Arriva al suo finale la serie spagnola che ha tenuto
incollato a tv e device milioni di utenti Netflix per otto edizioni, con
una ottava stagione che porta il teen drama iberico in un nuovo
abisso di intrighi, potere e perdizione, riproponendo i temi e gli elementi che
ne hanno decretato il successo, ma che ormai sembrano talmente sfruttati da risultare
prosciugati del loro valore dirompente e risultano sempre più ripetitivi.
"Vogliamo che Las Encinas faccia parte delle vostre vite per sempre" dicono Héctor ed Emilia, due nuovi personaggi, fratello e sorella, ricchi più di quanto lo sia stato qualsiasi personaggio apparso in questa serie: la loro famiglia si è arricchita durante la dittatura di Franco e oggi controlla quasi ogni snodo di potere del Paese. E lo dicono nel momento di presentare una nuova associazione, l'Alumni, un gruppo esclusivo dedicato a pochi privilegiati. Un'élite nell'élite, insomma, un modo ulteriore per discriminare, escludere, tramare e fare giochi di potere. Emilia e Héctor, potenti e corrotti, portano caos e manipolano la vita degli studenti, provocando numerosi conflitti e eventi drammatici.
Siamo arrivati alla fine di tutto: è l'ultimo
anno di scuola dei personaggi di Élite (qui la recensione completa), è la stagione finale di
questa serie, e ritorna lo schema originale del delitto presentato
all'inizio per essere risolto solo alla fine. Héctor si invaghisce subito di
Joel, ma lui è innamorato di Ivàn. Joel, che vuole abbandonare il suo status
sociale, è tentato di entrare nell'Alumni ed accetta le avances di Héctor. Così come lo è la disinibita Chloe,
ancora alle prese, insieme alla madre Carmen, con i sospetti per la morte di
Raul, il violento e tossico compagno di Sara, la quale è ancora ossessionata
per tutta la situazione subita. Il video girato da Dalmar che inchioda Carmen avrà un
ruolo veramente importante solo nelle puntate finali. In tutto questo
Isadora, influencer e imprenditrice, è ancora alle prese con le difficoltà del
suo locale, dove lavora Omar, l'unico che sembra voler lavorare duro e rispettare gli altri. E opporsi a quelli dell'Alumni. Su tutto incombe un
cadavere che compare, a terra, alla festa di fine anno. Il ragazzo assassinato è il deus ex
machina della storia principale, è attraverso di lui che il pubblico scopre fin
dove ci si può spingere per ottenere ciò che si desidera. È Joel che ci conduce
nei nuovi abissi attraverso il suo rapporto con Héctor che, insieme alla
sorella, guida l'associazione-setta degli Alumni, gli ex studenti di Las
Encinas. Ad avere un ruolo centrale, anche nell'epilogo della stagione e quindi
di tutta la serie, è però Omar.
In Élite 8 colpi di
scena, sorprese e plot twist non mancano, e accompagneranno lo spettatore verso
la decisione definitiva che metterà la parola fine alle avventure dei ragazzi
di Las Encinas. "Fine delle lezioni" è il titolo dell'episodio finale, ed è una
frase che possiamo leggere in molti modi. Un finale che pecca, come per tutta
la stagione - e in realtà anche nelle stagioni precedenti - di problemi di
scrittura, di credibilità, di equilibrio. Eppure, nel caos dell'ending, riesce
ad inserire un paio di messaggi che provano a dare un senso alla serie. Ci
riescono in parte. Ma è come se, dopo aver puntato molto sullo scandalo, sulla
provocazione, e aver inserito tematiche politiche in modo superficiale, gli
autori avessero voluto provare a prendere una posizione.
Sono stati sempre
uniti Héctor ed Emilia, ma la passione di Héctor per Joel ha creato invidia
nella sorella, e ora tra i due c'è uno scontro. Mentre la polizia sembra aver
trovato un colpevole del delitto che è il capro espiatorio designato, Ivàn,
Isadora e Sara - un personaggio trascurato fin qui - provano a fare luce nella
vicenda e a trovare il vero colpevole. Lo svelamento dell'assassino ci sembra,
ancora una volta, più una mossa tesa a stupire che l'evoluzione del racconto e
dei personaggi. Ma, di sicuro, riesce a sorprendere.
La serie spagnola ha, da sempre, provato a trattare tematiche anche importanti, calandole nella più leggera cornice del crime teen drama. In passato, però, certi messaggi arrivavano. Ora, invece, l'impressione è che nella trama la serie provi a buttare quante più questioni possibili, senza però l'intenzione di trattarle a dovere. Troviamo il razzismo, la solita disparità di classe, la tossicodipendenza, la malattia mentale. Addirittura le molestie sessuali. Ma questi temi, e, ripetiamo, è davvero una cosa fastidiosissima, sono trattati con una leggerezza disarmante. Sono quasi esclusivamente funzionali all'incedere della trama, che si dà così una veste impegnata, senza però impegnarsi davvero. Nelle prime stagioni era davvero un guilty pleasure, una storia che scorreva veloce, avvincente, e agganciava il pubblico con i volti giusti, alcuni dei quali arrivavano dal più grande successo seriale spagnolo, La casa di carta. C'è qualcosa che non va, ormai da tempo, nel modo in cui vengono costruite le storie in Élite. Il nuovo corso, dalla quinta stagione (qui la recensione) in poi (pure se, anche la quarta aveva mostrato parecchie debolezze), non ha mai ingranato. Da anni, ormai, si punta più a stupire, a creare scandalo, che a lavorare sulla costruzione dei personaggi. E i creatori di Élite non amano davvero i loro personaggi, li vedono come pedine su una scacchiera o su un tabellone del Risiko: li spostano a loro piacimento, li manipolano, li tradiscono per un colpo di scena. Amicizie che sembrano nascere a casaccio, scopate con chiunque servi a qualcuno, azioni senza utile senso. E il risultato è che tutto questo arriva allo spettatore, che a questi personaggi non si affeziona mai.
