Come
dimenticare l'inquietante vicenda di Elisa Claps, la giovane ragazza di Potenza
scomparsa una domenica di settembre del 1993 e ritrovata morta solamente 17
anni dopo?
Per Elisa – Il caso Claps è il titolo di una miniserie in sei
episodi, tratta liberamente dal libro Sangue sull'altare di Tobias Jones
e scritta con la consulenza della famiglia Claps, andata in onda quasi un anno
fa su Rai Uno, in onore dei 30 anni dall'omicidio della vittima, poi
disponibile su RaiPlay, e recentemente su Netflix, nella quale si
ricostruisce soprattutto la battaglia del fratello della giovane scomparsa,
Gildo Claps (Gianmarco Saurino), e della famiglia per ottenere giustizia. Lo
stile della fiction è, dunque, quello "giudiziario": conosciamo già il finale
(per l'omicidio della giovane Elisa verrà condannato l'amico Danilo Restivo) e
la narrazione ci accompagna verso l'esito scontato facendoci conoscere dettagli
dei protagonisti dell'epoca.
Già il giorno dopo il rilascio, la miniserie ha conquistato il primo
posto della top ten di Netflix, a significare quanto questo fatto di
cronaca, fra i più drammatici – e per certi versi insoluti – dell'ultimo
ventennio, continui a suscitare interesse nell'opinione pubblica. Mi è bastata
una serata/nottata per recuperarla. Restano accesi i riflettori, dunque, sulla
storia della famiglia Claps, che ha lottato per la verità e la giustizia, nel
cono d'ombra di istituzioni che si sono mosse in maniera del tutto inadeguata
per trovare Elisa dopo la scomparsa, ma anche per difendere un assassino.
Elisa Claps (Ludovica Ciaschetti), sedicenne studentessa del liceo classico di Potenza, ha appena concluso il penultimo anno di scuola e conduce una vita abbastanza tranquilla nella sua piccola città. Il sipario si apre quando Elisa, nell'estate del 1993, sfreccia sul motorino del fratello, l'amato Gildo, sulle note di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, scelta sincronica visto che il brano era appena uscito e veniva consumato in loop nelle cuffiette. Giunti sulla spiaggia, i due si apprestano a godere amabilmente di una giornata di mare quando vengono raggiunti da un ragazzo, strano, in sovrappeso, che sembra più grande ed è un compagno di scuola di Elisa: Danilo Restivo. Il tipo, balbettando, farfuglia che voleva solo salutare l'amichetta. Il principio è da vero e proprio serial killer movie.
A seguire viene tratteggiato
l'affresco della vita di provincia, tranquilla, senza particolari scossoni, con
la famiglia umile dei Claps che vive la propria quotidianità e si rallegra
perché Elisa ha passato gli esami di riparazione. La ragazza, apprendiamo,
vuole fare il medico e lascerà Potenza che le è sempre stata stretta per seguire il suo sogno a Salerno. Ma questo
solo nelle intenzioni: la ragazza, dopo aver concordato con il fratello Gildo
il rientro per pranzo, esce per un appuntamento con un ragazzo di cui non gli
rivela il nome, successivamente entra nella chiesa della SS. Trinità la mattina
del 12 settembre indossando il maglione che sua madre aveva fatto per lei in
occasione della sua promozione a scuola e da lì non uscirà mai. Elisa aveva
appuntamento proprio con Danilo all'interno della chiesa perché il ragazzo
l'aveva convocata per farle gli auguri e consegnarle un regalo. Un'amica l'accompagna fino all'ingresso della basilica, poi il nulla. Da qui la storia è
conosciuta, ma non meno sconcertante: le lunghe ricerche, i sospetti dell'intera
città su Restivo, la battaglia dei Claps col fratello capofila che
immediatamente prima con pachezza poi con veemenza affronta Restivo, il divieto
di perquisire il luogo di culto, la clamorosa chiusura dell'inchiesta indicando
l'allontanamento volontario della giovane. Nonostante i sospetti si fossero
indirizzati da subito su Restivo, la polizia all'epoca non riuscì a trovare
prove sufficienti per incastrarlo, chiudendo per questo motivo il caso e, dopo
vari interrogatori a lui e alla famiglia di lui così benestante per comprare
silenzi e omertà, questi fu lasciato libero persino di trasferirsi in
Inghilterra e dopo molti anni compiere un altro omicidio, quello brutale di
Heather Barnett, massacrata a casa sua e il cui corpo fu ritrovato dai
figlioletti. La donna, infatti, abitava vicino allo stesso Restivo,
trasferitosi lì con la compagna Fiamma.
Dopo 17 anni, così, Gildo indirizzò la
polizia inglese ad indagare proprio su Restivo, portando tutto il materiale che
ha raccolto per incastrarlo e pregando di riaprire il caso Claps ma, nonostante
l'uomo risultò colpevole per il secondo omicidio, il caso su Elisa Claps non
era di competenza della polizia inglese e "purtroppo" Elisa risultava
semplicemente ancora scomparsa. Dopo 17 anni.
