svariate pellicole di genere, da Indiana Jones ai Goonies. Questa volta i nostri finiranno nel deserto marocchino, alla ricerca della leggendaria Corona Blu di Barbanera per spezzare la maledizione che ora potrebbe colpire anche JJ. Mentre lui non sa se e come dire agli altri della propria vera identità venuta alla luce, il gruppo deve combattere per il diritto di continuare ad abitare a Poguelandia e affrontare i Corsari già intravisti nella prima metà, anche loro alla ricerca dell'oro. Con una scusa narrativa poco credibile, viene reintrodotto anche Rafe, un personaggio che, nonostante le potenzialità, finisce ancora una volta sprecato. Alla fine, però, sappiamo fin dall'inizio che Rafe voleva vendicarsi di John B. per la morte di Ward, ma vede Sarah in difficoltà durante il parto ed è l'unico ad aiutarla. Diventa quindi un fratello redento, aiutandola a partorire e a raggiungere l'ospedale. Il bambino nasce, i Pogues riescono a scappare e vedono il neonato di Sarah, John B. è deluso di aver perso la nascita del figlio, ma li perdona e li rispetta. I Pogues non sono più nemici di Rafe. Nel finale i nostri protagonisti trovano finalmente il punto designato per trovare la corona. I mercenari sono anche loro vicini alla meta, Chandler Roof invece è apparentemente fuori dai giochi, prima di riuscire a scappare da un pozzo senza acqua dove è finito per mano di Rafe, scena veramente orripilante. JJ, che fino a quel momento la sua morte è stata telefonata almeno cinque volte, trova la corona, prima di essere accoltellato dal padre in pieno stomaco, davanti agli occhi increduli di Kiara. C'era davvero bisogno di questo finale di merda con la morte dell'unico personaggio meglio riuscito della serie? L'ultima scena della quarta stagione vede i Pogues radunati attorno a un falò in lutto per la perdita devastante del loro amico e Rafe incoraggiare i ragazzi a reagire e a vendicare JJ, dando la caccia a Groff, spianando la strada alla trama dei prossimi episodi, che esplorerà nel profondo l'impatto che la morte di JJ avrà sul resto del gruppo e soprattutto su Kiara.

Quello che contraddistingueva le vecchie stagioni, è che tutto era collegato, in maniera sensata, ai nostri protagonisti. Qui invece, in maniera poco impattante, fanno andare avanti la storia, sì collegandosi ai personaggi, ma in maniera maldestra semplicemente per poter continuare a raccontare qualcosa, raccontando situazioni abbastanza deliranti. Se nelle prime tre stagioni, la narrazione, con i suoi sviluppi concatenati, poteva essere considerata un'unica grande storia appassionante, che dal ritrovamento casuale della Royal Merchant ha portato i ragazzi fino alla grotta di El Dorado, con tutto quel che di buono c'è stato in mezzo, in questo quarto capitolo, la vicenda è tutta da inventare. Certo, ci sono ovviamente elementi di continuità, a iniziare dai personaggi, la rivalità tra i Pogues e i Kooks, lo sceriffo che li tiene d'occhio ma che ormai è diventato una macchietta, l'incredibile propensione a mettersi nei guai dei giovani protagonisti e la loro fame di vita e di avventura, per non parlare del tesoro leggendario al centro delle brame di buoni e cattivi.