I loro archi narrativi erano già
conclusi entro la settima stagione (qui la recensione), rendendo il loro ritorno meno efficace e
quasi inutile. Questo ha portato a una narrazione stagnante, con dialoghi
banali e cliché che non aggiungono valore alla storia.
Il problema della
scrittura, poi, scorre parallelo a quello degli attori. Stagione dopo
stagione, Élite ha fatto un massiccio turnover di
personaggi e quindi di attori, illudendosi che, mantenendo la formula, il
risultato potesse essere inalterato. Ma i nuovi personaggi, e i nuovi
volti, ormai non colpiscono più come quelli delle prime stagioni: non hanno
anima e non hanno carisma. Tutto questo per un problema di scrittura.
Anche il ritorno di uno dei volti più affascinanti della serie, Mina El
Hammani, ossia Nadia, la sorella di Omar, è puramente pleonastico, nonostante
offra qualche momento di nostalgia. Nadia appare in scena per un paio di
episodi, come una sorta di guest star, senza però essere utile alla trama. Ci aspettavamo di più da lei, invece il
suo innesto è apparso come una mera operazione di fan service. Il ruolo
di Omar e Nadia, all'interno della storia, è quello di collante fra passato,
presente e ipotetico futuro. Loro conoscono tutti i fatti di Las Encinas dal primo all'ultimo, e
proprio per questo riescono ad entrare fin da subito in contatto coi fan nel
loro modo di ragionare e vedere quello che sta accadendo nel presente. Guardando
Élite 8 fino alla fine abbiamo, dunque, capito che teniamo solo ad Omar. È
quello che conosciamo di più, essendo nel cast dalla stagione 1. Riesce a dare
un senso al finale. Messo di fronte a Héctor, la sua nemesi, che gli offre
proprio quello che lui vorrebbe, si oppone. C'è chi dice no, allora: no
all'idea che oggi tutto si possa comprare. No all'idea che per combattere certe
persone si debba per forza diventare come loro. Un ragazzo che ne ha passate di
ogni: gay in una famiglia araba, lavoratore in una società di ricchi e viziati,
picchiato da un gruppo dai modi fascisti. Ci sembra che sia stato uno dei pochi
personaggi le cui azioni potessero avere un senso. L'idea alla base di una
scrittura del genere non sarebbe neanche male, se soltanto l'avessero sfruttata
in modo più approfondito e meno sbrigativo. È vero che ritroviamo Ivàn e Joel
continuare una storia iniziata nella settima stagione, ma Isadora, ad esempio, la ritroviamo quasi a ripartire da zero, sepolta dai debiti e che cerca di
infilarsi nell'esclusivissima associazione Alumni. Proprio questo elemento del
tutto nuovo è centrale nel racconto, e funziona come ulteriore propellente per
stimolare la ricerca di piaceri proibiti e il desiderio di esclusività da parte
dei ragazzi di Las Encinas. Si torna, quindi, al tema centrale del classismo,
ma anche ai temi cari agli autori della serie e ai giovani che la seguono in
tutto il mondo: la sessualità, la salute mentale, l'amicizia, l'amore, gli
eccessi, i rapporti tossici, la famiglia e molti altri. Temi che potrebbero
definirsi classiche nelle serie per adolescenti ma che in Élite vengono affrontati in modo esplicito e
realistico. Elementi che hanno decretato un successo planetario, elementi che
però, ormai, sono stati sfruttati veramente in ogni modo da questa serie e, se
già nella settima stagione si avvertiva stanchezza e ripetitività di certi
temi, in questa ottava possiamo dire che gli sceneggiatori ci portano davvero
al fondo dell'abisso e che, più di così, non si poteva immaginare né
raccontare. L'ottava stagione, in definitiva, non riesce a mantenere
l'interesse dello spettatore, risultando noiosa e prevedibile. È chiaro che il
finale un pizzico di attenzione la riaccende: ma solo per la curiosità di
sapere chi è l'assassino. E non tanto per la sorte di personaggi che ci stanno
a cuore, com'era nelle prime stagioni. Non possono starci a cuore perché non li
conosciamo: una scrittura superficiale non ce l'ha permesso, in fondo. È
anche vero che oggi la serialità sta andando da un'altra parte, e di
colpo Élite ci sembra appartenere ad un'altra
epoca, vecchia e superata.
Nata per essere di fatto un teen drama noir, con una parte di "detection", si è spostata sempre più verso la soap opera. E così anche il sottotesto della serie, cioè la disparità di opportunità alla base della società di oggi, in fondo un tema politico, in queste ultime stagioni c'è ancora, ma appare forzato, schematico, annacquato. Molti fan di Élite ritengono che la serie avrebbe dovuto concludersi dopo la terza stagione, quando ancora riusciva ad offrire rivelazioni emozionanti e dinamiche coinvolgenti. Le stagioni successive non hanno fatto altro che ripetere gli stessi eventi, portando molti spettatori ad abbandonare la serie. In generale, questa ottava stagione ci è sembrata la più debole, pur in un contesto di basso livello. Per questo apprendiamo con un certo sollievo la decisione di chiudere i battenti di Las Encinas, e di una serie che forse è durata troppo, perché vogliamo che di questa serie ci rimanga l'idea dirompente che ci siamo fatti finora.