Dopo aver
affrontato al meglio il passaggio dall'universo autonomo (un sito in cui, a
cadenza settimanale, venivano caricate le prime puntate, poi rilasciate anche
sotto forma di clip quotidiane "in tempo reale", costruendo l'illusione del "qui e ora") alla piattaforma streaming di TimVision (su Netflix dalla quarta
edizione in poi e, complice il lockdown, decade l'effetto della finta diretta),
ecco che si è ritrovata con il tipico problema dei teen drama: che si fa quando
i protagonisti crescono?
Skam (qui la recensione della serie), un franchise norvegese che in
Italia è riuscito a ricavare il meglio dalla pratica del remake (che non vuol
dire solo copiare ma adattare, ripensare, ricalibrare, innestare), gira attorno
ad una scuola, il Liceo Kennedy di Roma, che non è tanto l'epicentro, ma uno dei
teatri in cui avvengono e si annunciano i cambiamenti di un gruppo di ragazze e
ragazzi. Ad un certo punto, nella quinta stagione, quella completamente italiana
e slegata dal format originale (che comprendeva solo quattro cicli di episodi),
l'anagrafe e la narrazione hanno imposto un cambio della guardia: ai personaggi
storici ormai fuori dalla scuola, che siano universitari o in cerca di un posto
nel mondo, si affiancano i nuovi studenti del Kennedy, legati dalla presenza di
Elia (Francesco Centorame), amico dei primi ma ancora a scuola in quanto
bocciato. Grazie al collettivo scolastico, sappiamo che conoscerà Viola,
con la quale riuscirà a superare le sue paure (paure su cui sono passati tutti
i protagonisti). Così ci siamo resi conto che anche "da sola", Skam Italia
funzionava benissimo, e il tema così particolare scelto come nucleo narrativo
di quei dieci episodi riusciva a diventare metafora più generale del classico
disagio giovanile, del sentirsi inadeguati, del cercare un posto nel mondo di
cui spesso ci si sente privati, a torto o a ragione.
Con la sesta stagione, l'avvicendamento si fa
definitivo. In un modo coerente e in un certo senso commovente: una festa in
casa per il compleanno (a sorpresa) di Elia. Chi conosce Skam Italia, sa
benissimo che non si può fare a meno delle feste. Che siano organizzate in
qualche scantinato, alla casa al lago di Bracciano, al mare a Fregene o in
locali famosi di Roma, come il Monk. È l'ultimo momento in cui vediamo i
protagonisti delle precedenti stagioni tutti insieme, in primis Eva (Ludovica
Martino) e Martino (Federico Cesari), e, se è vero che qualcuno resta
nell'orbita (la fondamentale Silvia di Greta Ragusa), è davvero il saluto a un
mondo – a una leva attoriale – che chiude la sua esperienza nel "teen drama".
Diventa l'occasione giusta per fare un definitivo passaggio di consegne. Mentre
Elia è stato il primo personaggio con una storia tutta sua da raccontare al di
fuori del format originale, ma pur sempre presente fin dalla prima stagione e
nella mente dell'autrice, Asia (Nicole Rossi) è la prima dei protagonisti di Skam Italia
a non avere un corrispettivo nella serie originale distribuita in Norvegia. Elia
è il filo di collegamento tra il vecchio e il nuovo, che abbiamo visto
svilupparsi con il collettivo scolastico.
C'è dell'affetto nella rappresentazione del collettivo
femminista (una sorta di post-radio delle precedenti stagioni), un po' scapestrato e non proprio popolarissimo, ma il precipitato politico è la chiave
d'accesso per focalizzare l'attenzione sulla protagonista di stagione, Asia, leader carismatica, volitiva e determinata che deve affrontare
i disturbi alimentari, lo stress emotivo e le conseguenze di un amore
inaspettato con il misterioso Giulio (Andrea Palma). La sesta stagione
lavora, proprio come le precedenti, su ciò che accade di pomeriggio, quando si
è a casa, da soli, quando le amiche non ci sono e attendi le telefonate del
ragazzo, aspetti di raccontare qualcosa alla famiglia, ma non c'è nessuno perché
tutti sono troppo impegnati ad andare avanti con le proprie vite.
