Élite 5: il ritorno della serie "scandalo"


Dopo una deludente quarta stagione (qui la recensione), le aspettative della quinta non erano certo delle migliori, quindi eccomi ritornare a recensire un nuovo capitolo della serie più scandalosa di Netflix. Una delusione che i produttori non sembrano riuscire a contrastare a pieno, perché ancora una volta Élite sembra non riuscire a centrare il punto, rilasciandoci una nuova stagione che pare procedere a fatica. 
La quinta stagione di Élite, serie spagnola che si è sempre presentata per il suo lato scandaloso, si presenta come teen drama che ha saputo attrarre una buona fetta di pubblico, nonostante si presenti come sempre banale nella scrittura, nella storia e nello stile. Sembrerebbe che le storie brevi (qui le ultime) raccontino, in maniera semplice, qualcosa che emoziona un po' di più. 
Altra caratteristica tipica di Élite risiede nel continuo ricalibrare il proprio cast ad ogni uscita di personaggio nelle nuove stagioni. Nel corso di queste cinque stagioni abbiamo visto ai protagonisti principali, che probabilmente erano anche divenuti il motivo per cui continuavamo a vedere la serie e che, sotto un certo punto di vista, la portavano avanti, aggiungersi nuove amicizie e amori, mantenendo comunque intatto lo stile originale. Abbiamo salutato nell'ultima stagione personaggi come Guzmán e Ander, mettendo fine alle loro belle storie d'amore e introducendo la famiglia Blanco che ha portato non pochi problemi.

I nuovi otto episodi, come sempre, cercano, senza riuscirci, di emozionare, colpire e sorprendere il pubblico. Per quanto mi riguarda Élite 5 non dice nulla di nuovo, approfondisce soltanto quanto già visto nelle precedenti stagioni, risultando come di consueto ridondante ed eccessivo nella scrittura, volendo continuamente sottolineare la sua "scandalosità". 
Al centro di ogni stagione di Élite c'è sempre un mistero o un efferato omicidio, da ciò si sviluppa la narrazione con un'alternanza continua tra il presente e il passato. Schema trito e ritrito che ormai non ci sorprende più. La dinamica, il movente e il colpevole risultano scontati e troppo poco fantasiosi rispetto a quelli che erano stati gli standard della serie, e se le ultime puntate riescono a catturare di nuovo un po' della nostra attenzione, è solo grazie all'empatia verso i personaggi protagonisti della vicenda principale e non per merito della bravura degli scrittori. Dunque, altro giro e altra corsa: ci troviamo davanti all'ennesimo cadavere e vediamo anche in questo caso i protagonisti essere sottoposti ad interrogatorio per capire le dinamiche dell'omicidio. Il fatto di scindere la storia in questo modo è risultato forse inizialmente affascinante, anche se, poi, finisce per perdere di mordente. Le indagini e il cercare di riunire tutte le tessere di un puzzle più grande sono, però, soltanto un espediente per poter parlare dei protagonisti della storia: Samuel l'avevamo lasciato con Ari che si stava riprendendo dall'incidente della piscina (costante espediente degli incidenti nella serie) che l'ha vista scontrarsi con Armando, odioso e potente personaggio che si rivela essere il presidente dell'associazione degli ex alunni di Las Encinas, Omar lo vediamo di nuovo in qualche avventura con Patrick anche se pensa ancora ad Ander, Cayetana non riesce a perdonare Phillipe che vorrebbe fuggire da Las Encinas, mentre Rebe sembra essersi allontanata da Mencía. Sotto questo aspetto Élite 5 ha comunque moltissimo da dire e da raccontare, mettendo sul fuoco tantissime problematiche contemporanee, affrontate in maniera diretta e accalappiando quanto più pubblico possibile: la ricerca di sé, il rapporto con la propria famiglia, l'abuso di alcol e droghe, la violenza sessuale, sono soltanto alcune delle sfumature che fanno da legami, mentre la storyline di Élite 5 riparte dall'esatto punto finale della serie precedente. Gli studenti del prestigioso liceo spagnolo Las Encinas devono affrontare le conseguenze della morte di Armando, ucciso alla fine della quarta stagione. Chi è il responsabile? Per rinfrescarci la memoria, Armando è stato ucciso da Guzmán alla festa di Capodanno del principe Phillipe; Rebe e Samuel lo hanno aiutato a nascondere l'omicidio gettando il corpo di Armando in un fiume. A prendersi la colpa è Samuel, ma le testimonianze dei compagni lo scagionano. Come sempre, ciascuno fornisce la propria versione dei fatti e la soluzione del giallo tarda ad arrivare. 
