SELF-MADE: LA VITA DI MADAM C.J. WALKER


Ispirato alla biografia On Her Own Ground - che io personalmente non conoscevo - scritta dalla nipote di Madam C.J. Walker, A’Leila Bundles, la miniserie targata Netflix, Self-Made, racconta la trasformazione di Sarah Breedlove (Octavia Spencer, The Help) – lavandaia di umili origini nella St. Louis del 1908 – in Madam C.J. Walker, prima donna nera a diventare milionaria negli Stati Uniti, fondatrice di una fortunata azienda di prodotti per capelli dedicati alle donne della comunità afroamericana. 

Prima figlia nata libera sul suolo americano da genitori schiavi, rimase orfana a sette anni, si sposò a 14 ed ebbe una figlia a 15; rimasta vedova a 20 anni, per racimolare il denaro sufficiente a provvedere alla sopravvivenza sua e della figlia Lelia, fa un lavoro che detesta. Le pessime condizioni di vita e di igiene le fanno cadere i capelli. Un giorno, dopo l'ennesima lite con l'attuale marito, si presenta alla sua porta una donna: Addie Monroe. Quest'ultima la consola con l'intento di venderle il suo miracoloso prodotto per capelli attraverso il quale riesce a porne rimedio. Le due iniziano un rapporto di amicizia e stipulano un accordo: Sarah lava i suoi panni e Addie le cura i capelli. In poco tempo il prodotto di Addie si rivela miracoloso e Sarah comincia a riacquistare fiducia in se stessa, risposandosi anche con un altro uomo, C.J. Walker. Sarah cercherà di proporsi ad Addie come venditrice dei suoi prodotti, dando però origine ad un odio duro e vendicativo da parte della parrucchiera. Sarah, convinta di poter diventare una buona venditrice di prodotti di bellezza, cacciata dalla mulatta Addie non ritenuta idonea come venditrice, si ingegna e sperimenta fino a giungere alla creazione di una nuova crema. 
Una donna di colore che crea dal nulla un'attività per favorire l'emancipazione delle sue "sorelle" è un unicum nella storia. E in questa storia i capelli sono un modo per affermare non solo la loro bellezza, ma anche la loro uguaglianza con le donne bianche. Madame C.J. ha cercato investitori, clienti e collaboratrici e lo ha fatto in prima persona. Si è fatta strada in ambienti fortemente maschili cercando di far conoscere le sue idee e dimostrare che erano valide, esattamente come quelle di un uomo. 


Un elemento a favore, oltre alla recitazione della protagonista, sono la cura e l'attenzione degli ambienti e dei costumi. Durante i quattro episodi che compongono la serie, però, vediamo al centro unicamente Sarah affrontare con risolutezza la spietata concorrenza femminile – incarnata dalla rivale Addie Monroe - con un sogno in apparenza troppo grande in un'epoca dove era presente il maschilismo e soprattutto il razzismo. 

I temi sono molteplici ed interessanti, ma non sono abbastanza sviluppati, concentrandosi piuttosto su una trama un po' frettolosa sulla vita della donna. In particolare Sarah ci viene mostrata come un'imprenditrice determinata a tutti i costi a far avverare i suoi sogni esprimendo soprattutto i suoi sentimenti di rabbia e dolore. Non sempre, per questo, ci si riconosce nel personaggio, soprattutto perché conosciamo poco di lei. Inutile dire che la protagonista è lei, nonostante non c'è dato sapere la sua vita precedente alla storia né la sua intimità, e i personaggi secondari come il marito C.J. Walker e la figlia Lelia sono solo di contorno. Insomma viene dato poco spessore ai personaggi e alle loro interazioni; sono presenti molti cliché nel tentativo di raccontare una storia che smuova le coscienze e che dia speranza alle donne. I presupposti c'erano tutti ma gestiti non benissimo, soprattutto perché dal raccontare il sogno americano si è arrivati a descrivere una donna senz'anima. Forse serviva solo un po' più di coraggio.