Asia sta facendo una campagna con la
sua lista, chiamata "Rebelde", per le elezioni d'istituto. Di
sicuro nella scuola in cui si trova, con tutti i problemi adolescenziali, della
politica non interessa più a nessuno: serve la popolarità per vincere le
elezioni. Asia è una ragazza
politicamente impegnata, che si danna per combattere i fascisti al liceo e per
dare supporto a battaglie civili di vario genere. Vive in una famiglia in cui
molte (tutte le?) attenzioni dei genitori sono rivolte alla sorella, potenziale
campionessa di tennis. Sta insieme a un ragazzo, Ben, che al momento studia
all'estero, con tutti i problemi delle storie a distanza. Lo stress familiare,
scolastico, amoroso la porta ad adottare comportamenti poco sani con il cibo. L'ansia
costante, la caduta dei capelli, il compensare con improvvise quantità di cibo
per poi smettere ancora una volta di mangiare e fingere con i propri genitori
lasciando tracce di briciole nella propria stanza. Vedere la cura che Asia ci
mette a eliminare il grasso da una fettina di carne sottilissima mentre in
sottofondo si sente una versione acustica di Barbie Girl e vederla
ansimare nascosta dietro ad un muretto mentre i suoi amici si dedicano a
un'animatissima partita di paintball è ciò che rende Skam Italia unico
nel suo genere. A seguito della somministrazione di una pillola
anticoncezionale che l'ha portata a prendere un paio di chili ha deciso di
estirpare il problema alla radice e di fare a meno di tutto ciò che è
superfluo: lo sciroppo zuccherato all'interno di un cocktail, la maionese sopra
le patatine fritte, passando per i frollini al cioccolato e la crema spalmabile
sopra il pane. In Skam Italia 6 il problema c'è ma non si vede, visto
che Asia è attentissima a far sì che i suoi amici e i suoi genitori non si
accorgano di quello che combina. Gli altri sono abituati a vederla come una
ragazza forte. E quando meno se l'aspetta incontra Giulio, che forse le
solletica l'immaginazione in modo imprevisto. Non tutti si fidano di
lui, ma il suo carisma è magnetico e conquista la ragazza. Asia è forse il personaggio più
autoconsapevole che abbiamo visto nella serie, ed è capace di avere dei
problemi ma anche di riconoscerli come tali, instaurando una lotta fra ragione
e sentimento che è interessante da guardare, ma non così facile il fatto di
riuscire ad affrontare tali problemi con la consapevolezza che ha un
adolescente oggi. Anche
il tema della redenzione, che riguarda il personaggio di Giulio, che va gestito
da tutte le persone che con quell'oscuro passato entrano in contatto, si rivela
consapevolmente maturo per una serie come Skam. Silvia si accorge dei
campanelli d'allarme in Asia e con una meravigliosa dolcezza, tipica del suo
personaggio, che è nettamente maturato dalle prime stagioni, apre uno spazio di
spontaneo dialogo con Asia su questo argomento del cibo assolutamente tabù. Una
sorta di generale crescita di consapevolezza, nella scrittura della storia e
nei suoi soggetti.
