NON CI RESTA CHE IL CRIMINE - LA SERIE


Massimiliano Bruno rimette insieme la banda che torna a viaggiare nel tempo. Questa volta Tognazzi, Giallini e Morelli vanno negli anni '70. Uscito nel 2019, il film omonimo di Massimiliano Bruno è stato un successo. Prendendo ispirazione da film cult come Ritorno al futuro e Non ci resta che piangere, il regista e attore si è ritagliato il ruolo di Doc Brown all'italiana: è proprio il suo Gianfranco a rendere possibile il viaggio nel tempo in quella che ormai è una saga, giunta a conclusione tre anni più tardi rispetto al primo film con C'era una volta il crimine. Usciti post pandemia, il secondo e il terzo capitolo - che nel frattempo hanno visto Giampaolo Morelli prendere il posto di Alessandro Gassman accanto a Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi - non hanno però avuto la stessa fortuna del primo film. Nonostante questo la squadra ci riprova, cambiando schermo.

Su Sky e Now Tv dal primo dicembre dello scorso anno Non ci resta che il crimine - La serie è composta da sei episodi, in cui il trio formato da Moreno (Giallini), Claudio (Morelli) e Giuseppe (Tognazzi) si appoggia a uno schema ormai consolidato: nonostante i soldi sicuri, a un certo punto qualcuno decide di viaggiare nel tempo e interferire con il "continuum spazio-temporale". Seppur consapevoli del mantra più e più volte ripetuto da Gianfranco ai tre amici, rispetto all'impossibilità di tornare al passato, potendolo alterare, senza poi subirne le dirette e future conseguenze, Giuseppe, dopo aver scoperto di essere stato adottato, torna indietro nel 1970 per scoprire chi sia la sua vera madre; gli amici sono costretti a seguirlo per fermare che egli cambi qualcosa nel tempo ed evitare che i soldi recuperati nella saga dei film vadano persi (hanno bisogno della sua password per accedere al bottino accumulato poiché si trovano di punto in bianco col conto bancario prosciugato, sintomo che il viaggio di Giuseppe sta già cominciando ad avere delle conseguenze inaspettate). 
Dopo aver incontrato la madre in un happening della controcultura italiana a casa di Duccio Casati, un ricco borghese dalle idee progressiste che ha preso a cuore la causa dei ragazzi del movimento studentesco, Giuseppe commette un grave errore salvando sua madre Linda da un attentato, modificando il passato e dunque anche il presente. Al loro ritorno l'Italia è in preda di una dittatura: un presente in cui i fascisti hanno vinto e il pugno violento del regime si abbatte su tutti, con coprifuoco, interrogatori a base di manganello e divise nere. Anche questa volta i protagonisti devono provare a sistemare il disastro fatto da loro stessi, aiutati sempre da Gianfranco, che contemporaneamente ha creato un loop temporale in cui cerca di far segnare il rigore a Baggio nella finale contro il Brasile dei Mondiali del '94. 
Moreno è un chitarrista rock, Giuseppe un "mago della finanza creativa", e Claudio un aspirante scrittore in procinto di sposarsi. Quando tornano indietro nel tempo si troveranno immersi in un complotto politico e insieme agli studenti comunisti cercano in tutti i modi di salvare il paese dal fascismo, a costo di infiltrarsi tra le maglie del Golpe Borghese.

Ancora figli che incontrano i genitori quando erano giovani (Tognazzi che sacrifica la propria vita per cercare di aiutare sua madre), ancora i protagonisti che cercano di "svoltare" vendendo come proprie idee di altri che verranno (su tutti il personaggio di Morelli, che prima ci prova con romanzi famosi come Il nome della rosa, poi con film da Titanic a Lo squalo, fino a programmi televisivi come MasterChef e X-Factor).
 
Il cast di Non ci resta che il crimine - La serie insieme funziona ancora, ma la prova interpretativa di Giallini produce una forte malinconia e così un'improvvisa comicità, che fa da contraltare al tono invece decisamente più buffo, scanzonato, eppure solido di Morelli, Tognazzi e Bruno. Per fortuna a sostenerlo ci sono anche due facce nuove, i bravi Maurizio Lastrico (Duccio) e Liliana Fiorelli (Marisa). Tra una gag e l'altra, la serie prova a dare un po' di spessore alla storia mostrando come, nonostante i progressi fatti, basti un niente per tornare indietro; ma il tono rimane quello goliardico degli amici che commentano le partite al bar, anche perché in tutta la saga, e in particolare in questa versione televisiva, la storia d'Italia è rievocata e resa indelebile nella memoria dei personaggi non tanto da fatti storici ma proprio da eventi legati al calcio. Sicuramente uno spirito e un umorismo che fanno presa su un certo tipo di pubblico, ma che ormai sono arrivati a esaurirsi.
 La serie, infatti, riesce laddove tre (tre!) film non erano riusciti, ovvero dare ai protagonisti uno spessore che vada oltre la semplice battuta o gag e raccontarne dei lati davvero inediti. Ecco che, quindi, il motore scatenante di questo nuovo viaggio nel tempo non è un crimine vero e proprio, ma la ricerca della vera famiglia di Giuseppe; il burbero Moreno finalmente s'innamora e rivaluta il padre, mentre Claudio trova davvero sé stesso nel disperato tentativo di affermarsi nel passato appropriandosi di grandi successi di oggi. E allora il calcio, i paradossi temporali, i rapporti familiari, la ricerca identitaria, sono tutti temi cari al regista e tenuti insieme da una delle ossessioni di sempre del suo cinema, ovvero la politica: femminismo, rivoluzione studentesca, ambiente fricchettone.

Non basta, però, a dare a Non ci resta che il crimine - La serie un suo senso: la saga potrebbe continuare con nuovi viaggi nel tempo, ma il rischio è davvero di creare un loop narrativo da cui quel pubblico che Sky voleva raggiungere potrebbe finire con il fuggire.