The Queen's Gambit (letteralmente "gambetto di donna", tipica mossa di
apertura negli scacchi) è una miniserie arrivata su Netflix quest'autunno. Da
un gioco di logica e strategia nasce l'omonimo romanzo di Walter Tevis del 1983
per poi giungere sullo schermo. La serie, ispirata al libro, racconta in un
clima noir d'altri tempi una storia di sofferenza e di vita tormentata di una
giovane, diventata orfana all'età di 9 anni, per proseguire con la sua crescita
e ascesa nel mondo degli scacchi.
Negli anni '60 Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), dopo aver passato la sua infanzia in un orfanotrofio del Kentucky - di stampo fortemente cattolico - un luogo austero dove inizia ad avere i primi problemi con la dipendenza da tranquillanti, somministrati ai bambini come sedativi, e in cui scopre la passione per gli scacchi grazie al custode della struttura, il signor Shaibel, si appassiona a questa disciplina in maniera graduale, diventando in poco tempo una bambina prodigio. Beth, fin da bambina, ha un grande talento e, solo quando finalmente viene adottata, diventa abile nei tornei a cui partecipa sempre più assiduamente e dai quali trae il profitto necessario per vivere.
Uno degli aspetti più interessanti de La
Regina degli Scacchi è sicuramente l'introspezione psicologica della
protagonista. Genio e sregolatezza si mischiano in un'ossessione per il gioco
degli scacchi, per le droghe e per l'alcol. Beth è l'unico personaggio che
viene approfondito e non è un caso: si tratta di un personaggio complesso e
costruito con molta attenzione. Impossibile non rimanerne affascinati, come ne rimangono i suoi avversari quando vengono battuti, e non empatizzare con lei. La macchina da presa
punta sempre su di lei, sulle cadute e le vittorie di un'anima tormentata da un
passato, che si fa presente nella sua mente, accompagnandoci nel suo percorso di
maturazione.
La competizione è il motore di partenza che
porta Beth al successo in un mondo di soli uomini, rendendola un personaggio umano,
vero e fatto di contraddizioni ai nostri occhi. Le ambientazioni, perfettamente
realistiche fino all'ultimo dettaglio d'epoca, prendono forza nella serie portando
Beth in un mondo facilmente controllabile, quello degli scacchi.
Seppur il ritmo poco calzante, la serie mostra uno spaccato disilluso della società degli anni '50 e '60: la condizione della donna, la paura del comunismo e le incertezze di un futuro. Con toni cupi e malinconici si addentra nelle sofferenze della protagonista, curando ogni punto di vista tecnico. Il ruolo accattivante e la bravura nell'interpretazione di Beth Harmon, grazie al suo viso spigoloso e ai suoi occhi grandissimi, senza dimenticare il suo stiloso guardaroba, rendono, inoltre, la serie uno dei prodotti migliori di quest'anno.