E questo rende la quarta stagione accessibilissima, almeno nelle sue prime cinque puntate. Un altro elemento narrativo che cambia, in apertura di stagione, le carte in tavola, è l'assenza dei padri, perché tra le tante cose, Outer Banks, nei suoi primi tre capitoli è anche una storia di padri e figli. È ai padri che risale la rivalità tra Kooks e Pogues, ed è dai padri che discendono non solo le inquietudini dei figli, ma anche l'appassionante e folle caccia al tesoro che li vede seguire le loro orme fino in Sudamerica. I padri, John e Ward, sono rimasti entrambi uccisi durante la ricerca di Eldorado, e questo elemento, all'inizio della narrazione manca, una mancanza che pesa, perché toglie profondità al racconto. Sempre il denaro ha condizionato finora le loro vite, anche se al contrario, non avendone quasi per nulla e vivendo alla giornata. Il divario sociale rimane, quindi, il motore e il tema principale affrontato dello show, anche perché Rafe, che fa parte dei Kooks, non riesce ad accettare che la sorella Sarah abbia scelto John B. e che il padre sia morto a causa sua ad El Dorado. Il lascito suo e di Big John è la rivalità rimasta tra i due primogeniti. Sarah e Kiara, d'altra parte, dovranno anche scegliere definitivamente da che parte stare, proprio come la fidanzata di Rafe (Sofia), anche lei inizialmente dei Pogues. Soprattutto quando il ragazzo verrà avvicinato da un'agente immobiliare e vecchia amica di famiglia, determinata a sfruttare i suoi soldi per un affare in cui farlo diventare socio. 
John B. e Sarah continuano a essere al centro delle dinamiche, ma l'approfondimento su JJ aggiunge una dimensione più oscura e affascinante alla narrazione. Se nelle stagioni precedenti il personaggio di JJ aveva svolto un ruolo da comprimario alle avventure dei Pogues, portando un tocco di leggerezza e spirito ribelle alla banda, nella seconda parte della quarta stagione di Outer Banks il suo personaggio vive una crescita emotiva senza precedenti. Questa rivelazione porta JJ a un viaggio interiore intenso e drammatico, in cui il giovane deve affrontare i traumi e le ombre della propria storia familiare. La grande sorpresa di questa stagione è proprio la performance di Rudy Pankow. Da sempre apprezzato dai fan per il carisma e l'energia che porta al suo personaggio, questa volta l'attore mostra un talento drammatico che non era mai emerso con tale intensità. JJ non è solo il ragazzo scapestrato che i fan avevano imparato a conoscere: è un giovane vulnerabile, alle prese con una scoperta sconvolgente. La rivelazione che Luke non è suo padre, ma che il suo vero genitore è Chandler Groff, destabilizza il ragazzo, spingendolo ad un confronto interiore fatto di rabbia, dolore e incredulità. 
Tutti i nuovi episodi della seconda parte sono di una durata decisamente eccessiva (il finale dura un'ora e mezza, praticamente un film), che porta ad uno smorzamento della tensione e ad una ripetizione di alcuni meccanismi narrativi. Non solo: fin dall'inizio il caos regna a Outer Banks e la situazione deraglia abbastanza velocemente in una sorta di Notte del Giudizio in cui sembra non essere più in vigore alcuna regola.

Insomma, Outer Banks, anche nella sua quarta stagione, che inizialmente doveva essere l'ultima per i creatori ma ripensata per poter proseguire, si conferma una serie ben scritta, che coinvolge e intrattiene, attraverso elementi classici ben mescolati: nessuna sorpresa, ma un prodotto ben fatto e che può appassionare non solo i giovanissimi ma il pubblico di tutte le età. Con il passare del tempo, però, come un po' tutte le serie tv, perde il suo fascino: se la prima stagione, nonostante l'azione, intrattiene grazie ad una trama lineare, le altre due cominciano a perdersi ruotando sempre intorno allo stesso ciclo (soprattutto la terza). L'attuale stagione, invece, intrattiene soprattutto nella prima parte, mentre poi comincia a percorrere sempre la stessa strada confusa e poco lineare delle ultime due stagioni. Dopo quella conclusione, non poteva che esserci una quinta ed ultima stagione, già confermata, che quindi si sposa con le intenzioni iniziali dei creatori di produrre cinque grandi archi narrativi. Un capitolo finale che noi vedremo più per inerzia che per vero interesse, o voglia di intrattenimento avventuroso.