Marcella 3: il crime targato Netflix tra alti e bassi



È uscita da poco la terza stagione della serie tv britannica Marcella (qui la recensione) che, dopo il discreto successo delle prime due, vincitrici di alcuni premi, Netflix ha ordinato il rinnovo di una nuova stagione. La protagonista Marcella Buckland, dopo aver indagato nella stagione precedente su tre omicidi irrisolti e dato la caccia a un serial killer di bambini tornato in azione, torna a lavorare per la polizia, accettando una missione sotto copertura a Belfast dove si è infiltrata tra la potente famiglia MacGuire con lo scopo di incastrarla. La terza stagione finalmente approfondisce la salute mentale dell'ex detective londinese ed esplora il suo nuovo ruolo di agente sotto copertura.

Avevamo lasciato Marcella devastata nell'animo e nel corpo, e che aveva abbandonato ogni contatto con la realtà una volta scoperto il suo passato riguardo la morte di sua figlia Juliet tramite una seduta di ipnosi. Consapevole della tragedia che ha visto morire la bambina, Marcella scappa ma viene trovata, aiutata e nuovamente assoldata da un detective che le offre una missione sotto copertura. Così per Marcella si presenta un nuovo inizio: creduta morta da tutti, si costruisce una nuova identità, la bionda platino Keira. Vediamo una Marcella/Keira diversa che userà l'arte della seduzione e della manipolazione per infilarsi tra le lenzuola e tra gli affari loschi dei MacGuire. La vediamo agire come loro e con loro, non distinguendo più chi è Marcella e chi è Keira. Si dovrà sporcare le mani e diventare il male per combattere il male. Con l'arrivo in città del suo vecchio collega Rav Sangha si complicano le cose: il detective la riconosce e vuole a tutti i costi portarla alla realtà, ricordarle che ha dei figli che l'aspettano, ma Marcella/Keira non ne vuole sapere. Ci troviamo a dover fare i conti, questa volta più delle precedenti, con una donna psicologicamente instabile e fuori controllo, che ricorre a psicofarmaci e droghe per contenere i traumi, le ansie e le allucinazioni. Keira ha preso il sopravvento e Marcella va annientata. Il disturbo dissociativo della quale è affetta è peggiorato, infatti la vediamo cambiare non solo fisicamente.

In questa stagione la malattia di Marcella è più delineata e anche i personaggi di contorno risultano più caratterizzati. In particolare ho trovato ben costruiti tutti i membri della famiglia MacGuire. Rivedere in azione Rav mi ha fatto piacere, anche se avrei preferito che gli fosse dato maggiore spessore. Tra tutti questi personaggi, però, risalta l'attrice protagonista che fa la differenza con il suo sguardo enigmatico. Ha sulle spalle una grande responsabilità nel portare sullo schermo una donna molto più introspettiva rispetto alle precedenti stagioni. La difficoltà per Anna Friel aumenta come anche l'evoluzione del personaggio di Marcella. L'attrice britannica non ci delude e restituisce allo spettatore una performance di altissimo livello, consegnandoci una figura complessa.

Come nelle precedenti due stagioni, anche qui possiamo notare molti intrecci, però questa volta tutti coerenti con la narrazione. Nel guardare questa stagione pochissime volte mi sono annoiata e, rispetto a quelle precedenti, maggiori sono i colpi di scena che ti tengono incollata. Tutto ruota intorno alla famiglia criminale e sicuramente c'è un po' meno carne al fuoco. La tensione non sempre è costante e le dinamiche familiari a volte risultano scontate. Gli ultimi tre episodi risultano i migliori: ci portano avanti e indietro nel tempo per farci capire cosa è successo in questo anno e mezzo prima che Marcella diventasse Keira grazie all'addestramento e al recupero dell'incaricato Frank Young.
Sdoppiamento della personalità, colpi di scena e molte altre scene decisamente di impatto (come la morte del ragazzo down di fronte agli occhi di Keira) sono gli elementi che accompagnano la narrazione non sempre perfetta, aggiungendo tasselli in più al personaggio di Marcella. Perché è lei la protagonista indiscussa: Marcella con la sua psiche.