Inoltre sulla scuola si abbatte la scure della violenza sessuale, già affrontata nella quarta stagione con Mencía. Questa volta il responsabile è Phillipe. L'ex fidanzata Eloise lo accusa pubblicamente e per il ragazzo ha inizio la gogna. A rimanergli accanto è Cayetana. Inizialmente si era presentata come una delle protagoniste più odiate della serie e invece pian piano è riuscita a guadagnarsi un posto nel nostro cuore. Nonostante sia lei stessa una vittima, decide di supportarlo in un percorso di recupero per diventare una persona migliore. Il tema della violenza viene affrontato su due piani diversi: Eloise spera che Phillipe venga incriminato, mentre Cayetana vuole "guarirlo". Il giudizio della società, che considera Phillipe un criminale ancora prima di un processo, è ben evidente da come viene trattato ed è proprio prima Isadora, ossessionata per Phillipe, e poi Cayetana, dipendente da lui, che lo fanno presente agli studenti di Las Encinas. C'è poi il punto di vista dell'aggressore, consapevole della sua natura, ma che fatica a capire cosa sia giusto fare. Phillipe instaura uno strano rapporto con la nuova arrivata Isadora, misteriosa e spudorata ereditiera di Ibiza. È soprattutto nel personaggio di Isadora che Élite 5 dimostra di avere ancora le capacità di poter fare bene, se lo vuole. Il nuovo personaggio, che durante le prime puntate è riuscito solo nell'intento di infastidirci con il suo repentino, mal spiegato e irruente ingresso in scena, acquista man mano che si procede nella narrazione uno spessore sempre maggiore, dimostrando il lato più fragile e più docile della sua anima. Toccante e profonda la parte di storia che si concentra sulla sua fuga a Ibiza e sul tragico evento che la coinvolge. 
L'altra new entry, Iván, il figlio del calciatore più famoso al mondo, è costretto ad arginare gli eccessi del padre tra alcol, droga e festini sfrenati. Allo stesso tempo, diventa amico di Patrick, il quale equivoca i suoi atteggiamenti, spesso frutto di alcol e droghe, e vive il rifiuto con frustrazione. Iván, infatti, è attratto dalla sorella di Patrick, Ari. L'intreccio amoroso che coinvolge quest'ultimo e Ari, parallelamente a quello che interessa Patrick e il padre di Iván, è forse sembrato un po' troppo, un'ulteriore complicazione delle relazioni, che nulla di nuovo porta alla trama e che riporta a galla dinamiche già viste, come appunto il triangolo tra Ari, Samuel e Guzmán
Samuel, a sua volta, vive un periodo di crisi con il coinquilino Omar, che è in soccorso di Bilal, un ragazzo scappato dalle Isole Comore, bersaglio della malavita, che è arrivato a creare scompiglio tra i due amici. Pretesto inutile visto che questa breve parentesi della storia di Omar finisce subito, non raccontando nulla di nuovo sul personaggio, e di conseguenza la presenza di Bilal è praticamente inutile, concludendosi senza dare spiegazioni. D'altro canto Samuel è davvero interessato ad Ari, o al fatto che suo padre, Benjamín, nuovo CEO della scuola Las Encinas, sembri puntare su di lui, e diventare quel padre che non ha mai avuto. 
Infine, Mencía fatica a riprendersi dagli abusi subiti da Armando e, allo stesso tempo, rischia di incrinare il rapporto con Rebeka che, ormai focalizzata su stessa, è anche disposta a perderla. Oltre a Rebe, anche Mencía è cresciuta. Non è più la figlia ribelle ma cerca persino di sostenere il padre e soprattutto la sua famiglia, nonostante tutto e tutti. Ma nel momento in cui sbaglia, è capace di andargli contro. Questo ci è piaciuto. 
I problemi a Las Encinas, dunque, ci sono sempre, anche se sei dannatamente bello e ricco. A questo quadro abbastanza complesso si aggiungono le nuove regole introdotte da Benjamín, figura sempre più enigmatica e inquietante. Il preside adotta la linea dura. Tra i nuovi diktat, abbigliamento consono, arrivo puntuale in classe, obbligo di distanziamento, geolocalizzazione sempre attiva per consentire alla scuola di controllare gli spostamenti degli studenti. Tutto questo provocherà una ribellione generale, istigata dal figlio Patrick, che organizza un party segreto. In quella discoteca vedremo tutto: un mondo dove non ci sono regole, dove vale tutto, dove ognuno può diventare ed essere qualsiasi cosa. L'eccessività e la negazione delle etichette attraverso la ricerca di libertà sotto qualsiasi forma. Leggermente più intrigante diventa la parte di storia che si sofferma proprio sul rapporto di Benjamín e i figli, in particolare con Patrick, e che culmina nel crollo totale della sua famiglia.


