Ritorna il
gruppo di adolescenti creato per l'Italia dalla penna di Ludovico Bessegato con
nuovi 10 episodi creati dal team di Cross Productions e Netflix. La serie, tratta dal format norvegese
di Julie Andem, parte come al solito da un personaggio principale, il
protagonista di stagione, i cui problemi e disagi diventano il punto di
partenza per i temi da trattare e attraversare. Il prescelto della stagione 5 è
Elia, il diciannovenne interpretato da Francesco Centorame. Al centro della nuova
stagione vi è l'importante percorso di accettazione che il giovane dovrà compiere.
La complicità degli amici di sempre, determinante per raggiungere questo
obiettivo, si intreccerà alle vicende di Elia alle prese con i nuovi
personaggi.
La quinta
stagione di Skam Italia (qui la recensione completa della serie) ci porta a conoscere la storia e i tormenti di un
ragazzo apparentemente leggero e superficiale che, visto da vicino, non è
affatto come appare.
Svelata la
motivazione della sua ritrosia (una caratteristica fisica vissuta come un
difetto) veniamo a conoscenza del motivo del suo profondo disagio fisico e
mentale: ciò che desta ansia da prestazione in Elia è l'ipoplasia peniena,
identificata, con un termine più generale, nel micropene. Si tratta di una
condizione clinica che riguarda lo 0,6% della popolazione mondiale maschile e
si attesta quando il pene in erezione non raggiunge i 7 cm di lunghezza.
Dopo pochi giorni dall'annuncio della tematica affrontata, internet era già pieno di "ci sono problemi più grandi" e di varie battute sulle dimensioni. In realtà, grazie
a Skam Italia 5, uno dei temi trattati riguarda soprattutto il bodyshaming. Quasi
sempre il focus è sulle donne: l'approccio alla questione, dal punto di vista
qui maschile, mostra l'universalità della sofferenza, quando il proprio corpo
non si conforma alla "normalità" e permette anche di sfatare qua e là qualche
mito di troppo sulla sessualità maschile e femminile. La mancata accettazione
di sé da parte di Elia coincide con un'incapacità a costruire e un'importante
carenza di autostima. L'isolamento sembra essere la via più semplice e meno
dolorosa da percorrere. Elia
sarà ovviamente nell'occhio del ciclone social, sommerso da bullismo e
derisione per il suo "difetto" sbandierato ai quattro venti. Deciderà, però, di
affrontare il mostro dei bulli con il sostegno degli amici. Questo perché il
racconto in Skam si conferma corale: anche se uno dei ragazzi del gruppo è al
centro della stagione, chi gli sta attorno ha comunque la sua importanza nel
rappresentare quel legame affettivo. Gli episodi finali della quinta stagione mettono a segno uno di questi momenti, quello in cui Elia semplicemente non ce la fa
più a tenersi tutto quel dolore dentro e chiama in raccolta i suoi amici. E
loro sono lì, attorno a lui, soprattutto le ragazze, a creare quello spazio
emotivo di cui Bessegato e il cast hanno tanto tessuto le lodi.
Al tempo stesso, però, Filippo si fa
portavoce di un'altra tematica: l'AIDS che, seppur meno in risalto negli ultimi
decenni e in diminuzione, riguarda comunque una parte della popolazione
italiana e si affaccia alla tematica dei rapporti non protetti. Il percorso di Elia si interseca, poi, con quello di varie new entry. Ad arricchire il cast c'è soprattutto Viola (Lea
Gavino) che riuscirà a guadagnarsi la fiducia del ragazzo. Attraverso lei si
affronterà anche un altro tema importante, come quello sulle molestie, e scopriremo
nel corso degli episodi che un altro personaggio della serie, Federica, deve
affrontare il dolore legato alle conseguenze di una manipolazione psicologica. Emerge
la consapevolezza che viviamo in un'epoca in cui tutti possiamo diventare
bulli. Risatine sottovoce, commenti inappropriati, sguardi ironici. Superare il
limite e passare dall'altro lato è semplice. Basta solo un attimo. Salvare le apparenze è tutto quello
che ogni protagonista di questa serie, nel corso delle loro storie, ha dovuto
fare ed Elia non è di certo immune: dover essere all'altezza delle aspettative
della famiglia, dei partner, degli amici, della scuola, di sé e dell'immagine
ideale creata proprio quando ti stai formando, ossia quando vai al liceo.
E mentre la storia avanza, Roma
non fa solo da bellissima cornice, ma respira con loro e risuona con noi. In
questa stagione più delle altre si annulla la distanza e sembra di essere al
loro baretto di sempre, sembra che Radio Osvaldo sia anche un po' nostra, che
al Liceo Kennedy ci sia andato anche chi non è romano. La scena finale, una comprensibile
allegoria, probabilmente ha poca potenza rispetto al finale di stagione
precedente. E così, in una stagione che ha saputo dare molto non sbagliando
nemmeno un episodio, si sente la mancanza di una più corposa conclusione.