Ecco, poi, per caso il
ritrovamento del corpo, nascosto nel sottotetto della chiesa e, quindi, il
percorso che finalmente porta a incastrare Restivo. La strada verso la
giustizia da una parte si compie con la condanna dell'assassino, dall'altra non
scioglie la nebulosa di misteri e depistaggi, tra cui il più incredibile – il
cadavere in chiesa – portato nella tomba dal parroco don Mimì Sabia ormai deceduto.
Doveva succedere che qualcuno trasformasse anche questa vicenda in rappresentazione, stavolta uscendo dall'ibrido tra documentario e finzione del true crime, e riparando sulla più classica forma finzionale, quella della fiction Rai. Al timone c'è Marco Pontecorvo, non nuovo nella rappresentazione di fatti di cronaca, come è già successo con Alfredino. In modo legittimo, ci mancherebbe, l'occhio che osserva e ripercorre la tragedia nei suoi punti più neri è quello di coloro che l'hanno subita: il fratello Gildo, che adora la sorella e per lei ingaggia una lotta che vale una vita; la mamma e il papà, due lavoratori umili del potentino; il piccolo mondo di Potenza - e non solo - che ruota attorno a una giovane seria, studiosa e sorridente, che tiene un diario in cui riporta piccoli pensieri. La gentile Elisa, che nel suo diario parla proprio di quanto quel ragazzo, figlio del direttore della Biblioteca di Potenza, era maltrattato da tutti perché diverso, con quella sua parlata sbiascicata e imprecisa, quasi una cantilena. Elisa sapeva che Danilo era innamorato di lei, ma non voleva ferire i suoi sentimenti trattandolo male o rifiutando sempre gli incontri che lui le proponeva. Lui la seguiva, lei lo sapeva, ma la sua gentilezza le impediva di trovarlo una minaccia: provava compassione, tenerezza, per lui. Una tenerezza che le sarebbe costata la vita nel sottotetto della chiesa che frequentava, insieme alla famiglia e alle amiche, tutte le domeniche. Come rovescio, a fare da cono d'ombra che si allunga sulla sua luminosità, c'è il mostro, Danilo Restivo, gravemente disagiato ma protetto dal nucleo familiare, che fin da tenera età mostra un lato violento con la tendenza a tagliare ciocche di capelli alle ragazze che incontra sull'autobus, nella tipica descrizione feticistica del futuro serial killer che sembra uscito da un libro thriller di Stephen King. La struttura del racconto ha l'obiettivo di calibrare tutto questo con lo sconforto, la frustrazione e l'impotenza di una famiglia che perde una figlia così giovane in quel modo e rimane per 17 anni senza una tomba su cui piangere e un colpevole assicurato alla giustizia. La storia ferma la lente su alcuni tratti davvero inconcepibili che la segnarono: in una sequenza la madre si inginocchia a pregare per ritrovare la figlia, sul banco della chiesa, cioè nel luogo del delitto, proprio al di sotto del sottotetto in cui il corpo giaceva. Del resto nella chiesa si celebrano funzioni, funerali e matrimoni per sedici anni sotto il cadavere dell'adolescente. Inoltre, c'è stata la scelta positiva di inserire due forti nodi tematici con cui la famiglia Claps si è dovuta confrontare: il rapporto con la Chiesa e la Legge. La Chiesa, grande traditrice per Filomena, ha infatti voltato loro le spalle con la scelta omertosa di Don Mimì, parroco della Santissima Trinità, di non concedere l'ispezione nei locali della chiesa in cui poi è stato ritrovato il corpo di Elisa. Poi la Giustizia con la sua assenza e imperizia: Gildo, iscritto a Giurisprudenza, ci si scontra fin dal principio nel sentire che la raccolta delle prove e delle testimonianze non sono mai abbastanza, ma nella sua maturazione interrompe e riprende i suoi studi fino a proporre un disegno di legge per modificare la normativa relativa ai casi di persona scomparsa. Puntando anche l'attenzione in ciò che di buono ha portato questa triste storia: la nascita di Penelope, associazione delle famiglie e degli amici degli scomparsi.
Particolarità dello show, strutturato in maniera coinvolgente anche
grazie alle colonne sonore di Matteo Buzzanca, è la contrapposizione tra la
famiglia Claps, piegata ma sempre pronta a rialzarsi per continuare la sua
battaglia contro i mulini a vento, e la famiglia Restivo, che aggrappandosi al
dubbio è stata fin dall'inizio complice di Danilo.
La regia si concede
inquadrature sul volto di Elisa, come per renderla commovente, ed evita
l'istante della morte, relegando la violenza sempre fuori campo. Un punto a
favore va dato ad alcuni degli attori: le interpretazioni di Saurino (Gildo)
che sostiene la battaglia in maniera ossessiva, Anna Ferruzzo (madre di Elisa)
che dà voce al dolore per la figlia, Francesco Acquaroli (padre di Restivo) che
senza dubbio risulta efficace nell'insinuare la colpevolezza o meno del figlio,
e infine un emergente Giulio Della Monica, molto convincente ed inquietante
nell'incarnare i consueti tratti del maniaco, malgrado le stesse carte
processuali attestino la sua capacità di sembrare a prima vista assolutamente
innocuo. Forse troppo semplicistico?