Asia, di certo, si renderà conto da subito che non può
controllare tutto della sua vita e nella sua vita. Per questo accetterà l'aiuto
delle amiche e imparerà a perdonare Giulio per il suo passato da criminale. Lo
fa sempre grazie ai suoi amici che alla fine la capiranno e, in particolare,
grazie a Munny, l'unico in grado di spostare lo sguardo di tutti sulla persona
che Giulio è adesso, e non in relazione alle azioni passate, percepite come
imperdonabili. Anche perché sappiamo che nessun personaggio di Skam è un
santo: fumano, bevono, scopano senza protezioni, picchiano, si drogano, e
nessuno gli dice niente. Neanche i genitori. Quando Asia decide di farsi
aiutare, la dottoressa prima le consiglia di rivolgersi a un ambulatorio
intensivo dell'ASL, per poi suggerirle subito dopo un posto in cui in genere
c'è molta coda, ma per il quale lei potrebbe "metterci una buona parola"; e si
tratta dello stesso centro per cui Olly dichiara che di fatto basterebbe il
nome di suo padre per farla entrare. Brutto messaggio per far capire che
bastano i soldi per risolvere i problemi. Fin dall'inizio il gruppo delle
ragazze sembrava che prendesse le distanze da quell'ambiente, peccato però che poi Asia sia quella
che può permettersi di perdere il passaporto e ottocento euro di biglietto
aereo per gli Stati Uniti senza che i genitori facciano una piega. Un altro grave
errore di scrittura è proprio verso il finale, in cui scopriamo da un
rapidissimo dialogo che Giulio e il ragazzo da lui picchiato tre anni prima
durante il corso di un'aggressione omofoba sono diventati amici grazie a un
mediatore, presumibilmente nel carcere minorile dove è stato Giulio. È un
dialogo ai limiti del surreale, in cui il ragazzo non viene neanche chiamato
per nome: il suo ruolo è quello di evidenziare ancora di più il (più che
legittimo) percorso di redenzione di Giulio ma senza che venga data la giusta
importanza alla persona che è stata vittima di quella violenza.
Proprio in quell'ultima puntata che, ancora una volta, è l'unico momento in cui c'è un
focus sugli altri personaggi, per i quali si cerca in pochissimi minuti di
esaurire un tema personale che va dall'essere molto noto (quello di Elia e
Viola infatti è l'unico approfondimento che funziona) al non essere mai
stato menzionato prima, come nel caso di Munny. Non è un problema di poco
conto: nel suo caso si è scelto un argomento importantissimo e di cui si parla
molto poco, ossia di come persone con nomi considerati "difficili" da
pronunciare in italiano si ritrovino a cambiare nome, o a non protestare quando
questo viene pronunciato male, fino al punto di accettare di essere chiamati
con un nome non proprio per la pigrizia di una società che, anche quando non
apertamente razzista, ha diversi conti in sospeso col proprio razzismo
interiorizzato. Un tema così enorme trattato in una manciata di minuti non fa
che produrre l'effetto opposto, perché viene semplificato al punto da non farne
passare il vero significato – che in questo caso sarebbe stato di grande
rilevanza, dato che al nome è legato un discorso sull'identità, rimasto
purtroppo solo accennato.
La sesta, in un
certo senso, può essere considerata come la vera e propria stagione di reboot
che può essere vista senza dover per forza essere in pari con le altre. Infatti,
siamo ormai giunti a qualcosa di già visto. Riabituarci ad un nuovo cast, con
nuove storie e tematiche, sa di vecchio. Un po' come è successo con Élite, che dopo tanti anni non ha più nulla da dire, o meglio, non lo sa dire più come una volta. Skam
Italia si è sempre distinta per riuscire a comunicare con una nuova
generazione, quella Z, che ha difficoltà a comunicare; non è un caso che i
personaggi comunichino attraverso i social, proprio come i giovani di oggi. Siamo
quello che comunichiamo agli altri e come lo comunichiamo. Così Asia è vittima
dell'immagine forte e impenetrabile che dà di sé, Giulio di un errore passato
con cui ha paura di essere etichettato per sempre e Munny di un'identità
sociale costruita su una deformazione del suo vero nome all'anagrafe, di
origine cambogiana. In questo senso, Skam Italia 6 si muove in più
direzioni, affrontando però la comune difficoltà di comunicare dei
protagonisti. Rintanati dietro gli schermi dei cellulari e nella dinamica di
gruppo, i personaggi cercano conforto gli uni negli altri, ma senza mai esporsi
veramente.
In conclusione, c'è sempre da
domandarsi dove altro ci porterà questa serie che sicuramente non è più come
una volta per via dei personaggi vecchi, a cui eravamo molto affezionati. Questo nuovo
gruppo non ci piace, a volte ci ha annoiato e altre emozionato, la protagonista
è monocorde, ma quello che fa la
differenza è proprio questo: i legami, gli ambienti, le tematiche. Anche se non
è più lo stesso, ne parliamo. Quindi, cosa succede, ora Skam "si
trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole"?!