Élite non ha più freni. Non che ne abbia mai presentati, tra scene di sesso uscite dalle fantasie più sfrontate dei suoi autori e delitti che hanno continuato a consumarsi stagione dopo stagione nella storia degli studenti di Las Encinas. Arriviamo ad una quinta, prima ancora anche in una quarta stagione, alla scelta di fare dell'eccesso l'unica soluzione possibile. Arrivati a tale punto del racconto, anche i crimini consumati in Élite risultano chiusi e passati ma mai del tutto. Nulla imparano i protagonisti dopo le mille vicissitudini dalla prima stagione. Sfrontati, vogliosi, curiosi. Privi di barriere o di limiti, volenterosi anzi di oltrepassarli. I volti più amati passano, e ne arrivano di nuovi, che ci sembrano però meno carismatici di quelli vecchi. A conti fatti, dei personaggi della prima stagione di Élite sono rimasti Samuel, che ha il volto del bravo ragazzo, e Omar, che inizialmente era soltanto il fratello di Nadia, e poi pian piano ha acquisito spazio. I nuovi attori che arrivano sono sempre avvenenti, ma non è detto che siano carismatici e interessanti. La quinta stagione, oltre alla conferma di puntare sui costumi, vuole mettere al centro di un episodio anche la cultura attraverso la filmografia di Pedro Almodóvar, in particolare il film Legami! Ma tutto questo non fa altro che sottolineare la distanza tra la vera trasgressione di un artista come Almodóvar, e quella un po' forzata di un prodotto come Élite
Le tematiche, come le tipiche scene della lotta di classe che si affievoliscono, come al solito non vengono approfondite. A cominciare dalla situazione di Bilal poco sviluppata. Ci sono anche dei buoni spunti narrativi come l'importanza del supporto psicologico o l'omosessualità ma non sono approfonditi o indagati a fondo. Peccato che il primo rimane un mero spunto in quanto viene trattato davvero pochissimo della storia del personaggio di Phillipe, che vuole guarire, cerca di migliorarsi e di essere una persona più buona. Non mancano poi molti stereotipi come quello ormai stravisto dei giovani ricchi che affrontano la solitudine sballandosi. Inoltre, nel primo episodio si parla di evitare assembramenti, di distanziamento sociale, ma non c'è alcun riferimento diretto al Covid, ma solo l'ennesimo tentativo di Benjamín di controllare in modi sempre più duri gli alunni di Las Encinas. Così come l'arrivo di Isadora, influencer con milioni di follower, non riesce mai a diventare una riflessione sui social media. 
Élite dovrebbe tenere il pubblico con il fiato sospeso. Tuttavia, è proprio la svolta che manca, e, come già successo con altri teen drama, si sarebbe dovuto concludere diverse stagioni fa. Ho avuto la sensazione che Élite stia diventando sempre più una soap opera e non una serie che tratta le disparità di classe attraverso la risoluzione di interessanti casi di omicidio. Anche le scene di sesso non sembrano più collegate alla trama ma sono loro la trama stessa.

La serie spagnola tende sempre di più a colpire, a scandalizzare, sia con il linguaggio esplicito che con le situazioni scabrose. Se situazioni di questo tipo ci sono sempre state, ma erano funzionali a una trama il cui motore erano le "regole dell'attrazione", che portavano a tradimenti e delitti, qui sembrano essere esse stesse il motore della narrazione. Certo, pensare che dietro un manipolo di ragazzini snob e annoiati si nascondano assassini senza scrupoli fa sorridere, ma anche riflettere. La serie Netflix, però, è così sin dalla prima stagione e il crimine è la costante. L'elemento di "normalità" si riscontra nella vita privata di ciascuno dei protagonisti, risultato di famiglie disfunzionali, di genitori assenti o troppo presenti, di squilibri che portano a deragliare. E la trasgressione diventa la via di fuga più semplice. Dopo il primo ciclo sulla morte di Marina, la sesta stagione (qui la recensione) dovrebbe concludere il ciclo dei tre fratelli Blanco e, speriamo, finalmente la serie.